Ho atteso esattamente un anno prima di dover concludere, quasi mio malgrado, che anche in relazione agli operatori del CICAP il grado di onestà intellettuale è probabilmente un poco inferiore a quanto tutti i presupposti teorici e attivistici facevano immaginare o prevedere.
La mia lettera precedente porta infatti la data del 20 luglio 1996.
Muovendo ragionevoli critiche non tanto ai metodi di ricerca del CICAP - che ritengo eccellenti e comunque meritevoli di incoraggiamento - quanto piuttosto alla filosofia di base che informa la "weltanschauung" dei componenti di codesta Associazione, nel corso del mio non breve scritto cercai di indirizzare la Vostra attenzione sul caso di un fenomeno "paranormale" in apparenza non troppo facile da spiegare, quello della liquefazione annuale del sangue attribuito a San Lorenzo, sottoponendoVi la fotocopia di un articolo sull'argomento tratto da una rivista scientifica.
C'era anche l'invito, nella mia lettera, a dare un'occhiata alla chiesa di S. Maria di Amaseno (Frosinone) dove da secoli, in occasione del 10 agosto, si verifica il fenomeno in questione, e di tentare l'elaborazione di una spiegazione razionale del medesimo mettendo possibilmente da parte la ben nota tentazione del CICAP di replicare il fenomeno con qualcuno dei Vostri trucchi (che, come precisavo, non dimostrano gran che, dal momento che la fabbricazione di una banconota falsa non esclude l'esistenza di danaro perfettamente in regola con la Zecca dello Stato).
Da allora, però, ben tre numeri di Scienza & Paranormale sono passati, ma della mia sudata comunicazione neppure un rigo sulle Vostre pagine, e silenzio assoluto sulla sfida che Vi proponevo. Eppure, non mi pare che il mio scritto fosse così balordo da meritare di essere cestinato; forse, ho urtato in qualche modo la Vostra sensibilità indirizzandovi dei colpetti di bassa ironia, e spero che la sorridente dottoressa Hack non si sia risentita per qualche mia sarcastica citazione. Dovrei forse scusarmi, eppure ho buone ragioni per ritenere che la mia ironia fosse tutt'altro che gratuita o esagerata. Vedete, a differenza dell'impressione che si può ricavare da quanto scrivo, personalmente sono tutt'altro che un "credente" nei fenomeni paranormali o soprannaturali.
Anzi, relativamente ai principi teorici sull'uso corretto della ragione, mi reputo persino più "a sinistra" del CICAP, al punto da sospettare e sostenere che tra un ateo (quindi, tra un membro del CICAP) e un Testimone di Geova non vi sia alcuna sostanziale differenza per quel che riguarda il rapporto con la propria razionalità: tra l'uno e l'altro, a mio parere, c'è solo una differenza di segno, e in tale prospettiva l'ateo diventa null'altro che un "credente" di segno negativo. Mi sembra obietti-vamente stupido, infatti, assumere un atteggiamento aprioristico e tuttavia convinto - di negazione o di fideistica accettazione - in relazione a cose di cui è impossibile, almeno allo stato delle nostre conoscenze, dimostrare l'esistenza o la non esistenza. Così, se è del tutto impossibile dimostrare che la Bibbia è davvero la parola rivelata di Dio - e anche l'esistenza stessa di Dio - è altrettanto impossibile dimostrare la non esistenza di un mondo "soprannaturale", e per la semplice razionale considerazione che quest'ultimo potrebbe ben esistere e sfuggire contemporaneamente alla limitata percezione dei sensi umani... esattamente come virus e batteri - esempio portato nella mia lettera precedente - sono sfuggiti per millenni alla nostra percezione visiva. Di conseguenza, per non ridursi a fare la patetica figura del cieco nato che, fidandosi unicamente nei limitati strumenti conoscitivi a sua disposizione, nega l'esistenza degli oggetti che non cadono sotto la sua diretta percezione tattile, e partendo dalla non illogica considerazione che il mondo potrebbe essere molto più complesso di quanto il limitato orizzonte dei nostri sensi e del nostro grado di evoluzione culturale e intellettuale ci permette attualmente di percepire - virus, batteri e ultrasuoni insegnano sempre! -, ritengo che l'unico atteggiamento mentale veramente compatibile con una visione psico-intellettuale, sia quello di un "agnosticismo possibilista", il quale, purtroppo per il CICAP, non può che sorridere o a volte indignarsi davanti agli sforzi che fanno i Vostri associati e simpatizzanti di ridurre tutto l'universo a leggi di fisica e di chimica da manuali scolastici. E, a parte la riuscita definizione di "agnosticismo possibilista", tutto quanto ho finora precisato mi sembra così banale, così evidente, così alla portata di ogni intelligenza di medio livello, che quasi mi vergogno a parlarne come di schegge della mia personale "saggezza"!
