Sulla quarta di copertina di questo volume si legge: "In questa inchiesta, che indaga nel mistero con disincantato realismo, vengono descritti, sulla base di testimonianze dettagliate, alcuni dei casi più eclatanti di plagio, circonvenzione e vera e propria truffa perpetrata a caro prezzo da ciarlatani d'alto borgo, maghi imbellettati e fattucchiere a buon mercato".
Il principale pregio dell'ultima fatica editoriale di Armando Pavese, ricercatore nel campo della psicologia della religione e prolifico autore di saggi, consiste proprio nel suo carattere di inchiesta. Il libro è suddiviso in tre parti: 1) I fondatori della magia italiana sul finire del secondo millennio, 2) Nel cuore della religione magica, 3) L'Italia dei maghi e delle vittime. Completa l'opera un'appendice di documentazione sugli operatori dell'occulto e una nutrita bibliografia.
Le parti più convincenti del libro sono, a mio parere, la prima e la terza. Nella prima parte viene ricostruita la storia del sottobosco magico italiano dalla fine degli anni Settanta a oggi. Sfilano sotto l'occhio impietoso di Pavese maghi e associazioni magiche famosi: dall'Unione Astrologica Occultistica d'Italia all'imprenditore dell'occulto "Mago Bassin", da Otelma all'Associazione Italiana Flussoterapeuti e Pranoterapeuti, dalla comunità di Damanhur alla maga Marella, venditrice dell'acqua di luce. Nella terza parte, dopo aver delineato varie tipologie di maghi, analizzato le loro tecniche e smascherato le loro strategie, incontriamo altre vecchie conoscenze della cronaca magica italiana: da Marie Duval a Wanna Marchi, a Caterina Andreacchio (la maga dai cento volti di Pavia).
La seconda parte del libro, che cerca di analizzare le caratteristiche, le cause e le origini dei nuovi movimenti occultistici miracolistici (abbreviati con NMOM dall'autore), desta maggiori perplessità. L'autore sembra sposare in pieno l'affermazione di G.K. Chesterton (che stranamente però non compare nel testo) secondo la quale: "Non è affatto vero che, da quando dice di non credere più in Dio, l'uomo non creda più a nulla. Il suo guaio è che ha preso a credere a tutto". Questa affermazione può sicuramente avere un suo fondamento, ma quello che lascia perplessi nella trattazione di Pavese è la rigida dicotomia di scelta tra magia e religione, in particolare quella cristiana. Pavese sembra ignorare che tra le due alternative vi sia una terza via: quella di una concezione laica, razionalista e scientifica del mondo. E le poche volte che fa riferimento a questo tipo di visione del mondo non risparmia le sue critiche. Alcune affermazioni di Pavese destano non poche perplessità e preoccupazioni. Ad esempio a pag. 89 si legge: "Efficienza, successo, realizzazione piena, godimento pieno di ogni momento, spiegazione scientifica di ogni fenomeno, autocoscienza, superumanità sono le conquiste e le maledizioni dell'uomo d'oggi". Ora considerare la "spiegazione scientifica di ogni fenomeno" una maledizione ed accomunarla ad altri obiettivi bassamente edonistici sembra un po' eccessivo. Purtroppo non si tratta di un caso isolato. A proposito dei rapporti tra scienza e fede, a pag. 93 si legge: "Penso che il vero scienziato non possa non essere sottomesso a Dio, perché nella sua ricerca si trova a esplorare un pezzettino di mistero. Il classico peccato d'orgoglio lo porta a rifiutare ciò che non può capire, e invece di dare testimonianza di questa sua ignoranza pontifica sull'assolutezza delle sue scoperte che sono, quasi sempre, molto relative e soggette a sconfessioni nel tempo futuro". Simili accuse denotano una certa confusione tra scienza e metafisica e attribuiscono agli scienziati una concezione vetero positivista che, per fortuna, è sempre più raro trovare in chi fa ricerca. La confusione tra scienza e metafisica diventa ancora più evidente quando a pag. 95 l'autore afferma: "La scienza non è lo strumento per dominare o negare Dio, ma è il mezzo per capire la Creazione e avvicinarsi alla grandezza di Dio". Affermazione che sarà sicuramente condivisa da personaggi come Antonino Zichichi, ma che non può che suscitare profonde perplessità dal punto di vista epistemologico.
In sostanza quindi il buon lavoro di inchiesta che l'autore svolge è in qualche modo sminuito dalla sua profonda fede cattolica di cui non riesce a liberarsi neppure per un istante e che lo porta spesso a considerare dati oggettivi quelle che sono solamente sue convinzioni personali. Anche a proposito dei fenomeni paranormali qualche affermazione dell'autore suona un po' ambigua. Ad esempio, a pag. 104 si legge: "Ma allora i fenomeni paranormali non esistono? Esistono ma sono tutt'altra cosa e non sono mai un potere umano e mai coincidono con la sfera spirituale. [...] I veri fatti paranormali si verificano solo in presenza di un pathos. Sono un'invenzione solo se li trovate presso i maghi". È pur vero che altrove l'autore si mostra scettico e fornisce una interpretazione totalmente psicologica dei presunti fenomeni paranormali, tuttavia frasi come quella sopra citata possono creare confusione in un lettore non sufficientemente attento e preparato.
Qualche dubbio, infine, suscitano i dati statistici sulla diffusione dei maghi in Italia. Secondo una ricerca personale dell'autore (basata sulle Pagine Gialle e sulle Pagine Utili) in Italia esisterebbero complessivamente soltanto 875 maghi. Un numero che, francamente, ci sembra troppo basso. Secondo altre fonti sarebbero infatti molti di più. Ad esempio, secondo il rapporto annuale del Telefono Antiplagio, gli operatori dell'occulto reclamizzati in Italia sarebbero 7.000 a cui occorre aggiungere 15.000 non-reclamizzati, per un totale di 22.000.
Nel complesso, comunque, il libro di Pavese è un libro interessante che chiunque si occupi con senso critico di magia ed esoterismo farebbe bene a leggere.