Il medico di famiglia non lo sa, ma la metà dei suoi assistiti si affida alla medicina alternativa. In Europa e negli Stati Uniti sono sempre più numerosi coloro che consultano chiropratici, erboristi e medici omeopati.
E, a differenza di quanto di era ritenuto finora, il ricorso alla medicina alternativa e a quella complementare è interclassista.
Nancy Elder, ricercatrice del Dipartimento di medicina di base dell'Università dell'Oregon, negli Stati Uniti, ha intervistato più di cento pazienti seguiti da quattro medici di famiglia: professori universitari, studenti, impiegati, pensionati disoccupati, privi dell'assistenza malattia. La metà di loro ha dichiarato di essersi curato in modo non tradizionale: frequentatissimo il ricorso alle cure del chiropratico, che è stato consultato da più del quaranta per cento degli intervistati; tre persone su dieci hanno invece dichiarato di aver effettuato massaggi, di essersi curati con erbe medicinali o dosi elevate di vitamine. Solo un individuo su dieci invece si è sottoposto all'agopuntura o ha effettuato trattamenti omeopatici.
Secondo l'inchiesta statunitense, pubblicata dalla rivista Archives of Family Medicine, la medicina alternativa non è né una terapia elitaria né, all'opposto, il trattamento elettivo dei meno istruiti, come ricerche precedenti avevano suggerito. Nancy Elder non rileva infatti nessuna differenza di età, reddito, grado di istruzione e professione tra seguaci della medicina occidentale e coloro che invece ricorrono alle nuove terapie.
I disturbi che spingono ad abbandonare la medicina tradizionale sono invece quelli già noti: mal di schiena, cefalea, ansia, dolori cronici.
In realtà solo la metà di coloro che ricorrono a pratiche alternative è contrario alla medicina occidentale, convinto che le modalità di terapia tradizionali siano inaccettabili e che solo le nuove cure siano efficaci.
Un malato su quattro, invece, consulta per lo stesso disturbo sia il medico di famiglia sia l'omeopata o il chiropratico; ritiene che le terapie alternative aiutino a guarire più rapidamente, oppure vuole utilizzare anche metodi che conosce e trattamenti che richiedono una partecipazione attiva; altre volte è convinto che il medico di famiglia sottovaluti i suoi disturbi e ha bisogno di qualcuno che sia più attento al paziente.
Sotto il nome di medicina alternativa finiscono in realtà pratiche cliniche molto diverse, basate su differenti livelli di conoscenza. Secondo l'inchiesta, la maggior parte degli intervistati ricorre alle cure del chiropratico. Mentre l'efficacia di manipolazioni e massaggi contro la lombalgia è stata convalidata da diversi studi, mancano prove scientifiche che suggeriscono l'utilità dello stesso tipo di cura nella depressione o nell'otite, per le quali il chiropratico è altrettanto richiesto.
Per aiutare il medico che non voglia né accettare come atto di fede, né rifiutare in maniera altrettanto acritica i trattamenti alternativi, nel 1995 i National Institutes of Health di Bethesda, hanno aperto l'Office of Alternative Medicine. Il centro di ricerca si prefiggeva lo scopo di analizzare i fondamenti scientifici delle terapie alternative e complementari. Oggi Archives of Family Medicine pubblica, proprio a fianco dell'inchiesta di Nancy Elder, un primo documento sul nuovo centro studi.
Come spiega il coordinatore del gruppo, Steven Woolf, le maggiori difficoltà che si incontrano nella valutazione delle pratiche alternative sono dovute alla mancanza di studi clinici che valutino correttamente l'efficacia di un trattamento.
"Le dimostrazioni di efficacia sono, nella grande maggioranza, basate su segnalazioni di singoli casi clinici. In modo del tutto analogo sono rari gli studi che indagano in modo sistematico sull'incidenza di effetti collaterali provocati dall'agopuntura, dall'omeopatia e da altre pratiche medicine alternative o complementari", puntualizza Steven Woolf. Gli obiettivi che i pochi studi controllati si pongono sono spesso mal valutati: "Mentre gli studi di medicina occidentale analizzano parametri facilmente quantificabili, come l'incidenza dei decessi dopo un infarto miocardico, gli studi di medicina alternativa misurano l'utilità del trattamento sulla base del benessere generale del malato o del suo stato emozionale, dati mai obiettivabili che risentono dell'opinione dell'esaminatore".
Nella medicina alternativa manca una chiara definizione della malattia studiata: "Secondo i seguaci di un filone della medicina cinese tradizionale, per esempio, l'artrite reumatoide e la lombalgia sono la stessa entità clinica, provocata da un conflitto fra lo yin e lo yang. Come è possibile utilizzare questi dati per redigere linee guida per il trattamento del dolore lombare?", si interroga il coordinatore del gruppo di studio degli NIH.
Ma secondo molti fautori della medicina alternativa l'idea di una pratica clinica basata sui fatti e il bisogno di scelte terapeutiche fondate su dati obiettivi e verificabili confligge con una visione olistica dell'uomo.
Salvo rare eccezioni, fornire ai medici linee guida per gli interventi di medicina alternativa è un'impresa davvero ardua. E, almeno per ora, mancano i dati per discutere seriamente con gli ammalati l'opportunità di trattamenti alternativi.
Da Tempo Medico, 23 aprile 1997