Ad ogni passo rischiano di cadere, di farsi male, di fermarsi. Ci deve essere sempre qualcuno a sorreggerle, metro dopo metro. Qualcuno che conosce la strada e sa dove si tocca e dove il terreno non è scivoloso.
Se le cose stanno davvero così, vorrei parlarvi delle persone che questo Convegno l'hanno accompagnato con entusiasmo fino alla fine, fino all'ultimo applauso, all'ultimo pacco di libri caricato sul furgone, all'ultimo ospite messo sul treno.
A pensarci bene mi sembra un controsenso: entusiasmo tra gli scettici. Un ossimoro, dai!
Eppure lavorare per un anno, passare un weekend da pazzi e fare tutto questo gratis, solo per dire al mondo: "io non ci credo"... Come è possibile?
Infatti non è così. C'è dell'altro, molto altro. Però vaglielo a spiegare alla casalinga di Voghera, al pubblico degli oroscopi e degli speciali TV sui misteri delle Piramidi.
Così ho deciso di ricordare cosa hanno fatto questi scettici entusiasti in quel weekend, per capire cosa vuol dire essere scettico e fare parte di un'associazione scettica come il CICAP.
Cominciamo.
Due passi nell'assurdo
Innanzitutto ho capito che essere scettici vuol dire mettere sempre in dubbio le proprie convinzioni.
Per esempio. Voi credete che il Convegno si tenga ad Abano, cioè in Veneto, e invece scendete dalla corriera e vi trovate a EuroDisney. Non ditemi che non l'avete pensato. Pieno shock culturale.
I viali pulitissimi, gli alberghi giganteschi, vagamente ospedalieri, qualche coppia di anziani con il cappellino da baseball. Sembra che da un momento all'altro debba spuntare Topolino.
Purtroppo Topolino non c'è, anche se davanti a un caffè vedo una tedesca che somiglia parecchio a Nonna Papera.
Il teatro dove si tiene il Convegno è tutto addobbato a CICAP, con i banchetti dei libri, le pile di Magia e una cassaforte misteriosa per aspiranti ESPers.
A guardarlo da fuori tutto in ordine, ma appena al di là del bancone vedo sguardi nervosi, mani che tremano, sudorazione eccessiva. Organizzatori appena al di qua di una crisi di nervi.
Così li lascio in pace e vado in sala. Si parla di leggende, storia impossibile e fattoidi. E i fattoidi non tardano a comparire in effetti, ma ne parleremo dopo.
Qui trovo un altro indizio per la mia ricerca: gli scettici sono innanzitutto grandi ascoltatori. Che si tratti delle bufale storiche che divertono il professor Feder e il suo pubblico o delle leggende moderne di cui parlano Montali, Arcuri e Brunvand, non si può dire che gli scettici non stiano a sentire. Niente di meglio di un Convegno per loro.
Il fatto è che quando ascoltano non spengono il cervello, non ci riescono. Perciò pensano a quello che si dice loro. Dote rara oggi, che ci beviamo ogni genere di bugia purché ce la dicano persone sufficientemente eleganti e sorridenti. Consentitemelo.
Brunvand dice che un indizio della presenza di una leggenda urbana è che la storia "è troppo bella per essere vera. Ogni elemento conduce alla inevitabile, pulita, fantastica conclusione: niente resta fuori".
Tipo una puntata della signora Fletcher per intenderci. Che anche lei se ci pensate bene deve essere in giro da un bel po', no? Come l'autostoppista fantasma.
Intanto fuori dalla sala incrocio due vere leggende.
Mitologia scettica
Bè, sì, anche gli scettici hanno i loro miti. Persone intelligenti, ingegnose, capaci di improvvisare al volo le magie più impensabili e di intuire cosa si nasconde nel cuore dei misteri più profondi. Bene, James Randi e Joe Nickell sono due di quei miti.
Randi, visto da vicino, non sembra il lugubre e cadaverico inquisitore che dipingono i sensitivi e i piegacucchiai di tutto il mondo. Piuttosto direi un personaggio di Tolkien, uno gnomo barbuto, dagli occhi astuti e divertiti. Un congressista gli chiede: "Mr Randi, come va la sua vacanza in Italia?" E lui: "Tutta la mia vita è una grande vacanza!"
Anche Nickell ha lo sguardo astuto, da detective. E infatti era un detective. Se devo trovare un aggettivo per descriverlo direi che è solido. Solo che questo tipo così solido, una volta ha preso su la famiglia e se ne è andato in Perù, a Nazca, a rifare le famose linee, per dimostrare che gli uomini possono farle eccome le famose linee. E senza l'aiuto dei dischi volanti.
Questi due giganti stanno parlando con Polidoro e Garlaschelli. Potremmo andare avanti un pezzo con il giochetto di chi assomiglia a chi, ma lasciamo perdere.
