Antiche ed esoteriche discipline orientali che non sono né antiche né esoteriche né orientali... Nuovi guru giapponesi che copiano le loro opere da intellettuali europei del Novecento... E se la new age fosse il mercato della balla cosmica?
Le discipline psicofisiche orientali, caratterizzate dall'integrazione di esercizi fisici, pratiche respiratorie e tecniche di concentrazione mentale, sono note in Occidente da centinaia di anni. Il primo tentativo di studio scientifico dello Yoga sembra sia stato fatto da Françoise Bernier (1620-1688) medico del Gran Mogol, mentre la ginnastica terapeutica cinese,con il nome di Cong Fou, fu introdotta in Europa grazie al gesuita Jean Joseph Marie Amiot (1718-1793). Basta confrontare le belle illustrazioni di Amiot con gli esercizi della ginnastica svedese ideata da Henrik Ling (1776-1883) per capire l'importanza che le discipline orientali ebbero nell'evoluzione dell'educazione fisica occidentale. Ling, studente all'università di Copenaghen, era riuscito a guarire da una paresi ad un braccio grazie alla pratica della scherma "francese". In seguito a quest'episodio, probabilmente,si cominciarono ad inserire nella ginnastica medica esercizi e pratiche un tempo riservate ai militari di professione. Le arti marziali orientali, nella forma oggi conosciuta, sono state introdotte di recente. In passato non si faceva nessuna differenza tra le tecniche di combattimento occidentali ed orientali: si usavano i termini lotta, boxe o scherma seguiti dall'indicazione del paese d'origine: il Judo era la lotta giapponese così come il Savate era il pugilato francese. In coincidenza con la diffusione delle filosofie new age decine di antiche discipline psicofisiche e "arti marziali" sono introdotte ogni anno in Europa,come se improvvisamente l'oriente avesse deciso di rivelarci ciò che ci aveva tenuto nascosto in migliaia di anni di scambi economici e culturali. Il termine "arte", usato per indicare le tecniche di combattimento, è ingannevole, trattandosi, in origine, di un insieme d'esercizi, consigli pratici e strategie a uso dei militari, delle forze di polizia e dei lottatori professionisti. La tecnica di combattimento più praticata dagli adepti new age è il tai ch'i chuan o taiji quan. Probabilmente è antica e marziale quanto il football che, facendo parte dell'addestramento dei soldati romani un gioco con la palla, potrebbe a ragione essere definito millenaria arte marziale europea. Tai ch'i può essere tradotto con fondamento supremo o suprema armonia e chuan significa pugno. Non esiste un solo documento precedente al XIX secolo che lo citi. I maestri di cui abbiamo notizie verificabili risultano essere nati tra il XIX e il XX secolo. È lecito supporre che sia una creazione di quelle società segrete ottocentesche, di ispirazione taoista(chiamate "pugno armonioso", "pugno dell'armonia e della concordia" o nomi simili) che si unirono nel movimento xenofobo e anticristiano dei Boxer. I Boxer si addestravano all'uso delle armi antiche (ormai in disuso anche nell'esercito cinese) e si sottoponevano a particolari forme d'allenamento psicofisico che avrebbero dovuto renderli immuni ai colpi d'arma da fuoco. Dopo aver distrutto alcune missioni cristiane, nel giugno del 1900 presero d'assalto il palazzo delle "legazioni straniere" di Pechino, difeso da 500 soldati americani, francesi, italiani, russi, tedeschi. Quando, dopo 55 giorni, una forza multinazionale di 16.000 uomini giunse a Pechino (dando inizio ad una sanguinosa repressione) i Boxer erano ormai stanchi e demoralizzati: la superiorità tecnica, strategica e fisica dei bersaglieri e dei marines assediati era stata schiacciante. Alcuni decenni dopo, il maestro Chen Man Ch'ing creò un esercizio formato da 37 posizioni (ridotte poi a 24) legate tra loro in una specie di danza morbida e salutare simile probabilmente,ad alcune delle tecniche ottocentesche dei boxer. Era il tai ch'i chuan che, in seguito entrò a far parte del programma di educazione fisica varato dal governo comunista. Non esiste alcuna documentazione, a parte i racconti orali o le leggende citate nei testi, che dimostri una diversa origine dell'attuale tai ch'i chuan. Probabilmente si tratta di un valido esercizio di ginnastica medica creato dai cinesi contemporanei. Il fatto che sia pubblicizzato come antichissima ed efficace arte marziale dipende, credo, da esigenze di mercato. Il consumatore new age preferisce acquistare "prodotti" provenienti da culture lontane nel tempo e nello spazio. È per questo motivo che i nuovi guru fanno spesso ricorso a piccole bugie, mezze verità o balle colossali riciclando teorie provenienti dall'induismo e dall'esoterismo d'ispirazione neoplatonica, spacciando per nuove discipline conosciute da secoli o addirittura definendo antiche ed orientali tecniche nate in Occidente nel XX secolo. Itsuo Tsuda(1914-1984) è uno dei nuovi guru. Un fenomeno in lenta, ma costante crescita. Tsuda, gran conoscitore dell'occidente, è intelligente e ironico. Nei suoi scritti lo Zen, le arti marziali giapponesi, il "movimento rigeneratore" (la tecnica di "autoguarigione" che ha tentato di diffondere in Europa) e diversi fenomeni extrasensoriali, ci vengono spiegati con frequenti citazioni di autori occidentali: dai sociologi Marcel Mauss e Marcel Granet ai premi Nobel per la fisica Werner Heisenbergh e Wolfang Pauli, da Newton e Richard Wagner fino ad arrivare ad Einstein ed al discusso medico francese Alexis Carrel. Alla fine concetti e teorie lontanissimi dalla nostra cultura come il Kotodama o lo Yuki finiscono per sembrarci familiari. Casualmente ho scoperto che molte pagine di uno dei suoi libri migliori sono copiate da Le radici del caso di Arthur Koestler, pubblicato nel 1971. Difficile parlare di coincidenze. A pagina 55 dell'edizione italiana del suo libro, ad esempio, Koestler, parlando dei rapporti tra scienza e parapsicologia, descrive così il neutrino:
