Eccoci al tanto atteso secondo numero. Magia è nata solo pochi mesi fa e ha già raccolto un numero davvero sorprendente di lettori e di sostenitori. La prima edizione, infatti, ha superato le 500 copie in meno di un mese e abbiamo dovuto subito ristamparla. Ormai viaggiamo verso le 1000 copie vendute del primo numero e ogni settimana arrivano nuovi lettori. Confesso che tanta attenzione ci ha piacevolmente sorpresi, segno che qualcosa come Magia davvero mancava nel panorama italiano.
Come se non bastasse, il gruppo dei collaboratori della rivista si è notevolmente allargato, e già in questo numero potete vedere alcuni nuovi, grandi nomi, come quelli di Alfredo Castelli, il papà di Martin Mystère, o di Teller, per citarne solo due.
Una delle cose che mi hanno fatto più piacere è l’accoglienza riservata dal mondo magico internazionale a Magia. Era comprensibile che, prima di vederla, alcuni storcessero il naso, pensando magari che si trattasse dell’ennesimo tentativo di sfruttare l’interesse verso la magia per svelare qualche trucco al grosso pubblico.
Quando invece si è visto che Magia era davvero una rivista di qualità, rivolta ai prestigiatori, e dove i trucchi “svelati” sono più che altro un pretesto per scoprirne la storia o i meccanismi psicologici che li fanno funzionare, il consenso è stato pressoché unanime. Ecco giusto tre messaggi tra le decine arrivate:
«Che sorpresa!» mi scrive David Berglas. «Mi aspettavo il “normale” tipo di rivista magica, con qualche paginetta. Invece, hai creato un vero e proprio libro, sostanzioso e impressionante. Ti faccio le mie congratulazioni e spero sinceramente che la rivista abbia il successo che merita. Grazie per avermi incluso tra i collaboratori: sarò ben felice di continuare anche nei prossimi numeri».
«I miei più vivi complimenti per la magnifica pubblicazione che, senza dubbio, non ha precedenti in Italia» scrive lo storico Vinicio Raimondi, che da questo numero comincia la sua collaborazione con noi. «Quale autore e redattore ho sempre cercato di introdurre argomenti di carattere storico-culturale nei miei libri e/o articoli, data la carenza di tali elementi nelle riviste magiche nazionali. Ma erano gocce nel mare… Magia è invece un fiume in piena! Sono certo che questa nuova iniziativa spingerà molti prestigiatori italiani ad alzare lo sguardo oltre i banchi delle “fiere magiche”, facendo scoprire loro gli immensi orizzonti della storia e della cultura dell’arte magica».
«Magia è splendida!» ha scritto l’editore americano Stephen Minch, anche lui tra i nostri nuovi collaboratori. «Si vede che ci avete lavorato tanto quanto sarebbe servito per fare un libro. Ogni volta che la prendo in mano e la sfoglio mi regala un piacere fisico. Devi essere orgoglioso di quello che sei riuscito a ottenere. Grazie a te e a Vanni Bossi, l’Italia probabilmente sta producendo oggi le più ammirevoli riviste magiche nel mondo».
Ma, forse, il complimento più gradito arriva da alcuni che, prima ancora che uscisse, erano sicuri che Magia sarebbe stata un fallimento, e dopo hanno commentato dicendo: «È bellissima… purtroppo!»
Dopo un primo numero “introduttivo” alla magia, sul tema “Come si diventa prestigiatori”, iniziamo oggi una serie di numeri quasi monotematici, dove approfondire argomenti affascinanti da punti di vista diversi dal solito e, soprattutto, facendo parlare gli specialisti.
Questa volta il tema è tra i più spettacolari: l’escapologia. In genere, si riconoscono tre momenti nella storia dell’escapologia: l’epoca d’oro, con Houdini; i decenni che sono seguiti alla morte di Houdini, e che hanno visto primeggiare diversi grandi artisti, come Murray, Alan Alan e, naturalmente, James Randi; e, infine, il periodo attuale, in cui l’escapologia ha forse perso l’appeal che aveva un tempo, anche se gli artisti che la presentano non sono inferiori ai loro predecessori.
Ma, forse, non tutti sanno che c’è stata anche una preistoria dell’escapologia, o almeno un’escapologia che ha preceduto l’avvento di Houdini. Come mi ricorda Vinicio Raimondi, per esempio, Abramo Colorni (o Colorno), operante presso la corte di Ferrara nella seconda metà del XVI secolo in qualità di ingegnere, ma anche noto come prestigiatore, fu, a detta di Tomaso Garzoni, un abile esponente dell’escapologia. Nella Piazza Universale di tutte le Professioni del Mondo, scrive infatti il Garzoni a proposito del Colorni: «…allora si vedrà quanto più forte sia la carcere del Signore del Cielo, che quelle de’ Signori terreni, dalle quali con tanta facilità, rompendo i ferri, spezzando le porte, disserrando i gangheri, sbuccando i parieti et portando via cathene, et ceppi, vi liberate a vostro piacere…» E nella nota a margine si precisa: «Alludesi a quel secreto mirabile, ch’hà di liberarsi in un tratto da ogni prigione, benché fortissima, senza instromenti visibili e per via diretta, et da huomo da bene, come nella sua vita apparirà più diffusamente».
