Nel novembre del 1660, i fondatori della Royal Society di Londra scelsero per la loro neonata associazione scientifica un motto molto significativo: Nullius in verba. Dichiarare che nessuno va creduto solo in base alle sue parole era una sfida aperta al principio di autorità dell'ipse dixit, a cui la scienza moderna contrapponeva il metodo sperimentale, basato sull'osservazione diretta e sulla critica e non più su ragionamenti astratti. Questa scelta ha comportato un impegno di verifica continua dei propri metodi e processi, per far sì che gli studi siano «progettati e portati avanti secondo standard di qualità che consentono ai loro risultati di essere interpretabili e attendibili», come ricorda Anna Rita Longo nell'introduzione al dossier di questo numero, che è dedicato agli strumenti con cui la scienza si autovaluta ed è valutata.
In effetti, uno dei principali fattori che distinguono la scienza da sistemi concettuali basati su dogmi o affermazioni non dimostrate è proprio il ricorso a questi strumenti; di conseguenza, conoscerli e capire come funzionano (e fino a che punto) è cruciale per conoscere e capire la scienza. Ancora Longo esamina quindi la storia, i limiti e le criticità della peer review, in cui gli scienziati vengono valutati da altri scienziati, mentre Stefano Bagnasco si occupa di indici bibliometrici per raccontare la difficile ricerca di criteri di valutazione il più possibile oggettivi, intervistando poi la vicepresidente dell'ANVUR per illustrare come si valuta la ricerca in Italia.
Le fake news sono invece il tema dell'articolo in cui Sofia Lincos e Giuseppe Stilo spiegano che sono nate ben prima dell'avvento di Internet, e di quello di Massimo Pigliucci, che si chiede se considerarle un "mercato nocivo", come il traffico d'organi il lavoro minorile, e dunque vietarle. Miniere "misteriose" e sensitive non tanto sensibili sono l'oggetto di due diverse indagini, a p. 58 e 62; chiudono le segnalazioni di un numero di Query particolarmente denso l'intervista al curatore di una collana di "Storia alla prova dei fatti", a p. 68, e l'articolo di p. 24 sulla nuova identità visiva del CICAP: nuova proprio come la grafica della rivista che avete in mano. Buona lettura!
In effetti, uno dei principali fattori che distinguono la scienza da sistemi concettuali basati su dogmi o affermazioni non dimostrate è proprio il ricorso a questi strumenti; di conseguenza, conoscerli e capire come funzionano (e fino a che punto) è cruciale per conoscere e capire la scienza. Ancora Longo esamina quindi la storia, i limiti e le criticità della peer review, in cui gli scienziati vengono valutati da altri scienziati, mentre Stefano Bagnasco si occupa di indici bibliometrici per raccontare la difficile ricerca di criteri di valutazione il più possibile oggettivi, intervistando poi la vicepresidente dell'ANVUR per illustrare come si valuta la ricerca in Italia.
Le fake news sono invece il tema dell'articolo in cui Sofia Lincos e Giuseppe Stilo spiegano che sono nate ben prima dell'avvento di Internet, e di quello di Massimo Pigliucci, che si chiede se considerarle un "mercato nocivo", come il traffico d'organi il lavoro minorile, e dunque vietarle. Miniere "misteriose" e sensitive non tanto sensibili sono l'oggetto di due diverse indagini, a p. 58 e 62; chiudono le segnalazioni di un numero di Query particolarmente denso l'intervista al curatore di una collana di "Storia alla prova dei fatti", a p. 68, e l'articolo di p. 24 sulla nuova identità visiva del CICAP: nuova proprio come la grafica della rivista che avete in mano. Buona lettura!