Il CICAP Fest 2023

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© Roberta Baria
Ben 105 eventi tra incontri, conferenze, spettacoli e laboratori in tre giorni, 150 relatori italiani e stranieri, oltre 20.000 presenze. Si è chiusa con un successo di pubblico la sesta edizione del CICAP Fest, evento ideato da Massimo Polidoro con la direzione scientifica e organizzativa di FRAME – Divagazioni Scientifiche, andato in scena a Padova dal 13 al 15 ottobre. Tema portante della rassegna è stato il valore della responsabilità; lo slogan scelto, “Facciamo la nostra parte”, era un riferimento diretto all’ultimo messaggio pubblico di Piero Angela, venuto a mancare il 13 agosto 2022: «Carissimi tutti, penso di aver fatto la mia parte. Cercate di fare anche voi la vostra per questo nostro difficile Paese». Così, seguendo questa linea rossa, per tre giorni la scienza e il metodo scientifico sono stati raccontati attraverso conferenze, laboratori e attività rivolte sia agli adulti sia ai bambini.

«Il CICAP Fest è un bellissimo esercizio di democrazia» spiega Sergio Della Sala, presidente del CICAP. «Capire come funzionano i metodi della scienza, guidati dalla curiosità libera, è funzionale alla democrazia. Infatti, la parola chiave della scienza è proprio “curiosità”, sia nella sua accezione etimologica, cioè prendersi cura, sia nell’accezione comune, di farci tornare bambini e chiederci il perché delle cose. Chiedersi “perché” contrasta con l’assiomatico, il categorico, l’assoluto, con le verità irrefutabili. Si paragoni la bellezza del punto interrogativo, il suo ricciolino sbarazzino e la giocosità quasi sorridente della sua forma sinuosa, con l’arroganza segaligna, stizzita e autocratica dell’esclamazione: È così!»

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Visitatori allo stand di accoglienza nel Cortile Antico di Palazzo del Bo © Roberta Baria

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Helga Notowny © Roberta Baria

La lectio magistralis di Helga Notowny


Il Fest si è aperto con la lectio magistralis di Helga Notowny, presidente emerita del Consiglio Europeo della Ricerca (ERC) e docente di studi scientifici e tecnologici dell’ETH di Zurigo, che ha provato a rispondere alla domanda: a cosa serve la scienza? L’argomento è stato introdotto sottolineando quanto la comunicazione della scienza sia fondamentale per il buon funzionamento della società: «Bisogna evitare che ci siano persone ostili alla scienza, come accade in molte società contemporanee. La scienza esplora il mondo in tutte le sue declinazioni e la società lo deve consentire».
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Conferenza a Palazzo Santo Stefano © Fabrizio Balestrieri
L’intervento si è poi focalizzato, in particolare, sul controllo che gli esseri umani dovrebbero esercitare sulle tecnologie. Il concetto stesso del controllo si è ampliato ed esteso non soltanto alle macchine ma anche all’ambiente e alla sfera emozionale degli individui. «Affidare le proprie previsioni e decisioni alle macchine porta alla disumanizzazione dei nostri rapporti con l’altro e con il mondo», ha affermato Nowotny, che ha presentato le sfide che a suo parere l’Europa dovrà affrontare nel prossimo futuro: regolamentare l’intelligenza artificiale, educare le nuove generazioni, riformare il sistema scolastico aggiornandolo all’uso delle nuove tecnologie e attrarre sempre nuovi talenti per «alzare l’asticella e lottare contro la mediocrità».

