Vi è mai capitato di scovare un autentico fenomeno paranormale? Avete mai incontrato qualcuno che vi ha lasciato a bocca aperta? Vi è mai successo di trovarvi davanti a qualcosa che non siete riusciti a spiegare? Sono le tipiche domande che chi fa parte del CICAP si sente abitualmente rivolgere a ogni incontro pubblico, o anche solo durante una chiacchierata con gli amici. E allora, ci è mai successo di restare senza parole davanti a un fenomeno misterioso?
Di sicuro è capitato di restare affascinati da qualcosa di insolito, che a prima vista poteva sembrare fuori dall’ordinario ma che poi, a un esame più approfondito, si è rivelato avere una spiegazione naturale. Le salite in discesa sono un perfetto esempio.
Qualche volta poi è anche successo di meravigliarci per l’abilità tecnica raggiunta da personaggi che sostenevano di avere facoltà paranormali, ma erano invece prestigiatori molto abili.
E fenomeni autentici? Ahimé, finora di quelli non ne abbiamo ancora incontrati. Almeno ogni volta che noi, o qualcuno dei nostri colleghi in giro per il mondo, ha potuto condurre un test, una verifica o un esperimento. E sono ormai centinaia i casi affrontati dal CICAP in più di vent’anni di attività.
Qualche volta, però, capita di trovarsi di fronte a una coincidenza che, se non altro, può far riflettere.
Alcuni anni fa, per esempio, ero a Roma con James Randi, che doveva partecipare a una puntata di Alla ricerca dell’Arca, il programma condotto su Raitre dal compianto Mino Damato. Erano previsti diversi interventi di Randi, relativi ai trucchi del paranormale e agli esperimenti condotti con sensitivi nel corso della sua lunga attività. Tra le altre cose, si era parlato anche della possibilità di condurre un test di psicometria a cui sottoporre le capacità di Eder Lorenzi, sensitivo di Milano presente in studio con il suo mentore, il parapsicologo Giorgio Cozzi. Per ragioni di tempo, però, l'esperimento saltò.
L’unica cosa che si riuscì a fare fu un gioco, come tenne a definirlo lo stesso Lorenzi, che però avrebbe potuto avere ben altre conseguenze.
In breve, prima dello show con Randi avevamo predisposto su un tabellone una serie di tessere fotografiche che rappresentavano animali di vario tipo: leoni, zebre, giraffe, gabbiani... Erano quei classici quadratini di legno che, una volta capovolti, i bambini usano in alcuni giochi di memoria. Su indicazione di Randi ne avevo comprata una scatola in un negozio di Roma.
Per il programma, Randi voleva tentare un test con il pubblico a casa: dal modo in cui i riquadri erano piazzati sullo schermo, diceva, era probabile che la gente fosse più portata a scegliere una figura piuttosto che un’altra.
Non si trattava di un gioco di prestigio. Randi, piuttosto, voleva dimostrare come a volte, quando questo tipo di prove è presentato in TV come se fosse un vero esperimento di percezione extrasensoriale di massa, non sia tanto per telepatia o chiaroveggenza che molta gente indovina ma, piuttosto, per il modo in cui sono disposti i bersagli.
Così, Randi aveva scritto in una busta una “previsione” dell’animale che, secondo lui, la maggior parte delle persone che di lì a poco avrebbe potuto telefonare in diretta avrebbe scelto.
Poiché Eder Lorenzi sedeva tra il pubblico, in attesa di essere coinvolto nell’esperimento che poi non ci fu il tempo di realizzare, Damato pensò di chiedergli di provare a indovinare quale sarebbe stata la figura scelta dal maggior numero di spettatori.
Lorenzi sembrava riluttante a partecipare, i poteri paranormali non possono essere evocati a comando spiegò e, dunque, lo avrebbe fatto solamente per gioco. Avrebbe insomma tirato a indovinare.
Sia a Randi che a Damato andava benissimo. Così la telecamera iniziò a inquadrare i vari cartoncini, soffermandosi brevemente su ciascuno. Mentre guardavo scorrere le immagini sullo schermo, però, ebbi una sensazione poco piacevole. Anche Lorenzi osservava lo schermo e dopo un po’ disse che aveva fatto la sua scelta.
Solo più tardi, quando si furono raccolte abbastanza telefonate e si poteva parlare liberamente, senza il rischio di influenzare gli spettatori, Lorenzi rivelò la sua decisione.
«Ho scelto il gabbiano» disse.