Ripeto, il CICAP merita i più dovuti riconoscimenti per il suo impegno di smascherare gli imbroglioni del paranormale e quando riesce a dare una spiegazione ragionevole a fatti apparentemente anomali; ma, al di là di questa pratica e piuttosto prosaica funzione, sbaglia di grosso quando cerca, se non di imporre, sicuramente di proporre al mondo la sua filosofia sfacciatamente negazionista e materialista - costretta, come scrivevo nella mia lettera precedente, a scorrere entro gli angusti limiti di una posizione aprioristica di stampo neopositivista.
Credo, insomma, che il cieco nato di cui sopra non ha alcun diritto di proporre al mondo, e tanto meno con arroganza intellettualistica, la propria filosofia forzatamente condizionata dai suoi limiti biologici e funzionali. Il "pensiero scettico" talvolta strombazzato sulle Vostre pagine, alla luce dei semplici presupposti da me tracciati poc'anzi mi sembra piuttosto un non-pensiero, ed esiste il serio pericolo che alcuni membri del CICAP, senza redersene conto, assomiglino mentalmente assai più al Vostro immaginario professor Bickerstaff che al padre Galilei!
In quanto ai rapporti con il mondo della cultura popolare, sarebbe meglio che il CICAP non si facesse troppe illusioni di proselitismo: i presupposti filosofici stessi dell'Associazione non possiedono i numeri per fare breccia nell'animo della gente, che ha bisogno di evadere dalla banalità del quotidiano sognando i miracoli di Lourdes, gli alieni in arrivo sui loro dischi volanti o la possibilità di conoscere e di modificare il nostro futuro... Resterebbe, per Voi, la consolazione narcisistica di far parte di una confraternita élitaria o di una casta sacerdotale preposta al vero culto della dea ragione... Ma, ahimé, alla luce di quanto poc'anzi osservato sui grossi limiti in fatto di correttezza razionalistica emergenti dalla Vostra filosofia di base, temo che neppure questa soddisfazione possa esserVi ragionevolmente concessa. Almeno, fino a quando l'atteggiamento sfacciatamente negazionista e materialista che resta alla base dello spirito del CICAP non darà segni di un'apertura mentale assai più sincera di certe dichiarazioni di massima tante volte scritte e sentite da parte Vostra.
Allo stato attuale delle cose, però, temo che il CICAP non abbia un grande avvenire davanti a sé, ed è probabile che anche per le persone meno intellettualmente sprovvedute e non condizionate da filosofie negazioniste e neopositiviste, gli uomini del CICAP sembreranno un giorno - ironia della sorte! - come un gruppo di reazionari e di oscurantisti, aridi personaggi impegnati nel tentativo di ridurre il mondo alla misura della loro soggettiva e limitata percezione del cosmo. Eppure, per uscire dagli angusti limiti del non-pensiero scettico basterebbe meditare su pochi dati di fatto, tutti innegabili e obiettivi: la "coscienza" che anima il più piccolo di noi, e che non è stata ancora spiegata in termini soltanto matematici e fisici - un fenomeno "paranormale", come scrivevo nella mia lettera precedente, che è sotto i nostri occhi a miliardi di esemplari; l'immensità non solo spaziale ma anche temporale dell'universo; l'evoluzione biologica avvenuta sulla nostra Terra e la comparsa, con la specie umana, di una coscienza razionale tutt'ora in fase evolutiva.
Ora, per effetto di una semplice deduzione analogica, è ragionevole ipotizzare che i predetti fenomeni evolutivi siano avvenuti in più tempi e in più luoghi del macrocosmo, e che in milioni e in miliardi di anni esseri a noi sconosciuti abbiano raggiunto un'evoluzione fisica e mentale per noi inimmaginabile (la stessa, magari, che distingue l'Homo sapiens dal virus dell'influenza). Se tutto questo è ragionevolmente possibile, è altrettanto ragionevole supporre che siffatte intelligenze aliene potrebbero interferire di tanto in tanto - con modalità etiche e psicologiche per noi incomprensibili - con l'umanità terrestre, producendo quei fatti e quei fenomeni da tempo noti nelle tradizioni religiose e nella letteratura sul paranormale (guarigioni miracolose, stimmate, apparizioni mariane e curiosi fenomeni celesti - come il "sole" che giocava nel cielo di Fatima il 14 ottobre 1917 davanti a 60.000 testimoni -, reliquie sanguigne che si sciolgono in momenti ben precisi, UFO e "abductions", etc. etc.). Nell'ambito di questa ipotesi troverebbero in parte spiegazione anche quelle ondate di assurda malvagità e di collettiva irrazionalità che in certi momenti storici mortificano la parte migliore del cosiddetto Homo sapiens...
