Uno degli aspetti più rilevanti dell’universo ufologico è costituito dall’interesse per la questione da parte di organismi pubblici, burocratici, scientifici e militari di ogni area del mondo.
Tutte le organizzazioni producono da sempre quantità mostruose di documenti, e così è stato, sin dalla Seconda Guerra Mondiale, anche per molti enti interessati agli UFO. Gran parte di questi documenti è rimasta classificata (dunque, non accessibile agli studiosi) per diversi decenni. Solo a metà degli Anni 70, a partire dagli Stati Uniti e a seguire in molti altri Paesi, è stato possibile consultare queste fonti, o almeno parte di esse. Molte, infatti, sono andate perse, altre – per motivi di vario ordine – non sono ancora state declassificate.
In questi ultimi decenni, dunque, ci si è trovati con grandi quantità di carte da esaminare. Proprio dalle fonti archivistiche veramente prodotte da enti di ogni parte del globo è giunto il meglio e il peggio dell’ufologia. Dico «veramente» perché molti si sono persi per anni dietro a documenti UFO falsi (si pensi al cosiddetto Majestic-12 americano, una serie di carte su un presunto comitato governativo USA che sarebbe nato con la mitica caduta dell’UFO a Roswell nel 1947) o la cui origine è impossibile a verificarsi e che sono stati interpretati in modo fantasioso (è il caso dei presunti documenti di epoca fascista, ricevuti in modo anonimo da un ufologo italiano, che parlerebbero di un disco volante recuperato nel 1933 in Lombardia).
Va detto che gli ufologi interessati a un approccio razionale al fenomeno, invece, si sono occupati in maniera dignitosa dei veri documenti d’archivio. In qualche raro caso hanno prodotto buoni frutti storiografici e scientifici. Agendo così, questi studiosi sono stati capaci di elaborare in maniera efficace un potenziale lutto: in quella miriade di documenti ci sono cose rilevanti, spunti di ricerca per varie discipline, domande alle quali non sempre è possibile rispondere con due parole sprezzanti. D’altro canto, malgrado i tentativi di molti appassionati credenti di far dire ai documenti ciò che non dicono, è chiaro che le carte declassificate in varie parti del mondo non contengono nessuna «prova principe» dell’esistenza di astronavi extraterrestri – e men che mai della realtà di visite aliene alla Terra, o di altre cose straordinarie[1].
A meno, ovviamente, che non si voglia salvare il mito UFO facendo ricorso al vecchio principio d’autorità, cioè all’idea che un’affermazione sia vera non in funzione dell’evidenza che la accompagna, ma a causa di chi la fa. In ufologia purtroppo si è fatto ricorso sovente a questo principio; magari non in forme grossolane, ma comunque usando una deferenza eccessiva verso i documenti d’archivio e quelli che li hanno prodotti (militari, tecnici, scienziati, decisori politici). Quei documenti e i loro estensori spesso sostenevano cose infondate, discutibili, errate. Ossia: sono fonti archivistiche vere, preziose, un tempo addirittura classificate come segrete, che però possono raccontare sciocchezze, o che, almeno, dicono cose inconcludenti su ciò che è stato visto e su cosa dedurne.
Un esempio recente di rilascio di documenti d’archivio servirà a spiegare che cosa tipicamente rivela il materiale UFO conservato negli archivi pubblici.
Il 1° marzo scorso, il sito della rivista canadese-americana Vice ha pubblicato un articolo[2] in cui raccontava di aver ricevuto il mese prima la scansione di 290 pagine di materiale sugli UFO prodotto nei vent’anni precedenti dal Dipartimento dei trasporti canadese (ottenuto grazie a due richieste di accesso fatte in base alla normativa sulla libertà d’informazione).
Prima considerazione: almeno in questa fase storica, esempi come quello canadese dimostrano l’efficienza e l’apertura di alcune strutture amministrative. Nessuna resistenza speciale da parte degli enti che detengono gli originali – se non i tempi e i modi della burocrazia – si è frapposta in questa occasione. La totalità del materiale è disponibile in rete, dove chiunque può analizzarlo, senza chiedere permessi a nessuno[3].