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Pubblico alla conferenza di Giorgio Vallortigara nel cortile di Palazzo Moroni © Roberta Baria

Il ricordo di Piero Angela


Uno dei momenti più sentiti della manifestazione è stato dedicato alla memoria di Piero Angela. Per ricordare la sua grande eredità, nell’aula magna di Palazzo del Bo si è svolta una conferenza a cui hanno partecipato, oltre a Massimo Polidoro, che ha moderato la conversazione, tanti scienziati e divulgatori che hanno avuto modo di conoscere e lavorare a fianco di Angela: Silvio Garattini, farmacologo, fondatore e presidente dell’Istituto Mario Negri di Milano;
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Pubblico in coda nel Cortile Antico © Roberta Baria
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Silvio Garattini © Roberta Baria
il vicepresidente del CICAP Lorenzo Montali; tre storici collaboratori di Angela - Elisabetta Bernardi, Paolo Magliocco e Lorenzo Pinna - e l’editorialista scientifico del quotidiano La Stampa, Piero Bianucci. Oltre a tanti aneddoti e riflessioni regalate al pubblico dai partecipanti, l’incontro è stato arricchito da un messaggio video di Alberto Angela: «Chi si occupa di informazione e divulgazione – ha detto – deve tenere in mente alcuni principi, naturalmente incarnati da Piero: la trasparenza nell’indagine e comunicazione con le relative fonti e responsabilità nel dare il massimo della chiarezza nella divulgazione». Specialmente in un mondo in cui l’informazione è ormai accessibile tramite il web, che può diventare un’arma a doppio taglio. Questa «nuova forma di editoria», come l’ha definita, è immediata, perché appunto non mediata, non controllata: «Ciò che ha cercato di trasmettere mio padre è un approccio razionale alla realtà che non viene mai smesso, dalla strada, ai programmi, alle serate con gli amici».

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Edzard Ernst © Roberta Baria

Edzart Ernst e le ricerche sulle medicine alternative


L’aula magna di Palazzo del Bo ha ospitato anche l’intervento del medico e ricercatore Edzard Ernst, uno dei massimi esperti mondiali di medicine complementari e alternative. Il relatore ha iniziato ripercorrendo la sua vita: «Il nostro medico di famiglia era un omeopata e io sono cresciuto pensando che l’omeopatia fosse una medicina con solide basi scientifiche». Un’opinione che Ernst ha mantenuto anche dopo la laurea in medicina:
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Volontari nel Cortile Nuovo © Fabrizio Balestrieri
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Sofia Lincos e Alfredo Lucifredi alla presentazione del libro di Lucifredi "Gatti marinai e polpi indovini" © Enrico Zabeo
«L’omeopatia era solo uno dei numerosi metodi che applicavo ai miei pazienti. In seguito, ho però avuto anche l’occasione di ricevere una formazione medica tradizionale». In Inghilterra, dove occupò la prima cattedra di medicina complementare all’Università di Exeter, Ernst ebbe la possibilità di costituire un gruppo di ricerca: «Coprimmo diverse aree, tra cui agopuntura, chiropratica e omeopatia, applicando il metodo della revisione sistematica alla letteratura scientifica». I risultati misero in luce l’inefficacia di quelle terapie. «Ci sono più di 500 studi dai quali emerge che i metodi omeopatici non sono diversi da quelli placebo». Un’inefficacia che può diventare persino pericolosa quando alle terapie tradizionali vengono sostituite quelle alternative: «un prodotto omeopatico non ha di per sé nessun beneficio e nessun rischio. Una certa condizione clinica può però cambiare questo equilibrio e i rischi diventano maggiori dei benefici».

Ernst ha poi raccontato dello scontro avuto con l’allora Principe Carlo a causa di un articolo pubblicato sul Times, in cui criticava la vicinanza del reale inglese alle medicine alternative. Lo scontro costò a Ernst il disfacimento del suo gruppo di ricerca e il pensionamento anticipato, ma non ha frenato le sue motivazioni: guidate, come egli stesso ha affermato, «dalla lotta alla disinformazione, dalla prevenzione del rischio e dal tentativo di diffondere il pensiero critico nella società».

