«Buon CICAP Fest»: si è aperta così, con il benvenuto di Massimo Polidoro e di Sergio Della Sala nella storica Aula magna di Palazzo del Bo a Padova, la quinta edizione del festival della scienza e della curiosità che quest’anno ha avuto come tema “La scienza del mondo che verrà”. Due giorni dopo, nello stesso luogo, la chiusura con i saluti del direttore del Fest e del presidente del CICAP e l’ormai tradizionale foto di gruppo con staff e volontari in maglietta arancione.
In mezzo, tra venerdì 3 e domenica 5 giugno, oltre centoventi eventi tra presentazioni di libri, conferenze, laboratori e spettacoli con oltre 160 relatori. Impossibile fare un resoconto completo di questi tre giorni: molti appuntamenti sono stati registrati e sono disponibili sul sito del festival (www.cicapfest.it ) o sui canali social del CICAP. Qui possiamo presentare alcuni frammenti – e ci scusiamo con autori e autrici non citati: l’assenza non è affatto un giudizio sui loro interventi – raccolti secondo alcune delle linee che tratteggiano il “futuro che verrà”. Un tema, ha spiegato Della Sala in apertura, che il CICAP Fest ha voluto affrontare non per descrivere le possibili tecnologie future, ma per capire come la scienza, e magari anche la fantascienza, ci possano preparare al domani e a renderlo migliore e più equo.
«Questa quinta edizione del CICAP Fest è stata un’autentica festa della scienza e della curiosità. Un piacevole e, a giudicare dalla grande partecipazione del pubblico, attesissimo ritorno di un appuntamento che sta diventando una tradizione e un punto di riferimento davvero unico nella panoramica dei festival del nostro Paese» ha dichiarato Massimo Polidoro, Segretario del CICAP e direttore del CICAP Fest. «Vedere le prestigiose sale e le accoglienti piazze di Padova piene di persone, con tantissime ragazze e ragazzi venuti da tutt'Italia, per ascoltare conversazioni, presentazioni e discussioni a tema scientifico, o partecipare a spettacoli, dimostrazioni, workshop, mostre e laboratori di ogni tipo, è qualcosa che scalda il cuore. Ci fa capire che, oltre alla superficialità di molti e alla polarizzazione a cui spesso i social o la TV tentano di costringerci, c'è anche tanta fame di conoscenza autentica: il desiderio di capire il mondo, in un momento in cui la complessità e l'incertezza sono sempre più alte, è davvero grande ed è per tutti noi, relatori e organizzatori, un grandissimo piacere, oltre che un onore, poter dare il nostro contributo».
Un primo assaggio dei contenuti di questo Fest si è avuto dopo l’inaugurazione ufficiale con il primo ospite internazionale del festival: Vicente Vérez Bencomo, direttore generale del Finlay Institute of Vaccines all’Avana che ha sviluppato il vaccino contro il Covid 'Soberana 2’. Nel mondo che verrà, ha spiegato Della Sala introducendo l’incontro, i vaccini saranno un elemento molto importante e Cuba ci presenta «un possibile altro mondo», per come il vaccino per il coronavirus è stato sviluppato e distribuito. A causa delle sanzioni internazionali, ha spiegato Vérez Bencomo, Cuba ha dovuto fare tutto in casa e ha deciso di puntare su una tecnologia, quella del vaccino coniugato, ben conosciuta e già alla base di un vaccino contro la polmonite. Utilizzando il tossoide del tetano come “vettore” per la proteina spike del coronavirus, è stato sviluppato 'Soberana 2’ e – altra importante differenza rispetto alla vaccinazione come l’abbiamo conosciuta in Europa – si è iniziato a vaccinare i bambini, con l’autorizzazione a partire dai 2 anni di età. Quando è arrivata la variante Omicron, ci si aspettava anche a Cuba un forte aumento dei contagi, ma l’ondata di casi è stata sorprendentemente bassa: vaccinare i bambini si è dimostrata una strategia efficace. Un successo, è emerso nelle discussioni con il pubblico del festival, reso possibile anche grazie alla fiducia nel vaccino che si è riusciti a costruire e per la quale certamente ha giocato anche il fatto che il vaccino sia stato sviluppato da un ente pubblico.
