Se la scienza ignora i "misteri"

La nostra è senza dubbio l'era della scienza e della tecnologia, eppure, sotto molti aspetti, sembra non essere cambiato molto rispetto agli anni bui del Medioevo. Oggi come allora astrologi e veggenti hanno un largo seguito tra il pubblico, e maghi e cartomanti fanno affari d'oro.

Ovunque ci voltiamo, è facile trovare esempi di una sempre più diffusa tendenza irrazionale e antiscientifica. Come definire altrimenti la pretesa di certi gruppi di pressione di vedere riconosciute legalmente (e quindi rimborsate dallo Stato) cure "alternative" come la cristalloterapia, la pranoterapia o i fiori di Bach, del tutto prive di qualunque validità scientifica?

E come spiegare l'immediato successo di tutti quei libri che, dalle Profezie di Celestino alle Impronte degli Dei, promettono trasformazioni mistiche e improbabili rivelazioni extraterrestri?

E cosa può spingere la presentatrice televisiva Eleonora Brigliadori a invitare il pubblico televisivo a curarsi, come lei fa con sé stessa e i propri figli, con l'"urinoterapia" (cioè, bevendo la propria urina)?

E che dire di tutte quelle trasmissioni televisive in cui la ricerca spasmodica di audience diventa il pretesto per ridicolizzare il duro lavoro di tanti scienziati e la dignità di popoli ormai scomparsi? Cos'altro si può dire, infatti, di un programma come Misteri (Raitre) che dedica intere puntate a propagandare l'idea che non furono quei poveri ignoranti degli antichi Egizi a costruire le piramidi o la Sfinge ma probabilmente gli abitanti di Atlantide o extraterrestri di un'altra galassia?

E passano ormai quasi in sordina le tante notizie di cronaca che riguardano le quotidiane estorsioni, violenze, furti e torture psicologiche che si trova spesso a subire chi decide di affidarsi alle "cure" di questo o quel mago o santone.

Sono solo alcuni esempi, la lista potrebbe purtroppo continuare ancora a lungo. Chi possiede gli strumenti intellettuali per capire che queste cose sono solamente pie illusioni, nel caso migliore, e crudeli truffe ai danni di chi soffre, in quelli peggiori, può decidere che non c'è molto che si possa fare: idee come queste ci sono sempre state e sempre ci saranno, si potrebbe ragionare, così come ci saranno sempre i creduloni che vorranno credere a tutti i costi al ciarlatano di turno. Certo, forse egoisticamente si potrebbe scegliere di fare un ragionamento di questo tipo. Ma sarebbe un errore.

Oggi va di moda invocare il "naturale" e sparare sulla scienza, rea di ogni nefandezza: dall'inquinamento dei mari, alle piogge acide, alla minaccia di una guerra nucleare. Chi ragiona in questo modo evidentemente non ha ben chiara la differenza che passa tra la scienza, in quanto strumento di conoscenza, e l'uso che di tale conoscenza si fa, uso che non dipende dalle scelte degli scienziati, bensì dalle esigenze politiche, sociali ed economiche del momento. Su questo aspetto ci può e ci deve essere discussione. Non si può invece lasciare che uno strumento prezioso come il metodo scientifico venga attaccato e condannato senza ragione. Se questo avviene, però, bisogna chiedersi il perché. E il perché non può che essere uno solo: il pubblico semplicemente non è capace di distinguere tra scienza e pseudoscienza, tra fatti e illusioni, perché nessuno glielo ha mai insegnato.

Certo, i mass media hanno una grande responsabilità nel distorcere, sensazionalizzare e banalizzare ogni notizia che riguarda il mondo scientifico; e certamente, il sistema scolastico attuale andrebbe ripensato in un'ottica più scientifica. È anche indubbio che, se il pubblico è largamente a digiuno di scienza, un po' di colpa ce l'hanno anche gli stessi scienziati. Il lavoro di uno scienziato dovrebbe prevedere anche uno spazio per la comunicazione al pubblico dei risultati delle proprie ricerche. Inoltre, ogni qualvolta idee irrazionali e pseudoscientifiche prendono piede tra il pubblico, il mondo scientifico dovrebbe mostrarsi disponibile a verificarne l'attendibilità: nel caso si tratti di aria fritta, naturalmente, lo svelerà poi al pubblico.

Non ce n'è il tempo? È comprensibile. Ma allora perché non creare istituzioni che favoriscano la diffusione delle conoscenze scientifiche presso il pubblico? E perché non aiutare e sostenere quei gruppi e quelle associazioni che quotidianamente combattono contro l'irrazionalità?

A proposito di medicine alternative, per esempio, un'ottima idea mi sembra quella lanciata dal prof. Umberto Tirelli di creare presso l'Istituto Superiore di Sanità un ufficio sulla medicina alternativa, in grado di affrontare tutti coloro che propongono metodi alternativi per la terapia del cancro e di altre malattie. Se non raccogliamo appelli di questo tipo, prima o poi si presenterà un nuovo "caso Di Bella", con tutto quel che ne consegue.

