Il fantasma di Villa Sagredo

Immersi in un frammento di storia e di mistero

Vi è mai capitato di visitare luoghi storicamente importanti e subire il loro fascino come se il tempo passato non fosse mai trascorso?

Così è capitato a una decina di persone che operano attivamente nel gruppo Veneto del CICAP, in occasione delle periodiche riunioni organizzative delle varie attività di cui il gruppo stesso è promotore. Una storia curiosa, affascinante e allo stesso tempo misteriosa.

Non disponendo di una sede facilmente raggiungibile da tutti i collaboratori, il luogo di ritrovo per le riunioni di gruppo muta di volta in volta alternandosi tra una pizzeria, la casa di qualche nostro gentile amico e un bar. Durante una di queste riunioni, venne lanciata la proposta di tenere l'incontro successivo in una villa alle porte di Padova (Vigonovo), già adibita a conferenze, matrimoni e occasioni simili: Villa Sagredo. L'idea ci piacque soprattutto perché fummo affascinati dal fatto che girava voce che la villa ospitasse un fantasma. Un fantasma in piena regola! Inutile dire che il suggerimento fu entusiasticamente accettato all'unanimità.

La sera fissata per l'incontro, non potemmo evitare di essere rapiti innanzitutto dalla bellezza della villa: lungo viale di ingresso, ampie e fiorite aiuole, il tutto circondato da un imponente parco con piante secolari, un immenso salone arredato con mobili d'epoca, confortevoli angolini ricavati con comode e antiche poltrone che favorivano una serena discussione organizzativa. Insomma, il fascino che può esercitare una villa del XIV-XV secolo.

Non mancammo dunque di esprimere tutta la nostra ammirazione per il luogo in cui ci trovavamo al suo proprietario che gentilmente si trattenne con noi a scambiare quattro chiacchiere. Non riuscimmo perciò a trattenere la nostra curiosità e a evitare di inondare chi ci ospitava di domande sulla villa, sulle sue origini, sul suo attuale utilizzo e, naturalmente, sul.., misterioso fantasma. Fin dall'inizio del racconto ci sentimmo immersi in un frammento di storia, sentimento dettato non solo dalla bellezza architettonica del luogo ma soprattutto dal fatto che apprendemmo in quel momento che quell'edificio, nel lontano 1 600, era appartenuto allo scrittore e scienziato Giovanni Francesco Sagredo. Si tratta dello stesso Sagredo che fu grande amico di Galileo Galilei e che fu da quest'ultimo tenuto in gran conto, tanto che fu incluso, nella parte del mediatore, tra i personaggi del Dialogo sui massimi sistemi del mondo, opera pubblicata dal padre del metodo scientifico nel 1632. Il Dialogo è suddiviso in quattro giornate, nella prima delle quali il Salviati (sostenitore del copernicanesimo) confuta la distinzione aristotelica (difesa da Simplicio, terzo interlocutore) tra il mondo sublunare, soggetto a corruzione e il mondo celeste, eterno e incorruttibile, e rivendica l'importanza dell'esperienza diretta e dell'osservazione concreta, contro l'abuso delle argomentazioni logico-formali che trascurano del tutto il problema fondamentale di ogni conoscenza scientifica, che è quello della congruenza del discorso con l'esperienza.

Insomma, in quel momento ci trovavamo nelle stanze che un tempo ospitarono Sagredo e l'amico Galilei: fatto per noi particolarmente significativo, considerato il nostro ruolo di divulgatori e sostenitori del metodo scientifico; non si sarebbe potuto davvero desiderare un posto più adatto per discutere dell'attività del gruppo. Fu davvero emozionante.

Possibile che un fantasma riuscisse a vagare tranquillamente in un luogo così fortemente segnato dal pensiero razionale e scientifico?

Il "nostro" narratore ci parlò allora di Agostino. Così si chiamava il misterioso ospite, ultimo rappresentante della dinastia dei Sagredo. Luogo preferito per le apparizioni: la soffitta ricavata nel sottotetto della villa. Secondo quanto ci fu raccontato, la sua presenza si sarebbe rivelata attraverso un inquietante alito fresco percepibile in volto e, nei casi più fortunati, due occhi luminosi avrebbero accompagnato il movimento dell'aria.

 

image
La fotografia di un 'fantasma" ottenuta con la classica tecnica della doppia esposizione

Devo ammettere, eravamo piuttosto scettici. Anche se notevolmente affascinati, non siamo comunque riusciti a soffocare la nostra indole curiosa, peraltro condivisa dal nostro narratore. Subito, infatti, ci fu offerta la spiegazione (superfluo dire razionale) dello straordinario fenomeno.

Nel corso dei lavori di ristrutturazione della villa furono murati due lucernari, i soli che permettevano alla luce di illuminare flebilmente la soffitta e... Agostino scomparve. Anzi, si può dire che fu letteralmente cacciato di casa. Il mistero fu svelato. Ciò che la villa infatti ospitava non era un fantasma, ma una famiglia di buoni e innocui barbagianni che, chiusi fuori dalle mura, non poterono più "alitare" sul volto e fissare nelle tenebre ogni indiscreto visitatore della soffitta.

Terminato il racconto, giunse al termine anche la nostra serata. Salutammo il proprietario della villa lasciando dietro di noi quel frammento di storia e portando invece con noi un pizzico di delusione nel veder inesorabilmente sfumata l'occasione di incontrare un autentico fantasma.

Francesca Guizzo

Gruppo Veneto CICAP

accessToken: '2206040148.1677ed0.0fda6df7e8ad4d22abe321c59edeb25f',