Uno degli argomenti sostenuti da coloro che si oppongono alle vaccinazioni è la mancanza di studi che confrontino bambini vaccinati e non vaccinati, grazie ai quali si otterrebbero dati realmente affidabili sulla sicurezza dei vaccini.
La proposta avanzata, basata sulla considerazione che in Italia nascono ogni anno quasi mezzo milione di bambini, sarebbe quella di condurre «uno studio in cui i bambini nati l’anno successivo all’introduzione dell’obbligo vengano sorteggiati in due gruppi, uno che viene vaccinato appena nato, com’è la pratica attuale, uno che viene vaccinato dopo sei mesi, o dopo un anno, e intanto si registrano tutti gli eventi morbosi occorsi nel primo anno di vita. [...] Per ogni patologia che risultasse significativamente più frequente nel gruppo vaccinato si potrà indagare su eventuali differenze fra i bambini ammalatisi e quelli non ammalatisi [...], allo scopo di identificare eventuali condizioni che sconsigliano di vaccinare. Lo studio non consentirà di stimare il rischio di eventuali complicazioni a insorgenza tardiva, ma consentirà di valutare se il loro rischio dipende dall’età del trattamento vaccinale. Questo disegno di studio consentirebbe anche di verificare l’utilità di vaccinare alla nascita piuttosto che dopo sei mesi o un anno: quanti casi di tetano, difterite, parotite ecc. compariranno nei bambini non vaccinati? Quante complicazioni gravi del morbillo o di altre malattie prevenibili con la vaccinazione? Insomma, sarebbe possibile disporre di dati solidi su cui pianificare una politica di vaccinazioni il più possibile efficace e sicura»[1].
Si tratta di una proposta sensata e fattibile? Vediamo, per prima cosa, come viene controllata la sicurezza dei vaccini.
Come tutti i farmaci esistenti, anche i vaccini possono comportare effetti indesiderati, che sono comunque inferiori ai benefici dell’immunizzazione: ad oggi, tutti gli studi sulla sicurezza dei vaccini mostrano che il rapporto rischi/bene-fici è di gran lunga a favore dei secondi2. Ed è per questo motivo che, non solo le autorità nazionali, ma anche realtà non-profit come Medici Senza Frontiere si battono per garantire o far acquisire il diritto all’immunizzazione.
Naturalmente, poiché i vaccini sono somministrati prevalentemente a soggetti sani, per la maggior parte di età pediatrica, il livello accettabile di rischio è inferiore a quello degli altri prodotti medicinali e perciò è fondamentale determinarne gli eventuali effetti collaterali prima dell’immissione in commercio. Inoltre, in Italia, come in moltissimi altri Paesi, esiste da molti anni un sistema di farmacovigilanza basato sulle segnalazioni spontanee di eventi avversi a farmaci e vaccini da parte dei medici, degli operatori sanitari e dei cittadini. Tale sistema permette, anche dopo l’approvazione e l’immissione in commercio del vaccino, di controllarne costantemente efficacia e tollerabilità. Le informazioni sugli effetti avversi raccolte nei diversi Paesi vengono anche diffuse a livello mondiale, in modo da mettere in evidenza anche quelle reazioni indesiderate così rare da essere individuate solo dopo che milioni di persone sono state vaccinate. Uno studio come quello proposto non è né fattibile né etico. Infatti, nessuna commissione etica può autorizzare uno studio che esponga consapevolmente a rischi, anche gravi, i soggetti coinvolti: ogni bambino non vaccinato è potenzialmente esposto al rischio di contrarre delle malattie infettive gravi e al conseguente rischio di contagiare anche altri.
Inoltre, per poter individuare anche eventi molto rari, sia in termini di patologie che di effetti biologici rilevanti, si dovrebbero arruolare nello studio migliaia di bambini, portando quindi ad una pericolosa riduzione dell’immunità di gregge, con conseguenze molto gravi su tutta la popolazione.
In effetti, non è vero che non esistano studi che paragonino lo stato di salute delle due popolazioni di bambini. Ve ne sono diversi, e tutti mostrano che i bambini vaccinati si ammalano meno spesso e godono di una salute migliore. Tra le due classi di bambini (vaccinati e non vaccinati) non vi è alcuna differenza di incidenza di autismo e nemmeno di malattie come bronchiti, allergie, influenza, malattie gastrointestinali, malattie cardiache, epilessia, ADHD[2][3].
