Gli scettici dovrebbero astenersi dal tentare di convincere il prossimo di essere in possesso della fiaccola della verita' che illumina le tenebre.
Un obiettivo più modesto, realistico e realizzabile è quello di incoraggiare l’idea che ci si possa sbagliare. Il dubbio è umile e costruttivo; conduce al pensiero razionale mettendo a confronto le varie alternative e incoraggiando un esame approfondito di tutte le opzioni. Apre prospettive illimitate.
Theodore Newton Vail (1845-1920) fu per due volte presidente della pionieristica compagnia dei telefoni statunitense Bell Telephone Company (1878-1887), a poi della American Telephone and Telegraph Company (1907-1919). La storia della sua vita e delle sue opere è straordinaria e non rilevante per questo saggio, con una sola eccezione. Durante il suo primo incarico come presidente di una compagnia telefonica, Vail riunì il suo staff dirigenziale per analizzare e rispondere ad un quesito fondamentale: qual è il nostro campo d’azion e?[1]
Sembrerebbe ovvio che il campo di azione di una compagnia dei telefoni siano le comunicazioni telefoniche, ma non era così per Vail. Rispondere a questo tipo di domanda, infatti, è forse uno dei compiti più difficili per un’azienda, e la soluzione corretta è tutt’altro che ovvia. La risposta di Vail fu decisiva e la sua realizzazione assicurò la sopravvivenza e la prosperità di una delle più grosse compagnie americane per più di tre quarti di secolo.
La risposta che Vail diede alla domanda "Qual è il nostro campo d’azione?" fu "Il nostro campo d’azione è la pubblica utilità. " Sebbene quest’affermazione risulti evidente non appena viene pronunciata, è nella sua realizzazione che se ne può capire la reale importanza. Al tempo di Vail, il sistema telefonico statunitense era già un’anomalia: le compagnie telefoniche di tutto il mondo erano in genere nazionalizzate, essendo dei monopoli, e la AT&T rischiava fortemente di subire la stessa sorte.
Il secondo aspetto della risposta è più sottile della prima. Per riuscire a rimanere private, le compagnie telefoniche dovevano assicurarsi un appoggio politico, ed in definitiva questo poteva provenire da singole persone e dalla società. A questo scopo Vail assicurò l’installazione di linee telefoniche in tutte le aree, comprese le comunità rurali isolate, che non garantivano immediati guadagni; fu però un’azione che creò un’atmosfera eccezionalmente favorevole. Tutti i dipendenti, inoltre, venivano costantemente ammoniti di privilegiare la pubblica utilità.
Il terzo aspetto della realizzazione di questo concetto fu quella di rendersi conto che il servizio telefonico era ancora relativamente primitivo e che aveva ancora un lungo percorso davanti a sé, fatto di una gran quantità di miglioramenti che dovevano protrarsi nel tempo. Ciò rese necessaria la ricerca scientifica e tecnologica, i cui alfieri furono i Bell Telephone Laboratories, sorgente di molte delle principali invenzioni che hanno trasformato le nostre vite, compresi i transistor. Molte di queste realizzazioni sono poco conosciute al grande pubblico, ma hanno un’importanza uguale a quella del transistor.
Nel 1931, per esempio, i Bell Telephone Laboratories assunsero un giovane laureato del M.I.T., Karl Jansky, e gli diedero il compito di trovare tutte le cause del rumore nelle linee telefoniche. Jansky, impiegando parecchi anni, le identificò tutte tranne una, dimostrando alla fine che quest’ultima sorgente di rumore aveva origine al di fuori della Terra; fu così che nacque la radioastronomia.
Tutte queste conseguenze positive, compresa la decisione di Franklin D. Roosvelt di lasciare la AT&T in mani private, nacquero direttamente o indirettamente dalla felice intuizione di Vail che il campo d’azione della compagnia era la pubblica utilità e dall’altrettanto felice modo di metterla effettivamente in atto.
