Il "Miracolo" del sangue di San Pantaleone

  • In Articoli
  • 05-03-2003
  • di Antonio Zucchini

Ogni anno, il 27 luglio, a Ravello, "il giardino incantato" della costiera amalfitana come la definì Wagner nel XIX secolo, accade un fenomeno insolito che fa gridare al "miracolo" i fedeli e incuriosisce gli scettici. In un'ampolla gelosamente custodita nel duomo di Ravello è contenuta una sostanza di colore scuro che la leggenda narra essere il sangue raccolto durante il martirio del cristiano San Pantaleone agli inizi del IV secolo d.C.

Da centinaia di anni, narrano le cronache, ogni 27 luglio il sangue del santo cambia aspetto e sembra sciogliersi senza alcuna apparente causa fisica. Le autorità ecclesiastiche locali accreditano l'ipotesi dell'intervento soprannaturale e parlano apertamente da secoli di miracolo.

San Pantaleone è un martire cristiano del IV secolo vissuto ai tempi di Diocleziano che venne decapitato il 27 luglio del 305 d.C. Il suo sangue fu raccolto per essere poi venerato come oggetto di culto.

La sostanza definita sangue di San Pantaleone è contenuta in un'ampolla di vetro e la riempie per metà del suo volume; ad un'attenta osservazione appare suddivisa in quattro strati eterogenei. Di tutti, il terzo strato è quello direttamente coinvolto nella liquefazione, quando appare di color rosso rubino invece che opaco; lo strato superficiale, invece, sembra avere la consistenza di una sostanza grassa, e durante il miracolo assume un aspetto schiumoso. Dai sopralluoghi effettuati risulta che il 27 luglio il sangue nell'ampolla appare già liquefatto; difatti, il miracolo può iniziare in uno qualsiasi dei giorni precedenti, a partire dai primi di giugno.

Quali sono le ipotesi proponibili per tentare di spiegare il "miracolo" dal punto di vista scientifico?

Prima di tutto, una precisazione: malgrado la pubblicistica agiografica ritenga che la reliquia contenga il sangue del santo misto a terra e ad altre sostanze grasse, ciò non è mai stato verificato scientificamente. Certamente, il sangue umano conservato mostra un comportamento fisico del tutto differente dalla sostanza reliquiaria. Infatti, se sigilliamo sangue umano in un contenitore, il fibrogeno presente tende a legare i globuli rossi producendo un coagulo gelatinoso; se lo si agita, il sangue rimane liquido a temperatura ambiente. Il fenomeno del sangue di San Pantaleone avviene in assenza di sollecitazioni meccaniche di qualsiasi tipo. L'ampolla riposa nella sua camera e non viene generalmente toccata. Non è possibile quindi, su queste informazioni, avanzare l'ipotesi della sostanza tissotropica. Rimane quindi il fattore temperatura come plausibile parametro fisico che può indurre questa trasformazione di stato. A favore di questa ipotesi vogliamo ricordare l'esperimento di Luigi Garlaschelli su S&P n.17, a proposito del miracolo del sangue di san Lorenzo ad Amaseno (FR). Tale miracolo presenta forti analogie con quello di san Pantaleone.

Nel corso delle indagini abbiamo appurato come appare de visu il fenomeno prima e durante il miracolo. Abbiamo operato delle misurazioni di temperatura per stabilire la differenza media di temperatura tra quella dell'ambiente esterno e quella presente in prossimità della camera dove è posta l'ampolla. Abbiamo inoltre fatto delle ricerche di archivio per recuperare le informazioni sulle serie storiche climatologiche di Ravello.

Le informazioni raccolte confermano che il fenomeno si verifica effettivamente ogni estate nel duomo di Ravello, ma con modalità e tempi diversi da come riportato nelle cronache. Certamente, la sostanza contenuta nell'ampolla è di colore rosso con una composizione ignota che non si comporta come il sangue nelle stesse condizioni di conservazione. La spiegazione scientifica più probabile che si può avanzare è che la sostanza sia una miscela di resine e coloranti con basso punto di fusione. Lo sviluppo concreto che il CICAP Campania ritiene possibile per progettare e realizzare una solida indagine sperimentale su questo "miracolo" passa per una collaborazione con le locali autorità. Queste potrebbero essere coinvolte come enti patrocinanti e dovrebbero avere il pieno controllo sui risultati dell'indagine. Il gruppo di lavoro dovrebbe essere costituito pariteticamente da esperti di fiducia della locale autorità religiosa e da persone di enti con provata autonomia intellettuale e possibilmente non afferenti la stessa area culturale.

Antonio Zucchini

Gruppo CICAP CAMPANIA:
Antonio Zucchini, Ciro Risolo,
Calogero Martorana, Giuseppe Cerullo
[email protected]

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