Innanzitutto mi volevo complimentare per l'utilità e lo speIsore delle vostre iniziative. Purtroppo, nonostante la si insegni nelle scuole, la cultura scientifica non sembra essere ancora patrimonio di tutti quindi iniziative come le vostre e forse ancora di più quelle che possono raggiungere il grande pubblico (alludo alle trasmissioni di Angela) sono non solo utili ma necessarie.
Volevo con questa email porle una domanda provocatoria. Il CICAP si interessa del paranormale in molte forme fino a quelle che sfiorano il credo religioso, come la liquefazione del sangue di S.Gennaro, e tenta di instillare lo spirito scettico come strumento di conoscenza e difesa nei confronti di ciarlatani quali medium e compagnia bella. perché allora non spingersi ancora oltre e parlare di religione?
Molti aspetti della religione devono intendersi de facto paranormali, sia quelli più manifesti: miracoli, guarigioni etc. ma anche quelli che fanno parte del credo vero e proprio ad esempio per i cristiani cattolici la transustanziazione. Per non parlare poi, sempre più provocatoriamente, che sotto molti aspetti la religione e i suoi ministri si comportano da imbonitori più o meno come i medium, parlando di cose non scientificamente dimostrabili e non suscettibili di prova.
Dove sta quindi la differenza tra paranormale e religione, tra i medium e i cartomanti e coloro che ci parlano di inferno e paradiso? La differenza sta solo (e non sempre) nelle intenzioni? perché coloro che credono nel potere di oggetti come cornetti o amuleti porta fortuna sono persone che si illudono e coloro che credono che dell'acqua sparsa sul capo di un neonato lo mondi dal peccato originale sono degni di stima? Mi rendo conto che l'aspetto della religione che ho affrontato è quello esteriore dei simboli e non quello più profondo, ma non è forse così che vivono la religiosità la maggior parte delle persone?
Ringrazio per l'attenzione e porgo distinti saluti,
Claudio Andreatta
Risponde Silvano Fuso:
Il problema da Lei sollevato è stato più volte affrontato all'interno del CICAP. La differenza tra paranormale e religione a noi appare abbastanza evidente. Rientra nel paranormale tutto ciò che può essere controllato sul piano empirico e quindi attraverso i metodi della scienza. Tutto ciò che invece è di dominio della metafisica rientra nel campo della religione ed esula, per definizione, da qualsiasi tipo di indagine scientifica.
Nessun credente sosterebbe che durante la transustanziazione l'ostia e il vino consacrati assumano una composizione chimica uguale a quella della carne umana e del sangue rispettivamente. Quindi non avrebbe senso cercare di confutare questo dogma sul piano scientifico attraverso un'analisi di laboratorio. Analogamente nessun credente sostiene che il rito del battesimo migliori la buona sorte del neonato o cose del genere. Al contrario chi sostiene che un amuleto o un rito scaramantico migliorino la qualità della vita si espone alla possibilità di un controllo, magari di tipo statistico.
I riti religiosi hanno un profondo significato simbolico per i credenti e, anche se per un non credente possono apparire privi di senso, non possono in ogni caso essere sottoposti a controlli empirici. Sono cose puramente soggettive in cui ognuno è libero di credere o di non credere.
Nel paranormale invece, se certe affermazioni fossero vere, chiunque dovrebbe avere la possibilità di verificarlo. È pur vero che, come lei afferma, molti fedeli interpretano in modo non simbolico certi riti e li considerano in modo non dissimile da quelli magici. Ma questo, a detta degli stessi esponenti del clero, è una degenerazione del vero spirito della religione.
Per ulteriori approfondimenti su questo tema, mi permetto di segnalare due miei articoli che può trovare il primo sul sito del CICAP e il secondo sul mio sito, oltre a una risposta dello stesso Polidoro su argomenti simili.
Due o tre cose sulla numerologia
Seguo da anni dibattiti e confronti sui vari temi affrontati dal CICAP e spesso ne discuto con il gruppo di amici visto il vivo interesse e l'attrazione che spesso discipline poco scientifiche, ma di sicuro impatto emotivo e od emozionale, come astrologia, cartomanzia e misteri esotirco-storici di vario tipo e riguardo vari fenomeni.