Non era una scelta mossa da una qualche spinta paranormale, spiegò, ma semplicemente era quello che lo aveva colpito di più.
A quel punto la mia sensazione si fece ancora meno piacevole. Il fatto è che nella disposizione pensata da Randi, che prevedeva di avere intorno al centro una scelta di colori e figure che portava inevitabilmente a concentrare l’attenzione sul cartoncino centrale, di un bel colore rosso brillante, non avevamo tenuto conto di un particolare. La telecamera non poteva riprendere troppo a lungo il tabellone per intero, come sarebbe avvenuto in una dimostrazione dal vivo, perché altrimenti non si sarebbe visto che cosa raffigurava esattamente ciascun cartoncino.
Così, la regia dovette per forza inquadrarli a distanza ravvicinata uno per uno. E questo “distrusse” l’effetto di “indirizzamento” psicologico predisposto da Randi per mettere in evidenza il cartoncino rosso. Il risultato fu che, guardando le foto una alla volta, ce n’era una in particolare che spiccava più delle altre: quella che mostrava un bel gabbiano bianco stagliarsi netto sullo sfondo blu del cielo. Era l’immagine che mi aveva colpito di più mentre i quadratini scorrevano sullo schermo. L’immagine che a quel punto credevo avrebbe scelto la maggior parte degli spettatori. Ed era anche l’immagine scelta da Lorenzi.
Come andò a finire? Proprio come avevo immaginato: la maggioranza del pubblico scelse il gabbiano e non il cartoncino rosso che Randi credeva sarebbe stato scelto.
Lorenzi fu un gentiluomo, non volle appropriarsi di quella che, in fondo, era stata una coincidenza e non affermò che si era trattato di autentica percezione extrasensoriale. Ciò nonostante, la coincidenza giocò a suo favore e anche Randi gli fece i complimenti per la sua perspicacia.
Ecco, come si è visto nemmeno in questo caso avevamo assistito a un autentico fenomeno paranormale. Fu un episodio occasionale, probabilmente irripetibile e tutto sommato poco significativo. Ma il fatto stesso che si sia verificato in televisione, e quindi di fronte a un pubblico di qualche milione di persone, avrebbe potuto autorizzare qualcuno meno onesto di Lorenzi ad approfittarne e a trasformarlo in una vittoria contro gli “scettici”. Per fortuna non andò così, ma la lezione che ne trassi fu che non bisogna mai sottovalutare il ruolo delle coincidenze. E nemmeno le scelte di regia dell’ultimo minuto...
Di sicuro è capitato di restare affascinati da qualcosa di insolito, che a prima vista poteva sembrare fuori dall’ordinario ma che poi, a un esame più approfondito, si è rivelato avere una spiegazione naturale. Le salite in discesa sono un perfetto esempio.
Qualche volta poi è anche successo di meravigliarci per l’abilità tecnica raggiunta da personaggi che sostenevano di avere facoltà paranormali, ma erano invece prestigiatori molto abili.
E fenomeni autentici? Ahimé, finora di quelli non ne abbiamo ancora incontrati. Almeno ogni volta che noi, o qualcuno dei nostri colleghi in giro per il mondo, ha potuto condurre un test, una verifica o un esperimento. E sono ormai centinaia i casi affrontati dal CICAP in più di vent’anni di attività.
Qualche volta, però, capita di trovarsi di fronte a una coincidenza che, se non altro, può far riflettere.
Alcuni anni fa, per esempio, ero a Roma con James Randi, che doveva partecipare a una puntata di Alla ricerca dell’Arca, il programma condotto su Raitre dal compianto Mino Damato. Erano previsti diversi interventi di Randi, relativi ai trucchi del paranormale e agli esperimenti condotti con sensitivi nel corso della sua lunga attività. Tra le altre cose, si era parlato anche della possibilità di condurre un test di psicometria a cui sottoporre le capacità di Eder Lorenzi, sensitivo di Milano presente in studio con il suo mentore, il parapsicologo Giorgio Cozzi. Per ragioni di tempo, però, l'esperimento saltò.
L’unica cosa che si riuscì a fare fu un gioco, come tenne a definirlo lo stesso Lorenzi, che però avrebbe potuto avere ben altre conseguenze.
In breve, prima dello show con Randi avevamo predisposto su un tabellone una serie di tessere fotografiche che rappresentavano animali di vario tipo: leoni, zebre, giraffe, gabbiani... Erano quei classici quadratini di legno che, una volta capovolti, i bambini usano in alcuni giochi di memoria. Su indicazione di Randi ne avevo comprata una scatola in un negozio di Roma.