Prima di Houdini, dunque, sono stati diversi gli artisti che si sono esibiti in numeri di escapologia (anche se allora non si chiamava così). Pinetti, per esempio, presentava un numero in cui si liberava dalle corde; Samri Baldwin, il “Mahatma Bianco”, fuggiva dalle manette; i fratelli Davenport presentavano un numero in cui, per produrre “fenomeni spiritici”, dovevano liberarsi dalle corde senza però farsene accorgere…
È un tema, quello delle origini dell’escapologia, che meriterebbe una trattazione più ampia e articolata e se tra i nostri lettori qualcuno volesse cimentarsi in questa impresa, saremo ben felici di offrire il necessario spazio su Magia.
Anche se oggi, come si diceva, l’escapologia non riscuote più il successo che aveva un tempo, è indubbio che il suo fascino resista intatto. Basta pensare al nome di Houdini, che non va mai fuori moda: ogni anno escono libri su di lui, sui giornali è sempre sinonimo di meraviglioso e di magico e periodicamente qualcuno gira un nuovo film sulle sue imprese. Di recente, a un’asta di oggetti appartenuti a lui, come raccontiamo più avanti, si sono battutti pezzi unici a prezzi incredibili!
Ma non è solo Houdini ad affascinare ancora oggi il pubblico; è proprio l’escapologia in sé. Quasi tutti i ragazzi che da giovani si avvicinano alla magia si appassionano, subito, all’arte della fuga per l’innegabile fascino avventuroso che sa trasmettere. Un esempio recente è dato dal successo del romanzo di Michael Chabon, Le fantastiche avventure di Kavalier e Clay, incentrate su l’Escapista, un supereroe capace di sconfiggere i nazisti. Il romanzo ha addirittura fatto nascere una riuscita serie a fumetti.
Anch’io, da bambino, quando vidi il celebre film su Houdini con Tony Curtis sognavo di diventare un artista della fuga. Anni dopo, quando avevo abbandonato quell’idea per dedicarmi all’indagine di misteri e presunti fenomeni paranormali, ho anche avuto la fortuna di studiare per oltre un anno negli Stati Uniti con uno dei più grandi escapologi, James “The Amazing” Randi. Ma il primo artista dell’evasione che ho visto esibirsi dal vivo è stato un italiano, il bravissimo Marco Berry. Oggi lo conoscono tutti come Iena e come conduttore di un altro eccellente programma televisivo, Invisibili, dedicato agli emarginati. Ma Marco è indubbiamente anche il più grande escapologo che abbia il nostro Paese.
La cronaca inizia a interessarsi di lui nel 1984 quando, in occasione dei festeggiamenti del Po a Torino, si fa incatenare, rinchiudere in una cassa e gettare nel fiume: riuscirà a fuggire in un minuto. L’anno successivo, in questura, si libera da un paio di manette d’ordinanza in 10 secondi. Nel 1990, allo stadio Comunale di Torino, appeso per le caviglie a un elicottero a 50 metri sopra il campo, evade da uno strumento di tortura che lo imprigiona. Riuscirà anche a ripetere la straordinaria evasione dalla Pagoda della Tortura di Houdini.
Quando per la prima volta l’ho visto esibirsi ero un ragazzino; lui non era molto più vecchio di me ma era già un artista completo. Presentato da Victor Balli, indimenticato amico prematuramente scomparso, si cimentò nella fuga dal bidone del latte: la sua costruzione della suspence era perfetta, il ritardo nell’uscita fondamentale per creare nel pubblico (me compreso) la terrificante idea che qualcosa fosse andato storto. Quando poi l’ho rivisto tempo dopo eseguire la fuga dalla camicia di forza, appeso a testa in giù da una gru a una corda in fiamme, dove il rischio di vederlo sfracellarsi a terra da un istante all’altro sembrava molto concreto, ebbi la certezza che Marco fosse davvero diventato un grande artista.
Mentre gli auguriamo di continuare a mietere successi televisivi, come amanti dell’arte magica non possiamo che augurarci di poterlo rivedere presto anche nelle vesti di eccezionale artista della fuga.
Si parlava di James Randi e lo vediamo ritratto in copertina da Fabio Maria Fedele, in una posizione molto poco piacevole che ricorda una sua celebre fuga dalla camicia di forza mentre si trovava appeso per i piedi sopra le Cascate del Niagara.