Tutto questo ci porta finalmente alla questione: "Qual è il campo d’azione, o più propriamente la missione, del CSICOP?" Sicuramente è molto più esteso della semplice demolizione degli UFO, del Triangolo delle Bermuda, del Mostro del Loch Ness, delle varie medicine alternative, dell’astrologia, del creazionismo, come dell’intera gamma sempre in espansione di equivoci o affermazioni bizzarre e fraudolente fatte nel nome della scienza. La giusta risposta è piuttosto quella di riuscire a provocare un gran numero di ricadute positive, come quelle che la soluzione di Vail ebbe per i destini della AT&T, molte delle quali non erano prevedibili nel momento in cui furono proposte e realizzate.
Chi tra noi è intervenuto nei circuiti regionali e nazionali dei media sa bene che, per quanto articolato, spiritoso, disarmante e convincente possa essere stato, in ultima battuta avrà fatto cambiare opinione a ben poche persone. E questo a voler essere ottimisti! Per il resto del tempo parliamo tra di noi, leggiamo i nostri libri e i nostri articoli, ci incontriamo alle nostre conferenze, lamentandoci del triste stato in cui versano problemi che non sono alla nostra portata, e nessuno ha ancora raccolto la leggendaria sfida da 10.000 dollari (ormai diventati più di un milione).
Il risultato è che, nonostante gli impressionanti progressi fatti dal CSICOP e dalle associazioni da questo derivate dal momento della fondazione, nell’insieme siamo rimasti un insieme di piccole isole di pensiero razionale nel vasto oceano dell’analfabetismo scientifico. Nel corso degli anni sono state presentate molte ipotesi per spiegare il perdurare di questa situazione.
Il poligrafo (macchina della verità, N.d.T.) è ancora in uso ed è generalmente inteso come un metodo riconosciuto per individuare le menzogne. Le rubriche di astrologia senza l’avviso del CSICOP sono diffusissime tra i periodici. I network televisivi nazionali trasmettono ancora assurdità sul creazionismo e su macchine per il moto perpetuo. Roswell, nel New Mexico, è ancora una mecca per gli appassionati di UFO. In più, l’intero panorama di questi e altri miti continua ad avere uno straordinario successo commerciale. Miliardi di dollari di guadagni arricchiscono truffatori e dispensatori di favolette.
Al contrario, noi scettici dobbiamo chiedere l’elemosina e fare i conti sui centesimi cercando, senza troppo successo, di fare sentire qualcosa di sensato tra lo schiamazzo generale. La triste verità è che non possiamo in alcun modo competere nemmeno in un campo contro questa situazione generalizzata. Non saremo in grado di farlo fino a quando la scienza non verrà insegnata nella maniera corretta nelle scuole e gli studenti appropriatamente istruiti non diventeranno scrittori, redattori, editori e direttori televisivi, e faranno carriera. È presumibile che tutto questo non possa accadere durante la nostra vita, ma nel frattempo non ci possiamo permettere di rimanere fermi. Dobbiamo impegnarci senza considerare i benefici immediati; questo, credo, potrà fare la differenza.
Il primo e principale criterio per aumentare l’efficacia è quello di dedicare più tempo al grande pubblico e diminuire quello del dialogo interno. Forse dovremmo rimetterci ai dirigenti a livello locale, regionale, di stato e federale. Un eccellente modello è Eugene C. Scott ed il suo National Center for Science Education, che si occupa della causa della teoria evoluzionistica contro la minaccia creazionista. Questo tuttavia non risponde ancora al problema fondamentale per il quale questo articolo è stato scritto.
La premessa è che, qualunque cosa possiamo fare ed in qualunque modo la facciamo, non riusciremo a convincere un numero sufficiente di persone intelligenti e ben intenzionate che il pensiero razionale è la vera base della nostra società e che la conoscenza scientifica ci ha dato gli strumenti per aumentare la qualità delle nostre vite. Dovremmo forse deciderci a rinunciare al tentativo di convincere chi non ne è convinto che siamo i depositari della fiaccola della verità che illumina le tenebre dell’ignoranza. Possiamo anche pensare di esserlo, ma troppo spesso attraversiamo l’abisso che separa gli scettici dai credenti con la spocchia del missionario in cerca di proseliti, e nella marea di messaggi che costantemente ci assalgono da ogni parte, in una società in cui vige la regola che conti l’impressione data nei primi quindici secondi, il nostro è spesso trascurato, ridicolizzato, alterato, diffamato o ignorato, se non addirittura completamente perduto.