Garlaschelli ha sedotto con il suo sguardo da basilisco una delle bariste del teatro. La sventurata ha risposto e adesso si ritrova a recitare la parte della medium in una foto commemorativa, insieme a Massimo, Gigi e Randi.
Cosa si impara da tutto questo? Sì, certo, che bisogna stare alla larga da Garlaschelli quando fa quegli occhi lì. Ma a parte questo, cosa possiamo concludere? Che gli scettici sono qui anche per divertirsi. Il divertimento è una componente importantissima di quello che fanno. Non è mica una missione, via!
Certo, se aveste visto la tensione sul volto di Francesco Chiminello e Simone Capeleto durante i preparativi della serata su Galileo avreste potuto dubitare di quello che dico. Ma divertirsi non vuol dire fare le cose così come viene, anzi il contrario.
Infatti, quella sera è andato quasi tutto alla perfezione, anche grazie al carisma discreto e aristocratico di Angela, che è stato conduttore, divulgatore e perfino un po' regista.
E star indiscussa, senza dubbio più del povero Galileo. Quella sera, alla base dello scalone, una truppa di groupies settantenni faceva (letteralmente) a gomitate per entrare, nonostante un evidente tutto esaurito. Fioccavano originali giustificazioni: "Dovete farmi entrare: io lo guardo sempre!". Un'altra ragazza del '99, un po' più fantasiosa, cercava di corrompere gli addetti all'ingresso con la scusa che "mio nipote si è laureato nell'aula di Galileo". Cosa voleva dire? Boh.
Possiamo poi solo immaginare lo stato delle coronarie di Capeleto e Chiminello quando una parte del fondale di polistirolo, nella scena tratta dal Dialogo sui Massimi Sistemi, è crollata sotto gli occhi del pubblico. Un salvataggio in corner da parte degli attori, che neanche Zoff ai tempi belli, ha impedito a Francesco e Simone di scoprire cosa c'è alla fine del tunnel luminoso. Di certo d'ora in poi guarderanno al polistirolo con occhi diversi.
Interrogati in proposito, i due padovani negano e preferiscono ricordare le vicissitudini del trasporto del gigantesco "piano inclinato" utilizzato per gli esperimenti da Angela e dal prof. Bettini. A sentir loro è stata un'epopea da Sacra Rappresentazione, con tanto di pie donne e uomini giusti (cioè giusto un po' brilli) che li hanno aiutati lungo le stazioni della loro via crucis.
Se li conosci li eviti
È il momento che vi parli dei "fattoidi". No, non mi riferisco alla celebre definizione di Norman Mailer: parlo di quei congressisti che sembrano vittime di un brutto trip.
Un'altra caratteristica fondamentale del CICAP è quella di attirare la gente più inverosimile, come la luce attira strane bestiole notturne che ti fanno un po' pena e un po' senso e perciò non le schiacci (a meno che non sei Francesco Grassi, allora le metti nel microonde). Ora ve ne racconto qualcuna.
Fattoide A: il Tuttologo da combattimento
Sarà la vicinanza con Padova, sarà la conoscenza delle arti marziali, ma hanno finito per chiamarlo "il Monaco", "Shaolin" o, più appropriatamente, "l'Eccentrico di Abano". Lui si definisce con modestia "etologo", "neurobiologo", "l'unica persona seria qui dentro" e così via. Pare che in privato abbia riferito a qualcuno di aver inventato il teorema di Pitagora, e di avere in programma di partecipare al prossimo salone del libro di Torino con la sua ultima opera, I promessi sposi.
Interveniva a tutte le sessioni per trasformarle in show personali e facendo segnare livelli da record al fischiometro. Come cerbiatte accecate dai fari di un autotreno, le giovani hostess, vittime del suo folle fascino, finivano sempre per dargli il microfono. Sono quei momenti nei quali anche il più illuminato rivolge un pensiero meno che positivo alla legge Basaglia.
Fattoide B: le Scimmie Urlatrici
Si opponeva allo straripare del Fattoide A un signore pelato altrettanto straripante, vittima della diffusa sindrome che definisco "sordità auto inflitta tramite cuffie" o "sindrome da gita scolastica".
Trattasi di un grave difetto della memoria per cui taluni si dimenticano che se riescono a sentire la propria voce al di sopra della traduzione in cuffia significa che stanno urlando a squarciagola.
Il povero Fattoide B, in mezzo al silenzioso pubblico della sala di Abano, sembrava vittima della maledizione di Alex Drastico: "Spero che tu diventi muto, ma non per sempre. Che la voce ti torni in momenti sporadici nei quali tu spari delle cazzate immani!"
Fortunatamente, la sindrome ha un rapido decorso: termina di norma con la riconsegna delle cuffie, benché si sappia di casi più difficili, nei quali il paziente si è allontanato dal Convegno gridando al vicino "MA TU L'HAI CAPITO IL TRUCCO CON I NODI DI RAY HYMAN?"