Insomma, la realtà potrebbe essere assai più complicata della minestrina quasi insipida a cui i signori del CICAP vogliono per forza ridurla, allo stesso modo in cui il mondo - e su questo non ci piove - è assai più complesso di quello che il cieco percepisce mediante le sue mani e le sue orecchie. C'è di sicuro, in questo scorcio di fine millenio, un'irrazionalità diffusa ovunque, ma anche un sincero bisogno a livello collettivo di verità e di chiarezza, un desiderio di estendere la conoscenza umana verso altre frontiere, di vedere oltre i limiti condizionati dalla nostra parziale cecità evolutiva.
Ma a tale bisogno, gli operatori del CICAP non trovano di meglio che offrire una visione riduttivamente materialistica del mondo, e in tal modo si autocondannano a essere visti e giudicati, in futuro, come i sacerdoti di una religione laica che ha fatto l'assurdo tentativo di sacralizzare gli enormi limiti a cui l'evoluzione psico-biologica e culturale per il momento ci condanna.
Pertanto, visto che il 10 agosto è di nuovo alle porte, che ne direste di prendere almeno in considerazione l'idea di accettare la sfida sul sangue di San Lorenzo che vi proposi esattamente un anno fa? E inoltre, visto che questa lettera, ancorché un po' lunga mi sembra assai meno complicata, inutile e surreale del lungo pezzo sulle "muche volanti" da Voi pubblicato sull'ultimo numero di Scienza & Paranormale, mi fareste il piccolo favore di pubblicarla per intero - senza tagli o manipolazioni di seconda mano - sulle pagine della Vostra Rivista?
In attesa di riscontro, non mi resta che porgervi i più sentiti ringraziamenti per la Vs. cortese attenzione, assieme ai saluti più cordiali.
Ennio Scannapieco
Biblioteca Provinciale, Salerno
Risponde Lorenzo Montali:
Signor Scannapieco, la ringraziamo per la sua lettera che, pur polemica, rimane su un tono di civile discussione, a differenza di coloro che per criticare il CICAP non sanno fare altro che ricorrere all'insulto personale. Anche per questo motivo, nonostante la lunghezza, abbiamo pensato di pubblicarla (e, come avrà notato, non è stata in alcun modo tagliata o manipolata: pratiche queste che peraltro non rientrano tra le nostre abitudini).
Dobbiamo subito dire che sottoscriveremmo subito le sue critiche se fossero fondate. Ma, come vedremo tra poco, non lo sono. Andiamo per ordine. Lei si lamenta del fatto che la sua precedente lettera non era stata pubblicata. Ci dispiace, ma come potrà facilmente immaginare, una rivista ha evidenti esigenze di spazio e non può pubblicare tutto quello che riceve.
In particolare, nel Suo caso la scelta di non pubblicare la lettera venne presa in considerazione del fatto che essa era centrata sull'invito a indagare il caso del sangue di S. Lorenzo, a suo giudizio «un fenomeno paranormale non troppo facile da spiegare». Proprio in quel periodo, infatti, eravamo riusciti a trovare il modo per studiare più da vicino questo caso, con risultati di cui riferiamo in altra parte di questa stessa rivista e che, ne siamo certi, anche lei non mancherà di apprezzare, dal momento che consentono di presentare dopo tanti secoli una spiegazione naturale del fenomeno.
Veniamo ora alla sue contestazioni, a quella che definisce la filosofia di base dei membri del CICAP e che, secondo noi, è invece una sua personale interpretazione delle nostre posizioni: legittima, ma secondo noi in nessun modo corrispondente a verità. Una prima prova di ciò viene proprio dalla sua lettera laddove afferma di ritenere «eccellenti e meritevoli d'incoraggiamento i metodi di ricerca del CICAP», ma di non condividere la filosofia che li anima. Infatti, come lei ben sa, la scelta di un metodo di ricerca non è campata per aria ma è innanzitutto il risultato di precise scelte teoriche ed è perciò difficile pensare che un buon metodo sia il risultato di una cattiva filosofia.
La realtà allora è un'altra: quella di cui lei parla non è la nostra filosofia, ma qualcosa di diverso. A ulteriore riprova di ciò può essere citato anche il fatto che lei non porta alcun supporto concreto alla sua ricostruzione di quella che chiama la nostra filosofia. Dove mai ha letto infatti su Scienza & Paranormale che i membri del CICAP sono tutti atei o che il nostro è un atteggiamento aprioristico di negazione dei fenomeni paranormali? Nella sua lettera non sono citate le fonti da cui ricava tali convinzioni, al punto da far sorgere il sospetto che sia un pregiudizio negativo ad animarla e a farle scrivere cose che poi non è in grado di dimostrare.
