Salviamo il mostro del lago Storsjön!

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  • 21-01-2018
  • di Lisa Signorile
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L’incauto turista che, stufo delle folle a capo Nord, dello sterminio delle balene o dei tradizionali giri dei fjordi in Norvegia, volesse provare un’emozione davvero forte non avrebbe altro da fare che dirottare i propri passi verso la molto più simpatica e accogliente Svezia. Nella regione centrale chiamata Jämtland si trova un grande lago, lo Storsjön, sulla cui sponda sorge la tranquilla cittadina di Östersund. Östersund e il lago Storsjön custodiscono un mistero insoluto, quello del terrificante mostro del lago grande, in svedese Storsjöodjuret, o “Storsie” per gli amici, per parafrasare la ben più famosa Nessie.

La storia che ci sia una creatura nelle acque del grande specchio d’acqua viene citata per iscritto per la prima volta dal vicario Morgens Pedersen nel 1635, che racconta una leggenda del folklore locale:

«Tanto tempo fa due troll, Jata e Kata, vivevano sulle sponde del Grande Lago (Storsjön significa grande lago in antico norvegese, N.d.A) creando una pozione nei loro calderoni. Rimestarono e mescolarono e aggiunsero al liquido per giorni e settimane e anni. Non sapevano cosa sarebbe risultato dall’intruglio ma ne discussero molto. Una sera si sentì uno strano suono provenire da uno dei calderoni. Ci furono un lamento, un brontolio e un pianto, seguiti da un forte rumore improvviso. Uno strano animale con un corpo nero e serpentiforme e una testa da gatto saltò fuori dal calderone e scomparve nel lago. Al mostro piaceva vivere nel lago, crebbe in modo incredibile e seminava il panico tra la gente ovunque apparisse. Alla fine circondava tutta l’isola di Frösön e poteva persino mordersi la coda. Ketil Runske bloccò il possente mostro con un potente incantesimo che era inciso su una pietra rialzata sull’isola di Frösön. Il serpente era raffigurato sulla pietra. L’incantesimo sarebbe rimasto attivo sino al giorno in cui sarebbe arrivato qualcuno che potesse leggere e capire l’iscrizione sulla pietra.»

Qualche anno dopo, nel 1685, il diacono Andreas Plantin riportò una leggenda analoga:

«Si dice che sotto questa pietra runica si trovi la testa spaventosamente grande di un serpente il cui corpo attraversa lo Storsjön sino a Knytta e alle sabbie di Hille, dove è sepolta la coda. Si diceva che il serpente fosse un rå (il guardiano di un luogo, nel folklore scandinavo, N.d.A.); di conseguenza, che sia piantata questa pietra! Il traghettatore e sua moglie, tra i molti, raccontano che nessuno poteva attraversare in pace lo Storsjön, dopo che nell’ultimo periodo turbolento la pietra era stata abbattuta e spaccata in due. Finché la pietra è rimasta per terra sono avvenute molte strane cose in acqua, sino a che non fu sollevata e riassemblata.»

Sebbene non si abbia idea di chi fosse Ketil Runske, la pietra di cui si parla, la Frösöstenen, esiste davvero, ed effettivamente porta l’incisione di un lungo serpente che si morde la coda con una scritta in antichi caratteri runici. Si trovava, prima della costruzione di un molo di attracco moderno, in prossimità del punto di sbarco del traghetto tra Östersund e l’isola di Frösön e sembra risalga al 1030-1050 circa. Malgrado l’avvertimento del vicario Pedersen l’iscrizione è stata letta e decifrata, ma nessun mostro è comparso. La pietra dice:

«Austmaðr, figlio di Guðfastr, fece posare questa pietra e costruire questo ponte e convertì al cristianesino lo Jämtland. Ásbjörn costruì il ponte. Trjónn and Steinn incisero queste rune.»

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Statua dedicata al presunto mostro del lago Storsjön
Nessun riferimento al mostro nel testo, sebbene l’iconografia non lasci dubbi: vi è inciso una specie di serpente bloccato da un grosso pretzel, che forse è un nodo celtico. Questa pietra posata verticalmente ha indubbiamente un valore storico particolare, poiché è in assoluto la più settentrionale pietra runica esistente e perché ci parla della conversione alla cristianità di una intera regione vichinga, un documento unico. È inoltre l’unica pietra runica dello Jämtland, il più antico documento scritto nel dialetto locale e conferma l’indipendenza politica della regione dalla Norvegia nell’anno 1000. Sfortunatamente non ha alcun valore criptozoologico.

Sebbene la ‘Pro Loco’ o suo equivalente di Östersund rifili ai turisti l’idea che il serpente inciso sia la prova provata della leggenda dello Storsjöodjuret, è il caso di sottolineare che quasi tutte le pietre runiche vichinghe hanno per cornicetta un serpente inciso, nel quale sono intagliate le rune. Non si tratta però di Storsie ma di Jörmungandr, il serpente di Midgard che, secondo l’Edda, era figlio di Loki e della gigantessa Angrboða, e circondava la terra arrivando a prendersi in bocca la coda, proprio come lo Storsjöodjuret (degli ouroboroi, i serpenti che si mordono la coda, si è già parlato in questa rubrica su Query N. 23). In alcuni casi si tratta di Fafnir, trasformato in drago e ucciso dall’eroe Sigurd. In altri casi i serpenti sono una simbolizzazione di Ragnarök, la fine del mondo. È indubbio che gli antichi norvegesi amassero i draghi e i serpenti, ma un rettile inciso su una pietra runica non corrisponde necessariamente a un mostro lacustre.