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Stefano Nazzi intervistato da Beatrice Mautino © Roberta Baria

Raccontare la cronaca nera: la conferenza di Stefano Nazzi


Al CICAP Fest c’è stata occasione anche di discutere del modo in cui viene raccontata la cronaca nera dai media. L’occasione è stata la conferenza sul tema di Stefano Nazzi, giornalista de Il Post e autore del fortunato podcast Indagini. «Quando racconto storie già molto note e discusse, tolgo tutto il superfluo che si è accumulato negli anni e cerco di ripercorrerle dall’inizio in modo più netto», ha affermato. «In redazione ripuliamo il linguaggio giornalistico dalle frasi fatte che non significano nulla e dagli aggettivi che indirizzano chi legge o ascolta verso determinate opinioni», ha proseguito il giornalista. «Per esempio, definire un omicidio “agghiacciante” non ha senso. La parola omicidio basta a indicare un fatto drammatico».
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Vera Gheno © Roberta Baria
Nazzi si è poi soffermato sulle difficoltà che un cronista incontra nel suo lavoro: «La realtà è caos. Non è lineare come può sembrare in una serie o programma televisivo». Basta pensare, per esempio, che un tecnico della scientifica che arriva sulla scena del crimine si trova davanti a centinaia di elementi e non può sapere a priori quali contano e quali sono da ignorare. E non è nemmeno possibile avere risposte in tempi brevi su ipotetici colpevoli e vittime, come invece vorrebbero i media. Alla moltitudine di direzioni possibili, si aggiungono poi diversi fattori umani. «Oggi le indagini sono tutte incentrate sulla scienza», ha concluso Nazzi. «Ma spesso i magistrati non hanno gli strumenti per capire il linguaggio tecnico dei periti della difesa e dell’accusa che, spesso, partendo dalle stesse prove arrivano a risultati del tutto differenti».

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Antonella Viola © Roberta Baria

Antonella Viola e la longevità


È possibile vivere più a lungo? Quali comportamenti possono aiutare ad aumentare la longevità? Sono alcune delle domande a cui ha provato a rispondere Antonella Viola, docente di patologia generale presso l’Università di Padova, nella sua conferenza al CICAP Fest. «L’aspettativa di vita è aumentata e continua ad aumentare. Siamo sempre più longevi. Si assiste a una tendenza che ci vede avvicinarci sempre di più alla durata massima della vita dell’uomo», ha affermato Viola, spiegando che la combinazione di un corretto stile di vita, un buon patrimonio genetico, una dose di fortuna e una prevenzione attiva potrebbe permettere di arrivare a 120 anni. Tuttavia, ha poi sottolineato, se da una parte guadagniamo anni, dall’altra affrontiamo l’ultimo periodo della nostra vita con una o due malattie croniche, una situazione che si traduce
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Silvano Fuso © Enrico Zabeo
«in problemi per le famiglie e in spesa per il sistema sanitario, che deve curare tutti e che è organizzato per una popolazione con esigenze diverse, non solo una popolazione anziana e malata». Soffermandosi poi sul ruolo della divulgazione scientifica, Viola ha spiegato che si tratta di «dare delle indicazioni sui rischi di certi comportamenti scorretti, consentendo una scelta che sia personale ma consapevole allo stesso tempo» e di «far nascere uno spirito critico» che aiuti le persone a confrontarsi correttamente con le proposte di diete sbagliate e le false teorie su come curare il proprio corpo. La ricercatrice si è poi occupata delle differenze di genere quando si parla di malattia, sia in termini di diagnosi sia di terapia, un argomento a cui negli ultimi anni la medicina sta dando finalmente importanza. L’invecchiamento, per esempio, colpisce diversamente uomini e donne: «Le donne sono più longeve ma vivono in uno stato di salute peggiore rispetto agli uomini», ha detto Viola, ricordando che i motivi per cui le donne vivono più a lungo non sono ancora del tutto chiari. Tra le ipotesi ci sono la presenza dei due cromosomi X, la produzione di più estrogeni e quindi di un sistema immunitario più forte e, infine, un diverso stile di vita. D’altro canto, «le donne vivono in uno stato economico svantaggiato con salari più bassi, lavori più precari e meno tempo da dedicare alla propria salute ed è normale che questo possa riflettersi in uno stato di salute peggiore negli ultimi anni della loro vita».