Ultimamente c'è un confronto con alcuni amici riguardo ad una disciplina che sinceramente conosco poco, e per la quale non sono in grado di dare pareri seppur modesti, ma quantomeno basati su una minima conoscenza.
Parlo della numerologia, una tecnica, a quanto mi è stato fatto capire, simile all'astrologia, ovvero in grado di dare una descrizione anche accurata delle caratteristiche e della personalità di un individuo, utilizzando i numeri e le loro combinazioni secondo determinati criteri come simboli o chiavi di lettura dei vari aspetti del carattere e della personalità.
Le volevo cortesemente chiedere se un tale argomento era già stato trattato dal CICAP, se poteva fornirmi dei link o comunque indirizzarmi verso qualche fonte di confronto per questa disciplina, e se poteva darmi qualche informazione utile al riguardo.
Michele Garribba
Risponde Gian Marco Rinaldi:
Sì, sig. Garibba, come lei dice, c'è anche chi fa "oroscopi" che si basano non sul segno zodiacale ma su uno o più numeri ricavati dal nome della persona. Questa pratica è molto meno popolare dell'astrologia e, se possibile, ancora più assurda.
Come viene abbinato un numero a un nome? Solitamente nel modo più banale, associando a ogni lettera del nome e del cognome il numero della corrispondente posizione nell'ordine alfabetico (quindi A=1, B=2 ecc) e facendo la somma. Nel suo caso, per "Michele Garribba" il totale sarà 105. Per semplificare, questo totale viene poi ridotto a un numero compreso fra uno e nove sommandone le cifre, più volte se occorre. Quindi il 105 si riduce a 6. Questo è il numero principale che determina il suo carattere e il suo destino, e lei potrà dire di essere un "6" così come direbbe di essere un "capricorno" o uno "scorpione".
Non c'è alcun motivo perché lei debba sentirsi associato al 105 o al 6. Lei ha quel nome ma potrebbe averne un altro senza per questo essere una persona diversa. Ma secondo i numerologi i suoi genitori, quando lei nacque, potevano determinare il suo destino con la scelta del nome. Inoltre l'ordine alfabetico non ha niente di assoluto ed è stabilito con una convenzione del tutto arbitraria. Il numero 105 si trova con l'alfabeto italiano di 21 lettere, ma ormai è in uso anche da noi l'alfabeto internazionale (inglese) di 26 lettere, e allora il suo numero diventerebbe 113 che si riduce a 5. Se poi lei un giorno emigrasse in America e assumesse il nome Michael, il numero diventerebbe 108 che si riduce a 9. Come è facile cambiare il proprio destino! Gli alfabeti delle lingue europee moderne derivano da quello latino ma hanno subìto nel tempo variazioni, in particolare con l'aggiunta di nuove lettere (che per esempio sono arrivate fino a 34 in cèco e ungherese). I latini avevano preso l'alfabeto dai greci e questi dai fenici, e risalendo si arriva a un ignoto precursore che redasse il primo ordine alfabetico in una antica lingua sumerica. Quell'uomo non sapeva che stava influenzando il destino di mezza umanità per millenni a venire! E si potrebbe continuare con i paradossi.
Per introdurre un po' di varietà e non schematizzare in soli nove tipi, i numerologi possono usare altri numeri accessori. Per esempio, sommano le sole vocali o le sole consonanti, oppure solo per il nome o solo per il cognome. Possono anche ottenere altri tre numeri dalla data di nascita sommando rispettivamente le cifre di giorno, mese e anno.
Naturalmente non c'è alcuna logica per cui un dato numero debba essere associato a un particolare oroscopo. Anche così, non è improbabile che il cliente di un numerologo (se è un buon cliente) possa essere soddisfatto del responso e si convinca che la numerologia funziona. Esattamente come funziona l'astrologia. Infatti, i responsi sono formulati in modo da essere generici e tali che chiunque vi si possa in qualche misura riconoscere. Per verificare se la numerologia funziona davvero, bisognerebbe condurre esperimenti "in cieco" con gruppi di persone (sostanzialmente, e con le opportune precauzioni, ogni persona esamina una serie di oroscopi, tutti anonimi, e deve selezionare quello relativo al proprio nome). Non sembra che i numerologi siano desiderosi di mettersi alla prova con simili esperimenti.