Quando, quasi dieci anni fa, fu costituito il CICAP (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale), un'organizzazione volta a favorire la diffusione di una cultura e di una mentalità aperta ma critica nei confronti dei fenomeni paranormali, la reazione del mondo scientifico fu di vario tipo. Alcuni aderirono immediatamente all'iniziativa, dando anche la propria disponibilità pratica; molti altri, però, sorrisero, quasi compassionevoli: «Perché volete perdere del tempo?», era la risposta tipica. «Chi è già scettico non ha bisogno del CICAP per diventarlo di più, e chi crede continuerà a credere indipendentemente da quante smentite troverà alle proprie credenze».

Ma il CICAP è nato comunque, e in questi anni ha fatto tanti piccoli passi avanti, primo fra tutti il fatto che oggi quando nei mass media si parla di paranormale si sente sempre meno solo la voce di chi assicura che è tutto vero e documentato: adesso, sempre più spesso, anche gli scettici possono far sentire le proprie ragioni. Certo, nessuno spera di riuscire a trasformare rapidamente tutti in persone dotate di senso critico. Ma l'importante è continuare a seminare il dubbio: oltre ai seguaci dichiarati e agli scettici convinti, infatti, ci sono tante persone che non hanno un'idea chiara su questi fenomeni e che sono interessate a sapere come stanno realmente le cose in un campo, comunque affascinante, come quello dei misteri e del paranormale. Perché lasciare che i venditori di fumo, gli illusi e gli imbroglioni siano l'unica voce?

Occorre portare avanti indagini ed esperimenti seri e senza pregiudizi. E occorre anche impegnarsi per fornire al pubblico quegli strumenti concettuali indispensabili per riuscire a farsi un'opinione affidabile su fatti insoliti e misteriosi: la capacità di esaminare le prove a favore di una data ipotesi, di valutare le spiegazioni alternative, e di scegliere con cognizione di causa la spiegazione che si dimostra più plausibile.

Se si decide di ignorare il forte bisogno del pubblico di sapere (di essere comunque informato, indipendentemente dalla qualità delle informazioni) si rischia di avere drammatiche sorprese. L'irrazionale, se lasciato senza controllo, ha la tendenza a dilagare e a invadere la società, relegando negli angoli più remoti la ragione e, in particolare, il pensiero scientifico.

È sufficiente guardare cosa succede oggi in un paese generalmente considerato all'avanguardia come gli Stati Uniti dove, però, ogni idea bizzarra ha pieno diritto di cittadinanza. Il sistema educativo americano di base è molto lacunoso, e gran parte degli americani sa del mondo solo quello che apprende dalla televisione: di conseguenza, il cittadino medio è affetto da una grande ignoranza in tanti campi, soprattutto scientifici.

Un recente sondaggio Yankelovich mostra che il 52% degli americani crede nello spiritismo, il 45% nei guaritori, il 37% nell'astrologia e il 30% negli UFO. Un altro studio, della rivista Pediatric, rivela che l'81% dei bambini che muoiono negli Stati Uniti in conseguenza dell'intervento di un guaritore potrebbe sopravvivere se ricevesse un adeguato trattamento medico. Nelle scuole americane sono sempre più numerosi i professori riluttanti a insegnare la teoria dell'evoluzione di Darwin; esistono numerosi canali via cavo interamente dedicati al paranormale, e anche le trasmissioni dei canali non dedicati ne sono infarcite; vi sono aziende che assumono i propri dipendenti sulla base di responsi astrologici e grafologici; crescono, infine, in numero e pericolosità, sette che possono rivelarsi pericolose per gli adepti come per la società tutta.

Ecco perché è importante che gli scienziati si impegnino in prima persona, e non c'è poi tanto tempo da perdere: quanti dei lettori sanno, per esempio, che in queste settimane è stato depositato alla Camera un progetto di legge (n. C3891) che recita all'art. 1 «La Repubblica italiana riconosce il principio del pluralismo scientifico come fattore essenziale per il progresso della scienza e dell'arte medica e riconosce il valore diagnostico e terapeutico degli indirizzi terapeutici non convenzionali»?

"Pluralismo scientifico"? Forse che può esistere una fisica alternativa in cui gli oggetti volano verso l'alto, anziché cadere verso il basso? E che cos'è una cura "non convenzionale"? Non esiste una medicina ortodossa e una medicina eretica, ma solo una medicina che funziona e una medicina che non funziona. Se una terapia oggi considerata "alternativa" dimostra di possedere i dovuti requisiti di sicurezza ed efficacia non può che venire immediatamente accettata, senza bisogno di "leggi speciali".

Carl Sagan, il famoso astronomo e divulgatore recentemente scomparso, nel suo testamento intellettuale, Il mondo infestato dai demoni, riassume bene il perché è importante impegnarsi tutti per la diffusione della cultura scientifica: «In una società impregnata di tecnologia come la nostra, ma sempre più assediata da nuovi profeti, impeti di irrazionalità e falsa ricerca del meraviglioso, allontanarsi dalla scienza o permettere che venga demonizzata, significa in realtà consegnarci ai veri demoni: l'irrazionalità, la superstizione, il pregiudizio, ed entrare in un'epoca di nuovo oscurantismo».

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