In definitiva, è la nostra credibilità, piuttosto che qualunque tipo di influenza politica, che può fare la differenza, ed il primo passo verso una maggiore credibilità è di ridurre le nostre pretese. La maggior parte delle persone difende con accanimento le proprie convinzioni, perché nel mondo odierno, in cui è difficile credere in qualunque cosa, avere un nucleo di credenze, indipendentemente dalla loro fondatezza, è sentito come un conforto, un’ancora di salvezza. "Mostrami pure i benefici delle tue convinzioni, se ce ne sono, ma tienti i tuoi dubbi, perché ne ho già abbastanza per conto mio," ha scritto Goethe. Naturalmente l’istruzione ha lo scopo di fornire ad ogni essere umano due strumenti fondamentali per essere all’altezza di tutti gli altri componenti della tribù: il primo è la capacità di leggere, scrivere, "far di conto " e conoscere la storia e le tradizioni della tribù, il secondo la capacità di pensare razionalmente, senza la quale il primo strumento non può essere usato efficacemente.
È in primo luogo di quest’ultimo che si occupa il CSICOP. È inevitabile che alcune nozioni che assorbiamo da bambini siano inutili o addirittura dannose; e queste possono conservarsi anche in età adulta. Gli adulti hanno migliori possibilità di filtrare questi concetti, ma il prezzo da pagare è che le nozioni assimilate diventano rapidamente immutabili come fossero scolpite nella roccia.
Il CSICOP ha deciso di mettere in discussione qualcuna di queste inalterabili certezze per raggiungere quello che considera un miglioramento della società. Il fulcro di questo processo è il metodo scientifico, del quale è difficile negare la potenza. Se il lettore avesse qualche dubbio a questo riguardo, è invitato a tentare di identificare un filosofo del ventesimo secolo che abbia avuto un impatto più drastico nel nostro modo di vivere rispetto ad uno scienziato del ventesimo secolo come Albert Einstein.
Di fronte a questo muro di incrollabili convinzioni e di analfabetismo scientifico, cosa può fare il CSICOP, in un tempo ragionevole, date le limitate risorse a sua disposizione? E cosa, pur se queste fossero dieci, cento o anche mille volte maggiori? La risposta è: molto poco, se lo scopo è di rimodellare convinzioni radicate a favore di altre più razionali. C’è però un’altra maniera di affrontare il problema, magistralmente esposta da Oliver Cromwell in una lettera che indirizzò all’Assemblea Generale della Chiesa di Scozia, il 5 agosto 1650: "Vi supplico, in nome di Dio, di pensare che sia possibile che siate in errore. …"
"… Pensare che sia possibile che siate in errore …" è esattamente ciò a cui il CSICOP dovrebbe puntare come obiettivo finale. Piantare il seme del dubbio in una certezza irremovibile è un’impresa enorme sia da insegnare sia da applicare su se stessi. Essere capaci di dubitare è umiliante e costruttivo perché richiede l’applicazione del pensiero razionale nel soppesare le alternative. Una volta che questo seme è stato piantato, può germogliare in un completo riesame delle possibilità a disposizione, aprendo prospettive illimitate, o rimanere latente in attesa. In entrambi i casi, il processo non può che aiutare ogni essere umano ad arricchirsi e farlo diventare un membro più efficiente ed equilibrato di una società migliore.
Veder compiuta questa importante impresa sarebbe il maggior premio per qualunque organizzazione. Il CSICOP ha le capacità per portarla a termine e, in tutta umiltà, dovrebbe puntare a farlo.
Elie A. Shmeour, biochimico e socio del CSICOP, è direttore e CEO del Biosystems Research Institute, 700 Front St., San Diego, CA 92101-6009 (e-mail: [email protected]).