Se questo è il misero quadro della pratica corrente della numerologia, in altre epoche la disciplina ebbe maggior gloria. Lo scopo principale non era allora quello di stilare oroscopi personali, ma si allargava a teorizzazioni in un certo senso filosofiche o religiose. Per esempio, l'uso di associare un numero a una parola era comune presso i cabalisti, quei teologi della religione ebraica che se ne servivano per cercare significati nascosti nei testi della Bibbia. Sul finire del medioevo, ci furono anche cabalisti cristiani. Nell'alfabeto ebraico (come anche in quello greco) tutte le lettere avevano anche il significato di numeri. Le prime nove lettere erano per le unità, poi c'erano lettere per le decine e le centinaia. Quindi facendo la somma delle lettere per una parola si potevano anche totalizzare numeri piuttosto grandi. È così che l'autore dell'Apocalisse poteva dire di una certa "bestia" che il suo nome aveva il valore numerico 666 (o 616, secondo altre letture del testo greco).
In un quadro più generale, se consideriamo la numerologia come lo studio dei numeri al di là del loro semplice valore, appunto, "numerico", cioè con l'attribuzione di significati simbolici o metafisici, allora la disciplina è stata nel corso della storia una componente rilevante della cultura, a partire dai pitagorici e da Platone fino a Keplero. La mistica dei numeri (e delle figure geometriche) fu coltivata da molti autori e fra di loro ce ne furono anche alcuni che diedero reali contributi al formarsi della matematica come scienza moderna. Quindi la numerologia fu utile e servì da palestra, in una fase primitiva, per lo sviluppo della matematica, così come si può dire per l'astrologia e l'alchimia rispetto all'astronomia e alla chimica moderne.
Nell'Italia del Rinascimento, in particolare, tutte queste discipline che oggi sono scomparse o relegate a una sottocultura, come alchimia, astrologia, cabala e numerologia, rientravano di diritto nella cultura "alta". Fu quello il loro ultimo periodo di splendore. Fra le molte opere che vennero scritte, si distingue, nel campo della metafisica dei numeri, un grosso volume (circa 700 pagine nella versione finale) che il bergamasco Pietro Bongo pubblicò in successive edizioni sul finire del Cinquecento con titoli come Mysticae Numerorum Significationis Liber o Numerorum Misterya. Mi è capitato di vedere, sul catalogo di una libreria antiquaria, un esemplare del 1599 in vendita per 4000 euro. Non si può dire che la numerologia sia priva di valore...
Il metodo Bates
Ho sentito più volte parlare di un certo William H. Bates, un oculista di New York vissuto tra l'ottocento e il novecento. Questo tale si dice che abbia inventato un metodo, "metodo Bates", grazie al quale sarebbe possibile recuperare le piene capacità visive senza usare i tradizionali occhiali. Premetto che non ho nessun problema di vista, la mia è solo curiosità. Quanto c'è di vero in questo metodo?
Marco Ciarapica
Risponde Andrea Ferrero:
Il metodo Bates nacque nel 1920, e già nel 1952 veniva stroncato da Martin Gardner nel capitolo 19 del suo celebre Nel nome della scienza (Fads and Fallacies in the Name of Science). All'epoca aveva conquistato personalità come Aldous Huxley e A. E. Van Vogt e veniva insegnato da diverse organizzazioni, poi cadde un po' in disgrazia per ritornare in vigore alla fine del XX secolo, nel generale rifiorire delle medicine alternative.
Tralasciando le venature mistiche, i postulati chiave del metodo Bates, entrambi incompatibili con le attuali conoscenze anatomiche, sono due:
Di conseguenza sarebbe possibile curare, con esercizi opportuni, non soltanto i difetti di coordinamento nell'occhio (come nell'ortottica scientifica), ma tutti i difetti della vista: miopia, ipermetropia, presbiopia (che secondo Bates non avrebbe niente a che vedere con la vecchiaia), astigmatismo, e perfino cataratta, infezioni dell'occhio, degenerazione maculare e glaucoma.
