Il fisico Ettore Majorana scompare nel 1938. Vent’anni dopo, l’imprenditore Rolando Pelizza racconta di averlo incontrato in un monastero del sud Italia. Qui Majorana avrebbe continuato le sue ricerche, progettando una macchina in grado di annichilire la materia, produrre energia infinita, trasmutare gli elementi e ringiovanire un organismo. E avrebbe affidato proprio a Pelizza il compito di costruirla… L’ultimo segreto di Majorana. La Macchina di Rolando Pelizza, uscito nel 2024, indaga su questa strana storia, esaminando nei dettagli prove e filmati a supporto. Ne abbiamo parlato con l’autore, Lorenzo Paletti.
Ci puoi descrivere in breve chi era Rolando Pelizza e perché hai deciso di occuparti di lui?
Era un imprenditore bresciano. Nel 1958, lavorando per il calzaturificio di famiglia, Pelizza avrebbe casualmente conosciuto Ettore Majorana, fisico (e membro dei ragazzi di Via Panisperna insieme a Enrico Fermi) scomparso vent’anni prima. Negli anni ’70, Pelizza è stato invischiato anche in celebri casi di cronaca, come il rapimento di Carla Ovazza (consuocera di Gianni Agnelli e madre di Alain Elkann). Ma, soprattutto, Rolando Pelizza sostiene che Majorana gli avrebbe consegnato i progetti di una macchina rivoluzionaria in grado di annichilire la materia, trasmutare un elemento in un altro (come la gommapiuma in oro) e ringiovanire un organismo vivente.
Il mio motto è «raccontare l’incredibile attraverso la scienza». E questa storia si inquadra perfettamente in questo tema. Quella di Pelizza è una vicenda difficile da credere, che ruota attorno a un dispositivo che – se esistesse realmente – rivoluzionerebbe la fisica conosciuta fino a oggi. Inoltre, anche io sono di Brescia, quindi è anche una storia che si è svolta, in alcuni frangenti, letteralmente a due passi da casa mia.
In cosa è consistito il tuo lavoro di indagine?
Ho cominciato a indagare su questa vicenda nel 2019, quindi ci ho lavorato per circa cinque anni. Nell’indagine mi sono concentrato soprattutto sulle dichiarazioni di Rolando Pelizza, sia per quanto riguarda la sua presunta relazione con Majorana, sia a proposito delle funzioni che avrebbe potuto svolgere la sua invenzione.
Ho anzitutto letto tutto quello che c’era da leggere, a partire dalle sue biografie ufficiali, passando per gli archivi dei giornali nazionali e locali che avevano da offrire decine di articoli su di lui, e che pubblico interamente nel libro, fino a scoprire l’incartamento completo del processo “Armi & Droga”, durante il quale Pelizza viene accusato, insieme all’agente dei servizi segreti e massone Massimo Pugliese, di avere cercato di vendere la Macchina come arma non convenzionale ai governi di Italia, Stati Uniti e Belgio.
Una volta chiarita la “versione ufficiale” di Pelizza, ho approfondito parlando con tutti i protagonisti secondari della vicenda, dalle persone che gestiscono la comunicazione online per il gruppo di Pelizza a quelle che hanno collaborato con lui nel corso delle sue presunte sperimentazioni con la Macchina. Purtroppo, l’unica persona con cui avrei voluto parlare era proprio Rolando, che è però passato a miglior vita prima che riuscissimo a concretizzare l’incontro [N.d.R.: Rolando Pelizza è scomparso nel 2022].
Quindi è stata un’investigazione che si è svolta molto “sul campo”?
Sì, l’indagine sul campo si è rivelata fondamentale, e devo dire che ho trovato massima disponibilità da parte di tutti a raccontarmi la propria versione dei fatti. Peraltro, una volta pubblicato il libro, sono stato contattato da altri appassionati della vicenda che hanno condiviso con piacere anche le loro scoperte e i loro documenti inediti. Se c’è una cosa che ho imparato in anni di ricerche su casi incredibili è che le persone che hanno vissuto quegli eventi tendono a essere più che disposte a parlarne apertamente.