I bambini vaccinati, inoltre, sono più protetti dalle allergie[4] e hanno una minore incidenza di asma rispetto ai non vaccinati[5].
Uno studio inglese del 2003 non ha riscontrato un aumento di frequenza delle infezioni batteriche invasive e della polmonite nelle 12 settimane seguenti alla somministrazione del vaccino morbillo-parotite-rosolia nei bambini di età 12-23 mesi; in effetti, non è stato osservato alcun aumento delle ospedalizzazioni nel periodo successivo alla vac-cinazione[6].
Uno studio simile, effettuato in Danimarca su più di 800.000 bambini nati dal 1990 al 2001, ha messo in relazione tutte le vaccinazioni pediatriche somministrate e i ricoveri in ospedale per alcune importanti infezioni quali polmonite, setticemia, infezioni virali del sistema nervoso, meningite, infezioni diarroiche e del tratto respiratorio superiore. Non è stato riscontrato alcun aumento di infezioni in seguito alla somministrazione dei vaccini pediatrici, compresi i vaccini costituiti da più componenti[7], e un dato analogo è risultato da uno studio caso-controllo americano[8].
Inoltre uno studio condotto in Germania[9] ha confrontato un gruppo di bambini vaccinati contro difterite, pertosse, tetano, poliomielite e Haemophilus b durante il terzo mese di vita ed un gruppo di bambini della stessa età che avevano iniziato le vaccinazioni dopo il terzo mese. Il primo gruppo non ha presentato una maggiore frequenza di malattie infettive, ma al contrario, la frequenza di infezioni è risultata significativamente ridotta.
Nel 2014 uno studio danese, condotto su mezzo milione di bambini, ha rilevato una diminuzione dei ricoveri per qualsiasi tipo di infezione nei bambini di recente vaccinati contro morbillo-parotite-rosolia[10], portando a suggerire che i vaccini costituiti da microrganismi vivi, come l’MPR, possano indurre una stimolazione non specifica del sistema immunitario, che avrebbe come conseguenza favorevole una diminuzione della suscettibilità alle infezioni1[11].
Questa ipotesi non è stata per ora confermata, tuttavia molti studi disponibili mostrano come i bambini vaccinati abbiano uno stato di salute migliore dei non vaccinati, poiché le malattie infettive causano uno “stress” del sistema immunitario che a sua volta può esporre ad altre malattie[12]. In particolare, un recente studio statunitense ha mostrato come i bambini vaccinati contro il morbillo siano protetti anche contro altre malattie, rispetto a chi ha invece avuto il morbillo. Ciò è conseguenza del fatto che il morbillo induce un indebolimento protratto del sistema immunitario, che espone i bambini al rischio di rendere più gravi (e in alcuni casi mortali) le comuni malattie respiratorie ed altre malattie tipiche dell’infanzia contratte negli anni successivi[13].
La proposta avanzata, basata sulla considerazione che in Italia nascono ogni anno quasi mezzo milione di bambini, sarebbe quella di condurre «uno studio in cui i bambini nati l’anno successivo all’introduzione dell’obbligo vengano sorteggiati in due gruppi, uno che viene vaccinato appena nato, com’è la pratica attuale, uno che viene vaccinato dopo sei mesi, o dopo un anno, e intanto si registrano tutti gli eventi morbosi occorsi nel primo anno di vita. [...] Per ogni patologia che risultasse significativamente più frequente nel gruppo vaccinato si potrà indagare su eventuali differenze fra i bambini ammalatisi e quelli non ammalatisi [...], allo scopo di identificare eventuali condizioni che sconsigliano di vaccinare. Lo studio non consentirà di stimare il rischio di eventuali complicazioni a insorgenza tardiva, ma consentirà di valutare se il loro rischio dipende dall’età del trattamento vaccinale. Questo disegno di studio consentirebbe anche di verificare l’utilità di vaccinare alla nascita piuttosto che dopo sei mesi o un anno: quanti casi di tetano, difterite, parotite ecc. compariranno nei bambini non vaccinati? Quante complicazioni gravi del morbillo o di altre malattie prevenibili con la vaccinazione? Insomma, sarebbe possibile disporre di dati solidi su cui pianificare una politica di vaccinazioni il più possibile efficace e sicura»[1].
