Svizzera. Cinque settori delle pratiche alternative alla medicina non saranno più coperti dal servizio sanitario di base. Questa la decisione del Consiglio Federale che ha stralciato medicina antroposofica, omeopatia, terapie neurali, fitoterapia e medicina tradizionale cinese dal catalogo delle prestazioni alle quali si ha diritto sulla base della legge federale per l'assicurazione malattia.
Vale la pena ricordare che in Svizzera l'assicurazione malattia è obbligatoria e offerta da compagnie private che sono obbligate ad assicurare chiunque (non solo i sani!) secondo un catalogo di prestazioni e cure di base stabiliti per legge.
Chi desidera altre coperture o comfort può stipulare polizze complementari che, però, sottostanno al diritto assicurativo.
Nel 1999 il catalogo delle prestazioni di base fu esteso per includere provvisoriamente anche alcune pratiche di "medicina alternativa", avviando al contempo un programma di ricerca, denominato PEK - Programm Evaluation Komplementärmedizin, da concludere nel 2005 e che doveva determinare se questi trattamenti rispondevano ai criteri di economicità, efficacia e adeguatezza voluti dalla legge.
La risposta è stata negativa. Soltanto alcuni farmaci fitoterapeutici soddisfano tali condizioni.
Da qui la conseguente decisione del Consiglio Federale, il quale ha voluto pure precisare che il criterio di economicità non è stato determinante nella decisione.
Bisogna comunque osservare che il PEK non è stato uno studio sperimentale, nel senso che non sono stati fatti esperimenti di somministrazione dei trattamenti e valutazione dei risultati, ma piuttosto una raccolta e analisi sistematica della letteratura disponibile a livello internazionale.
Per l'omeopatia, la fitoterapia e la medicina tradizionale cinese è inoltre stata effettuata una meta-analisi (revisione sistematica con valutazione statistica integrante) degli studi clinici con controllo placebo.
È anche da ricordare che alla ricerca hanno partecipato rappresentanti dei metodi complementari e della medicina convenzionale e il consenso sulla metodologia è stato in parte difficile da raggiungere.
Singolare il commento dell'Unione delle associazioni mediche svizzere di medicina complementare secondo la quale la decisione del Consiglio Federale "conduce ad una medicina a due velocità. Molte famiglie non potranno permettersi di pagare un'assicurazione complementare. Due terzi dei pazienti soffre di malattie croniche, per le quali le cure alternative sono più efficienti della medicina classica". O forse nient'affatto singolare se si considera che queste pratiche sono basate sulla fede e non sull'evidenza scientifica.
La lobby dei "medici complementari" non ha perso tempo, anzi giocando d'anticipo ha già raccolto le firme per un'iniziativa popolare dal titolo "Sì alla medicina complementare" ed è pronta per essere inoltrata alla Cancelleria Federale.
L'iniziativa vuole parificare dal punto di vista assicurativo le terapie della medicina alternativa alla medicina classica.
Insomma, imporre per legge quello che non si riesce a provare scientificamente. Peccato che la scienza non sia democratica e le pratiche alternative continuino a non funzionare anche se approvate per votazione.
Alex Stockar
Per saperne di più: www.swissinfo.org/sit/swissinfo.html