Persone come l'urlatore pelato o i due anziani ribattezzati Sandra e Raimondo (per l'abitudine, dovuta al disturbo di cui sopra, di rendere tutti partecipi del loro ménage coniugale), meritano tutta la nostra simpatia. E un bavaglio.
Fattoide C: l'Orologiaio
A proposito di strane bestiole notturne, una menzione speciale va all'uomo dell'orologio, un buffo vecchietto che ha messo alla prova i nervi di San Paola De Gobbi pretendendo un ingresso solo sulla base della sua fama (Paola, quando capisci chi era dimmelo per favore). Ci sono voluti tre autografi di Ian Rowland per farla tornare a un normale stato di tensione congressuale.
Nonostante tutto questo, il primo giorno arriva alla fine. "E domani?", si chiedono ansiosi gli organizzatori, finalmente seduti a tavola. Domani quale sfiga irrisolvibile ci capiterà in testa?
Una giornata perfetta
La seconda giornata di congresso, invece, ci ha resi tutti orgogliosi di essere lì. È stata un successo da cima a fondo.
Si è partiti la mattina, parlando di indagare i misteri. Il che, come ricorda Joe Nickell, è esattamente quello che dovremmo fare noi scettici, piuttosto che essere scettici e basta. A Nickell dobbiamo anche una teoria sulle linee di Nazca, a mio parere molto più affascinante e suggestiva di quella degli antichi astronauti. Hey Joe! Bravo! Bis!
Polidoro, Tomatis e Garlaschelli hanno dimostrato cosa significa indagare in modo scettico, tra pallottole magiche, codici decriptati e reliquie di santi.
Un congressista domanda a Garlaschelli se il fatto di aver estratto la spada dalla roccia lo renda il legittimo re d'Inghilterra. Lui, a denti stretti, dice di no. È evidente che almeno un po' ci sperava. Essere defraudato da Carlo deve bruciargli parecchio.
Complimenti alla risposta che Nickell rivolge a chi gli dice che la scienza non può spiegare la Sindone. "La speranza non muore mai". Punto. Un'amara ma saggia conclusione.
Il pezzo forte della mattinata (e del congresso) è l'intervento di James Randi. Un intervento insieme esilarante, commovente, sorprendente e infine rivelatore. Un evento davvero raro e forse non ripetibile.La sua sfida da un milione di dollari è l'essenza stessa della sfida del mondo razionale a quello irrazionale dei guaritori, dei sensitivi, dei medium. E il modo in cui ne parla! Chi non ha sentito l'episodio dell'uomo invisibile e della sua valigia vuota deve farselo raccontare. Randi è capace di provare un infinito rispetto per quelli che chiama "gli innocenti" vittime di un autoinganno privo di malizia e sinceramente convinti di essere "speciali". Nessuna pietà invece per i truffatori, castigati e messi alla berlina.
Nessuna pietà nemmeno per i luoghi comuni: Randi rispedisce indietro con una risata le accuse di chi sostiene che la scienza ha paura di scoprire le "verità nascoste" del paranormale. Il cambiamento, dice, è nella natura stessa della scienza. Alla fine raccoglie una lunga, meritatissima, standing ovation.
Quando il fattoide A si alza e gli dà del buffone, anche il compassato Massimo Polidoro rischia di perdere il controllo e i fischi piovono addosso all'Eccentrico di Abano, un po' più forti del solito.
Capricorno: farete nuove conoscenze
Se avete avuto la pazienza di arrivare fino a qui, non vi sarà sfuggito il carattere sostanzialmente pratico dello scetticismo. Uno scettico non nega un fenomeno a priori, lo mette alla prova, lo verifica e spesso i suoi esperimenti sono tanto divertenti e emozionanti quanto il fenomeno stesso. Delle vere e proprie magie scientifiche.
Il mago supremo, il Doctor Strange di casa CICAP, è Silvano Fuso, si sa, ma ad Abano sono tanti gli apprendisti stregoni. Ci sono posters di molti gruppi regionali e di associazioni straniere. Ci sono gli studenti liceali delle associazioni ***, che invece di morire di noia davanti alla TV come tanti loro coetanei, inventano mostre scientifiche itineranti (sì, lo so, questa è retorica, ma quando ci vuole ci vuole). Ci sono i mitici cicappini cuneesi con il loro studio su lune e nascite che per volume e "peso specifico" rivaleggia con la Récherche proustiana.
Non volendo essere da meno, mi metto a fare l'imbonitore per l'Oroscopo fai-da-te del gruppo Piemonte. Il gradimento è alto dato che molti si riconoscono nella sequenza casuale di frasi e raccomandazioni elaborata dal computer.
