Troppo "Mistero" fa male

A che serve cercare di mettere in scacco la ragione?

  • In Articoli
  • 28-07-2003
  • di Corrado Lamberti
L'articolo di Vittorio Messori "Lo strano caso del 1789 e degli antichi astrologi" pubblicato dal Corriere della Sera il 24 febbraio scorso è per molti versi sconcertante, ma comunque esemplificativo di un modo di rapportarsi alle cose della scienza da parte di una certa intellettualità che non fa velo di prediligere sempre e comunque il Mistero, con la "M" rigorosamente maiuscola, contrapposto alla ragione, alla razionalità.

Messori, in una vecchia intervista rilasciata al tempo dell'uscita del suo libro Il Miracolo, tutto dedicato allo "straordinario e misconosciuto prodigio di Calanda" (Spagna, 1640), quando un carrettiere a cui era stata amputata una gamba due anni prima, svegliandosi nella notte se la ritrovò riattaccata (proprio la sua, non un'altra), confessava al giornalista che il suo proposito programmatico è "di portare ognuno che mi legge il più possibile vicino al Mistero" (un esame critico del libro di Messori e del presunto "miracolo della gamba ricresciuta" si trova in S&P n. 25 e n. 29, NdR). Il che è legittimo e non fa meraviglia quando il Mistero ha una connotazione religiosa e una dimensione etica, ma infastidisce e un po' persino preoccupa quando ha solo una valenza negativa, di negazione della conoscibilità, di ignoranza: è qualunque cosa la scienza non sappia spiegare. Come se mettere in scacco la ragione, disorientare o confondere la coscienza razionale, fare proseliti per tutto ciò che è esoterico e Misterioso, sia una finalità di per sé valida e positiva che l'uomo di fede dovrebbe sempre perseguire. Ma perché mai?
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Nel suo lungo articolo, Messori si sforza di convincerci che la Rivoluzione Francese sarebbe stata profetizzata dagli astrologi mille anni prima. Attenzione: non da un testo sacro, non dalla visione di un mistico, non da un segnale mandato da Dio, ma dagli astri e dagli astrologi. E il credente Messori ne gode e se ne bea. Come se credere in Dio e nell'astrologia fosse un tutt'uno. La Trinità e i trigoni come facce dello stesso insondabile Mistero.

"Esiste davvero la profezia, intesa come vaticinio", si chiede retoricamente in apertura, "come possibilità di prevedere eventi futuri, e in modi inspiegabili per la scienza ufficiale?". A questa domanda egli da lungo tempo sta cercando di rispondere "con un'indagine pragmatica", naturalmente scevra da pregiudizi e "basata solo su fatti oggettivi, valutati con spirito critico".

Ora giudichi chi legge di quanto spirito critico sia capace il Messori. Anzitutto le fonti. Gli autori della visione profetica sono tre: "il celeberrimo astrologo Abou Maschar ibn Mohammed, (...) un iraniano islamico convertitosi al cristianesimo (...) nel IX secolo prevede con chiarezza che la situazione del Cielo nel 1789 (una serie di congiunzioni di Giove con Saturno) porterà a un profondo, disastroso sconvolgimento. Forse addirittura alla fine del mondo." Non è che il celeberrimo, nel suo Liber de magnibus conjunctionibus, parli di una rivoluzione politica, di un rivolgimento economico e sociale (cosa poteva saperne di borghesia nascente e di ancien régime un uomo dell'Alto Medioevo?), ma l'interpretazione del Messori è certa e univoca: il celeberrimo lesse nel futuro che ci sarebbe stata la Rivoluzione Francese, che appunto è del 1789. Il che costituisce il più classico e gustoso esempio di previsione a posteriori (fatta da Messori).

La seconda fonte è "il cardinale Pierre d'Ailly (1350-1420), grande teologo, nonché astrologo tra i più prestigiosi della cristianità". Cosa scrive il prestigioso? Prima si sofferma sull'"ottava congiunzione", quella del 1639, ma non essendo accaduto nulla di rilevante in questa data si può andare oltre: "Dopo questa ci sarà un complemento di dieci rivoluzioni di Saturno nell'anno cristiano 1789 (…) allora, si assisterà a grandi e mirabili cambiamenti del mondo e mutazioni, anche per ciò che concerne le leggi e le sette".

Terza fonte, Richard Roussat, "astrologo tra i più prestigiosi del XVI secolo, anch'egli sacerdote", il quale scrive: "… veniamo a parlare della grande e meravigliosa congiunzione che i signori Astrologi dicono che verrà circa gli anni del Signore mille settecento ottanta e nove, con due rivoluzioni di Saturno (…) Grandissime, meravigliose e spaventose mutazioni e alterazioni accadranno in questo universale Mondo: principalmente quanto alle sette e alle leggi".

Messori, nella sua sconcertante esegesi, spiega che questa sarebbe la precisa previsione del tentativo del giacobinismo "di costruire, sulle rovine del cristianesimo, la sua setta, quella della Dea Ragione". E qui mi pare che siamo solo a un passo dalla farneticazione: la Ragione equiparata all'Anticristo o a una setta diabolica.

Nell'articolo, lo scrittore ci anticipa la sua intenzione di pubblicare un libro sui molti casi di chiaroveggenza attestata con sicurezza, di cui questo, a suo dire, sarebbe il più sicuro. Se ancora può intervenire in bozze, e se lo vuole, mi permetto di segnalargli qualche punto che sarebbe utile emendare. Il primo: non insista a sostenere che le fonti sono tre e indipendenti. Sarebbe un'ingenuità grossolana e imperdonabile per un vero storico non riconoscere che la fonte è una sola, la prima, ripresa pedissequamente, addirittura con le stesse parole, dagli altri. A meno che nel regno del Mistero non sia regola la convenzione per cui la ripetizione dell'errore valga come attestazione di verità.

In secondo luogo, non si affidi egli stesso, in modo altrettanto ingenuo e acritico, alle affermazioni del celeberrimo astrologo del IX secolo, o almeno provi a verificarne la rispondenza con la realtà. Per esempio, si chieda quale sia il significato delle dieci rivoluzioni di Saturno che porterebbero dal 1639 al 1789. Saturno ha un periodo orbitale di circa 29 anni, non di 15; 15 anni non è neppure il periodo con cui ricorrono le sue congiunzioni con Giove.

E, a proposito di congiunzioni, lo sa Messori che non ci fu alcuna congiunzione tra i due pianeti nel 1789? Non dico "una serie", ma neppure una sola. Giove se ne restò per gran parte del tempo nel Cancro, con una puntata nei Gemelli e, ritornando sui suoi passi, finì l'anno nel Leone, mentre Saturno non uscì mai dall'Acquario. Si può dire che stessero da parti opposte del cielo, tant'è che a fine anno quando uno tramontava l'altro sorgeva. Per cercare congiunzioni tra i due si deve andare semmai al novembre 1782, oppure al luglio 1802.

Col che la base astrologica della "previsione" crolla, rivelandosi assolutamente falsa. È falsa la causa (la congiunzione che non ci fu) e non si verificò l'effetto (la fine del mondo). Resta il Mistero, nel quale Messori, se vuole, può rifugiarsi a meditare quanto sia facile prendere cantonate quando si abbandona la strada della razionalità e dell'intelligenza. E anche a chiedersi se valga la pena di sprecare anche solo un grammo di quel dono prezioso che per il credente è la fede per accordarla agli astrologi e all'astrologia.



Corrado Lamberti Direttore Le Stelle Per gentile concessione: Le Stelle, aprile 2003.

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