Roma. Un'indagine del Censis fa il punto su uno dei fenomeni più preoccupanti del mondo della ricerca italiano, quello dei cervelli in fuga. L'indagine, condotta da Gianni Toniolo, ha censito 2678 ricercatori emigrati, preoccupandosi di valutare non solo le dimensioni del fenomeno ma le ragioni che ne stanno alla base.
L'identikit tipo del ricercatore emigrato è quello di un uomo, di età compresa fra i 30 e i 40 anni, ma circa un terzo dei "fuggitivi" è composto da donne. La maggioranza ha già avuto esperienze lavorative in Italia, ma ha scelto di emigrare per l'impossibilità di avanzamenti di carriera in tempi ragionevoli o per la mancanza di fondi per condurre in modo adeguato le proprie ricerche. Il 75,8% vive all'estero da oltre quattro anni, il 66,9% lavora presso un'università straniera.
Il quadro che emerge dalle risposte è chiaro: burocrazia eccessiva, gerontocrazia, scarsa indipendenza dei giovani, incertezze sui tempi della carriera, scarsa interazione tra università ed imprese, scarso interesse delle imprese per la ricerca.