Parigi. Essere scettici o creduli nei confronti del paranormale potrebbe non essere una semplice scelta di vita, ma potrebbe dipendere dai complessi meccanismi chimici che regolano il funzionamento del nostro cervello. Questo almeno secondo gli studi del neurologo Peter Brugger, dell'Ospedale universitario di Zurigo, in Svizzera. Brugger ha reso pubblici i risultati dei suoi studi durante il meeting della Federazione delle Società Europee di Neuroscienze tenutosi a Parigi dal 13 al 17 luglio 2002. Brugger ha condotto i suoi esperimenti con 40 persone: 20 di queste si autodefinivano scettiche e le altre 20 si autodefinivano invece credenti nei confronti del paranormale. La prima parte della sua sperimentazione è consistita nel proiettare su uno schermo immagini che raffiguravano volti reali o figure confuse per brevi intervalli di tempo. Esperimenti analoghi sono stati condotti proiettando parole reali o sequenze di lettere prive di significato. I risultati degli esperimenti hanno messo in evidenza che i creduli identificano più frequentemente degli scettici volti o parole quando questi in realtà non ci sono. Per contro è più probabile che agli scettici sfuggano i veri volti e le vere parole quando queste sono proiettate.
Brugger e i suoi collaboratori hanno quindi somministrato a tutti i soggetti una sostanza chiamata L-dopa. Essa viene solitamente utilizzata per alleviare i sintomi del morbo di Parkinson e nel cervello viene trasformata in dopamina, importante neuromediatore cerebrale. Per effetto della sostanza, entrambi i gruppi hanno commesso mediamente un maggior numero di errori, tuttavia gli scettici hanno creduto con maggiore frequenza di identificare volti e parole quando queste in realtà erano solo immagini confuse o sequenze di lettere senza significato. Da questi dati si può concludere che elevati livelli di dopamina inducono a cogliere correlazioni inesistenti e quindi a essere più creduli. In pratica la dopamina renderebbe meno scettici gli scettici. La somministrazione di L-dopa tuttavia non sembra aumentare la credulità di chi è già credente. Secondo Peter Krummenacher, collaboratore di Brugger, questo potrebbe significare che esiste un valore di soglia oltre al quale gli effetti della dopamina sulla credulità sono trascurabili. Infine, secondo Françoise Schenk dell'Università di Losanna, questi studi dimostrerebbero che la dopamina svolge un ruolo importante nel processo di selezione delle informazioni. In pratica ci aiuterebbe a decidere se certe informazioni sono importanti o no.
Di fronte a queste notizie nasce spontanea una domanda. Dobbiamo credere agli esperimenti del Dott. Brugger e alla sua ipotesi? Ovviamente, come per qualsiasi altra affermazione scientifica, si dovranno aspettare altri studi che li confermino o li smentiscano.
Ma volendo dare una risposta paradossale a questa domanda, potremmo dire che chi di noi ha elevati livelli di dopamina nel suo cervello crederà all'ipotesi del neurologo svizzero, chi invece ne possiede poca avanzerà non pochi dubbi.
Per saperne di più:
- La rivista di divulgazione New Scientist ha riportato i principali risultati degli studi di Brugger in un articolo di Helen Philips pubblicato in data 27 luglio 2002 è disponibile su Internet .