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Luca Parmitano © Roberta Baria

Luca Parmitano e il cambiamento climatico visto dall’orbita


Uno degli eventi più seguiti del CICAP Fest è stata la conferenza di Luca Parmitano, intervistato da Pif. Il tema centrale dell’intervento dell’astronauta è stato il cambiamento del clima. Parmitano ha presentato al pubblico alcune foto scattate in orbita che ritraevano paesaggi alterati nel tempo e in sofferenza per gli effetti del cambiamento climatico. «Ho ancora vivide davanti agli occhi le immagini della foresta amazzonica drasticamente stravolta in soli sei anni», ha raccontato.
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Massimo Polidoro © Roberta Baria
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Due redattrici di Radio Cicap intervistano Roberto Paura © Enrico Zabeo
Osservando il nostro pianeta dalla Stazione spaziale internazionale, l’urbanizzazione, la deforestazione e la desertificazione appaiono chiare, ha detto, così come appaiono evidenti le distribuzioni diseguali delle risorse tra paesi. Tuttavia, «queste immagini non servono a spaventarvi - ha sottolineato l’astronauta - bensì a cercare di dare una risposta alla domanda “cosa possiamo fare?” La risposta è cercare di ridistribuire equamente le risorse». E ha aggiunto: «Dobbiamo cambiare la mentalità con cui pensiamo al ruolo di noi esseri umani sulla Terra. Noi partecipiamo alla vita sul pianeta, non ne siamo i padroni e ciascuno di noi deve usare la sua influenza per chiedere ai decisori politici di cambiare le regole del gioco». Parmitano ha poi ricordato che, per quanto il lavoro degli astronauti possa sembrare distante dalle problematiche “terrestri”, l’esplorazione spaziale è invece un’attività strettamente connessa alla vita sul nostro pianeta: «L’esplorazione non è mirata all’espansione e va, al contrario, verso l’interno, cioè verso lo studio della biologia e della fisiologia. È l’unica strada che ci permette di pensare di spingerci sulla Luna e oltre». Infine, alla richiesta di Pif di raccontare gli aspetti di vita quotidiana e quelli più eccezionali della sua professione, Parmitano ha invece dipinto il ritratto di una persona ordinaria: «L’astronauta è una persona assolutamente normale, selezionata appositamente per essere tale. È il lavoro che fa a essere eccezionale, ma sono due cose diverse».

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Massimo Polidoro e Telmo Pievani dialogano sull’origine delle credenze © Roberta Baria

Alle radici delle credenze: Telmo Pievani e Massimo Polidoro


Come nascono le nostre credenze? A questa domanda hanno provato a rispondere il segretario del CICAP Massimo Polidoro e Telmo Pievani, evoluzionista e docente di filosofia delle scienze biologiche dell’Università di Padova. La discussione è partita dalla constatazione che tutti hanno delle credenze, anche gli scienziati, e ci sono buone ragioni per pensare che abbiano un’origine evolutiva. «Nel passato le credenze hanno avuto un ruolo fondamentale, per esempio per aiutarci a captare i pericoli naturali, da cui ci dovevamo difendere», ha detto Pievani.
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Elisa Palazzi © Roberta Baria
Il complottismo deriva proprio da questo processo: «Le credenze, un tempo adattative, si rafforzano fino a diventare inscalfibili». Questo concetto è stato approfondito da Polidoro, che ha aggiunto: «Per quanto le teorie del complotto possano essere terrificanti, sono comunque confortanti, perché danno l’illusione di poter lottare contro qualcuno, mentre il caso e la complessità della vita non si possono combattere». La discussione si è poi spostata sulla diffusione a mezzo social delle fake news, facilitate dall’anonimato. Proprio per questo «sui social sarebbe necessario metterci la faccia. Non significa togliere la libertà, ma responsabilizzare», ha detto Polidoro. Come possibile soluzione a lungo termine, i due relatori hanno proposto un’idea di Piero Angela: un’ora di educazione alla mentalità scientifica nei programmi scolastici. «L’esercizio al ragionamento è un percorso lento e faticoso: richiede una profonda riforma della scuola e della società», ha concluso Pievani. «La cultura è un importante modulatore dei comportamenti umani. Educare può aumentare lo spirito critico e fare la differenza».

