Sangui napoletani

Quello di san Gennaro è il più famoso, ma all’ombra del Vesuvio si conservano molti altri resti ematici ritenuti “miracolosi”, insieme ad altre migliaia di reliquie, oggetto di una devozione antica e tuttora profonda

  • In Articoli
  • 20-06-2024
  • di Nicola Miletti
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Quando lo scrittore francese Jean Jacques Bouchard visitò Napoli nel 1632 fu colpito dall’intensa partecipazione della popolazione alle feste religiose. Raccontò le sue impressioni in un diario di viaggio in cui la definì Urbs Sanguinum, ovvero la città dei sangui: una definizione che ispira un viaggio tra reliquie, spoglie, cimeli e altri resti sacri conservati nelle chiese partenopee.

Attualmente gli edifici religiosi a Napoli sono circa un migliaio e molti custodiscono reperti di santi, beati, venerabili, asceti e martiri: scheletri, liquidi ematici, abiti, oggetti, strumenti di tortura. I fedeli li considerano miracolosi, certi che basti toccarli per ottenere le grazie richieste. Un tempo si credeva che vivendo nelle vicinanze di sepolture si godesse di una sorta di protezione, tanto che un quartiere di Napoli fu denominato “Sanità” sia pe[...]

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