Le ricerche antropologiche ed etnografiche hanno descritto in maniera qualitativa ciò che viene definito come “malocchio, jettatura, negatività” in numerosi studi e libri anche famosi, come per esempio Sud e Magia di Ernesto De Martino. Era tuttavia chiara la mancanza di uno studio quantitativo che offrisse un’attenta analisi statistica sulla diffusione di queste credenze nel mondo. Un recente articolo[1] pubblicato su Plos ONE da Boris Gershman, dell’American University a Washington, D.C., sopperisce ora a questa carenza dimostrando concezioni già ipotizzate e raggiungendo nuove e interessanti conclusioni.
Lo studio ha esaminato una serie di sei indagini condotte tra il 2008 e il 2017 che hanno coinvolto più di 140.000 individui di 95 paesi. Agli intervistati sono state poste varie domande sui temi della magia, delle “fatture” (sortilegi, incantesimi…) e della stregoneria. In particolare, in ciascuna delle indagini è stata posta la seguente domanda: «Credi nel malocchio, o che certe persone possano lanciare maledizioni o incantesimi che causano cose brutte a qualcuno?». Oltre il 40% di tutti gli intervistati ha risposto di credere nella stregoneria, con tassi di prevalenza che variano dal 9% in Svezia al 90% in Tunisia. Complessivamente, afferma lo studio, un semplice calcolo basato sui dati della popolazione adulta produce quasi un miliardo di credenti solo nei 95 paesi del campione, ed è probabile che si tratti di una sottostima, data la delicatezza dell’argomento.
Una prima constatazione è che, lungi dall’essere un residuo del passato limitato a piccole comunità isolate, le credenze nella stregoneria sono diffuse in tutto il mondo moderno. Vi sono però notevoli variazioni tra le diverse nazioni e all’interno di esse; inoltre, anche negli stati occidentali ritenuti maggiormente scolarizzati, le percentuali, pur essendo basse, non sono statisticamente trascurabili.
Lo studio ha definito questa grande disparità declinandola su quattro temi principali: 1) il ruolo delle credenze nella stregoneria nel mantenere il conformismo e l’autosufficienza, 2) la loro relazione con il capitale sociale, il benessere psicologico e la visione del mondo, 3) il legame tra le credenze nella stregoneria, l’innovazione e lo sviluppo economico, 4) l’esposizione alle disgrazie come fattore di sostegno delle credenze nella stregoneria.
Il risultato mostra che «le credenze nella stregoneria sono sostanzialmente più diffuse nei paesi con istituzioni deboli e bassa qualità di governance [...] fortemente correlate con misure di conformità culturale e di pregiudizio verso i gruppi [...] associate all’erosione del capitale sociale che si manifesta con bassi livelli di fiducia e altri atteggiamenti e comportamenti antisociali». Le conseguenze sociali appaiono considerevoli per «le persone (che) mostrano livelli più bassi di soddisfazione della vita, un minore senso di controllo sulla vita e di autoefficacia, oltre a un maggior grado di fatalismo [...] e sono negativamente correlate alla cultura creativa e alle metriche dell’attività innovativa.» La minore fiducia nella polizia, nel sistema giudiziario e nel governo, ipotizza Gershman, lascia libera e anzi amplifica la diffusione di credenze che «rappresentino un semplice meccanismo di autogoverno e operino per mantenere l’ordine tradizionale, promuovere il conformismo e contribuire alla coesione del gruppo».
Per concludere, è necessario comprendere a fondo quanto descritto da questo studio soprattutto negli interventi internazionali rivolti a quei paesi che per la loro situazione politica ed economica hanno bisogno di aiuti umanitari di vario tipo.
Lo studio ha esaminato una serie di sei indagini condotte tra il 2008 e il 2017 che hanno coinvolto più di 140.000 individui di 95 paesi. Agli intervistati sono state poste varie domande sui temi della magia, delle “fatture” (sortilegi, incantesimi…) e della stregoneria. In particolare, in ciascuna delle indagini è stata posta la seguente domanda: «Credi nel malocchio, o che certe persone possano lanciare maledizioni o incantesimi che causano cose brutte a qualcuno?». Oltre il 40% di tutti gli intervistati ha risposto di credere nella stregoneria, con tassi di prevalenza che variano dal 9% in Svezia al 90% in Tunisia. Complessivamente, afferma lo studio, un semplice calcolo basato sui dati della popolazione adulta produce quasi un miliardo di credenti solo nei 95 paesi del campione, ed è probabile che si tratti di una sottostima, data la delicatezza dell’argomento.
Una prima constatazione è che, lungi dall’essere un residuo del passato limitato a piccole comunità isolate, le credenze nella stregoneria sono diffuse in tutto il mondo moderno. Vi sono però notevoli variazioni tra le diverse nazioni e all’interno di esse; inoltre, anche negli stati occidentali ritenuti maggiormente scolarizzati, le percentuali, pur essendo basse, non sono statisticamente trascurabili.
Lo studio ha definito questa grande disparità declinandola su quattro temi principali: 1) il ruolo delle credenze nella stregoneria nel mantenere il conformismo e l’autosufficienza, 2) la loro relazione con il capitale sociale, il benessere psicologico e la visione del mondo, 3) il legame tra le credenze nella stregoneria, l’innovazione e lo sviluppo economico, 4) l’esposizione alle disgrazie come fattore di sostegno delle credenze nella stregoneria.
Il risultato mostra che «le credenze nella stregoneria sono sostanzialmente più diffuse nei paesi con istituzioni deboli e bassa qualità di governance [...] fortemente correlate con misure di conformità culturale e di pregiudizio verso i gruppi [...] associate all’erosione del capitale sociale che si manifesta con bassi livelli di fiducia e altri atteggiamenti e comportamenti antisociali». Le conseguenze sociali appaiono considerevoli per «le persone (che) mostrano livelli più bassi di soddisfazione della vita, un minore senso di controllo sulla vita e di autoefficacia, oltre a un maggior grado di fatalismo [...] e sono negativamente correlate alla cultura creativa e alle metriche dell’attività innovativa.» La minore fiducia nella polizia, nel sistema giudiziario e nel governo, ipotizza Gershman, lascia libera e anzi amplifica la diffusione di credenze che «rappresentino un semplice meccanismo di autogoverno e operino per mantenere l’ordine tradizionale, promuovere il conformismo e contribuire alla coesione del gruppo».
Per concludere, è necessario comprendere a fondo quanto descritto da questo studio soprattutto negli interventi internazionali rivolti a quei paesi che per la loro situazione politica ed economica hanno bisogno di aiuti umanitari di vario tipo.
Note
1) B. Gershman, 2022. “Witchcraft beliefs around the world: An exploratory analysis”, in Plos ONE.