Suppongo che una parte del successo del metodo Bates sia dovuta al fatto che nelle prime visite viene presentato come un suo risultato il beneficio (effettivo) che chi porta gli occhiali per tutto il giorno prova dopo esserli tolti e aver rilassato gli occhi per una mezz'ora, specialmente se la correzione delle lenti è eccessiva; inoltre certi esercizi da loro consigliati possono essere utili quando si legge o quando si lavora al monitor, mentre altri sono fin troppo ovvi (non passare troppo tempo davanti ai libri o alla TV).
Alcuni istituti propongono dei corsi di metodo Bates a pagamento che sfruttano un po' questi meccanismi e un po' l'autosuggestione, come i corsi di pirobazia.
Disgraziatamente, in 86 anni i seguaci del metodo Bates non hanno ancora trovato il tempo per dimostrare sperimentalmente le loro affermazioni...
Un fiocco di lana
Desidero raccontare un fatto che mi è successo almeno cinque anni fa ed al quale non ho attribuito molta importanza ma che ancora mi incuriosisce. Come premessa devo dire che sono una donna matura laureata in Scieze Naturali di formazione cartesiana non religiosa con una luga esperienza di ricerca scientifica.
Allora una mattina entro nel mio salotto e come d'abitudine mi guardo in giro per vedere se c'era qualcosa da fare. Ai piedi della poltrona usata abitualmente da mio marito vedo un mucchietto di sostanza lanuginosa di colore grigiastro inodore. Lo raccatto, lo osservo, sollevo la poltrona, il tappeto, esamino accuratamente ogni fonte possibile di tale materiale, nulla tutto normale, prendo questo gomitolo anche poco consistente di simile lana caprina non filata lo porto sul balcone e cerco di dargli fuoco per sentire l'odore caratteristico della lana bruciata. Nulla la cosa non bruciava, dopo vari tentativi preso il tutto con buon umore ed alzata di spalle ho buttato tutto nella spazzatura.
Nei tempi successivi mio marito si è ammalato, è morto, io ho avuto una serie di contrattempi molto difficili e pesanti. Posso interpretare in qualche modo tale rinvenimento, premesso che non credo ai fantasmi o al diavolo, però se qualcuno leggendo questa storiella mi dirà qualcosa in proposito gli sarei grata.
Silvia
Risponde Silvano Fuso:
Se fossi in Lei non attribuirei alcun significato all'insolito ritrovamento. Sicuramente non esiste alcuna correlazione tra il ritrovamento del "fiocco di lana" e le successive vicende dolorose da Lei vissute.
Inoltre il ritrovamento non mi sembra neppure tanto insolito. Nelle case è comunissima la formazione di questi fiocchi che derivano dalla disgregazione di tessuti e sostanze varie. I tessuti che più comunemente generano questi fiocchi sono proprio quelli di lana, ma la prova di combustione da Lei fatta, in questo caso, lo esclude. Probabilmente il fiocco da Lei ritrovato proveniva dalla disgregazione di qualche altro tessuto sintetico resistente alla combustione.
Quindi a mio parere non vi è nulla di strano in quello che Le è accaduto. Lei ha comprensibilmente notato l'evento semplicemente perchè lo ha messo in relazione con quello che purtroppo Le è accaduto dopo. è tipico della nostra mente stabilire simili correlazioni, spesso del tutto arbitrarie (le superstizioni hanno tutte questo tipo di origine). Se non fosse accaduto niente Lei avrebbe, con ogni probabilità, dimenticato lo strano fiocco.
Esistono gli ufo?
Vi racconto un fatto accadutomi qualche anno fa: ero su una strada di grande percorrenza in provincia di Napoli, quando ho notato un bagliore fisso e intenso quasi immobile nell'aria, questa "visione" è durata quasi un minuto, fino a quando mi sono accorto che... si trattava di un aereo in fase di atterraggio frontale (l'aeroporto era alle mie spalle).
Peccato però che, per osservare quello che credevo un ufo, sono andato fuori strada con l'auto. Quindi non so se esistano gli ufo ma so che sono comunque pericolosi!