«Abbiamo cercato di capire in che modo la scienza contribuisce al futuro sia fornendo soluzioni per i grandi problemi che l’umanità deve affrontare sia contribuendo a prevedere ciò che accadrà, in modo da farci trovare tutti più preparati.» dice Daniela Ovadia, Coordinatrice scientifica del CICAP Fest «È con soddisfazione che notiamo quanto il CICAP Fest sia diventato un appuntamento importante anche per le istituzioni e le fondazioni scientifiche che hanno scelto di collaborare con noi, confermando che si tratta di un momento di informazione scientifica seria ma anche divertente, grazie a un programma e a un linguaggio adatto a un pubblico variegato e di tutte le età».
Un 'mondo che verrà’ più equo significa anche affrontare le discriminazioni di genere che riguardano il settore della ricerca scientifica, un tema al quale il CICAP Fest ha dedicato diversi appuntamenti.
La giornata di sabato ha visto due giovani ricercatrici, Silvia Sironi e Carlotta Jarach, attive non solo nel “fare scienza”, ma anche nel raccontarla prestando particolare attenzione alla presenza e alla visibilità delle donne nella scienza. Sironi con l’associazione 'She is a scientist’, che realizza attività indirizzate soprattutto a ricercatrici e ricercatori, Jarach con 'Mada Advances, la Scienza al femminile’ che organizza molte attività nelle scuole. La visibilità delle scienziate non è solo una questione di mancato riconoscimento dell’importante lavoro fatto dalle ricercatrici, ma anche di modelli di riferimento, figure che possano ispirare e motivare i e le giovani. Sironi, ricordando la sua storia personale, ha raccontato di aver avuto un inconsapevole modello di riferimento in famiglia, e cioè la madre biologa, ma ha osservato che per molte altre questi esempi mancano. O sono presentati in maniera troppo idealizzata, in riferimento a figure geniali e irraggiungibili: per questo, ha aggiunto Jarach, uno dei progetti di Mada Advances è la rubrica “donne nella scienza” in cui si raccontano figure ordinarie.
Il tema è stato affrontato anche durante il secondo incontro della mattinata dedicato alla parità di genere, con Tiziana Catarci, professoressa alla Sapienza di Roma, che ha parlato di due scienziate, Hedy Lamarr e Dina Katabi. La prima, grande attrice e inventrice – le si deve un brevetto alla base delle reti wireless –, è «troppo perfetta per essere un modello, scoraggia perché irraggiungibile». La seconda, che in pochi conoscono, è professoressa al Massachusetts Institute of Technology e ha raggiunto importanti risultati scientifici, ma è appunto una persona normale. Dovremmo raccontare più spesso figure come Katabi piuttosto che come Lamarr, ha spiegato Catarci.
Catarci si è poi soffermata sulle trasformazioni sociali portate dalle innovazioni tecnologiche, in particolare l’intelligenza artificiale e gli algoritmi di apprendimento automatico (un altro tema di cui si è parlato molto, al CICAP Fest). Questa tecnologia, di fatto, generalizza le informazioni disponibili: il rischio che il cosiddetto 'machine learning’ apprenda anche pregiudizi, tra cui quelli di genere, è altissimo dal momento che nel settore dell’informatica c’è una forte preponderanza di uomini. «La discriminazione di genere va affrontata e risolta prima che l’intelligenza artificiale la renda catastrofica» ha affermato Catarci.
Il tema delle differenze di genere è stato poi al centro della presentazione del libro Il sesso è (quasi) tutto di Antonella Viola. L’idea di scrivere il libro è nata rispondendo a una domanda sull’intersessualità in una trasmissione tv: in quell’occasione Viola ha capito che la scienza poteva avere un ruolo fondamentale in questo ambito. La pandemia ha inoltre reso evidente quanto le differenze legate al sesso siano importanti: il Covid si manifesta nelle forme più aggressive negli uomini, mentre il Long Covid risulta più presente nelle donne, come anche gli effetti collaterali dei vaccini.