Seconda considerazione, quella centrale: di che cosa parlano i documenti? Presentano un gran numero di testimonianze di piloti civili e militari (una ventina, in questo caso), di membri delle forze armate e di poliziotti, che, quasi sempre, hanno riferito quanto visto perché l’hanno ritenuto di interesse potenziale per la sicurezza del traffico aereo. Dunque, contengono testimonianze. Niente di più – e neanche di meno – sia chiaro.
Le carte menzionano episodi intriganti, anche se di rado. Un esempio: l’osservazione contemporanea al largo del Québec da parte dei piloti di un aereo militare canadese da trasporto C-17 e di un aereo di linea della KLM, il 30 luglio 2021, di un oggetto volante verde brillante di forma allungata, poi sparito tra le nubi.
Ci sono però anche molti casi in cui piloti civili e militari si sono sbagliati: non sono stati capaci di riconoscere droni, bolidi, palloni, treni di satelliti Starlink (in questo caso, non è stato capace di identificarli, nel dicembre 2019, l’equipaggio di un volo della Air Canada Express).
Terza considerazione, che deriva dalla seconda: l’essere umano non diventa un «testimone attendibile» perché è stato addestrato ad attività altamente complesse (per esempio, alla guida di velivoli ad alta tecnologia); sul piano scientifico non ha nemmeno senso parlare di osservatori «attendibili» in generale. Anche da questi documenti emergono le stesse peculiarità e limitazioni del testimone UFO «comune». Sulla necessità di considerare un top gun americano alla stessa stregua di chiunque altro invito a leggere i lavori recenti dello psicologo forense americano Matthew Sharps, a partire almeno da quelli che segnalo in nota[4].
A fronte del crescente accesso ai documenti d’archivio nelle diverse nazioni (USA, Brasile, Francia, Gran Bretagna, Nuova Zelanda, Danimarca, Australia, Cile, Svezia, Norvegia – solo per citarne alcune), la reazione di molti credenti nella realtà aliena degli UFO, che spesso hanno anche opinioni cospirazioniste, è sempre la stessa: non sono quelli i veri documenti «segreti » sugli UFO. Quelli che contano, quelli che esporrebbero l’umanità alla Verità, non ce li daranno mai. In una versione più «moderata», le parti dei documenti rilasciati ancora riservate per vari motivi sono indicate come quelle che contengono «ciò che importa» sul serio, le vere cose delicate.
Grazie a questo trucco, la tensione ideale che sostiene la credenza negli UFO può essere mantenuta. Al contempo, questo tipo di pensiero produce danni concreti, perché allontana e inquina l’attenzione per la cosa più importante: l’analisi delle fonti.
Anche in Italia ci sono sicuramente documenti sugli UFO che restano in larga misura sconosciuti e che ammuffiscono in scantinati e depositi. A volte giacciono lì a causa di obsolete diciture «riservato» che nessuno ha voglia e tempo di rimuovere, a volte per mera inerzia. Per riportarli alla luce e renderli fruttuosi avremmo bisogno di archivisti, bibliotecari, storici in grado di avviare richieste e procedure di rilascio, complicate magari dalle resistenze tradizionali di molte amministrazioni nostrane.
Sarebbe bello suscitare un movimento del genere a partire dal mondo culturale e scientifico del quale il CICAP è parte. Dagli Anni 80 in poi, gli appassionati del problema (me compreso) possono aver fatto sforzi apprezzabili, ma quasi sempre restando dei dilettanti. Urgono migliori prospettive e competenze.
Tutte le organizzazioni producono da sempre quantità mostruose di documenti, e così è stato, sin dalla Seconda Guerra Mondiale, anche per molti enti interessati agli UFO. Gran parte di questi documenti è rimasta classificata (dunque, non accessibile agli studiosi) per diversi decenni. Solo a metà degli Anni 70, a partire dagli Stati Uniti e a seguire in molti altri Paesi, è stato possibile consultare queste fonti, o almeno parte di esse. Molte, infatti, sono andate perse, altre – per motivi di vario ordine – non sono ancora state declassificate.