Traduzione a cura di Alberto Vecchiato
NOTE:
Un obiettivo più modesto, realistico e realizzabile è quello di incoraggiare l’idea che ci si possa sbagliare. Il dubbio è umile e costruttivo; conduce al pensiero razionale mettendo a confronto le varie alternative e incoraggiando un esame approfondito di tutte le opzioni. Apre prospettive illimitate.
Theodore Newton Vail (1845-1920) fu per due volte presidente della pionieristica compagnia dei telefoni statunitense Bell Telephone Company (1878-1887), a poi della American Telephone and Telegraph Company (1907-1919). La storia della sua vita e delle sue opere è straordinaria e non rilevante per questo saggio, con una sola eccezione. Durante il suo primo incarico come presidente di una compagnia telefonica, Vail riunì il suo staff dirigenziale per analizzare e rispondere ad un quesito fondamentale: qual è il nostro campo d’azion e?[1]
Sembrerebbe ovvio che il campo di azione di una compagnia dei telefoni siano le comunicazioni telefoniche, ma non era così per Vail. Rispondere a questo tipo di domanda, infatti, è forse uno dei compiti più difficili per un’azienda, e la soluzione corretta è tutt’altro che ovvia. La risposta di Vail fu decisiva e la sua realizzazione assicurò la sopravvivenza e la prosperità di una delle più grosse compagnie americane per più di tre quarti di secolo.
La risposta che Vail diede alla domanda "Qual è il nostro campo d’azione?" fu "Il nostro campo d’azione è la pubblica utilità. " Sebbene quest’affermazione risulti evidente non appena viene pronunciata, è nella sua realizzazione che se ne può capire la reale importanza. Al tempo di Vail, il sistema telefonico statunitense era già un’anomalia: le compagnie telefoniche di tutto il mondo erano in genere nazionalizzate, essendo dei monopoli, e la AT&T rischiava fortemente di subire la stessa sorte.
Il secondo aspetto della risposta è più sottile della prima. Per riuscire a rimanere private, le compagnie telefoniche dovevano assicurarsi un appoggio politico, ed in definitiva questo poteva provenire da singole persone e dalla società. A questo scopo Vail assicurò l’installazione di linee telefoniche in tutte le aree, comprese le comunità rurali isolate, che non garantivano immediati guadagni; fu però un’azione che creò un’atmosfera eccezionalmente favorevole. Tutti i dipendenti, inoltre, venivano costantemente ammoniti di privilegiare la pubblica utilità.
Il terzo aspetto della realizzazione di questo concetto fu quella di rendersi conto che il servizio telefonico era ancora relativamente primitivo e che aveva ancora un lungo percorso davanti a sé, fatto di una gran quantità di miglioramenti che dovevano protrarsi nel tempo. Ciò rese necessaria la ricerca scientifica e tecnologica, i cui alfieri furono i Bell Telephone Laboratories, sorgente di molte delle principali invenzioni che hanno trasformato le nostre vite, compresi i transistor. Molte di queste realizzazioni sono poco conosciute al grande pubblico, ma hanno un’importanza uguale a quella del transistor.
Nel 1931, per esempio, i Bell Telephone Laboratories assunsero un giovane laureato del M.I.T., Karl Jansky, e gli diedero il compito di trovare tutte le cause del rumore nelle linee telefoniche. Jansky, impiegando parecchi anni, le identificò tutte tranne una, dimostrando alla fine che quest’ultima sorgente di rumore aveva origine al di fuori della Terra; fu così che nacque la radioastronomia.
Tutte queste conseguenze positive, compresa la decisione di Franklin D. Roosvelt di lasciare la AT&T in mani private, nacquero direttamente o indirettamente dalla felice intuizione di Vail che il campo d’azione della compagnia era la pubblica utilità e dall’altrettanto felice modo di metterla effettivamente in atto.
