Chi avesse incontrato Egidio De Carlini, un ometto di mezza età, dai capelli bianchi e dall’aria mite, non avrebbe mai potuto immaginare che sotto quell’aspetto di nonno benevolo si celasse un uomo capace di comunicare con i marziani, dei quali avrebbe imparato il linguaggio. De Carlini, di professione «pasticciere tecnico», era stato iniziato alle scienze occulte dalla madre, che si definiva «dotata di virtù paranormali» e che gli insegnò a usare pendolini rudimentali, come una chiave o un anello sospeso a un cappello, per captare le energie divine, chiamate UO, che si trovano dentro ogni cosa. De Carlini riteneva che tutti gli uomini avessero la capacità di percepire queste energie, ma che fossero insensibili a causa della loro vita materiale. Per evitare questo pericolo non beveva alcool, non fumava, non mangiava carne, e ogni giorno si concentrava lungamente nella preghiera e nella meditazione. In questo modo era sicuro di riuscire a mettersi in contatto con gli UO, i quali accettavano di rispondere alle sue domande. Egli affermava, infatti, di comunicare con le piante, i fiori, le pietre. «È incredibile», assicurava con candore, «quante cose possano essere espresse per esempio da un pezzetto di seta viola, se si conosce il mezzo per farsele dire». Egidio De Carlini si applicava anche alle invenzioni e aveva escogitato numerosi strumenti per la «ricerca degli imponderabili», tra cui una specie di sveglia capace di segnalare gli sconvolgimenti tellurici con ventiquattro ore di anticipo: peccato non averla brevettata! La più grande conquista del De Carlini era però sin dall'agosto 1950 la comunicazione con i marziani. Dopo parecchie conversazioni aveva ottenuto indicazioni per disegnare una carta geografica di Marte e ricevuto anche molte interessanti notizie riguardo all’aspetto e al modo di vivere dei marziani. Essi assomigliavano agli uomini, ma erano molto più piccoli vivendo in un'atmosfera dalla pressione molto bassa, avevano una testa molto sviluppata e al posto del fegato un organo più perfezionato del nostro. Si alimentavano con cibi liquidi (prevalentemente succhi di frutta), non avevano bisogno di lavorare per vivere (beati loro), viaggiavano continuamente senza sentire il bisogno di dormire. Ogni mattina il gentiluomo marziano, dopo aver rivolto uno sguardo al cielo per ringraziare il Creatore, offriva un omaggio floreale alla sua sposa, perché tra i marziani era in vigore il matrimonio come da noi, anche se le nascite avvenivano mediante «incontri di luce». Il pianeta Marte avrebbe avuto una popolazione intorno ai tre miliardi di esseri che rappresentavano le anime di uomini vissuti sulla Terra milioni di secoli fa. Sempre secondo De Carlini, i marziani consideravano l'umanità con molta benevolenza cercando di proteggerla in ogni modo, soprattutto tenendo lontano il pericolo causato dalle esplosioni atomiche. Cercavano spesso di mettersi in contatto con gli abitanti della Terra che purtroppo interpretavano queste comunicazioni pacifiche come minacce e tentativi di conquista. Fra le varie “lezioni” che il De Carlini ascoltava dagli abitanti di Marte, molte riguardavano la storia della Terra. Egli diceva di aver appreso da loro che l'Inghilterra in origine era attaccata alla Francia, e la Siberia all'America. Scoprì che gli Stati Uniti, milioni di anni fa, furono sottomessi per nove secoli dagli «uomini gialli», una popolazione ormai estinta. Inoltre, egli spiegava che ottomila anni orsono negli Stati Uniti visse una specie di eroe, alto due metri e trentasei centimetri, con le chiome e la barba che raggiungevano il mezzo metro. Era vegetariano e adorava una splendida ragazza che considerava come una divinità. Visse più di cent'anni e fu sepolto con un favoloso tesoro che ancora non è stato scoperto. Siccome i marziani ci consideravano con tanta benevolenza, avrebbero potuto rivelare dove si trovava il tesoro... ma forse questo era troppo anche per loro.