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Serena Giacomin © Roberta Baria

Una riflessione sul clima che cambia con Serena Giacomin


Cosa sta succedendo al clima terrestre? Gli eventi estremi di cui siamo testimoni hanno qualcosa a che fare con il riscaldamento globale? Sono alcuni dei temi affrontati da Serena Giacomin, fisica dell’atmosfera e climatologa, durante una conversazione con Marco Cattaneo, fisico e direttore di Le Scienze e National Geographic. Il viaggio nel clima che cambia è partito dall’analisi delle temperature medie globali, aumentate vertiginosamente dal 1980 a oggi, anche grazie a meccanismi di feedback positivo che hanno causato una rapida accelerazione del fenomeno.
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Paola Govoni © Roberta Baria
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Tito Faraci e Dario Bressanini discutono di scienza e fumetti © Fabrizio Balestrieri
«Il clima è sempre cambiato, il problema è la velocità e il motivo per cui sta cambiando», ha detto Giacomin, parlando poi di quello che potremmo aspettarci per il futuro. Ma, ha aggiunto, «anche se il cambiamento climatico ci sembra lontano nello spazio e nel tempo, è purtroppo attuale». A conferma di ciò, la climatologa ha mostrato foto e video di vari disastri avvenuti recentemente in tutto il mondo. Il termine più corretto per descrivere quanto sta avvenendo è «estremizzazione climatica», ha precisato. «Quando si parla di rischio climatico bisogna prendere in considerazione due fattori: la pericolosità degli eventi e la nostra vulnerabilità», ha spiegato Giacomin. Per diminuire la pericolosità bisogna lavorare sulla riduzione della concentrazione atmosferica di gas climalteranti come la CO2. Si parla in questo caso di azioni di mitigazione, per attuare le quali abbiamo ormai i mezzi e la conoscenza necessari.. Tuttavia, anche se riuscissimo a interrompere subito le emissioni, ci vorrebbe moltissimo tempo prima di percepire qualche effetto. Ci dovremmo quindi muovere con molta più determinazione e volontà sulla riduzione della vulnerabilità con azioni di adattamento, intraprendendo una serie di interventi volti a limitare i danni. «Le azioni che possiamo fare sul territorio possiamo farle da subito, e hanno impatti rilevanti e immediati», ha affermato la climatologa, portando come esempi la manutenzione frequente degli argini e un’attenta pianificazione del tessuto cittadino, ma anche la formazione della popolazione su come agire in caso di emergenza.

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Amalia Ercoli Finzi © Roberta Baria

Il messaggio di Amalia Ercoli Finzi


«Le tecnologie sono l’ultima roccaforte degli uomini, in cui le donne non hanno posto per presunta mancanza di tempo, talento e carattere». Lo ha affermato al Fest Amalia Ercoli Finzi, classe 1937, prima donna a laurearsi in ingegneria aeronautica in Italia e consulente della NASA, che, con la figlia Elvina Finzi, doppia laurea al Politecnico di Milano e all’ENSTA di Parigi e un dottorato di ricerca in ingegneria nucleare, ha scritto il libro Sei Universo (Mondadori, 2023).
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Marco Cattaneo, Beatrice Mautino, Roberta Villa e Andrea Capocci all’incontro su “Nicchie ecologiche di giornalismo” © Fabrizio Balestrieri
Durante l’evento a Palazzo del Bo, madre e figlia hanno condiviso le loro esperienze e una serie di consigli a tutte le bambine e ragazze che devono farsi spazio in un mondo ancora al maschile, soprattutto in campo tecnico-scientifico: «Le donne hanno bisogno dei loro spazi SPACES», hanno detto. S come stima di sé: «Avere coscienza delle proprie capacità e far sì che questo valore venga custodito, aiutato, impedendo a chiunque di distruggerlo». P come preparazione. Essere pronte a tutto, studiare, non farsi trovare impreparate, perché «nessun errore viene perdonato a noi donne». A come alto, punta in alto. «Siate ambiziose come Samantha Cristoforetti, ingegnere meccanico e astronauta, che alla domanda "cosa vuoi fare da grande?", rispondeva “farò l’astronauta”». C come cooperazione, sviluppare senso critico nella propria attività e verso ciò che ci circonda per cambiare le cose che non funzionano. E come essenzialità di questi tre valori per diventare donne realizzate e felici. E infine, S come un vivo spirito di iniziativa: «Quel salto che ognuno di noi deve fare per realizzare i propri sogni».

