Che cos'è la strana creatura conservata al Museo di storia naturale?
Attraversando il parco Palestro, a Milano, il Museo di Storia Naturale emerge dalla nebbia in parte celato dai rami spogli degli alberi. È una costruzione imponente e severa, con grandi finestre scure che le conferiscono un alone di mistero.
Al secondo piano, nel suo ufficio, mi aspetta il dottor Pesarini, esperto entomologo e custode di un reperto molto speciale. Dopo pochi convenevoli infatti, forse intuendo la mia grande curiosità, si addentra in una piccola stanza adiacente, sposta alcuni libri sull'ultimo ripiano di un'affollata libreria e torna con un involucro di carta bianca che srotola delicatamente sulla scrivania. Ecco, incredibilmente, nel 2004, nella moderna Milano, a pochi passi dalla Stazione Centrale e dal grattacielo Pirelli, in mezzo al traffico e allo smog cittadino, proprio lì, davanti a me... una sirena!
Una piccola sirena a dire il vero, lunga all'incirca una trentina di centimetri ma con tutte le carte in regola. La parte posteriore da pesce, coperta di squame e provvista di pinne. Quella anteriore umanoide, con torace, braccia, mani provviste di lunghi artigli e soprattutto la testa. Un volto non certo gradevole ma formalmente corretto, con naso, occhi, orecchie, bocca aperta a mostrare due file di denti aguzzi. Persino dei sottili capelli grigi arruffati sulla nuca.
Si tratta ovviamente di un falso: ma un falso prezioso, d'autore, con una storia affascinante alle spalle.
Storie di sirene
La prima sirena di questo tipo, o almeno la più famosa, balza agli onori della cronaca nella prima metà dell'Ottocento.
Tutto ha inizio con il viaggio di un inglese, il capitano Eades. Costui, facendo vela sui mari d'Oriente, ebbe occasione di imbattersi in alcuni mercanti che facevano affari d'oro mostrando a pagamento una sirena imbalsamata. Il capitano decise che sarebbe entrato in possesso dell'incredibile creatura a tutti i costi e, per procurarsi la grande somma richiesta dai mercanti (molto legati al lucroso reperto), non esitò a vendere la nave su cui viaggiava con tanto di merce nella stiva. Tornato a Londra nel 1822 espose la sirena con enorme successo, ma ebbe presto seri guai a causa dell'armatore proprietario della nave da lui illegittimamente venduta.
La sirena ormai famosissima cambiò quindi proprietario più volte fino ad approdare in America, nelle mani del grande showman P.T. Barnum, che ne fece per anni l'attrazione principale del suo "museo", un'esposizione permanente di reali curiosità scientifiche e falsi spudorati (spesso allestiti dallo stesso Barnum).
La Sirena delle Figi, come era ormai nota al grande pubblico, va persa intorno al 1880 in seguito a un incendio che distrusse il Barnum's American Museum.
Questa pseudo-sirena in verità non è la prima in assoluto del suo genere. Si ha notizia di sirene essiccate già nel Cinquecento e ancora nel Settecento. Ma è solo nell'Ottocento, in seguito al successo della sirena del capitano Eades, che assistiamo a una vera e propria invasione di queste creature artefatte in tutta Europa e in America.
Alcune, di minor pregio, sono molto probabilmente opera di tassidermisti occidentali, ma quelle migliori rivelano una tecnica comune e altamente sofisticata. Queste sembrano provenire dal Giappone o dalle Indie Orientali. In quelle terre era infatti presente una curiosa tradizione, quella di costruire rappresentazioni altamente realistiche di sirene, draghi e altre creature appartenenti alla tradizione locale. Abilissimi artigiani realizzavano le sirene con pesci e piccole scimmie rimodellandone il volto e nascondendo con incredibile efficacia la giunzione tra i due animali. Sebbene queste creazioni fossero in origine utilizzate per cerimonie religiose gli occidentali affamati di mostri e curiosità diedero vita a un nuovo, ricco mercato per queste piccole opere d'arte e gli artigiani si rimboccarono le maniche.
Ecco dunque che la sirena di Milano si rivela con tutta probabilità frutto di abili mani orientali, così come la sua gemella esposta al museo di storia naturale di Venezia, una terza esposta al British Museum di Londra e molte altre, più o meno note, spesso dimenticate nei polverosi magazzini dei musei.
Paolo Boschetti
Con Luigi Garlaschelli coordina le sperimentazioni CICAP
Bibliografia
- Jan Bondeson: The Feejee Mermaid. Cornell University Press, 1999.
- Lao Meri: Il libro delle sirene. Di Rienzo, 2000.
- C.J.S. Thompson: I veri mostri. Mondadori, 2001.