Alberto Perego e la politica extraterrestre

  • In Articoli
  • 04-10-2023
  • di Sofia Lincos e Giuseppe Stilo
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© bestdesigns/iStock
Gli UFO sono centrali nel cospirazionismo odierno. Che siano in combutta col governo americano, che reggano in segreto il mondo per loschi fini, oppure che, più modestamente, siano tenuti nascosti da Washington nell’Area 51, il mito del complotto ufologico è popolarissimo.

Una prima versione dell’idea secondo cui i governi saprebbero che gli extraterrestri tengono sotto controllo il pianeta fu dovuta a un italiano che nel piccolo mondo dei credenti nostrani negli alieni occupa un posto d’onore. Un uomo che, sia pure fra incidenti di percorso, seguì una discontinua carriera da diplomatico di medio rango.

Si chiamava Alberto Perego ed era nato a Ferrara il 5 marzo del 1903 da una famiglia benestante. Suo padre era un generale del Genio. Laureatosi rapidamente in giurisprudenza, sino al 1924 militò in un gruppo di estrazione liberale, dunque non tra le fila fasciste, ma dovette allinearsi presto perché già nel 1927 entrò nella carriera diplomatica e fu davvero, per i tempi, un privilegiato: girò il mondo, raggiunse il rango di console e sposò un’inglese, figlia di un alto diplomatico britannico.

Furono anni fondamentali, in cui, occupandosi di politica internazionale in tempi turbolenti, gettò sempre sulle cose del mondo lo sguardo dell’uomo interessato al rapporto fra le potenze: proprio lo stesso con cui guarderà, molti anni dopo, la nuova meraviglia postbellica, i “dischi volanti”.

Un funzionario dello Stato, quindi, un borghese, un liberale che poi, come quasi tutti gli italiani, aderì al fascismo o almeno, per usare il titolo del romanzo di esordio di Alberto Moravia, fu un indifferente. Ma - come avrebbe detto Ettore Petrolini - fu anche l’uomo rovinato dalla guera. Probabilmente le cose gli sarebbero andate bene se, dopo l’armistizio fra gli alleati e il governo italiano, non avesse proseguito la sua carriera come rappresentante della Repubblica sociale presso un governo fantoccio dei nazisti, quello slovacco. Ai primi del 1945 riuscì a riparare in Italia, e andò a vivere a Roma, in un bel palazzotto del quartiere Parioli, in via Ruggero Fauro: una casa che diventerà uno dei luoghi di nascita dell’ufologia italiana. Epurato dai ranghi diplomatici, finì a fare l’impiegato per due ditte di acque minerali.

Poi arrivò la sua seconda vita, quella ufologica. Gli fu fatale il clima di eccitazione collettiva che si viveva a Roma nell’autunno del 1954, frutto di una grande ondata di avvistamenti di “dischi volanti”. Il 30 ottobre, e poi il 6 novembre, l’attenzione di Perego fu attratta da una serie di punti luminosi che, nella seconda occasione, gli sembrarono disegnare nel cielo una formazione a croce proprio sul Vaticano. L’impressione fu enorme. Prese a scrivere a capi militari e politici; le risposte erano, inutile dirlo, distaccate, di cortesia, o benevolmente accondiscendenti.

Dapprima pensò che fossero velivoli sovietici a propulsione nucleare, ma cambiò presto idea. Nel 1956 era già in rapporti con il contattista UFO George Adamski e si preparava ad annunciare pubblicamente l’esito delle sue analisi. Ai primi del 1957 ruppe gli indugi e rese nota la nascita di un gruppo da lui presieduto. Aveva un nome che suonava fascinoso: CISAER, quasi-acronimo di “Centro Italiano Studi Aviazione Elettromagnetica”. I dischi volanti (che a quel punto aveva già visto 64 volte, senza dimenticare il contatto telepatico con l’alieno Astor) erano ricognitori extraterrestri, propulsi a energia elettromagnetica (come sosteneva Adamski) e la loro presenza nei cieli aveva fini politici. Si trattava di ammonire i capi delle grandi potenze con sabotaggi, blackout, fenomeni celesti di vario genere, a non usare le armi nucleari in un’eventuale guerra mondiale, perché la cosa, oltre a distruggere la Terra, avrebbe turbato anche l’equilibrio cosmico: una missione salvifica e di avvertimento, dunque, destinata da fratelli maggiori a un’umanità rozza e guerriera.