Oreste Gambocci
Volevo con questa email porle una domanda provocatoria. Il CICAP si interessa del paranormale in molte forme fino a quelle che sfiorano il credo religioso, come la liquefazione del sangue di S.Gennaro, e tenta di instillare lo spirito scettico come strumento di conoscenza e difesa nei confronti di ciarlatani quali medium e compagnia bella. perché allora non spingersi ancora oltre e parlare di religione?
Molti aspetti della religione devono intendersi de facto paranormali, sia quelli più manifesti: miracoli, guarigioni etc. ma anche quelli che fanno parte del credo vero e proprio ad esempio per i cristiani cattolici la transustanziazione. Per non parlare poi, sempre più provocatoriamente, che sotto molti aspetti la religione e i suoi ministri si comportano da imbonitori più o meno come i medium, parlando di cose non scientificamente dimostrabili e non suscettibili di prova.
Dove sta quindi la differenza tra paranormale e religione, tra i medium e i cartomanti e coloro che ci parlano di inferno e paradiso? La differenza sta solo (e non sempre) nelle intenzioni? perché coloro che credono nel potere di oggetti come cornetti o amuleti porta fortuna sono persone che si illudono e coloro che credono che dell'acqua sparsa sul capo di un neonato lo mondi dal peccato originale sono degni di stima? Mi rendo conto che l'aspetto della religione che ho affrontato è quello esteriore dei simboli e non quello più profondo, ma non è forse così che vivono la religiosità la maggior parte delle persone?
Ringrazio per l'attenzione e porgo distinti saluti,
Claudio Andreatta
Risponde Silvano Fuso:
Il problema da Lei sollevato è stato più volte affrontato all'interno del CICAP. La differenza tra paranormale e religione a noi appare abbastanza evidente. Rientra nel paranormale tutto ciò che può essere controllato sul piano empirico e quindi attraverso i metodi della scienza. Tutto ciò che invece è di dominio della metafisica rientra nel campo della religione ed esula, per definizione, da qualsiasi tipo di indagine scientifica.
Nessun credente sosterebbe che durante la transustanziazione l'ostia e il vino consacrati assumano una composizione chimica uguale a quella della carne umana e del sangue rispettivamente. Quindi non avrebbe senso cercare di confutare questo dogma sul piano scientifico attraverso un'analisi di laboratorio. Analogamente nessun credente sostiene che il rito del battesimo migliori la buona sorte del neonato o cose del genere. Al contrario chi sostiene che un amuleto o un rito scaramantico migliorino la qualità della vita si espone alla possibilità di un controllo, magari di tipo statistico.
I riti religiosi hanno un profondo significato simbolico per i credenti e, anche se per un non credente possono apparire privi di senso, non possono in ogni caso essere sottoposti a controlli empirici. Sono cose puramente soggettive in cui ognuno è libero di credere o di non credere.
Nel paranormale invece, se certe affermazioni fossero vere, chiunque dovrebbe avere la possibilità di verificarlo. È pur vero che, come lei afferma, molti fedeli interpretano in modo non simbolico certi riti e li considerano in modo non dissimile da quelli magici. Ma questo, a detta degli stessi esponenti del clero, è una degenerazione del vero spirito della religione.
Per ulteriori approfondimenti su questo tema, mi permetto di segnalare due miei articoli che può trovare il primo sul sito del CICAP e il secondo sul mio sito, oltre a una risposta dello stesso Polidoro su argomenti simili.
Due o tre cose sulla numerologia
Seguo da anni dibattiti e confronti sui vari temi affrontati dal CICAP e spesso ne discuto con il gruppo di amici visto il vivo interesse e l'attrazione che spesso discipline poco scientifiche, ma di sicuro impatto emotivo e od emozionale, come astrologia, cartomanzia e misteri esotirco-storici di vario tipo e riguardo vari fenomeni.
Ultimamente c'è un confronto con alcuni amici riguardo ad una disciplina che sinceramente conosco poco, e per la quale non sono in grado di dare pareri seppur modesti, ma quantomeno basati su una minima conoscenza.