Tutto questo ci porta finalmente alla questione: "Qual è il campo d’azione, o più propriamente la missione, del CSICOP?" Sicuramente è molto più esteso della semplice demolizione degli UFO, del Triangolo delle Bermuda, del Mostro del Loch Ness, delle varie medicine alternative, dell’astrologia, del creazionismo, come dell’intera gamma sempre in espansione di equivoci o affermazioni bizzarre e fraudolente fatte nel nome della scienza. La giusta risposta è piuttosto quella di riuscire a provocare un gran numero di ricadute positive, come quelle che la soluzione di Vail ebbe per i destini della AT&T, molte delle quali non erano prevedibili nel momento in cui furono proposte e realizzate.
Chi tra noi è intervenuto nei circuiti regionali e nazionali dei media sa bene che, per quanto articolato, spiritoso, disarmante e convincente possa essere stato, in ultima battuta avrà fatto cambiare opinione a ben poche persone. E questo a voler essere ottimisti! Per il resto del tempo parliamo tra di noi, leggiamo i nostri libri e i nostri articoli, ci incontriamo alle nostre conferenze, lamentandoci del triste stato in cui versano problemi che non sono alla nostra portata, e nessuno ha ancora raccolto la leggendaria sfida da 10.000 dollari (ormai diventati più di un milione).
Il risultato è che, nonostante gli impressionanti progressi fatti dal CSICOP e dalle associazioni da questo derivate dal momento della fondazione, nell’insieme siamo rimasti un insieme di piccole isole di pensiero razionale nel vasto oceano dell’analfabetismo scientifico. Nel corso degli anni sono state presentate molte ipotesi per spiegare il perdurare di questa situazione.
Il poligrafo (macchina della verità, N.d.T.) è ancora in uso ed è generalmente inteso come un metodo riconosciuto per individuare le menzogne. Le rubriche di astrologia senza l’avviso del CSICOP sono diffusissime tra i periodici. I network televisivi nazionali trasmettono ancora assurdità sul creazionismo e su macchine per il moto perpetuo. Roswell, nel New Mexico, è ancora una mecca per gli appassionati di UFO. In più, l’intero panorama di questi e altri miti continua ad avere uno straordinario successo commerciale. Miliardi di dollari di guadagni arricchiscono truffatori e dispensatori di favolette.
Al contrario, noi scettici dobbiamo chiedere l’elemosina e fare i conti sui centesimi cercando, senza troppo successo, di fare sentire qualcosa di sensato tra lo schiamazzo generale. La triste verità è che non possiamo in alcun modo competere nemmeno in un campo contro questa situazione generalizzata. Non saremo in grado di farlo fino a quando la scienza non verrà insegnata nella maniera corretta nelle scuole e gli studenti appropriatamente istruiti non diventeranno scrittori, redattori, editori e direttori televisivi, e faranno carriera. È presumibile che tutto questo non possa accadere durante la nostra vita, ma nel frattempo non ci possiamo permettere di rimanere fermi. Dobbiamo impegnarci senza considerare i benefici immediati; questo, credo, potrà fare la differenza.
Il primo e principale criterio per aumentare l’efficacia è quello di dedicare più tempo al grande pubblico e diminuire quello del dialogo interno. Forse dovremmo rimetterci ai dirigenti a livello locale, regionale, di stato e federale. Un eccellente modello è Eugene C. Scott ed il suo National Center for Science Education, che si occupa della causa della teoria evoluzionistica contro la minaccia creazionista. Questo tuttavia non risponde ancora al problema fondamentale per il quale questo articolo è stato scritto.
La premessa è che, qualunque cosa possiamo fare ed in qualunque modo la facciamo, non riusciremo a convincere un numero sufficiente di persone intelligenti e ben intenzionate che il pensiero razionale è la vera base della nostra società e che la conoscenza scientifica ci ha dato gli strumenti per aumentare la qualità delle nostre vite. Dovremmo forse deciderci a rinunciare al tentativo di convincere chi non ne è convinto che siamo i depositari della fiaccola della verità che illumina le tenebre dell’ignoranza. Possiamo anche pensare di esserlo, ma troppo spesso attraversiamo l’abisso che separa gli scettici dai credenti con la spocchia del missionario in cerca di proseliti, e nella marea di messaggi che costantemente ci assalgono da ogni parte, in una società in cui vige la regola che conti l’impressione data nei primi quindici secondi, il nostro è spesso trascurato, ridicolizzato, alterato, diffamato o ignorato, se non addirittura completamente perduto.