Una tema di attualità, ma non è sempre stato così, anzi: fino al 1993 l’FDA, l’ente statunitense che si occupa della regolamentazione dei farmaci, vietava la sperimentazione clinica sulle donne, e anche se adesso le donne sono incluse nelle sperimentazioni, i dati vengono analizzati in modo aggregato. Questo rischia di nascondere le eventuali differenze e quindi di curare male sia gli uomini che le donne. Per esempio, tra tutti gli studi sul Covid, solo il 4% ha utilizzato dati disaggregati nonostante, come detto, si tratti di una patologia che presenta marcate differenze di genere.
Nell’interrogarsi sulla scienza del mondo che verrà, bisogna anche ragionare su chi quella scienza, per vari motivi, la nega e la rifiuta abbracciando fatti e teorie alternative.
Non si tratta di un fenomeno nuovo, ha spiegato lo psicologo dell’Università di Padova Bruno Gabriel Salvador Casara durante l’incontro “Andiamo verso un mondo di complotti?”: la mentalità complottista svolge infatti alcune funzioni psicologiche importanti, come dare un senso alla realtà, rassicurare e creare legami di gruppo. Per questo, ha aggiunto la ricercatrice Fabiana Zollo, internet e i social media hanno certamente aiutato la diffusione di queste teorie, permettendo la creazione di comunità diffuse che agiscono come “camere dell’eco” isolando le persone.
Sull’aspetto sociale della conoscenza ha insistito anche il filosofo Sebastiano Moruzzi: quanto di ciò che conosciamo lo abbiamo appreso direttamente e quanto tramite testimonianze o resoconti letti in libri e riviste o appresi a scuola? Le teorie del complotto agiscono come «filtri di discredito» che squalificano alcune fonti di informazione come inaffidabili e, con un atteggiamento che Moruzzi ha definito «autosigillante», rifiutano qualsiasi prova contraria.
Come contrastare le teorie del complotto? «Uscire dall’atteggiamento di tifoseria» ha risposto Casara. Atteggiamento, ha aggiunto Zollo, che spesso si trova anche in chi i complotti li vuole smontare. Una dimostrazione si è avuta, nel pomeriggio, nell’incontro tra il presidente del CICAP Sergio Della Sala e l’autrice radiofonica Chiara Galeazzi. Galeazzi ha avuto un’emorragia cerebrale che, pur essendo avvenuta a mesi di distanza dalla vaccinazione, è stata ripresa da alcuni gruppi contrari ai vaccini per il Covid come prova degli effetti collaterali del farmaco. Galeazzi ha raccontato la sua esperienza e i commenti ostili e aggressivi che l’hanno riguardata per il semplice fatto di essersi vaccinata. Purtroppo, commenti ugualmente aggressivi si sono visti anche contro i “no vax”, in una polarizzazione che danneggia tutti.
Di polarizzazione durante la pandemia si è discusso anche nell’incontro con Marco Ferrazzoli, capo dell’Ufficio stampa del CNR: dall’impiego del linguaggio bellico alla retorica dell’eroismo verso il personale medico fino alla ricerca continua di un colpevole, Ferrazzoli ha ripercorso i momenti critici della risposta pubblica alla pandemia di COVID-19. Per affrontare sfide come il coronavirus servono certamente competenze medico-scientifiche, ma anche comunicative: purtroppo i problemi non sono stati soltanto le fake news su internet, ma anche le informazioni apparse sui media tradizionali, talvolta da parte di alcuni membri della comunità scientifica che non sono stati in grado di comunicare correttamente l’incertezza, cosa che rischia di alimentare proprio la diffidenza verso la scienza e il complottismo.
Il festival ha visto, nel pomeriggio di venerdì, un incontro per presentare al pubblico il CICAP e spiegare come è cambiata nel tempo l’attività dell’associazione, che cosa fanno i gruppi locali e quelli tematici. Un’occasione perfetta per consegnare i Premi di merito ai volontari del CICAP: Elisa Tealdi, socio attivo dell’anno; come gruppo dell’anno è stato premiato il Gruppo grafica; David Bianchi per l’impegno nel tempo; Rossana Garavaglia per il contributo divulgativo; Manuela Travaglio per l’attività innovativa; Giada Zanza socio emergente e infine, quale “socio eroico”, Andrea Sabbatini.