Parlo della numerologia, una tecnica, a quanto mi è stato fatto capire, simile all'astrologia, ovvero in grado di dare una descrizione anche accurata delle caratteristiche e della personalità di un individuo, utilizzando i numeri e le loro combinazioni secondo determinati criteri come simboli o chiavi di lettura dei vari aspetti del carattere e della personalità.
Le volevo cortesemente chiedere se un tale argomento era già stato trattato dal CICAP, se poteva fornirmi dei link o comunque indirizzarmi verso qualche fonte di confronto per questa disciplina, e se poteva darmi qualche informazione utile al riguardo.
Michele Garribba
Risponde Gian Marco Rinaldi:
Sì, sig. Garibba, come lei dice, c'è anche chi fa "oroscopi" che si basano non sul segno zodiacale ma su uno o più numeri ricavati dal nome della persona. Questa pratica è molto meno popolare dell'astrologia e, se possibile, ancora più assurda.
Come viene abbinato un numero a un nome? Solitamente nel modo più banale, associando a ogni lettera del nome e del cognome il numero della corrispondente posizione nell'ordine alfabetico (quindi A=1, B=2 ecc) e facendo la somma. Nel suo caso, per "Michele Garribba" il totale sarà 105. Per semplificare, questo totale viene poi ridotto a un numero compreso fra uno e nove sommandone le cifre, più volte se occorre. Quindi il 105 si riduce a 6. Questo è il numero principale che determina il suo carattere e il suo destino, e lei potrà dire di essere un "6" così come direbbe di essere un "capricorno" o uno "scorpione".
Non c'è alcun motivo perché lei debba sentirsi associato al 105 o al 6. Lei ha quel nome ma potrebbe averne un altro senza per questo essere una persona diversa. Ma secondo i numerologi i suoi genitori, quando lei nacque, potevano determinare il suo destino con la scelta del nome. Inoltre l'ordine alfabetico non ha niente di assoluto ed è stabilito con una convenzione del tutto arbitraria. Il numero 105 si trova con l'alfabeto italiano di 21 lettere, ma ormai è in uso anche da noi l'alfabeto internazionale (inglese) di 26 lettere, e allora il suo numero diventerebbe 113 che si riduce a 5. Se poi lei un giorno emigrasse in America e assumesse il nome Michael, il numero diventerebbe 108 che si riduce a 9. Come è facile cambiare il proprio destino! Gli alfabeti delle lingue europee moderne derivano da quello latino ma hanno subìto nel tempo variazioni, in particolare con l'aggiunta di nuove lettere (che per esempio sono arrivate fino a 34 in cèco e ungherese). I latini avevano preso l'alfabeto dai greci e questi dai fenici, e risalendo si arriva a un ignoto precursore che redasse il primo ordine alfabetico in una antica lingua sumerica. Quell'uomo non sapeva che stava influenzando il destino di mezza umanità per millenni a venire! E si potrebbe continuare con i paradossi.
Per introdurre un po' di varietà e non schematizzare in soli nove tipi, i numerologi possono usare altri numeri accessori. Per esempio, sommano le sole vocali o le sole consonanti, oppure solo per il nome o solo per il cognome. Possono anche ottenere altri tre numeri dalla data di nascita sommando rispettivamente le cifre di giorno, mese e anno.
Naturalmente non c'è alcuna logica per cui un dato numero debba essere associato a un particolare oroscopo. Anche così, non è improbabile che il cliente di un numerologo (se è un buon cliente) possa essere soddisfatto del responso e si convinca che la numerologia funziona. Esattamente come funziona l'astrologia. Infatti, i responsi sono formulati in modo da essere generici e tali che chiunque vi si possa in qualche misura riconoscere. Per verificare se la numerologia funziona davvero, bisognerebbe condurre esperimenti "in cieco" con gruppi di persone (sostanzialmente, e con le opportune precauzioni, ogni persona esamina una serie di oroscopi, tutti anonimi, e deve selezionare quello relativo al proprio nome). Non sembra che i numerologi siano desiderosi di mettersi alla prova con simili esperimenti.