Si tratta di una proposta sensata e fattibile? Vediamo, per prima cosa, come viene controllata la sicurezza dei vaccini.
Come tutti i farmaci esistenti, anche i vaccini possono comportare effetti indesiderati, che sono comunque inferiori ai benefici dell’immunizzazione: ad oggi, tutti gli studi sulla sicurezza dei vaccini mostrano che il rapporto rischi/bene-fici è di gran lunga a favore dei secondi2. Ed è per questo motivo che, non solo le autorità nazionali, ma anche realtà non-profit come Medici Senza Frontiere si battono per garantire o far acquisire il diritto all’immunizzazione.
Naturalmente, poiché i vaccini sono somministrati prevalentemente a soggetti sani, per la maggior parte di età pediatrica, il livello accettabile di rischio è inferiore a quello degli altri prodotti medicinali e perciò è fondamentale determinarne gli eventuali effetti collaterali prima dell’immissione in commercio. Inoltre, in Italia, come in moltissimi altri Paesi, esiste da molti anni un sistema di farmacovigilanza basato sulle segnalazioni spontanee di eventi avversi a farmaci e vaccini da parte dei medici, degli operatori sanitari e dei cittadini. Tale sistema permette, anche dopo l’approvazione e l’immissione in commercio del vaccino, di controllarne costantemente efficacia e tollerabilità. Le informazioni sugli effetti avversi raccolte nei diversi Paesi vengono anche diffuse a livello mondiale, in modo da mettere in evidenza anche quelle reazioni indesiderate così rare da essere individuate solo dopo che milioni di persone sono state vaccinate. Uno studio come quello proposto non è né fattibile né etico. Infatti, nessuna commissione etica può autorizzare uno studio che esponga consapevolmente a rischi, anche gravi, i soggetti coinvolti: ogni bambino non vaccinato è potenzialmente esposto al rischio di contrarre delle malattie infettive gravi e al conseguente rischio di contagiare anche altri.
Inoltre, per poter individuare anche eventi molto rari, sia in termini di patologie che di effetti biologici rilevanti, si dovrebbero arruolare nello studio migliaia di bambini, portando quindi ad una pericolosa riduzione dell’immunità di gregge, con conseguenze molto gravi su tutta la popolazione.
In effetti, non è vero che non esistano studi che paragonino lo stato di salute delle due popolazioni di bambini. Ve ne sono diversi, e tutti mostrano che i bambini vaccinati si ammalano meno spesso e godono di una salute migliore. Tra le due classi di bambini (vaccinati e non vaccinati) non vi è alcuna differenza di incidenza di autismo e nemmeno di malattie come bronchiti, allergie, influenza, malattie gastrointestinali, malattie cardiache, epilessia, ADHD[2][3].
I bambini vaccinati, inoltre, sono più protetti dalle allergie[4] e hanno una minore incidenza di asma rispetto ai non vaccinati[5].
Uno studio inglese del 2003 non ha riscontrato un aumento di frequenza delle infezioni batteriche invasive e della polmonite nelle 12 settimane seguenti alla somministrazione del vaccino morbillo-parotite-rosolia nei bambini di età 12-23 mesi; in effetti, non è stato osservato alcun aumento delle ospedalizzazioni nel periodo successivo alla vac-cinazione[6].
Uno studio simile, effettuato in Danimarca su più di 800.000 bambini nati dal 1990 al 2001, ha messo in relazione tutte le vaccinazioni pediatriche somministrate e i ricoveri in ospedale per alcune importanti infezioni quali polmonite, setticemia, infezioni virali del sistema nervoso, meningite, infezioni diarroiche e del tratto respiratorio superiore. Non è stato riscontrato alcun aumento di infezioni in seguito alla somministrazione dei vaccini pediatrici, compresi i vaccini costituiti da più componenti[7], e un dato analogo è risultato da uno studio caso-controllo americano[8].