Al CICAP Fest è stato anche consegnato il premio “In difesa della ragione” che il CICAP assegna a chi si è distinto nella diffusione del pensiero critico e scientifico. Come già annunciato, la vincitrice di quest’anno è stata la giornalista Valentina Petrini che nel suo intervento è tornata sul tema della disinformazione, già affrontato nel libro Non chiamatele Fake news: nessun fenomeno di manipolazione dell’informazione è casuale, ma segue delle logiche e ha dei meccanismi ben precisi. La disinformazione non è un fenomeno nuovo: certo oggi abbiamo i social media, ma sarebbe troppo semplice incolpare internet. L’analisi di Petrini riguarda in primo luogo il giornalismo: esiste una correlazione forte e diretta tra la costante precarizzazione della professione del giornalista e la permeabilità della disinformazione da parte di organizzazioni manipolatorie.
La perdita di autorevolezza del giornalismo ha portato sempre più persone a informarsi sui social media, un enorme mercato in cui i professionisti della «matematica della disinformazione» si muovono con grande abilità, approfittando dei vuoti normativi e soprattutto della mancanza dei grandi gruppi dell’editoria.
I professionisti della disinformazione e della propaganda sono stati anche al centro di un appuntamento speciale dedicato alla guerra in Ucraina, con, tra gli altri ospiti, la giornalista Marta Ottaviani autrice di Brigate russe, un libro che ha richiesto due anni di lavoro per mettere in luce il sistema con cui il regime russo cerca, tramite hacker e troll, di conquistare una posizione di influenza ai danni degli altri Paesi.
«Questo Fest ci ha dimostrato che la scienza ci aiuta a vivere meglio e ci può aiutare a costruire un mondo più equo, più democratico, più salutare e a farci trovare preparati nel caso di situazioni avverse. Ascoltiamo la scienza, ci fa bene» ha concluso Sergio Della Sala.
Tra gli ospiti, tutti molto applauditi: Piero Angela, Paolo Attivissimo, Amedeo Balbi, Valeria Barbi, Guido Barbujani, Leopoldo Benacchio, Vicente Vérez Bencomo, Elisabetta Bernardi, Piero Bianucci, Alexandra Borissova, Davide Calabrese, Sandro Carniel, Bruno Gabriel Salvador Casara, Daniel Coen, Giuseppe Costa, Raul Cremona, Francesco De Carlo, Maria Di Biase, Diodato, Simonetta Di Pippo, Elena Dogliotti, Daniele Fabbri, Luca Foresti, Adrian Fartade, Chiara Galeazzi, Julia Galef, Silvio Garattini, Donato Giovannelli, Michela Giraud, Peter Godfrey-Smith, Diletta Huyskes, Carlotta Jarach, Stefan Klein, Francesco Lancia, Marco Malvaldi, Michael Mann, Giorgio Manzi, Mao, Michael Marmot, Marco Martinelli, Martoz, Lee McIntyre, Enzo Moretto, Marta Musso, Corrado Nuzzo, Leo Ortolani, Elisa Palazzi, Luca Perri, Valentina Petrini, Telmo Pievani, Saverio Raimondo, Maria Rescigno, Giulia Rispoli, Susan Schneider, Massimo Temporelli, Mitchell Valdés-Sosa, Giorgio Vacchiano, Roberta Villa, Antonella Viola ed Edith Widder.
La buona riuscita della manifestazione è stata possibile anche grazie agli oltre 100 volontari in maglietta arancione che hanno dato il proprio contributo affinché tutto si svolgesse in modo organizzato e ordinato.
E ricordiamo infine che il CICAP Fest è promosso dal CICAP in collaborazione con il Comune di Padova, l’Università di Padova, la Provincia di Padova, la Camera di Commercio di Padova e VenicePromex, e Regione del Veneto; con il contributo di Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo; Audible come Partner; Coop Alleanza 3.0 e AcegasApsAmga come Sponsor, con il contributo incondizionato di Fondazione MSD e con il sostegno di Unicredit; Assindustria Venetocentro, Fondazione Umberto Veronesi, Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro, Fondazione Pezcoller, Istituto Mario Negri, Istituto di Ricerca Pediatrica Città della Speranza, Orto botanico di Padova e Musme come Partner istituzionali; con la Media partnership di Focus, Il Mattino di Padova, RAI RADIO 3 Scienza, TV7, ilBoLive, PLaNCK! e in collaborazione con laFeltrinelli; Zeta Group e Forpress come Sponsor tecnici.