Se questo è il misero quadro della pratica corrente della numerologia, in altre epoche la disciplina ebbe maggior gloria. Lo scopo principale non era allora quello di stilare oroscopi personali, ma si allargava a teorizzazioni in un certo senso filosofiche o religiose. Per esempio, l'uso di associare un numero a una parola era comune presso i cabalisti, quei teologi della religione ebraica che se ne servivano per cercare significati nascosti nei testi della Bibbia. Sul finire del medioevo, ci furono anche cabalisti cristiani. Nell'alfabeto ebraico (come anche in quello greco) tutte le lettere avevano anche il significato di numeri. Le prime nove lettere erano per le unità, poi c'erano lettere per le decine e le centinaia. Quindi facendo la somma delle lettere per una parola si potevano anche totalizzare numeri piuttosto grandi. È così che l'autore dell'Apocalisse poteva dire di una certa "bestia" che il suo nome aveva il valore numerico 666 (o 616, secondo altre letture del testo greco).
In un quadro più generale, se consideriamo la numerologia come lo studio dei numeri al di là del loro semplice valore, appunto, "numerico", cioè con l'attribuzione di significati simbolici o metafisici, allora la disciplina è stata nel corso della storia una componente rilevante della cultura, a partire dai pitagorici e da Platone fino a Keplero. La mistica dei numeri (e delle figure geometriche) fu coltivata da molti autori e fra di loro ce ne furono anche alcuni che diedero reali contributi al formarsi della matematica come scienza moderna. Quindi la numerologia fu utile e servì da palestra, in una fase primitiva, per lo sviluppo della matematica, così come si può dire per l'astrologia e l'alchimia rispetto all'astronomia e alla chimica moderne.
Nell'Italia del Rinascimento, in particolare, tutte queste discipline che oggi sono scomparse o relegate a una sottocultura, come alchimia, astrologia, cabala e numerologia, rientravano di diritto nella cultura "alta". Fu quello il loro ultimo periodo di splendore. Fra le molte opere che vennero scritte, si distingue, nel campo della metafisica dei numeri, un grosso volume (circa 700 pagine nella versione finale) che il bergamasco Pietro Bongo pubblicò in successive edizioni sul finire del Cinquecento con titoli come Mysticae Numerorum Significationis Liber o Numerorum Misterya. Mi è capitato di vedere, sul catalogo di una libreria antiquaria, un esemplare del 1599 in vendita per 4000 euro. Non si può dire che la numerologia sia priva di valore...
Il metodo Bates
Ho sentito più volte parlare di un certo William H. Bates, un oculista di New York vissuto tra l'ottocento e il novecento. Questo tale si dice che abbia inventato un metodo, "metodo Bates", grazie al quale sarebbe possibile recuperare le piene capacità visive senza usare i tradizionali occhiali. Premetto che non ho nessun problema di vista, la mia è solo curiosità. Quanto c'è di vero in questo metodo?
Marco Ciarapica
Risponde Andrea Ferrero:
Il metodo Bates nacque nel 1920, e già nel 1952 veniva stroncato da Martin Gardner nel capitolo 19 del suo celebre Nel nome della scienza (Fads and Fallacies in the Name of Science). All'epoca aveva conquistato personalità come Aldous Huxley e A. E. Van Vogt e veniva insegnato da diverse organizzazioni, poi cadde un po' in disgrazia per ritornare in vigore alla fine del XX secolo, nel generale rifiorire delle medicine alternative.
Tralasciando le venature mistiche, i postulati chiave del metodo Bates, entrambi incompatibili con le attuali conoscenze anatomiche, sono due:
- nell'occhio umano la messa a fuoco avverrebbe attraverso muscoli extra-oculari anziché attraverso il muscolo ciliare, interno all'occhio.
- i difetti di vista sarebbero causati non da difetti nella forma o nella struttura dell'occhio, ma da un'errata azione dei muscoli extra-oculari (inesistenti) che regolano la messa a fuoco (la cosiddetta "teoria dell'accomodazione").
Di conseguenza sarebbe possibile curare, con esercizi opportuni, non soltanto i difetti di coordinamento nell'occhio (come nell'ortottica scientifica), ma tutti i difetti della vista: miopia, ipermetropia, presbiopia (che secondo Bates non avrebbe niente a che vedere con la vecchiaia), astigmatismo, e perfino cataratta, infezioni dell'occhio, degenerazione maculare e glaucoma.