Da dove arriva allora la leggenda del mostro del lago? In Svezia non ci sono altre storie analoghe, tutto sommato, Storsie deve sentirsi molto sola. C’è un fondo di verità? Austmaðr, il nome del tizio che ha fatto posare la pietra e cristianizzato tutti, significa “Uomo dell’Est”, ma in effetti pare che lo Jämtland sia stato colonizzato da popolazioni provenienti da ovest, cioè dalla Norvegia e non dalla Svezia. Quelli dei mostri lacustri erano i celti delle isole britanniche (vedi Nessie o Morag, ma anche Selma in Norvegia) e la contaminazione culturale del folklore potrebbe provenire dalle incursioni dei norvegesi in Scozia e Irlanda.

Solo folklore dunque? Difficile dirlo ma di sicuro di avvistamenti ce ne sono ben oltre l’epoca vichinga e arrivano ai giorni nostri. Ragnar Bjorks era l’ufficiale addetto ai controlli dei permessi di pesca sul lago nel 1973 e il due agosto vide qualcosa di inaspettato: una grande coda fuoriusciva di mezzo metro dall’acqua. Avvicinandosi Bjorks si rese conto che si trattava di un pesce enorme, un paio di metri più lungo della sua barca, che era lunga 3.8 metri. Con un’azione stupida di cui si pentì immediatamente colpì con forza il “mostro” sulla schiena con un remo e il colpo di coda che ne seguì lo sbalzò in aria con la barca a 3-4 metri, secondo quanto raccontò in seguito. La creatura era grigio-bruna sul dorso, con il ventre giallo. Tutta la descrizione corrisponde abbastanza bene a un siluro, un pesce presente nel sud della Svezia ma non riportato nello Storsjön, che forse il guardiapesca non riuscì a identificare perché non ne vide la testa, molto caratteristica. Solo tre anni dopo, nel 1976, Rolf Larrson e Irene Magnusson ebbero un altro “incontro ravvicinato” col “mostro” mentre pescavano. I due testimoni riferiscono di aver visto emergere a 50-60 m di distanza un grande corpo, di cui vedevano solo la piccola porzione superiore. «La comparerei con una barca capovolta di cui si vede emergere solo la chiglia», raccontò Larrson.

Sono documentati in tutto circa 200 avvistamenti, provenienti da circa 500 testimoni, ma sfortunatamente le descrizioni non coincidono: si va da 14 a 3 metri e da una testa piccola con corte zampine a una grande testa con occhi tondi.

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Raffi gurazione di un Ouroboros
Già nel 1890 era tempo che la scienza moderna passasse al contrattacco e cercasse di catturare la misteriosa creatura. A Östersund, non lontano dal sito dove è oggi stata spostata la pietra, c’è un’intera esibizione dedicata al mostro che ne racconta la storia. Fondamentalmente fu messa in piedi una compagnia di “coraggiosi”, che ebbe anche l’appoggio di re Oscar II, col compito di catturare la bestia. Fu preparata una enorme trappola a scatto, buona per un T. Rex, e come esca fu usato un maiale intero. Sfortunatamente il mostro non ci cascò e si diffuse la storia che mangia solo pesce. O magari si tratta di un mostro vegano.

In tempi più recenti sono state invece piazzate delle fototrappole a tecnologia molto sofisticata nel lago, che è buio e molto profondo (va giù per 90 metri) ed effettivamente nel 2008 una fototrappola ha colto l’immagine all’infrarosso di un corpo caldo e serpentiforme, che è rimasto non identificato, anche per via della scarsa nitidezza dell’immagine.

Siccome gli Svedesi rispettano la loro fauna un po’ più dei Norvegesi, nel 1986 il governo locale dello Jämtland dichiarò lo Storsjöodjuret specie protetta e a rischio di estinzione, ma ahimè nel 2005 la misteriosa creatura fu rimossa dalle liste. Da allora è di nuovo esposta al rischio di bastonate di guardiapesca, sassaiole di contadine vichinghe e feroci - come la storia raccontata da Anna Rahm nel 1947 in cui la sassaiola durò quattro ore perché il mostro spaventava due sorelle che non potevano fare il bucato nel lago- fucilate di amministratori locali come quelle del 1898 etc.

Potrebbe essere una creatura ignota alla scienza? Potrebbe, non sarebbe la prima volta che la criptozoologia aiuta a scoprire nuove specie basandosi sui racconti di testimoni locali. Potrebbe però anche trattarsi di un siluro, il che spiegherebbe anche la testa da «gatto» descritta da alcuni testimoni, a causa dei «baffi», o appendici tattili peribuccali, dei siluri. Il corpo affusolato, il colore grigio, la velocità dell’animale, le grandi dimensioni, tutto fa pensare a un siluro fuori dal suo areale documentato, più che a un plesiosauro, o al massimo uno storione. È strano tuttavia che i pescatori non abbiano mai preso nessun esemplare giovane di queste specie, se vivono nel lago.

Se invece esiste ed è un plesiosauro, speriamo almeno che sia femmina e ancora in età riproduttiva, così si potrebbe pensare di organizzarle un incontro con quel fustacchione del mostro di Loch Ness, che magari troverebbe attraente l’attempata svedese.
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