In definitiva, è la nostra credibilità, piuttosto che qualunque tipo di influenza politica, che può fare la differenza, ed il primo passo verso una maggiore credibilità è di ridurre le nostre pretese. La maggior parte delle persone difende con accanimento le proprie convinzioni, perché nel mondo odierno, in cui è difficile credere in qualunque cosa, avere un nucleo di credenze, indipendentemente dalla loro fondatezza, è sentito come un conforto, un’ancora di salvezza. "Mostrami pure i benefici delle tue convinzioni, se ce ne sono, ma tienti i tuoi dubbi, perché ne ho già abbastanza per conto mio," ha scritto Goethe. Naturalmente l’istruzione ha lo scopo di fornire ad ogni essere umano due strumenti fondamentali per essere all’altezza di tutti gli altri componenti della tribù: il primo è la capacità di leggere, scrivere, "far di conto " e conoscere la storia e le tradizioni della tribù, il secondo la capacità di pensare razionalmente, senza la quale il primo strumento non può essere usato efficacemente.
È in primo luogo di quest’ultimo che si occupa il CSICOP. È inevitabile che alcune nozioni che assorbiamo da bambini siano inutili o addirittura dannose; e queste possono conservarsi anche in età adulta. Gli adulti hanno migliori possibilità di filtrare questi concetti, ma il prezzo da pagare è che le nozioni assimilate diventano rapidamente immutabili come fossero scolpite nella roccia.
Il CSICOP ha deciso di mettere in discussione qualcuna di queste inalterabili certezze per raggiungere quello che considera un miglioramento della società. Il fulcro di questo processo è il metodo scientifico, del quale è difficile negare la potenza. Se il lettore avesse qualche dubbio a questo riguardo, è invitato a tentare di identificare un filosofo del ventesimo secolo che abbia avuto un impatto più drastico nel nostro modo di vivere rispetto ad uno scienziato del ventesimo secolo come Albert Einstein.
Di fronte a questo muro di incrollabili convinzioni e di analfabetismo scientifico, cosa può fare il CSICOP, in un tempo ragionevole, date le limitate risorse a sua disposizione? E cosa, pur se queste fossero dieci, cento o anche mille volte maggiori? La risposta è: molto poco, se lo scopo è di rimodellare convinzioni radicate a favore di altre più razionali. C’è però un’altra maniera di affrontare il problema, magistralmente esposta da Oliver Cromwell in una lettera che indirizzò all’Assemblea Generale della Chiesa di Scozia, il 5 agosto 1650: "Vi supplico, in nome di Dio, di pensare che sia possibile che siate in errore. …"
"… Pensare che sia possibile che siate in errore …" è esattamente ciò a cui il CSICOP dovrebbe puntare come obiettivo finale. Piantare il seme del dubbio in una certezza irremovibile è un’impresa enorme sia da insegnare sia da applicare su se stessi. Essere capaci di dubitare è umiliante e costruttivo perché richiede l’applicazione del pensiero razionale nel soppesare le alternative. Una volta che questo seme è stato piantato, può germogliare in un completo riesame delle possibilità a disposizione, aprendo prospettive illimitate, o rimanere latente in attesa. In entrambi i casi, il processo non può che aiutare ogni essere umano ad arricchirsi e farlo diventare un membro più efficiente ed equilibrato di una società migliore.
Veder compiuta questa importante impresa sarebbe il maggior premio per qualunque organizzazione. Il CSICOP ha le capacità per portarla a termine e, in tutta umiltà, dovrebbe puntare a farlo.
Elie A. Shmeour, biochimico e socio del CSICOP, è direttore e CEO del Biosystems Research Institute, 700 Front St., San Diego, CA 92101-6009 (e-mail: [email protected]).
Traduzione a cura di Alberto Vecchiato
NOTE:
1) Peter Drucker, Management: Tasks, Responsibilities, Practices. Harper’s College Press, N.Y. (1977)