Un numero sempre crescente di persone, con in testa il principe Carlo, si rivolge alle medicine alternative: un terzo della popolazione adulta, 70 000 in media alla settimana. Un documento della British Medical Association (BMA) rivela che il 95 per cento dei medici ha ricevuto richieste di informazioni su trattamenti non convenzionali.
Sempre secondo la BMA, due terzi dei medici raccomandano i quattro trattamenti non ortodossi professionalmente più organizzati: osteopatia, chiropratica, agopuntura e omeopatia. Più controversa e non si capisce perché, a parità di inefficacia - la posizione di riflessologi ed erbalisti, ritenuti meno credibili. In alcuni campi vi sono diversi organismi autonominatisi, che sostengono di regolare e registrare terapeuti complementari.
A Londra vi sono antiche cliniche specializzate in trattamenti alternativi, come il Royal Homeopathic Hospital, fondato nel secolo scorso dalla regina Vittoria, una sostenitrice dell'omeopatia. O la Nature Cure Clinic, che fu fondata nel 1928 e da allora ha curato 300 000 pazienti. Le compagnie d'assicurazione hanno da poco iniziato a coprire trattamenti alternativi. "Non mi stupisce" è il commento di Teresa Hales, che dirige la Hale Clinic. "La medicina complementare costa assai meno. Per l'asma, per esempio, mentre noi offriamo una cura per 200 sterline, gli inalatori convenzionali da soli costano 500 sterline". Buono per il portafogli, non certo per la salute.
Una nuova organizzazione, approvata dal ministro della Sanità Virginia Bottomely e cautamente accettata dalla BMA, è la British Complemetary Medicine Association, i cui 20 000 soci terapisti vogliono vedere le cure eterodosse completamente integrate del sistema sanitario pubblico, lasciando ai pazienti la scelta di quale trattamento seguire.
Alcune frange del mondo accademico si aprono a questo tipo di indagine. L'Università di Exter è stata la prima a istituire un corso di laurea in Studi medici complementari, suddiviso nei consueti Bachelor, Master e dottorato degli atenei anglosassoni. A Exter c'è anche un centro di ricerca, il Centre for Complementary Health Studies, che lavora insieme ad altri istituti universitari come biologia o psicologia, e funziona come centro di consulenza per chi desidera informazioni.
Anche la pranoterapia, la presunta guarigione mediante imposizione delle mani, sta trovando credito. Gill White possedeva un'azienda agricola nel Devon. In seguito a un'esperienza di pranoterapia durante una vacanza in Nepal, si mise a studiare questa tecnica. Adesso alterna la sua attività tra l'Ospedale di contea Royal Devon e un ambulatorio medico della zona, quello del dottor Michael Dixon.
"Abbiamo deciso che Gill visitasse chi soffriva di disturbi come dolori alla schiena, stress, malattie dermatologiche, depressione, artrite, emicranie, e non rispondeva ad altri tipi di trattamento" spiega Dixon. L'esperienza dura da due anni ed è - se non dal punto di vista terapeutico almeno da quello economico - un successo: la lista d'attesa è di mesi.
Insieme all'osteopatia, la pranoterapia dilaga soprattutto nelle grandi città britanniche; tanto è vero che secondo le stime della giustamente preoccupata British Medical Association, i praticanti dell'arte delle mani sarebbero oggi più di ottomila.
(da Tempo Medico, 6.12.95)