In questi ultimi decenni, dunque, ci si è trovati con grandi quantità di carte da esaminare. Proprio dalle fonti archivistiche veramente prodotte da enti di ogni parte del globo è giunto il meglio e il peggio dell’ufologia. Dico «veramente» perché molti si sono persi per anni dietro a documenti UFO falsi (si pensi al cosiddetto Majestic-12 americano, una serie di carte su un presunto comitato governativo USA che sarebbe nato con la mitica caduta dell’UFO a Roswell nel 1947) o la cui origine è impossibile a verificarsi e che sono stati interpretati in modo fantasioso (è il caso dei presunti documenti di epoca fascista, ricevuti in modo anonimo da un ufologo italiano, che parlerebbero di un disco volante recuperato nel 1933 in Lombardia).
Va detto che gli ufologi interessati a un approccio razionale al fenomeno, invece, si sono occupati in maniera dignitosa dei veri documenti d’archivio. In qualche raro caso hanno prodotto buoni frutti storiografici e scientifici. Agendo così, questi studiosi sono stati capaci di elaborare in maniera efficace un potenziale lutto: in quella miriade di documenti ci sono cose rilevanti, spunti di ricerca per varie discipline, domande alle quali non sempre è possibile rispondere con due parole sprezzanti. D’altro canto, malgrado i tentativi di molti appassionati credenti di far dire ai documenti ciò che non dicono, è chiaro che le carte declassificate in varie parti del mondo non contengono nessuna «prova principe» dell’esistenza di astronavi extraterrestri – e men che mai della realtà di visite aliene alla Terra, o di altre cose straordinarie[1].
A meno, ovviamente, che non si voglia salvare il mito UFO facendo ricorso al vecchio principio d’autorità, cioè all’idea che un’affermazione sia vera non in funzione dell’evidenza che la accompagna, ma a causa di chi la fa. In ufologia purtroppo si è fatto ricorso sovente a questo principio; magari non in forme grossolane, ma comunque usando una deferenza eccessiva verso i documenti d’archivio e quelli che li hanno prodotti (militari, tecnici, scienziati, decisori politici). Quei documenti e i loro estensori spesso sostenevano cose infondate, discutibili, errate. Ossia: sono fonti archivistiche vere, preziose, un tempo addirittura classificate come segrete, che però possono raccontare sciocchezze, o che, almeno, dicono cose inconcludenti su ciò che è stato visto e su cosa dedurne.
Un esempio recente di rilascio di documenti d’archivio servirà a spiegare che cosa tipicamente rivela il materiale UFO conservato negli archivi pubblici.
Il 1° marzo scorso, il sito della rivista canadese-americana Vice ha pubblicato un articolo[2] in cui raccontava di aver ricevuto il mese prima la scansione di 290 pagine di materiale sugli UFO prodotto nei vent’anni precedenti dal Dipartimento dei trasporti canadese (ottenuto grazie a due richieste di accesso fatte in base alla normativa sulla libertà d’informazione).
Prima considerazione: almeno in questa fase storica, esempi come quello canadese dimostrano l’efficienza e l’apertura di alcune strutture amministrative. Nessuna resistenza speciale da parte degli enti che detengono gli originali – se non i tempi e i modi della burocrazia – si è frapposta in questa occasione. La totalità del materiale è disponibile in rete, dove chiunque può analizzarlo, senza chiedere permessi a nessuno[3].
Seconda considerazione, quella centrale: di che cosa parlano i documenti? Presentano un gran numero di testimonianze di piloti civili e militari (una ventina, in questo caso), di membri delle forze armate e di poliziotti, che, quasi sempre, hanno riferito quanto visto perché l’hanno ritenuto di interesse potenziale per la sicurezza del traffico aereo. Dunque, contengono testimonianze. Niente di più – e neanche di meno – sia chiaro.