In mezzo, tra venerdì 3 e domenica 5 giugno, oltre centoventi eventi tra presentazioni di libri, conferenze, laboratori e spettacoli con oltre 160 relatori. Impossibile fare un resoconto completo di questi tre giorni: molti appuntamenti sono stati registrati e sono disponibili sul sito del festival (www.cicapfest.it ) o sui canali social del CICAP. Qui possiamo presentare alcuni frammenti – e ci scusiamo con autori e autrici non citati: l’assenza non è affatto un giudizio sui loro interventi – raccolti secondo alcune delle linee che tratteggiano il “futuro che verrà”. Un tema, ha spiegato Della Sala in apertura, che il CICAP Fest ha voluto affrontare non per descrivere le possibili tecnologie future, ma per capire come la scienza, e magari anche la fantascienza, ci possano preparare al domani e a renderlo migliore e più equo.
«Questa quinta edizione del CICAP Fest è stata un’autentica festa della scienza e della curiosità. Un piacevole e, a giudicare dalla grande partecipazione del pubblico, attesissimo ritorno di un appuntamento che sta diventando una tradizione e un punto di riferimento davvero unico nella panoramica dei festival del nostro Paese» ha dichiarato Massimo Polidoro, Segretario del CICAP e direttore del CICAP Fest. «Vedere le prestigiose sale e le accoglienti piazze di Padova piene di persone, con tantissime ragazze e ragazzi venuti da tutt'Italia, per ascoltare conversazioni, presentazioni e discussioni a tema scientifico, o partecipare a spettacoli, dimostrazioni, workshop, mostre e laboratori di ogni tipo, è qualcosa che scalda il cuore. Ci fa capire che, oltre alla superficialità di molti e alla polarizzazione a cui spesso i social o la TV tentano di costringerci, c'è anche tanta fame di conoscenza autentica: il desiderio di capire il mondo, in un momento in cui la complessità e l'incertezza sono sempre più alte, è davvero grande ed è per tutti noi, relatori e organizzatori, un grandissimo piacere, oltre che un onore, poter dare il nostro contributo».
Un primo assaggio dei contenuti di questo Fest si è avuto dopo l’inaugurazione ufficiale con il primo ospite internazionale del festival: Vicente Vérez Bencomo, direttore generale del Finlay Institute of Vaccines all’Avana che ha sviluppato il vaccino contro il Covid 'Soberana 2’. Nel mondo che verrà, ha spiegato Della Sala introducendo l’incontro, i vaccini saranno un elemento molto importante e Cuba ci presenta «un possibile altro mondo», per come il vaccino per il coronavirus è stato sviluppato e distribuito. A causa delle sanzioni internazionali, ha spiegato Vérez Bencomo, Cuba ha dovuto fare tutto in casa e ha deciso di puntare su una tecnologia, quella del vaccino coniugato, ben conosciuta e già alla base di un vaccino contro la polmonite. Utilizzando il tossoide del tetano come “vettore” per la proteina spike del coronavirus, è stato sviluppato 'Soberana 2’ e – altra importante differenza rispetto alla vaccinazione come l’abbiamo conosciuta in Europa – si è iniziato a vaccinare i bambini, con l’autorizzazione a partire dai 2 anni di età. Quando è arrivata la variante Omicron, ci si aspettava anche a Cuba un forte aumento dei contagi, ma l’ondata di casi è stata sorprendentemente bassa: vaccinare i bambini si è dimostrata una strategia efficace. Un successo, è emerso nelle discussioni con il pubblico del festival, reso possibile anche grazie alla fiducia nel vaccino che si è riusciti a costruire e per la quale certamente ha giocato anche il fatto che il vaccino sia stato sviluppato da un ente pubblico.