Nell’analisi dei video sul funzionamento della Macchina di Majorana, il tuo background di illusionista si è rivelato utile?
È stato decisamente d’aiuto. Infatti, gli scettici sostengono che le presunte prove del funzionamento della Macchina non sarebbero altro che giochi di prestigio inscenati da Pelizza per convincere governi e finanziatori. Osservare quelle riprese conoscendo i trucchi e i metodi dei prestigiatori mi ha aiutato a vedere oltre l’apparenza.
Nel libro riporti molti documenti, dalle perizie alle fonti giornalistiche. Quanto è stato difficile raccoglierli?
Sorprendentemente, è stato facilissimo. Per gli articoli, i giornali nazionali hanno archivi consultabili online (penso ad esempio a La Stampa e il Corriere della Sera). Il più letto della città, il Giornale di Brescia, invece non ha un archivio digitale, ma tutti i numeri sono depositati nell’emeroteca cittadina. Nel 2020, mentre raccoglievo materiale, l’emeroteca era chiusa a causa della pandemia, ma mi è bastato scrivere una mail al giornale per avere il supporto dell’amministratore delegato di Editoriale Bresciana, che si è prodigato per farmi avere le copie di tutti i loro articoli e mi ha dato anche il benestare alla ripubblicazione nel mio libro.
Una parte consistente dei documenti proviene tuttavia dalla sentenza del processo “Armi & Droga” di cui si trova una versione parziale su Internet. Non vorrei rivelare le mie fonti, ma diciamo che non è stato troppo complicato riuscire a mettere le mani sul documento completo (sono migliaia di pagine) che offre, tra le altre cose, rivelazioni inedite dei politici che, negli anni ’70, hanno seguito le trattative per la cessione della Macchina al governo italiano, inclusa una dichiarazione di Giulio Andreotti.
Una cosa che colpisce nel mistero di Rolando Pelizza è che nonostante sia ormai scomparso senza lasciare né la Macchina né prove schiaccianti del suo funzionamento, ci sono ancora delle persone che sostengono la sua versione. Da cosa dipende, secondo te?
Oltre al fascino per il mistero, che è innegabile, la Macchina (se esistesse e funzionasse realmente) potrebbe risolvere sostanzialmente qualsiasi problema dell’umanità. Potrebbe annichilire selettivamente cellule cancerogene, trasmutare l’anidride carbonica in ossigeno, produrre energia illimitata e persino ringiovanire gli esseri umani. Nutrire la speranza che un simile strumento possa realmente esistere mi sembra una reazione più che legittima, soprattutto in tempi incerti come quelli in cui viviamo. D’altro canto, penso che la sua efficacia debba essere provata oltre ogni ragionevole dubbio e l’impressione è che di dubbi irrisolti, a oggi, ce ne siano moltissimi. Capisco però che sia complicato, per qualcuno che non mastica la fisica, capire come e perché le affermazioni di Rolando Pelizza e dei suoi sostenitori sono difficili da digerire.
Nel tuo libro indaghi il caso Pelizza, ma sfiori anche il mistero della scomparsa di Ettore Majorana. Ci sono testi che consiglieresti per approfondire quest’ultimo enigma?
Se si vuole ricostruire la vita di Majorana, penso che i tre libri di riferimento siano Il Vero Ettore Majorana, di Erasmo Recami (Di Renzo, 2017), La Cattedra Vacante, di Salvatore Esposito (Liguori, 2009) e La Vita e le Opere di Ettore Majorana, a cura di Edoardo Amaldi (1966, rist. anastatica Bardi, 2006). Per le speculazioni sul suo possibile destino, uno dei libri più affascinanti è invece La Seconda Vita di Majorana, di Giuseppe Borello, Lorenzo Giroffi e Andrea Sceresini (Chiarelettere, 2018), mentre sulla sua sparizione c’è l’ormai classico La scomparsa di Majorana, di Leonardo Sciascia (Sellerio, 1975)
Ci puoi descrivere in breve chi era Rolando Pelizza e perché hai deciso di occuparti di lui?