Le carte menzionano episodi intriganti, anche se di rado. Un esempio: l’osservazione contemporanea al largo del Québec da parte dei piloti di un aereo militare canadese da trasporto C-17 e di un aereo di linea della KLM, il 30 luglio 2021, di un oggetto volante verde brillante di forma allungata, poi sparito tra le nubi.
Ci sono però anche molti casi in cui piloti civili e militari si sono sbagliati: non sono stati capaci di riconoscere droni, bolidi, palloni, treni di satelliti Starlink (in questo caso, non è stato capace di identificarli, nel dicembre 2019, l’equipaggio di un volo della Air Canada Express).
Terza considerazione, che deriva dalla seconda: l’essere umano non diventa un «testimone attendibile» perché è stato addestrato ad attività altamente complesse (per esempio, alla guida di velivoli ad alta tecnologia); sul piano scientifico non ha nemmeno senso parlare di osservatori «attendibili» in generale. Anche da questi documenti emergono le stesse peculiarità e limitazioni del testimone UFO «comune». Sulla necessità di considerare un top gun americano alla stessa stregua di chiunque altro invito a leggere i lavori recenti dello psicologo forense americano Matthew Sharps, a partire almeno da quelli che segnalo in nota[4].
A fronte del crescente accesso ai documenti d’archivio nelle diverse nazioni (USA, Brasile, Francia, Gran Bretagna, Nuova Zelanda, Danimarca, Australia, Cile, Svezia, Norvegia – solo per citarne alcune), la reazione di molti credenti nella realtà aliena degli UFO, che spesso hanno anche opinioni cospirazioniste, è sempre la stessa: non sono quelli i veri documenti «segreti » sugli UFO. Quelli che contano, quelli che esporrebbero l’umanità alla Verità, non ce li daranno mai. In una versione più «moderata», le parti dei documenti rilasciati ancora riservate per vari motivi sono indicate come quelle che contengono «ciò che importa» sul serio, le vere cose delicate.
Grazie a questo trucco, la tensione ideale che sostiene la credenza negli UFO può essere mantenuta. Al contempo, questo tipo di pensiero produce danni concreti, perché allontana e inquina l’attenzione per la cosa più importante: l’analisi delle fonti.
Anche in Italia ci sono sicuramente documenti sugli UFO che restano in larga misura sconosciuti e che ammuffiscono in scantinati e depositi. A volte giacciono lì a causa di obsolete diciture «riservato» che nessuno ha voglia e tempo di rimuovere, a volte per mera inerzia. Per riportarli alla luce e renderli fruttuosi avremmo bisogno di archivisti, bibliotecari, storici in grado di avviare richieste e procedure di rilascio, complicate magari dalle resistenze tradizionali di molte amministrazioni nostrane.
Sarebbe bello suscitare un movimento del genere a partire dal mondo culturale e scientifico del quale il CICAP è parte. Dagli Anni 80 in poi, gli appassionati del problema (me compreso) possono aver fatto sforzi apprezzabili, ma quasi sempre restando dei dilettanti. Urgono migliori prospettive e competenze.
Note
1) Per un esempio di materiale italiano: Stilo, Giuseppe. «Razzi fantasma del 1946. I documenti italiani inediti», in: UFO - Rivista di Informazione Ufologica, CISU, Torino, n. 22, 1999, pp. 16-18, disponibile qui: https://tinyurl.com/bdcpd39c
2) Otis, Daniel. «Here Are 20 Years of UFO Sightings We Got From the Canadian Government», Vice, 1° marzo 2022. https://tinyurl.com/yyke8wuk
3) Tutto il materiale è scaricabile qui: https://tinyurl.com/3rsze45n
4) Sharps, Matthew J., Newborg, Elaine, VanArsdall, Stephanie, et al. «Paranormal encounters as eyewitness phenomena. Psychological determinants of atypical perceptual interpretations», in: Current Psychology, vol. 29, n. 4, 2010, pp. 320–27; Sharps, Matthew J. «UFOs and Cognitive Science: A Case Study», in: Skeptical Inquirer, vol. 38, n. 3, maggio-giugno 2014, pp. 52-55.