Ma veniamo all'argomento centrale della sua lettera, un argomento che conosciamo bene e che può essere riassunto nella formula: «ma come potete voi negare che possa esistere...?», laddove i puntini possono essere riempiti con qualsiasi cosa: un mondo soprannaturale, la telepatia, un'influenza degli astri sulla vita degli uomini, i rapimenti alieni, ma anche, perché no, un pianeta di marzapane, una lampada che permette di realizzare qualsiasi desiderio, un tappeto volante.
Ebbene, la risposta a questa domanda è una sola ed è una risposta che andiamo ripetendo da ormai dieci anni: non possiamo e non vogliamo negare in linea teorica l'esistenza di nessuno di questi fenomeni, anche perché siamo convinti che molte di queste cose potrebbero rendere molto più divertente e interessante la vita di tutti (io, in particolare, mi prenoterei per la lampada). Molto modestamente però ci permettiamo di aggiungere una considerazione che forse a lei sembrerà "prosaica" e banale, ma che a noi continua a sembrare importante: se ci sono, una o più di queste cose, qualcuno vuole essere così cortese da mostrarle a tutti noi altri e condividere la felicità per una così importante scoperta? Se invece si tratta null'altro che di ipotesi, di teorie non suffragate da alcun riscontro, di raccolte di sogni e belle speranze, be' allora ci lasci dire che la strada della ricerca scientifica seria continua a sembrarci una via migliore di conoscenza.
Perché vede, caro signor Scannapieco, il suo «agnosticismo possibilista» rischia di condurla in un vicolo cieco: da una parte lei è possibilista davanti a chi afferma l'esistenza di un mondo soprannaturale, dall'altra dovrebbe essere egualmente possibilista di fronte a chi nega tale mondo. Si troverebbe in tal modo ad accettare (quantomeno in via provvisoria) due posizioni tra loro contraddittorie e non le rimarrebbe che cercare al di fuori di sé un criterio di verità per decidere quale delle due posizioni è falsa. Lei che criterio sceglierebbe? Noi la nostra scelta l'abbiamo fatta ed è quella che corrisponde alla nostra filosofia: l'analisi di presunti fenomeni paranormali non può che seguire l'unico metodo che assicura l'oggettività della conoscenza: quello scientifico.
Questo non significa che siamo chiusi di mente, ma che fino a quando qualcuno non riuscirà a proporre metodo migliore francamente ci sembrerebbe inutile cambiare. Non ci sembra in effetti di chiedere o pretendere molto: da parte nostra c'è l'assoluta disponibilità a esaminare qualsiasi fenomeno (ripeto fenomeno: non affermazione della «impossibilità di negare l'esistenza» di qualcosa che poi però non si mostra mai) per verificare se effettivamente si tratta di un fatto paranormale o meno ed eventualmente per approfondirne lo studio. Questa è la nostra scelta, sin dall'inizio e non a caso questo Comitato si chiama per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale, e non, come sostiene lei, per la loro negazione aprioristica.
C'è un ultimo punto su cui desidero risponderle, perché, anche in questo caso, si tratta di un'obiezione che ci viene spesso ripetuta e ciò significa allora che non siamo riusciti a rispondere in maniera adeguata.
Lei scrive che quando replichiamo i presunti fenomeni paranormali utilizzando dei trucchi in realtà non stiamo dimostrando un bel nulla perché «la fabbricazione di una banconota falsa non esclude l'esistenza di danaro perfettamente in regola con la Zecca dello Stato». Ebbene, non so se la cosa la sorprenderà, ma siamo assolutamente d'accordo con la sua affermazione. Che dice molto, ma non tiene conto di tutto. Non tiene conto di almeno due fatti importanti. Il primo è che la replica del fenomeno grazie a un trucco smentisce quanti dicono: «è sicuramente paranormale perché non c'è un modo normale di produrlo». Il secondo fatto importante, che è poi una conseguenza del primo, è che a questo punto, essendovi due opzioni in campo, è necessario fare un'ulteriore verifica approfondita del fenomeno per vedere quale sia la sua causa effettiva. Ebbene, questo è esattamente quello che noi cerchiamo: fenomeni da poter studiare approfonditamente. Il problema è che sinora, anche lei non potrà non convenire su questo, di questi fenomeni paranormali da esaminare non s'è vista traccia.
Lorenzo Montali Segretario nazionale CICAP