Era un imprenditore bresciano. Nel 1958, lavorando per il calzaturificio di famiglia, Pelizza avrebbe casualmente conosciuto Ettore Majorana, fisico (e membro dei ragazzi di Via Panisperna insieme a Enrico Fermi) scomparso vent’anni prima. Negli anni ’70, Pelizza è stato invischiato anche in celebri casi di cronaca, come il rapimento di Carla Ovazza (consuocera di Gianni Agnelli e madre di Alain Elkann). Ma, soprattutto, Rolando Pelizza sostiene che Majorana gli avrebbe consegnato i progetti di una macchina rivoluzionaria in grado di annichilire la materia, trasmutare un elemento in un altro (come la gommapiuma in oro) e ringiovanire un organismo vivente.
Il mio motto è «raccontare l’incredibile attraverso la scienza». E questa storia si inquadra perfettamente in questo tema. Quella di Pelizza è una vicenda difficile da credere, che ruota attorno a un dispositivo che – se esistesse realmente – rivoluzionerebbe la fisica conosciuta fino a oggi. Inoltre, anche io sono di Brescia, quindi è anche una storia che si è svolta, in alcuni frangenti, letteralmente a due passi da casa mia.
In cosa è consistito il tuo lavoro di indagine?
Ho cominciato a indagare su questa vicenda nel 2019, quindi ci ho lavorato per circa cinque anni. Nell’indagine mi sono concentrato soprattutto sulle dichiarazioni di Rolando Pelizza, sia per quanto riguarda la sua presunta relazione con Majorana, sia a proposito delle funzioni che avrebbe potuto svolgere la sua invenzione.
Ho anzitutto letto tutto quello che c’era da leggere, a partire dalle sue biografie ufficiali, passando per gli archivi dei giornali nazionali e locali che avevano da offrire decine di articoli su di lui, e che pubblico interamente nel libro, fino a scoprire l’incartamento completo del processo “Armi & Droga”, durante il quale Pelizza viene accusato, insieme all’agente dei servizi segreti e massone Massimo Pugliese, di avere cercato di vendere la Macchina come arma non convenzionale ai governi di Italia, Stati Uniti e Belgio.
Una volta chiarita la “versione ufficiale” di Pelizza, ho approfondito parlando con tutti i protagonisti secondari della vicenda, dalle persone che gestiscono la comunicazione online per il gruppo di Pelizza a quelle che hanno collaborato con lui nel corso delle sue presunte sperimentazioni con la Macchina. Purtroppo, l’unica persona con cui avrei voluto parlare era proprio Rolando, che è però passato a miglior vita prima che riuscissimo a concretizzare l’incontro [N.d.R.: Rolando Pelizza è scomparso nel 2022].
Quindi è stata un’investigazione che si è svolta molto “sul campo”?
Sì, l’indagine sul campo si è rivelata fondamentale, e devo dire che ho trovato massima disponibilità da parte di tutti a raccontarmi la propria versione dei fatti. Peraltro, una volta pubblicato il libro, sono stato contattato da altri appassionati della vicenda che hanno condiviso con piacere anche le loro scoperte e i loro documenti inediti. Se c’è una cosa che ho imparato in anni di ricerche su casi incredibili è che le persone che hanno vissuto quegli eventi tendono a essere più che disposte a parlarne apertamente.
Nell’analisi dei video sul funzionamento della Macchina di Majorana, il tuo background di illusionista si è rivelato utile?
È stato decisamente d’aiuto. Infatti, gli scettici sostengono che le presunte prove del funzionamento della Macchina non sarebbero altro che giochi di prestigio inscenati da Pelizza per convincere governi e finanziatori. Osservare quelle riprese conoscendo i trucchi e i metodi dei prestigiatori mi ha aiutato a vedere oltre l’apparenza.
Nel libro riporti molti documenti, dalle perizie alle fonti giornalistiche. Quanto è stato difficile raccoglierli?