Per il programma, Randi voleva tentare un test con il pubblico a casa: dal modo in cui i riquadri erano piazzati sullo schermo, diceva, era probabile che la gente fosse più portata a scegliere una figura piuttosto che un’altra.
Non si trattava di un gioco di prestigio. Randi, piuttosto, voleva dimostrare come a volte, quando questo tipo di prove è presentato in TV come se fosse un vero esperimento di percezione extrasensoriale di massa, non sia tanto per telepatia o chiaroveggenza che molta gente indovina ma, piuttosto, per il modo in cui sono disposti i bersagli.
Così, Randi aveva scritto in una busta una “previsione” dell’animale che, secondo lui, la maggior parte delle persone che di lì a poco avrebbe potuto telefonare in diretta avrebbe scelto.
Poiché Eder Lorenzi sedeva tra il pubblico, in attesa di essere coinvolto nell’esperimento che poi non ci fu il tempo di realizzare, Damato pensò di chiedergli di provare a indovinare quale sarebbe stata la figura scelta dal maggior numero di spettatori.
Lorenzi sembrava riluttante a partecipare, i poteri paranormali non possono essere evocati a comando spiegò e, dunque, lo avrebbe fatto solamente per gioco. Avrebbe insomma tirato a indovinare.
Sia a Randi che a Damato andava benissimo. Così la telecamera iniziò a inquadrare i vari cartoncini, soffermandosi brevemente su ciascuno. Mentre guardavo scorrere le immagini sullo schermo, però, ebbi una sensazione poco piacevole. Anche Lorenzi osservava lo schermo e dopo un po’ disse che aveva fatto la sua scelta.
Solo più tardi, quando si furono raccolte abbastanza telefonate e si poteva parlare liberamente, senza il rischio di influenzare gli spettatori, Lorenzi rivelò la sua decisione.
«Ho scelto il gabbiano» disse.
Non era una scelta mossa da una qualche spinta paranormale, spiegò, ma semplicemente era quello che lo aveva colpito di più.
A quel punto la mia sensazione si fece ancora meno piacevole. Il fatto è che nella disposizione pensata da Randi, che prevedeva di avere intorno al centro una scelta di colori e figure che portava inevitabilmente a concentrare l’attenzione sul cartoncino centrale, di un bel colore rosso brillante, non avevamo tenuto conto di un particolare. La telecamera non poteva riprendere troppo a lungo il tabellone per intero, come sarebbe avvenuto in una dimostrazione dal vivo, perché altrimenti non si sarebbe visto che cosa raffigurava esattamente ciascun cartoncino.
Così, la regia dovette per forza inquadrarli a distanza ravvicinata uno per uno. E questo “distrusse” l’effetto di “indirizzamento” psicologico predisposto da Randi per mettere in evidenza il cartoncino rosso. Il risultato fu che, guardando le foto una alla volta, ce n’era una in particolare che spiccava più delle altre: quella che mostrava un bel gabbiano bianco stagliarsi netto sullo sfondo blu del cielo. Era l’immagine che mi aveva colpito di più mentre i quadratini scorrevano sullo schermo. L’immagine che a quel punto credevo avrebbe scelto la maggior parte degli spettatori. Ed era anche l’immagine scelta da Lorenzi.
Come andò a finire? Proprio come avevo immaginato: la maggioranza del pubblico scelse il gabbiano e non il cartoncino rosso che Randi credeva sarebbe stato scelto.
Lorenzi fu un gentiluomo, non volle appropriarsi di quella che, in fondo, era stata una coincidenza e non affermò che si era trattato di autentica percezione extrasensoriale. Ciò nonostante, la coincidenza giocò a suo favore e anche Randi gli fece i complimenti per la sua perspicacia.
Ecco, come si è visto nemmeno in questo caso avevamo assistito a un autentico fenomeno paranormale. Fu un episodio occasionale, probabilmente irripetibile e tutto sommato poco significativo. Ma il fatto stesso che si sia verificato in televisione, e quindi di fronte a un pubblico di qualche milione di persone, avrebbe potuto autorizzare qualcuno meno onesto di Lorenzi ad approfittarne e a trasformarlo in una vittoria contro gli “scettici”. Per fortuna non andò così, ma la lezione che ne trassi fu che non bisogna mai sottovalutare il ruolo delle coincidenze. E nemmeno le scelte di regia dell’ultimo minuto...