«Abbiamo cercato di capire in che modo la scienza contribuisce al futuro sia fornendo soluzioni per i grandi problemi che l’umanità deve affrontare sia contribuendo a prevedere ciò che accadrà, in modo da farci trovare tutti più preparati.» dice Daniela Ovadia, Coordinatrice scientifica del CICAP Fest «È con soddisfazione che notiamo quanto il CICAP Fest sia diventato un appuntamento importante anche per le istituzioni e le fondazioni scientifiche che hanno scelto di collaborare con noi, confermando che si tratta di un momento di informazione scientifica seria ma anche divertente, grazie a un programma e a un linguaggio adatto a un pubblico variegato e di tutte le età».
Il Fest dell’equità
Un 'mondo che verrà’ più equo significa anche affrontare le discriminazioni di genere che riguardano il settore della ricerca scientifica, un tema al quale il CICAP Fest ha dedicato diversi appuntamenti.
La giornata di sabato ha visto due giovani ricercatrici, Silvia Sironi e Carlotta Jarach, attive non solo nel “fare scienza”, ma anche nel raccontarla prestando particolare attenzione alla presenza e alla visibilità delle donne nella scienza. Sironi con l’associazione 'She is a scientist’, che realizza attività indirizzate soprattutto a ricercatrici e ricercatori, Jarach con 'Mada Advances, la Scienza al femminile’ che organizza molte attività nelle scuole. La visibilità delle scienziate non è solo una questione di mancato riconoscimento dell’importante lavoro fatto dalle ricercatrici, ma anche di modelli di riferimento, figure che possano ispirare e motivare i e le giovani. Sironi, ricordando la sua storia personale, ha raccontato di aver avuto un inconsapevole modello di riferimento in famiglia, e cioè la madre biologa, ma ha osservato che per molte altre questi esempi mancano. O sono presentati in maniera troppo idealizzata, in riferimento a figure geniali e irraggiungibili: per questo, ha aggiunto Jarach, uno dei progetti di Mada Advances è la rubrica “donne nella scienza” in cui si raccontano figure ordinarie.
Il tema è stato affrontato anche durante il secondo incontro della mattinata dedicato alla parità di genere, con Tiziana Catarci, professoressa alla Sapienza di Roma, che ha parlato di due scienziate, Hedy Lamarr e Dina Katabi. La prima, grande attrice e inventrice – le si deve un brevetto alla base delle reti wireless –, è «troppo perfetta per essere un modello, scoraggia perché irraggiungibile». La seconda, che in pochi conoscono, è professoressa al Massachusetts Institute of Technology e ha raggiunto importanti risultati scientifici, ma è appunto una persona normale. Dovremmo raccontare più spesso figure come Katabi piuttosto che come Lamarr, ha spiegato Catarci.
Catarci si è poi soffermata sulle trasformazioni sociali portate dalle innovazioni tecnologiche, in particolare l’intelligenza artificiale e gli algoritmi di apprendimento automatico (un altro tema di cui si è parlato molto, al CICAP Fest). Questa tecnologia, di fatto, generalizza le informazioni disponibili: il rischio che il cosiddetto 'machine learning’ apprenda anche pregiudizi, tra cui quelli di genere, è altissimo dal momento che nel settore dell’informatica c’è una forte preponderanza di uomini. «La discriminazione di genere va affrontata e risolta prima che l’intelligenza artificiale la renda catastrofica» ha affermato Catarci.
Il tema delle differenze di genere è stato poi al centro della presentazione del libro Il sesso è (quasi) tutto di Antonella Viola. L’idea di scrivere il libro è nata rispondendo a una domanda sull’intersessualità in una trasmissione tv: in quell’occasione Viola ha capito che la scienza poteva avere un ruolo fondamentale in questo ambito. La pandemia ha inoltre reso evidente quanto le differenze legate al sesso siano importanti: il Covid si manifesta nelle forme più aggressive negli uomini, mentre il Long Covid risulta più presente nelle donne, come anche gli effetti collaterali dei vaccini.
Una tema di attualità, ma non è sempre stato così, anzi: fino al 1993 l’FDA, l’ente statunitense che si occupa della regolamentazione dei farmaci, vietava la sperimentazione clinica sulle donne, e anche se adesso le donne sono incluse nelle sperimentazioni, i dati vengono analizzati in modo aggregato. Questo rischia di nascondere le eventuali differenze e quindi di curare male sia gli uomini che le donne. Per esempio, tra tutti gli studi sul Covid, solo il 4% ha utilizzato dati disaggregati nonostante, come detto, si tratti di una patologia che presenta marcate differenze di genere.