Inoltre uno studio condotto in Germania[9] ha confrontato un gruppo di bambini vaccinati contro difterite, pertosse, tetano, poliomielite e Haemophilus b durante il terzo mese di vita ed un gruppo di bambini della stessa età che avevano iniziato le vaccinazioni dopo il terzo mese. Il primo gruppo non ha presentato una maggiore frequenza di malattie infettive, ma al contrario, la frequenza di infezioni è risultata significativamente ridotta.
Nel 2014 uno studio danese, condotto su mezzo milione di bambini, ha rilevato una diminuzione dei ricoveri per qualsiasi tipo di infezione nei bambini di recente vaccinati contro morbillo-parotite-rosolia[10], portando a suggerire che i vaccini costituiti da microrganismi vivi, come l’MPR, possano indurre una stimolazione non specifica del sistema immunitario, che avrebbe come conseguenza favorevole una diminuzione della suscettibilità alle infezioni1[11].
Questa ipotesi non è stata per ora confermata, tuttavia molti studi disponibili mostrano come i bambini vaccinati abbiano uno stato di salute migliore dei non vaccinati, poiché le malattie infettive causano uno “stress” del sistema immunitario che a sua volta può esporre ad altre malattie[12]. In particolare, un recente studio statunitense ha mostrato come i bambini vaccinati contro il morbillo siano protetti anche contro altre malattie, rispetto a chi ha invece avuto il morbillo. Ciò è conseguenza del fatto che il morbillo induce un indebolimento protratto del sistema immunitario, che espone i bambini al rischio di rendere più gravi (e in alcuni casi mortali) le comuni malattie respiratorie ed altre malattie tipiche dell’infanzia contratte negli anni successivi[13].
Note
2) Madsen KM, Hviid A, Vestergaard M, Schendel D, Wohlfahrt J, Thorsen P, Olsen J, Melbye M. A population-based study of measles, mumps, and rubella vaccination and autism .N Engl J Med. 2002; 347:1477-1482.
3) Abu Kuwaik G, Roberts W, Zwaigenbaum L, Bryson S, Smith IM, Szatmari P, Modi BM, Tanel N, Brian J. Immunization uptake in younger siblings of children with autism spectrum disorder. Autism. 2014; 18:148-155.
4) Martignon G, Oryszczyn MP, Annesi-Maesano I. Does childhood immunization against infectious diseases protect from the development of atopic disease? Pediatr Allergy Immunol. 2005; 16:193- 200.
5) Nagel G, Weinmayr G, Flohr C, Kleiner A, Strachan DP; ISAAC Phase Two Study Group Association of pertussis and measles infections and immunizations with asthma and allergic sensitization in ISAAC Phase Two. Pediatr Allergy Immunol 2012; 23:737-746.
6) Miller E, Andrews N, Waight P, Taylor B. Bacterial infections, immune overload, and MMR vaccine. Arch Dis Child 2003; 88:222-223.
7) Hviid A, Wohlfahrt J, Stellfeld M, Melbye M. Childhood Vaccination and Nontargeted Infectious Disease Hospitalization. JAMA 2005; 294: 699- 705.
8) Glanz JM, Newcomer SR, Daley MF. Association Between Estimated Cumulative Vaccine Antigen Exposure Through the First 23 Months of Life and Non-Vaccine-Targeted Infections From 24 Through 47 Months of Age. JAMA 2018; 319: 906-913.
9) Otto S, Mahner B, Kadow I, Beck JF, Wiersbitzky SK, Bruns R. General non-specific morbidity is reduced after vaccination within the third month of life—the Greifswald study. J Infect Dis 2000; 41:172-175.
10) Sørup S, Benn CS, Poulsen A, Krause TG, Aaby P, Ravn H. Live Vaccine Against Measles, Mumps, and Rubella and the Risk of Hospital Admissions for Nontargeted Infections. JAMA 2014; 311: 826-835.
11) E. Miller Controversies and challenges of vaccination: an interview with Elizabeth Miller. BMC Med 2015; 13: 267
12) Goldblatt D, Miller E. Nonspecific Effects of Vaccines. JAMA 2014;311:804-805.
13) Mina MJ, Metcalf CJ, de Swart RL, et al. Long-term measles- induced immunomodulation increases overall childhood infectious disease mortality. Science 2015; 348 :694-699.