Grazie alla presenza di Beatrice Mautino riesco a non fare troppi danni, se escludiamo l'imbarazzante incidente con le due scettiche belghe, incidente che non menzionerò in questa sede.
Gorilla nella nebbia
Si torna in sala. Il programma pomeridiano del Convegno sembrerebbe non poter competere con quello della mattina, ma gli organizzatori hanno fatto miracoli e così la giornata finisce in crescendo.
Della Sala, Wiseman, e French parlano dell'inganno, dell'autoinganno e degli scherzi che il nostro cervello ci combina. Come ho detto essere scettici significa mettere in dubbio per prime le proprie certezze, compresa la fiducia eccessiva che rivolgiamo alla nostra mente, per il solo fatto che è nostra e che ci sembra di conoscerla da un mucchio di tempo. Non vi sembra possibile? Avete per caso visto passare di qui un gorilla?
E poi Ray Hyman, che dimostra come il gioco delle tre carte non sia una piccola prova di abilità ma un'enorme, inevitabile fregatura. Andiamo, penso sulle prime, chi casca più in quei trucchetti! Poi, al mio ritorno, di fronte alla stazione di Torino vedo proprio un banchetto delle tre carte. In mezzo al folto pubblico di polli trovo un giovane carabiniere e la sua ragazza. Sant'Houdini! Che roba...
La sera dedicata alla vita e alle imprese di James Randi, comprese alcune fenomenali apparizioni TV, è oggetto di un assalto ancora più feroce della serata di Angela. Io sono lì, sullo scalone di ingresso a staccare i biglietti e frenare la folla. Per un attimo mi sento uno spartano alle Termopili, poi si aprono i cancelli, la folla mi travolge e non penso più a nulla. Va bene, va bene. Si fa tutto per la causa.
Mentre in regia Marco Morocutti e Francesco Grassi si destreggiano tra sigle e filmati infilati alla battua giusta, in sala, Randi replica il successo della mattina. Fuori, intanto, si comincia a tirare il fiato e qualcuno cerca di spiegare il trucco del quadrato magico di Richard Wiseman. Sono quelli del bancone delle cuffie, postazione assediata per tre giorni e mai catturata dalle soverchianti forze nemiche. Francesca, sua nipote Claudia, Elena e i due Claudio, lo hanno difeso come emuli di Davy Crockett e Jim Bowie. Ricordatevi degli eroi di Fort Abano!
La Cina è vicina
Arriva la mattina dell'ultimo giorno. Il traguardo finale è ormai vicino e finora la fragile creatura non è inciampata, non è caduta.
Ragazzi, quando Alejandro Borgo (ottimo!) dice che gli scettici devono guardare a se stessi e agire come figure positive, che affermano e non negano, non posso non pensare a voi e a tutti gli altri che con questo congresso hanno costruito qualcosa di importante. Quando Amardeo Sarma dice che le organizzazioni scettiche "si preoccupano del prossimo" mi viene in mente il CICAP e sono d'accordo con lui.
Lascio la sala pensieroso, mentre i traduttori stanno lottando corpo a corpo con l'inglese denso e contorto del rappresentante spagnolo. Messi alla prova dagli accenti più improbabili, sfruttati da prestigiatori irriguardosi, costretti a comunicare con i relatori tramite il pubblico in un esperimento di ambrangiolinismo di massa, anche i traduttori hanno portato sulle spalle il loro bel pezzo di congresso, quello che ci ha permesso per tre giorni di parlare la medesima lingua.
Sento di essere molto vicino all'illuminazione finale, così me ne vado fuori nella calma del mattino di Abano. Nel giardino del ristorante di fronte, sento arie liriche uscire dalla nebbia. Sono i cantanti che provano lo spettacolo di mezzogiorno. È un attimo di pace assoluta, unico dopo la confusione di quei tre giorni. Grazie anche a loro, per quel momento che mi hanno regalato.
Le medicine alternative, la sfida del prossimo anno per le associazioni scettiche, concludono il congresso. Si smonta il palco, si mettono gli ultimi ospiti sul treno e si stivano i libri negli scatoloni. Qualche lacrima scorre sulle copertine di quelle sole che neanche questa volta si è riusciti a fare fuori. Vabbè, sarà per la prossima volta. In Cina.
Garlaschelli apre la cassaforte misteriosa il cui contenuto, una lampada, nessuno ha saputo indovinare.
Ecco: la lampada, la luce nelle tenebre, la Seconda Fondazione di Asimov. Ho la sensazione che fare parte di questo evento, di questo gruppo significhi fare parte di quella luce.
Che dite: a questo punto l'avrà capito anche la casalinga di Voghera?
Luca Agosto
Ha 30 anni e fa parte del CICAP Piemonte. Due anni fa ha seguito il Corso per Indagatori del Paranormale, ma vi assicuriamo che era così anche prima.