Ecco, di seguito, l'ultima lettera da me inviata a La Stampa, spinto da una nausea che sale a livelli vertiginosi. Questi signori non solo non pubblicano, ma nemmeno ti degnano di una qualsivoglia risposta. Oggi, due gennaio, dopo l'orgia di astro…nzate dispensate per intere serate da RAIUNO e RAIDUE (pur sempre televisioni di Stato), ha "sbracato" pure RAITRE (presunto ultimo baluardo contro il rimbambimento generale) che, in un programma TV di mezzogiorno, ha concesso con molto sussiego largo spazio all'astrologo di turno. So quanto ognuno di voi è impegnato sullo stesso mio fronte. Continuate, ciascuno secondo le proprie possibilità, per vedere se è possibile limitare questo sconcio. Che ne è della richiesta avanzata in Parlamento di apporre a trasmissioni radiotelevisive e rubriche giornalistiche di astrologia l'avvertimento che, quantomeno, "essa non ha fondamento scientifico"?
«Assiduo lettore de La Stampa da oltre 41 anni, oggi 28 dicembre, mi dichiaro profondamente deluso dal vostro (dal nostro?) giornale. Non faccio in tempo a compiacermi per l'ampio e documentato risalto offerto finalmente – pagine 10 e 11 – alla denuncia di maghi, veggenti, astrologi dalle torbide attività volte a profittare della credulità popolare diffusa, che subito, contestualmente, vedo riservate due intere pagine – 60 e 61, oltre a un sopratitolo a pag 54 – agli insulsi oroscopi di alcuni vip torinesi. Che caduta di stile! E che contraddizione! Prima denunciate senza mezzi termini la pericolosa e diseducativa deriva verso l'inganno, poi, pochi fogli più in là, avallate in pompa magna uno degli equivoci più demenziali e insieme più subdoli che ci siano in circolazione: l'astrologia. Qui non è questione di pluralismo, di dare spazio alle varie voci in un superiore esercizio di libertà d'opinione. Qui si tratta, da parte di un grande e serio giornale, di assecondare perniciosamente logori rituali degni del più oscuro medioevo, ormai smantellato senza appello dalla scienza e, più modestamente, dal comune buon senso. Con buona pace dell'ineffabile signora Mirti, mi attenderei delle scuse per l'infortunio».
Nando Tonon
«Assiduo lettore de La Stampa da oltre 41 anni, oggi 28 dicembre, mi dichiaro profondamente deluso dal vostro (dal nostro?) giornale. Non faccio in tempo a compiacermi per l'ampio e documentato risalto offerto finalmente – pagine 10 e 11 – alla denuncia di maghi, veggenti, astrologi dalle torbide attività volte a profittare della credulità popolare diffusa, che subito, contestualmente, vedo riservate due intere pagine – 60 e 61, oltre a un sopratitolo a pag 54 – agli insulsi oroscopi di alcuni vip torinesi. Che caduta di stile! E che contraddizione! Prima denunciate senza mezzi termini la pericolosa e diseducativa deriva verso l'inganno, poi, pochi fogli più in là, avallate in pompa magna uno degli equivoci più demenziali e insieme più subdoli che ci siano in circolazione: l'astrologia. Qui non è questione di pluralismo, di dare spazio alle varie voci in un superiore esercizio di libertà d'opinione. Qui si tratta, da parte di un grande e serio giornale, di assecondare perniciosamente logori rituali degni del più oscuro medioevo, ormai smantellato senza appello dalla scienza e, più modestamente, dal comune buon senso. Con buona pace dell'ineffabile signora Mirti, mi attenderei delle scuse per l'infortunio».
Nando Tonon
Risponde Lorenzo Montali:
Caro Tonon, pubblichiamo la sua lettera non solo per esprimerle la nostra comprensione e simpatia, ma in qualche modo proprio per invitare il maggior numero possibile di lettori a seguire il suo esempio. È vero che, come nel suo caso, la mancata pubblicazione di una lettera di protesta lascia l'amaro in bocca. Allo stesso tempo però bisogna usare tutti gli strumenti possibili per manifestare il proprio disagio e fastidio, perché alla fine l'ignoranza e la superficialità di tanti giornalisti (e direttori) possono essere scalfite solo dalla numerosità delle critiche dei loro lettori. Quanto alla proposta di legge che lei ricordava, credo giaccia in qualche cassetto parlamentare ma non ci farei poi troppo affidamento: mi pare difficile imporre per decreto l'uso dello spirito critico e della razionalità, sono due qualità che richiedono motivazione e impegno più che obbedienza e sottomissione all'autorità.