Fra il 1957 e il 1970 Perego pubblicò quattro libri, oggi ricercatissimi dai bibliofili, fra cui il grosso tomo del 1963 L’aviazione di altri pianeti opera fra noi. Sono tutti più o meno simili, centoni di notizie di stampa su avvistamenti UFO e altri episodi “misteriosi” uniti da un filo rosso: per quanto minacciato dalla distruzione atomica, il mondo può stare tranquillo. Gli extraterrestri ci sorvegliano, tra l’imbarazzo dei governi, e ci faranno da papà buoni e amorevoli.

Perego leggeva in quest’ottica qualsiasi cosa rilevante (e, a volte, anche meno rilevante...) accadesse nel mondo dal punto di vista politico e militare. Però credeva un po’ a tutto, e nelle pagine dei suoi libri fanno capolino le foto false di dischi vari che gli procuravano gli esponenti di Amicizia, un gruppo di occultisti e spiritisti convertiti agli UFO. Sembra che Perego li guardasse con un certo timore. Per il resto, vi si trova un po’ di religione (quella cattolica, inutile dirlo), di archeologia spaziale e di teosofia, ma senza alcun pregio letterario.

Non è chiaro grazie a quale procedimento, ma quando aveva compiuto già 60 anni ottenne il reintegro tra i funzionari della Farnesina e fino al pensionamento fu inviato come console a Belo Horizonte, in Brasile. La cosa ebbe due conseguenze. Da un lato gli permise d’immergersi nel clima folle dell’ufologia brasiliana (a quel tempo, un vero paradiso per i fan del genere); dall’altro, gli fece perdere il controllo della sua precaria creatura, il CISAER, che presto si sfaldò. Fu così superato da altri appassionati più ambiziosi e adeguati ai tempi. Tuttavia, proprio da Perego questi nuovi ufologi ripresero il nome ottimistico di “Centro” che poi assunsero due altre associazioni italiane, il CUN e il CISU.

Da Perego deriva anche l’idea, durata per decenni fra gli appassionati nostrani, che un’associazione di ufologi potesse raccogliere tutti gli interessati, idea che ha prodotto litigi surreali, scomuniche e microscissioni fra gruppi già assai esigui.

Perego rientrò in Italia con la pensione, nel 1968, forse pensando di poter riprendere il suo posto nel mini-pantheon degli ufologi nostrani. Ma ormai era superato. Pubblicò ancora un libro nel 1970, e affidò le sue idee a Cielo e Terra, bollettino diretto fino al 1976 da Giuseppe Lazzari, un suo associato romano. Lì si può leggere, per esempio, di una grande ondata di avvistamenti UFO sulla Jugoslavia, suscitata da palloni sonda e per ricerche scientifiche, ma interpretata come l’ennesima azione di sorveglianza aliena su un paese ai confini fra il blocco sovietico e quello occidentale.

Persa ogni influenza sul microcosmo UFO, Alberto Perego si ritirò dalle scene e morì a Roma il 18 aprile 1981. Ma non è stato dimenticato: in anni recenti, alcuni gruppetti di appassionati hanno dato vita a una specie di culto nei suoi confronti, considerato il pioniere di quella che nel loro gergo è l’esopolitica, cioè la riflessione sugli effetti del rapporto fra umani ed extraterrestri sui sistemi sociali e di governo, una componente centrale della mitologia UFO.

Di tutto ciò lo stesso Perego, anche se venerato, è vittima. Studiarlo e spiegarlo significa collocarlo nel contesto del periodo in cui fu attivo, ricercarne le fonti disperse, leggerlo nella sua prosa non esaltante, capire ciò che voleva intendere. Diversamente, lo si trasforma in un fantoccio sbiadito, buono solo per le credenze neoreligiose di chi anima oggi il panorama ufologico.
SOFIA LINCOS è laureata in fisica ed è caporedattore di QueryOnLine. Professionalmente si occupa di giochi logici.
GIUSEPPE STILO si interessa di pseudoscienze privilegiando il metodo storico. Insieme a Sofia Lincos è coautore di alcune rubriche su QueryOnLine e sul sito web del CICAP.
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