Sorprendentemente, è stato facilissimo. Per gli articoli, i giornali nazionali hanno archivi consultabili online (penso ad esempio a La Stampa e il Corriere della Sera). Il più letto della città, il Giornale di Brescia, invece non ha un archivio digitale, ma tutti i numeri sono depositati nell’emeroteca cittadina. Nel 2020, mentre raccoglievo materiale, l’emeroteca era chiusa a causa della pandemia, ma mi è bastato scrivere una mail al giornale per avere il supporto dell’amministratore delegato di Editoriale Bresciana, che si è prodigato per farmi avere le copie di tutti i loro articoli e mi ha dato anche il benestare alla ripubblicazione nel mio libro.
Una parte consistente dei documenti proviene tuttavia dalla sentenza del processo “Armi & Droga” di cui si trova una versione parziale su Internet. Non vorrei rivelare le mie fonti, ma diciamo che non è stato troppo complicato riuscire a mettere le mani sul documento completo (sono migliaia di pagine) che offre, tra le altre cose, rivelazioni inedite dei politici che, negli anni ’70, hanno seguito le trattative per la cessione della Macchina al governo italiano, inclusa una dichiarazione di Giulio Andreotti.

Questa foto ritrarrebbe Rolando Pelizza insieme a Ettore Majorana. Sul retro, una dedica datata “Italia 5 agosto 1996” riporta “Al mio antico allievo, in attesa della quarta fase, affettuosamente Ettore”
Oltre al fascino per il mistero, che è innegabile, la Macchina (se esistesse e funzionasse realmente) potrebbe risolvere sostanzialmente qualsiasi problema dell’umanità. Potrebbe annichilire selettivamente cellule cancerogene, trasmutare l’anidride carbonica in ossigeno, produrre energia illimitata e persino ringiovanire gli esseri umani. Nutrire la speranza che un simile strumento possa realmente esistere mi sembra una reazione più che legittima, soprattutto in tempi incerti come quelli in cui viviamo. D’altro canto, penso che la sua efficacia debba essere provata oltre ogni ragionevole dubbio e l’impressione è che di dubbi irrisolti, a oggi, ce ne siano moltissimi. Capisco però che sia complicato, per qualcuno che non mastica la fisica, capire come e perché le affermazioni di Rolando Pelizza e dei suoi sostenitori sono difficili da digerire.
Nel tuo libro indaghi il caso Pelizza, ma sfiori anche il mistero della scomparsa di Ettore Majorana. Ci sono testi che consiglieresti per approfondire quest’ultimo enigma?
Se si vuole ricostruire la vita di Majorana, penso che i tre libri di riferimento siano Il Vero Ettore Majorana, di Erasmo Recami (Di Renzo, 2017), La Cattedra Vacante, di Salvatore Esposito (Liguori, 2009) e La Vita e le Opere di Ettore Majorana, a cura di Edoardo Amaldi (1966, rist. anastatica Bardi, 2006). Per le speculazioni sul suo possibile destino, uno dei libri più affascinanti è invece La Seconda Vita di Majorana, di Giuseppe Borello, Lorenzo Giroffi e Andrea Sceresini (Chiarelettere, 2018), mentre sulla sua sparizione c’è l’ormai classico La scomparsa di Majorana, di Leonardo Sciascia (Sellerio, 1975)
Lorenzo Paletti, fisico e prestigiatore, racconta l’incredibile attraverso la scienza. Ha scritto i libri La Prova: Autopsia di un Alieno, La soluzione di John Brinkley: Trapiantatore di Gonadi, Scientifici Prestigi e Le Meccaniche della Magia. È autore di vari podcast, tra cui L’Altro Uomo per Storytel, La Prova per Audible, Sorgente Orfana per StorieLibere, Intervallo per HD Blog, Tutto Connesso per il Politecnico di Milano e Paziente Zero, condotto con la virologa Valeria Cagno. Cavalca una bicicletta elettrica. Vive a Brescia.