FAQ CICAP: IL “MIRACOLO DI SAN GENNARO”
1) In cosa consiste il cosiddetto “miracolo di San Gennaro"?
Nella liquefazione di una misteriosa sostanza scura, secondo la tradizione il sangue coagulato di San Gennaro, contenuta in un’ampollina che è conservata nella Cassaforte del Tesoro del Duomo di Napoli e viene esibita più volte all’anno alla folla che riempie la cattedrale.
Mentre il recipiente è impugnato e maneggiato dall’arcivescovo, molto spesso avviene il “prodigio” e la massa solida improvvisamente diviene liquida, davanti agli occhi di tutti.
Succede tuttavia, benché raramente, che la sostanza non si liquefaccia, e tale avvenimento viene interpretato dalla credenza popolare come presagio di qualche futura sventura per la città.
2) Da quanto tempo si verifica il “prodigio” della liquefazione del sangue di San Gennaro?
Sebbene il martirio di San Gennaro risalga al 19 dicembre del 305 e il culto delle reliquie si sia diffuso già nelle catacombe dal V secolo, non esiste alcun riferimento al sangue o al miracolo fino al 17 agosto del 1389, quando venne per la prima volta menzionato per iscritto.
Perfino una cronaca di Napoli scritta nel 1382, pur descrivendo dettagliatamente il culto gennariano, non fa menzione né del miracolo né della reliquia. Questo porta a pensare che il “sangue di San Gennaro” sia una delle numerose reliquie che comparvero durante il Medioevo.
3) Quante volte durante l’anno si estrae l’ampolla del cosiddetto “sangue di San Gennaro” per verificare il “miracolo” della liquefazione.
Durante l’anno viene esibita tre volte per verificare il prodigio della liquefazione:
1) il sabato che precede la prima domenica di maggio, in occasione della processione fino alla chiesa di S. Chiara;
2) il 19 settembre sull’altare maggiore, in occasione della festa di S. Gennaro e anniversario del suo martirio.
3) il 16 dicembre nella cappella del Tesoro, anniversario dell’eruzione del Vesuvio del 1631: è la ricorrenza meno conosciuta delle tre e quella in cui raramente la liquefazione avviene.
L’esibizione può avvenire anche in altre date e per lo più in occasione di visite di personaggi illustri, anche non cattolici.
4) È vero che nella storia di Napoli ogni tragedia è stata preceduta da una mancata liquefazione del sangue di San Gennaro?
Succede, anche se raramente, che la misteriosa sostanza contenuta nell’ampolla non si liquefaccia. Questo viene interpretato dalla credenza popolare come presagio di qualche futura sventura per la città.
Purtroppo le sciagure avvengono con una certa regolarità, per cui non è difficile, quando ne capita una, attribuirla a posteriori al mancato miracolo di San Gennaro. Come avvenne a esempio con l’epidemia di colera del 1973 o con il terremoto dell’Irpinia del 1980.
5) Qual è la posizione della Chiesa?
La Chiesa cattolica non ha mai ufficialmente dichiarato un miracolo la liquefazione del sangue di San Gennaro, ma allo stesso tempo incoraggia il rito che viene celebrato dall’arcivescovo in persona.
Da una parte riconosce a chi indaga scientificamente la libertà di esprimere le proprie opinioni, dall’altra parte non ha ancora autorizzato nessuna analisi sul contenuto dell’ampolla.
6) Esistono fenomeni simili a quello del sangue di San Gennaro?
Nonostante nel classico ed eruditissimo catalogo di Alfano e Amitrano siano elencate ben 190 reliquie di sangue ancora esistenti nel 1951 in Italia, in particolare a Napoli e dintorni, attualmente sono visibili al pubblico, oltre a quella di San Gennaro, la reliquia di San Lorenzo (Amaseno, provincia di Frosinone) e quella di San Pantaleone (Duomo di Ravello, Salerno).
La reliquia di San Lorenzo è conservata in una nicchia chiusa e controllata saltuariamente nel corso dell’anno. Di solito si presenta come una massa solida, opaca e marroncina, ma quando viene portata alla vista dei fedeli nella festività di S. Lorenzo, il 10 agosto, diventa fluida e rossiccia.
Le proprietà della reliquia, però, sono state analizzate: si tratta di una sostanza (probabilmente costituita da grassi e/o cere) il cui punto di fusione è a 30 gradi centigradi. Le periodiche liquefazioni sono quindi dovute alle variazioni stagionali di temperatura estive che avvengono nella chiesa ove l’ampollina è conservata.
La reliquia di San Pantaleone a Ravello, chiusa tra due grate, ma sempre visibile, si liquefa tra il 27 luglio e il 14 settembre, o anche oltre, senza che nessuno la maneggi. Il suo aspetto è identico a quello del “sangue” di S. Lorenzo di Amaseno ma nessuna analisi chimica è mai stata eseguita sulla sostanza, benché il suo aspetto e il periodo estivo della liquefazione facciano fortemente presumere una correlazione con la temperatura.
7) Sono mai stati estratti campioni della sostanza contenuta all’interno dell’ampolla per studiarli con i sistemi analitici più sofisticati?
Finora nessuna analisi diretta sul contenuto dell’ampolla è mai stato autorizzato dalla Chiesa. Negli anni '90 il prof. Giuseppe Geraci ha analizzato il contenuto di un’ampolla medioevale del Tesoro dei monaci camaldolesi in cui ha dichiarato di aver trovato del sangue. I quotidiani dell’epoca hanno riportato la notizia come se fosse stata analizzata la sostanza nell’ampolla di San Gennaro, ma così non è.
8) È vero che è stato scientificamente provato che all’interno dell’ampolla c’è sangue umano?
La sperimentazione scientifica applicata al “sangue di San Gennaro” è ben poca.
Poiché la Chiesa cattolica ha sempre vietato di aprire il contenitore sigillato, le uniche analisi effettuate sono le pesate e la spettroscopia.
Nel 1900 e nel 1904 furono riportate su una rivista religiosa le variazioni di peso di circa 28 grammi su 30ml di liquido, smentite intorno al 2006 dalle pesate condotte dal prof. Geraci con bilance elettroniche.
Per quanto riguarda la spettroscopia, essa si basa sul principio che ogni sostanza assorbe la luce a determinate lunghezze d’onda: se si fa passare un fascio luminoso attraverso una sostanza ignota, lo strumento registra la luce che non viene assorbita e genera delle bande di assorbimento specifiche e caratteristiche che ne permettono l’identificazione.
Nel 1902 fu eseguita per la prima volta un’analisi con uno spettroscopio a prisma, la cui fonte luminosa era una candela.
La luce fu fatta passare attraverso un sottile strato di “sangue” liquefatto e quattro strati di vetro (le due pareti dell’ampolla e le due del reliquiario). Fu riportata l’osservazione delle bande di assorbimento tipiche dell’emoglobina. Quest’analisi fu ripetuta da Pierluigi Baima Bollone nel 1989, sempre con uno spettroscopio a prisma, ma in questo caso facendo passare attraverso l’ampolla la luce di una lampada elettrica e di nuovo fu riportata l’osservazione di bande di assorbimento tipiche dell’emoglobina.
Rimangono grossi dubbi su questa prova scientifica, i cui risultati non furono mai inviati a una rivista scientifica per essere sottoposti al vaglio di una commissione di esperti come da prassi, ma furono pubblicati dalla Curia di Napoli in un opuscolo messo in vendita all’interno del Duomo.