Nei ristoranti dove si mangia con le bacchette, se ne possono usare tre per una piccola prova.
Si può dichiarare che la sua riuscita comporta l'esaudimento di un desiderio, o lasciar intendere che per riuscirci ci sia bisogno di qualcosa di paranormale: rifarsi comunque all'antica sapienza orientale.
Si inizia con due bacchette appoggiate parallele sul tavolo e una terza appoggiata perpendicolare sulle estremità delle prime due.
Ora si prendono con due mani, non necessariamente della stessa persona, le due bacchette di sotto e le si reggono, parallele al tavolo, tenendo le mani appoggiate sulla tovaglia.
Bisogna adesso cercare di avvicinare il più possibile le due bacchette, parallele mantenendo sempre la bacchetta superiore in equilibrio, anche se i punti di appoggio si avvicinano sempre più. In caso di estrema abilità, fortuna, compatibilità fra due persone, o doti paranormali, le due bacchette potrebbero addirittura arrivare a congiungersi mentre ancora reggono la terza in equilibrio.
In realtà, per quanto bizzarro possa sembrare anche mentre si prova concretamente, l'impresa riesce ogni volta, automaticamente.
Basta avvicinare lentamente le due bacchette e quella superiore si appoggerà ora su una bacchetta ora sull'altra, invertendo il punto di appoggio e di scorrimento proprio per il tempo esattamente necessario a mantenere l'equilibrio. In più, funziona anche partendo da posizioni di partenza asimmetriche, con la bacchetta superiore che sporge più da una parte che dall'altra.
Siccome l'attrito aumenta col peso, la bacchetta scivola sempre di più dove sporge di meno. I movimenti alterni di assestamento probabilmente sono dovuti al fatto che l'attrito fra superfici in movimento fra loro è un po' minore dell'attrito da ferme: ad ogni movimento iniziale, la bacchetta che per qualunque piccola irregolarità comincia a scivolare per prima può proseguire a muoversi finché scivola più dell'altra, ferma. Ho provato ad estendere questo metodo nella seconda dimensione, con tre punti d'appoggio che si avvicinano: è un modo semplice per trovare il baricentro di una forma piana.
Per un uso semplice ma quantitativo di questo principio nel misurare il rapporto fra coefficienti di attrito statico e radente, consiglio la lettura di: Turning the World Inside Out and 174 Oiher Simple Phvsics Demonstrations. di Robert Ehrlich, (1990) Princeton University Press, Princeton, New Jersey, USA.
Questo con le bacchette è un piccolo innocuo esempio dei tanti trucchi automatici, che funzionano da soli senza richiedere artifici da parte di chi li esegue. ce ne sono tantissimi, e alcuni, inevitabilmente, sono diventati dei rituali religiosi, ritenuti miracolosi perfino da chi li esegue.
Sono molte le azioni che, a vederle fare, sembrano difficili, pericolose, o impossibili: non si pensa neppure di ripeterle, o le si ritiene paranormali; invece è perfettamente possibile eseguirle fin dalla prima volta, senza bisogno di esercitarsi minimamente. Basta pensare alla "catalessi ipnotica", che consiste nel tendersi orizzontalmente fra due sedie appoggiando solo i talloni e la nuca; il giudizio di Dio del camminare sulle braci ardenti; battersi un barattolo chiuso di cibo in scatola su un dito appoggiato sul tavolo ed ammaccare la scatola invece del dito; immergere un dito nel metallo fuso senza alcun danno; lasciare che un'automobile ci passi sopra un piede (scoperto senza volerlo); e molti altri.
Ognuna di queste piccole imprese va fatta nel modo giusto, c'è magari qualcosa da sapere perché non siano pericolose, ma non nascondono nessun trucco: è solo errata l'impressione che ci si fa basandosi su esperienze analoghe.
A proposito, visto che per questo esempio ci troviamo al ristorante, avreste detto che con la fiamma di un accendisigari a gas si può attraversare la stoffa di un tovagliolo teso fra la fiamma e l'accendino? (accendere fuori, attraversare il bordo del tovagliolo tenuto in piano, muovere costantemente l'accendino tenuto a contatto con la stoffa). Visto che spesso il tovagliolo è di carta, ho pensato (ma solo dopo anni che conoscevo il trucco con la stoffa) di provarci lo stesso: funziona, se il tovagliolino èun po' poroso e ci si muove un po' più velocemente. E' anche un po' più pericoloso e inaspettato.
Franco Ramaccini fa parte del gruppo Sperimentazioni del CICAP