Suppongo che una parte del successo del metodo Bates sia dovuta al fatto che nelle prime visite viene presentato come un suo risultato il beneficio (effettivo) che chi porta gli occhiali per tutto il giorno prova dopo esserli tolti e aver rilassato gli occhi per una mezz'ora, specialmente se la correzione delle lenti è eccessiva; inoltre certi esercizi da loro consigliati possono essere utili quando si legge o quando si lavora al monitor, mentre altri sono fin troppo ovvi (non passare troppo tempo davanti ai libri o alla TV).
Alcuni istituti propongono dei corsi di metodo Bates a pagamento che sfruttano un po' questi meccanismi e un po' l'autosuggestione, come i corsi di pirobazia.
Disgraziatamente, in 86 anni i seguaci del metodo Bates non hanno ancora trovato il tempo per dimostrare sperimentalmente le loro affermazioni...
Un fiocco di lana
Desidero raccontare un fatto che mi è successo almeno cinque anni fa ed al quale non ho attribuito molta importanza ma che ancora mi incuriosisce. Come premessa devo dire che sono una donna matura laureata in Scieze Naturali di formazione cartesiana non religiosa con una luga esperienza di ricerca scientifica.
Allora una mattina entro nel mio salotto e come d'abitudine mi guardo in giro per vedere se c'era qualcosa da fare. Ai piedi della poltrona usata abitualmente da mio marito vedo un mucchietto di sostanza lanuginosa di colore grigiastro inodore. Lo raccatto, lo osservo, sollevo la poltrona, il tappeto, esamino accuratamente ogni fonte possibile di tale materiale, nulla tutto normale, prendo questo gomitolo anche poco consistente di simile lana caprina non filata lo porto sul balcone e cerco di dargli fuoco per sentire l'odore caratteristico della lana bruciata. Nulla la cosa non bruciava, dopo vari tentativi preso il tutto con buon umore ed alzata di spalle ho buttato tutto nella spazzatura.
Nei tempi successivi mio marito si è ammalato, è morto, io ho avuto una serie di contrattempi molto difficili e pesanti. Posso interpretare in qualche modo tale rinvenimento, premesso che non credo ai fantasmi o al diavolo, però se qualcuno leggendo questa storiella mi dirà qualcosa in proposito gli sarei grata.
Silvia
Risponde Silvano Fuso:
Se fossi in Lei non attribuirei alcun significato all'insolito ritrovamento. Sicuramente non esiste alcuna correlazione tra il ritrovamento del "fiocco di lana" e le successive vicende dolorose da Lei vissute.
Inoltre il ritrovamento non mi sembra neppure tanto insolito. Nelle case è comunissima la formazione di questi fiocchi che derivano dalla disgregazione di tessuti e sostanze varie. I tessuti che più comunemente generano questi fiocchi sono proprio quelli di lana, ma la prova di combustione da Lei fatta, in questo caso, lo esclude. Probabilmente il fiocco da Lei ritrovato proveniva dalla disgregazione di qualche altro tessuto sintetico resistente alla combustione.
Quindi a mio parere non vi è nulla di strano in quello che Le è accaduto. Lei ha comprensibilmente notato l'evento semplicemente perchè lo ha messo in relazione con quello che purtroppo Le è accaduto dopo. è tipico della nostra mente stabilire simili correlazioni, spesso del tutto arbitrarie (le superstizioni hanno tutte questo tipo di origine). Se non fosse accaduto niente Lei avrebbe, con ogni probabilità, dimenticato lo strano fiocco.
Esistono gli ufo?
Vi racconto un fatto accadutomi qualche anno fa: ero su una strada di grande percorrenza in provincia di Napoli, quando ho notato un bagliore fisso e intenso quasi immobile nell'aria, questa "visione" è durata quasi un minuto, fino a quando mi sono accorto che... si trattava di un aereo in fase di atterraggio frontale (l'aeroporto era alle mie spalle).
Peccato però che, per osservare quello che credevo un ufo, sono andato fuori strada con l'auto. Quindi non so se esistano gli ufo ma so che sono comunque pericolosi!
Oreste Gambocci