Lecco. Nuovi sviluppi nella vicenda di Chiara Bariffi, la giovane di Bellano scomparsa nel 2002, il cui cadavere venne trovato nella sua auto dopo tre anni, nel Lago di Como (S&P n. 62).
Due persone sono state iscritte nel registro degli indagati dalla Procura di Lecco; si tratta di un uomo di 57 anni e di un quarantenne della zona, entrambi conoscenti di Chiara. I due indagati erano già stati sentiti nel periodo della scomparsa della ragazza e subito dopo il ritrovamento del cadavere. Il triste caso di Chiara venne molto amplificato dai media anche perché Maria Luisa Busi, una donna bresciana che si presentava come sensitiva, dichiarò di aver contribuito in maniera determinante al ritrovamento del cadavere della ragazza. La Busi sostenne che era stata la stessa ragazza, morta secondo lei per un incidente o per un suicidio, a indicarle dove si trovava il suo cadavere.
Ora naturalmente la vicenda si ribalta e la pista seguita dagli inquirenti è quella dell'omicidio. L'ipotesi del suicidio peraltro non aveva mai convinto i familiari e neppure Enrico Magni, lo psicologo di Chiara. Del resto come si può pensare a un incidente o a un suicidio quando sulla riva del lago non fu trovato nessun segno, nessun parapetto sfondato, nessuna frenata?
Naturalmente in alcune interviste sui giornali la presunta sensitiva ha subito rettificato il tiro, spiegando di aver sempre saputo che si trattava di omicidio, ma che Chiara le aveva chiesto di non dire nulla. È curioso però che nessun giornalista si sia sentito in dovere di chiedere alla Busi come mai preferisce lasciare un pericoloso assassino in libertà piuttosto che rendere pubblico ciò che, sostiene, la ragazza le ha rivelato.
Due persone sono state iscritte nel registro degli indagati dalla Procura di Lecco; si tratta di un uomo di 57 anni e di un quarantenne della zona, entrambi conoscenti di Chiara. I due indagati erano già stati sentiti nel periodo della scomparsa della ragazza e subito dopo il ritrovamento del cadavere. Il triste caso di Chiara venne molto amplificato dai media anche perché Maria Luisa Busi, una donna bresciana che si presentava come sensitiva, dichiarò di aver contribuito in maniera determinante al ritrovamento del cadavere della ragazza. La Busi sostenne che era stata la stessa ragazza, morta secondo lei per un incidente o per un suicidio, a indicarle dove si trovava il suo cadavere.
Ora naturalmente la vicenda si ribalta e la pista seguita dagli inquirenti è quella dell'omicidio. L'ipotesi del suicidio peraltro non aveva mai convinto i familiari e neppure Enrico Magni, lo psicologo di Chiara. Del resto come si può pensare a un incidente o a un suicidio quando sulla riva del lago non fu trovato nessun segno, nessun parapetto sfondato, nessuna frenata?
Naturalmente in alcune interviste sui giornali la presunta sensitiva ha subito rettificato il tiro, spiegando di aver sempre saputo che si trattava di omicidio, ma che Chiara le aveva chiesto di non dire nulla. È curioso però che nessun giornalista si sia sentito in dovere di chiedere alla Busi come mai preferisce lasciare un pericoloso assassino in libertà piuttosto che rendere pubblico ciò che, sostiene, la ragazza le ha rivelato.