Può capitare che un film riesca a catalizzare in maniera particolare l’attenzione sui temi che presenta e che apra, o riapra, un dibattito pubblico su quegli stessi argomenti.
È quanto è successo con Hereafter, l’ultimo film di Clint Eastwood, che ha riportato all’attenzione mediatica, e di conseguenza dell’opinione pubblica, la questione delle esperienze di pre-morte. Come ha scritto Massimo Polidoro sul suo sito, per esempio, l’uscita del film ha avuto come immediata conseguenza il fatto che molti giornalisti, ma anche molte persone comuni, lo cercassero, in quanto Segretario del CICAP, per avere il suo parere circa l’esistenza e l’autenticità di queste esperienze.
Il dato potrebbe sorprendere considerando che ogni film è in primo luogo un’opera di fantasia e in questo senso non può provare alcunché, né può scoprire delle verità scientifiche. Il punto è però che la narrazione, in questo caso quella cinematografica, è una modalità attraverso la quale da sempre si esprime e si articola una cultura, intesa in primo luogo in termini di bisogni, desideri, speranze, sistemi di significato e di valore. Il film quindi attira l’attenzione su alcuni temi proprio perché è esso stesso rivelatore dell’importanza che quei temi hanno in un certo contesto sociale.
Anche la ricerca scientifica partecipa di quello stesso contesto, anche se ovviamente muovendosi secondo criteri, obiettivi e linguaggi propri e specifici.
In questo caso, in particolare, siamo stati contenti di accettare la proposta del dottor Christian Agrillo, che lavora come assegnista di ricerca alla facoltà di psicologia dell’Università degli Studi di Padova, di pubblicare su Query un articolo che presentasse in maniera documentata la conoscenza raggiunta in ambito neuropsicologico relativamente a questi fenomeni.
Su questo stesso argomento Agrillo ha peraltro recentemente pubblicato su una prestigiosa rivista scientifica internazionale una rassegna degli studi più interessanti. La mole dei dati di cui Agrillo discute è un indicatore dell’interesse scientifico per questi argomenti. Come leggerete, essi hanno permesso di stabilire alcuni punti fermi, di rispondere a domande rilevanti e di identificare alcune linee di indagine che appaiono particolarmente promettenti. Non si tratta delle verità di cui ci parla il cinema, ma sicuramente di alcuni progressi molto significativi verso la determinazione della natura e delle cause di queste esperienze.
È quanto è successo con Hereafter, l’ultimo film di Clint Eastwood, che ha riportato all’attenzione mediatica, e di conseguenza dell’opinione pubblica, la questione delle esperienze di pre-morte. Come ha scritto Massimo Polidoro sul suo sito, per esempio, l’uscita del film ha avuto come immediata conseguenza il fatto che molti giornalisti, ma anche molte persone comuni, lo cercassero, in quanto Segretario del CICAP, per avere il suo parere circa l’esistenza e l’autenticità di queste esperienze.
Il dato potrebbe sorprendere considerando che ogni film è in primo luogo un’opera di fantasia e in questo senso non può provare alcunché, né può scoprire delle verità scientifiche. Il punto è però che la narrazione, in questo caso quella cinematografica, è una modalità attraverso la quale da sempre si esprime e si articola una cultura, intesa in primo luogo in termini di bisogni, desideri, speranze, sistemi di significato e di valore. Il film quindi attira l’attenzione su alcuni temi proprio perché è esso stesso rivelatore dell’importanza che quei temi hanno in un certo contesto sociale.
Anche la ricerca scientifica partecipa di quello stesso contesto, anche se ovviamente muovendosi secondo criteri, obiettivi e linguaggi propri e specifici.
In questo caso, in particolare, siamo stati contenti di accettare la proposta del dottor Christian Agrillo, che lavora come assegnista di ricerca alla facoltà di psicologia dell’Università degli Studi di Padova, di pubblicare su Query un articolo che presentasse in maniera documentata la conoscenza raggiunta in ambito neuropsicologico relativamente a questi fenomeni.
Su questo stesso argomento Agrillo ha peraltro recentemente pubblicato su una prestigiosa rivista scientifica internazionale una rassegna degli studi più interessanti. La mole dei dati di cui Agrillo discute è un indicatore dell’interesse scientifico per questi argomenti. Come leggerete, essi hanno permesso di stabilire alcuni punti fermi, di rispondere a domande rilevanti e di identificare alcune linee di indagine che appaiono particolarmente promettenti. Non si tratta delle verità di cui ci parla il cinema, ma sicuramente di alcuni progressi molto significativi verso la determinazione della natura e delle cause di queste esperienze.