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Il Quartetto Acanto esegue l’Aria sulla quarta corda di Bach, storica sigla di Quark, durante la serata su musica e scienza © Roberta Baria

Spettacoli, laboratori ed eventi speciali


Al Fest c’è stato spazio anche per due serate di spettacolo, entrambe ospitate nella splendida Sala dei Giganti di Palazzo Liviano. Venerdì 13 c’è stato “Superquarchi!”, viaggio tra scienza e musica guidato da Antonio Valentino, direttore dell'Unione musicale di Torino, e dai divulgatori Dario Bressanini, Beatrice Mautino ed Emanuele Menietti, con l’accompagnamento del quartetto d’archi Acanto.
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Uno degli stand nel Cortile Nuovo di Palazzo del Bo © Fabrizio Balestrieri
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Francesco Lancia, Daniele Fabbri, Laura Formenti, Federica Cacciola, Matteo Fallica e Chiara Galeazzi al CICAP Fest Stand Up Comedy © Fabrizio Balestrieri
Gli attori comici Francesco Lancia, Federica Cacciola, Daniele Fabbri, Matteo Fallica, Laura Formenti e Chiara Galeazzi si sono invece avvicendati sul palco sabato 14 per la CICAP Fest Stand Up Comedy. Tra gli eventi speciali, al Museo di storia della medicina di Padova (MUSME) si sono tenuti “Giallo al MUSME-Aperitivo con delitto”, in collaborazione con il Teatro Nove Vite, e “Gallucci e la storia della cardiologia”, speciale visita guidata sulla circolazione sanguigna. All’Orto Botanico è stato invece possibile partecipare a “Tra miti e leggende”, un percorso tematico con storie fantastiche ispirate al mondo vegetale. Nella Sala Verde del Caffè Pedrocchi il pubblico è stato coinvolto in “Chiacchiere al Bar Bivio”, in cui Elena Dogliotti, supervisore scientifico della Fondazione Veronesi, e Alessio Perniola, di Multiversi, hanno animato un dibattito su cibo, diete e alimentazione. Il CICAP Fest ha ospitato inoltre “Viaggio nell’Universo”, live con l’astronomo Luca Nobili a cura del Planetario di Padova. Da segnalare infine gli “Incontri Query”, cinque conferenze ispirate da altrettanti argomenti affrontati dalla rivista: “Contro la falsificazione della storia”, con Carlo Greppi; “La statistica può migliorarvi la vita”, con Paola Tellaroli e Luca Antonelli; “Quell’idea di natura”, con Piero Fabbri, Silvano Fuso e Lorenzo Montali; “Un viaggio nel paranormale religioso”, con Stefano Bigliardi e Luigi Garlaschelli; “L’effetto Dunning-Kruger, l’errore che non c’è”, con Sergio Della Sala.
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Uno spettacolo all’aperto dedicato ai bambini © Roberta Baria

Hanno collaborato alla stesura di questo articolo: Francesca Balestra, Eleonora Conca, Camilla Fiz, Emanuela Pasi, Emanuele Romeo e Chiara Siracusa. Coordinamento di Giuseppe Scuotri
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