Il Fest dei complotti
Nell’interrogarsi sulla scienza del mondo che verrà, bisogna anche ragionare su chi quella scienza, per vari motivi, la nega e la rifiuta abbracciando fatti e teorie alternative.
Non si tratta di un fenomeno nuovo, ha spiegato lo psicologo dell’Università di Padova Bruno Gabriel Salvador Casara durante l’incontro “Andiamo verso un mondo di complotti?”: la mentalità complottista svolge infatti alcune funzioni psicologiche importanti, come dare un senso alla realtà, rassicurare e creare legami di gruppo. Per questo, ha aggiunto la ricercatrice Fabiana Zollo, internet e i social media hanno certamente aiutato la diffusione di queste teorie, permettendo la creazione di comunità diffuse che agiscono come “camere dell’eco” isolando le persone.
Sull’aspetto sociale della conoscenza ha insistito anche il filosofo Sebastiano Moruzzi: quanto di ciò che conosciamo lo abbiamo appreso direttamente e quanto tramite testimonianze o resoconti letti in libri e riviste o appresi a scuola? Le teorie del complotto agiscono come «filtri di discredito» che squalificano alcune fonti di informazione come inaffidabili e, con un atteggiamento che Moruzzi ha definito «autosigillante», rifiutano qualsiasi prova contraria.
Come contrastare le teorie del complotto? «Uscire dall’atteggiamento di tifoseria» ha risposto Casara. Atteggiamento, ha aggiunto Zollo, che spesso si trova anche in chi i complotti li vuole smontare. Una dimostrazione si è avuta, nel pomeriggio, nell’incontro tra il presidente del CICAP Sergio Della Sala e l’autrice radiofonica Chiara Galeazzi. Galeazzi ha avuto un’emorragia cerebrale che, pur essendo avvenuta a mesi di distanza dalla vaccinazione, è stata ripresa da alcuni gruppi contrari ai vaccini per il Covid come prova degli effetti collaterali del farmaco. Galeazzi ha raccontato la sua esperienza e i commenti ostili e aggressivi che l’hanno riguardata per il semplice fatto di essersi vaccinata. Purtroppo, commenti ugualmente aggressivi si sono visti anche contro i “no vax”, in una polarizzazione che danneggia tutti.
Di polarizzazione durante la pandemia si è discusso anche nell’incontro con Marco Ferrazzoli, capo dell’Ufficio stampa del CNR: dall’impiego del linguaggio bellico alla retorica dell’eroismo verso il personale medico fino alla ricerca continua di un colpevole, Ferrazzoli ha ripercorso i momenti critici della risposta pubblica alla pandemia di COVID-19. Per affrontare sfide come il coronavirus servono certamente competenze medico-scientifiche, ma anche comunicative: purtroppo i problemi non sono stati soltanto le fake news su internet, ma anche le informazioni apparse sui media tradizionali, talvolta da parte di alcuni membri della comunità scientifica che non sono stati in grado di comunicare correttamente l’incertezza, cosa che rischia di alimentare proprio la diffidenza verso la scienza e il complottismo.
Il Fest dei premi
Il festival ha visto, nel pomeriggio di venerdì, un incontro per presentare al pubblico il CICAP e spiegare come è cambiata nel tempo l’attività dell’associazione, che cosa fanno i gruppi locali e quelli tematici. Un’occasione perfetta per consegnare i Premi di merito ai volontari del CICAP: Elisa Tealdi, socio attivo dell’anno; come gruppo dell’anno è stato premiato il Gruppo grafica; David Bianchi per l’impegno nel tempo; Rossana Garavaglia per il contributo divulgativo; Manuela Travaglio per l’attività innovativa; Giada Zanza socio emergente e infine, quale “socio eroico”, Andrea Sabbatini.