Dopo Houdini, Randi è certamente stato uno dei più grandi escapologi nella storia della magia, tra quelli che hanno fatto più parlare di sé e che hanno affrontato la professione con una serietà e meticolosità rare. In seguito, è diventato anche più famoso quando ha deciso di dedicare il suo tempo all’indagine dei presunti fenomeni paranormali (motivo per cui ho studiato con lui), ha contribuito prima a creare il CSICOP (Comitato per l’indagine scientifica delle affermazioni sul paranormale) e poi la James Randi Educational Foundation, che tutt’ora presiede.
Per questo numero di Magia, però, lo abbiamo intervistato unicamente come grande esperto di escapologia e siamo riusciti a fargli raccontare i segreti più… “segreti” dell’arte. E non è l’unico modo in cui Randi è presente nelle pagine che seguono: ci ha anche regalato un intervento di tipo storico, un attento esame delle più celebri evasioni di Houdini. Già questo renderebbe Magia n. 2 una pubblicazione unica in Italia sull’escapologia.
Il numero che avete tra le mani, però, è unico, in questo campo, anche per varie altre ragioni: 1) i ricordi di John Booth e le sue scoperte sulle origini della parola “escapologia”; 2) le “confessioni” del moderno escapologo Thomas Solomon; 3) la prima guida italiana al lockpicking del misterioso Fulvio Fulleri; 4) un’inedita e originale proposta di Vinicio Raimondi sulle reali origini del nome Houdini; 5) una bibliografia commentata su Houdini; 6) una recensione di Teller sul meraviglioso libro di Ken Silverman e 7) una straordinaria “intervista” di Silvan a Houdini.
Avete letto bene, Silvan ha “intervistato” Houdini. Ovvio che non l’ha davvero raggiunto nell’aldilà ma quello che leggerete è sicuramente quanto di più vicino possa esistere a una reale intervista con Houdini. Un’intervista sincera, intendiamo, una di quelle che ai suoi tempi raramente Houdini concedeva… La grande esperienza e cultura magica di Silvan, oltre naturalmente alle sue sapienti doti di narratore, hanno dunque creato una straordinaria illusione: Houdini sembra tornato in vita. Quando leggerete l’intervista non potrete fare a meno di pensare che a parlare con il grande illusionista veneziano sia proprio il re delle evasioni in persona!
Dopo il numero 1 a lui dedicato, dunque, siamo onorati di ospitare su Magia, a partire da questo numero, uno spazio fisso tutto per Silvan. Oltre a essere uno dei più grandi illusionisti viventi, infatti, Silvan possiede un’eccezionale cultura magica. Ne abbiamo avuto l’ennesima prova di recente con il suo spettacolo, “Silvan racconta e crea l’impossibile”, che ha fatto registrare il tutto esaurito per due settimane consecutive al prestigioso Teatro Eliseo di Roma (e da oggi anche in DVD! Vedi a pag. 127). Uno spettacolo mai visto prima, da nessuna parte al mondo, in cui la magia rappresentava il pretesto per un colto viaggio storico nel passato. Da Cagliostro a Casanova, da Houdini a Shakespeare. Silvan ci ha raccontato personaggi “magici” che difficilmente si trovano rappresentati in uno spettacolo di illusionismo. Un’impresa che poteva compiere solo lui e che ci inorgoglisce.
Dunque, a rendere preziose e uniche le pagine che seguono potrebbe bastare quanto abbiamo sopra presentato. Invece, Magia vuole offrire sempre di più ai suoi lettori. Ecco allora che in questo numero (eccezionalmente di 212 pagine, come sempre illustrate con tantissime fotografie inedite) troverete anche: la prima trattazione completa sul celebre Papiro di Westcar; la vera storia del “re degli scacchi”; una dettagliatissima routine inedita con le corde che Ray Hyman regala ai lettori di Magia; la sezione sul mentalismo con gli interventi di Max Maven, David Berglas, Marcello Truzzi e Ian Rowland; le riflessioni di Eugene Burger sull’arte magica; la prima parte di uno studio scientifico di Matteo Rampin sulla misdirection; le recensioni e la bibliografia di Roxy; il nuovo spazio di Alfredo Castelli su fumetti e magia e lo zuccherino finale con le scoperte “archeomagiche” di Raul Cremona. Ce n’è abbastanza per trascorrere un’estate piena di magia!
E il prossimo numero? Uscirà in autunno e sarà tutto dedicato a un’altra meravigliosa arte: il mentalismo.
Massimo Polidoro
Segretario nazionale del CICAP, Docente di Psicologia dell’insolito all’Università di Milano-Bicocca, da sempre cultore dell’arte magica e autore di numerosi libri. Il suo sito è: www.massimopolidoro.com.
Tratto dalla rivista Magia, n° 2 Ordina su prometeo