Al CICAP Fest è stato anche consegnato il premio “In difesa della ragione” che il CICAP assegna a chi si è distinto nella diffusione del pensiero critico e scientifico. Come già annunciato, la vincitrice di quest’anno è stata la giornalista Valentina Petrini che nel suo intervento è tornata sul tema della disinformazione, già affrontato nel libro Non chiamatele Fake news: nessun fenomeno di manipolazione dell’informazione è casuale, ma segue delle logiche e ha dei meccanismi ben precisi. La disinformazione non è un fenomeno nuovo: certo oggi abbiamo i social media, ma sarebbe troppo semplice incolpare internet. L’analisi di Petrini riguarda in primo luogo il giornalismo: esiste una correlazione forte e diretta tra la costante precarizzazione della professione del giornalista e la permeabilità della disinformazione da parte di organizzazioni manipolatorie.
La perdita di autorevolezza del giornalismo ha portato sempre più persone a informarsi sui social media, un enorme mercato in cui i professionisti della «matematica della disinformazione» si muovono con grande abilità, approfittando dei vuoti normativi e soprattutto della mancanza dei grandi gruppi dell’editoria.
I professionisti della disinformazione e della propaganda sono stati anche al centro di un appuntamento speciale dedicato alla guerra in Ucraina, con, tra gli altri ospiti, la giornalista Marta Ottaviani autrice di Brigate russe, un libro che ha richiesto due anni di lavoro per mettere in luce il sistema con cui il regime russo cerca, tramite hacker e troll, di conquistare una posizione di influenza ai danni degli altri Paesi.
“Ascoltiamo la scienza”
«Questo Fest ci ha dimostrato che la scienza ci aiuta a vivere meglio e ci può aiutare a costruire un mondo più equo, più democratico, più salutare e a farci trovare preparati nel caso di situazioni avverse. Ascoltiamo la scienza, ci fa bene» ha concluso Sergio Della Sala.
Tra gli ospiti, tutti molto applauditi: Piero Angela, Paolo Attivissimo, Amedeo Balbi, Valeria Barbi, Guido Barbujani, Leopoldo Benacchio, Vicente Vérez Bencomo, Elisabetta Bernardi, Piero Bianucci, Alexandra Borissova, Davide Calabrese, Sandro Carniel, Bruno Gabriel Salvador Casara, Daniel Coen, Giuseppe Costa, Raul Cremona, Francesco De Carlo, Maria Di Biase, Diodato, Simonetta Di Pippo, Elena Dogliotti, Daniele Fabbri, Luca Foresti, Adrian Fartade, Chiara Galeazzi, Julia Galef, Silvio Garattini, Donato Giovannelli, Michela Giraud, Peter Godfrey-Smith, Diletta Huyskes, Carlotta Jarach, Stefan Klein, Francesco Lancia, Marco Malvaldi, Michael Mann, Giorgio Manzi, Mao, Michael Marmot, Marco Martinelli, Martoz, Lee McIntyre, Enzo Moretto, Marta Musso, Corrado Nuzzo, Leo Ortolani, Elisa Palazzi, Luca Perri, Valentina Petrini, Telmo Pievani, Saverio Raimondo, Maria Rescigno, Giulia Rispoli, Susan Schneider, Massimo Temporelli, Mitchell Valdés-Sosa, Giorgio Vacchiano, Roberta Villa, Antonella Viola ed Edith Widder.
La buona riuscita della manifestazione è stata possibile anche grazie agli oltre 100 volontari in maglietta arancione che hanno dato il proprio contributo affinché tutto si svolgesse in modo organizzato e ordinato.
E ricordiamo infine che il CICAP Fest è promosso dal CICAP in collaborazione con il Comune di Padova, l’Università di Padova, la Provincia di Padova, la Camera di Commercio di Padova e VenicePromex, e Regione del Veneto; con il contributo di Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo; Audible come Partner; Coop Alleanza 3.0 e AcegasApsAmga come Sponsor, con il contributo incondizionato di Fondazione MSD e con il sostegno di Unicredit; Assindustria Venetocentro, Fondazione Umberto Veronesi, Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro, Fondazione Pezcoller, Istituto Mario Negri, Istituto di Ricerca Pediatrica Città della Speranza, Orto botanico di Padova e Musme come Partner istituzionali; con la Media partnership di Focus, Il Mattino di Padova, RAI RADIO 3 Scienza, TV7, ilBoLive, PLaNCK! e in collaborazione con laFeltrinelli; Zeta Group e Forpress come Sponsor tecnici.