«La sua esistenza fu predetta nel 1930 da Wolfang Pauli su fondamenti puramente teorici, ma non fu che nel 1956, più di venticinque anni dopo, che i veri neutrini (...) furono catturati in laboratorio... Un neutrino non ha praticamente nessuna proprietà fisica: non ha massa, non ha carica elettrica, non ha campo magnetico. (...) Di conseguenza un neutrino irradiato dalla Via Lattea, o magari da qualche altra galassia, viaggiando alla velocità della luce può attraversare completamente il corpo solido della Terra come se fosse puro spazio vuoto». Anche Tsuda parla dei rapporti tra scienza e parapsicologia e così descrive il neutrino: «La sua esistenza era stata teorizzata nel 1930 da Wolfang Pauli, ma si sono dovuti attendere 25 anni perché venisse provata. Non ha virtualmente alcuna proprietà fisica: né massa né carica elettrica né campo magnetico. Un neutrino che proviene da una lontana nebulosa, può attraversare alla velocità della luce il globo terrestre da una parte all'altra senza incontrare resistenza».
Il maestro giapponese ha avuto l'accortezza di cambiare un paio di parole o di invertirne l'ordine, ma i due brani si assomigliano come gemelli separati in culla. Nella terza di copertina dei suoi libri si legge che intende "diffondere il movimento rigeneratore e le proprie idee sul ki". Vuole in altre parole mettere sul mercato già saturo della new age una nuova antica disciplina psicofisica e per farlo prende le idee di un intellettuale europeo e vi aggiunge un pizzico di saggezza dell'estremo oriente. Tsuda lo nega più volte, ma aspira chiaramente a diventare un guru e decide di rivolgersi alla fetta di mercato più ambita, quella del mondo delle professioni. I lettori dei suoi libri e i partecipanti agli stage di movimento rigeneratore sono medici, giornalisti, attori, danzatori. Persone dotate di buona cultura e discreta disponibilità economica. A loro si rivolge Tsuda quando copia Koestler. Cerca di rassicurarle. Dà ad intendere di avere un qualche genere di rapporto con gli ambienti universitari e di conoscere gli studi sulla fisica subatomica e sulla parapsicologia per dare alle proprie teorie una parvenza di scientificità. È un atteggiamento poco corretto, ma comprensibile: il mercato collegato alle tecniche psicofisiche orientali è immenso. Accanto alle fonti dirette di guadagno (i corsi, gli stage, le conferenze) c'è un fiorentissimo indotto rappresentato da libri, riviste, audiovisivi, capi d'abbigliamento, strumenti musicali e gadget di ogni genere. Le strategie di mercato dei moderni guru sono identiche a quelle dei rivenditori d'auto o dei commercianti di dentifrici e saponette:
Nemmeno queste sono teorie nuove. Le ritroviamo in un libro di Julius Evola Rivolta contro il mondo moderno pubblicato in Italiano nel 1934 e in tedesco nel 1935. Del resto le filosofie new age, antirazionaliste e "antidarwiniane" si richiamano alle idee di un gruppo di intellettuali del primo Novecento: la nuova era di cui si parla è quella che nascerà dalle rovine del mondo attuale. Siamo, infatti, nel Kali Yuga. Solo pochi eletti, riscoprendo la saggezza degli antichi, potranno vedere l'alba della nuova era... Non ho strumenti per dire se questa teoria sia scientificamente attendibile. Penso però che le bugie grandi e piccole su cui si basa il mercato delle millenarie discipline psicofisiche e della new age in generale, siano motivate dal desiderio inconscio del consumatore di far parte di quella schiera di eletti. Il prodotto new age deve provenire dal passato remoto, dall'antico Oriente o dall'America precolombiana, ma al tempo stesso deve risultare "familiare" affinché il consumatore abbia l'illusione non di imparare, ma di ricordare cose che non sapeva di sapere. Cose che appartenevano al patrimonio comune dell'umanità, ma sarebbero state perdute insieme a misteriose civiltà scomparse. Cose di cui gli "scientismi", come li chiama Gabriele La Porta, negherebbero l'esistenza per ottusità o per l'appartenenza a qualche straordinario complotto giudeocristiano... Goethe scriveva: «Molta fede scarso pensiero». Se si pone la questione in termini di conflitto tra spirito e materia, tra fede e scienza è difficile fare una precisa scelta di campo. È in questa zona grigia che prosperano i guru contemporanei: le generazioni di artisti ed intellettuali affascinati da Gurdjieff, da Osho, da Sai Baba, gli tsudiani che si rotolano per terra alla ricerca del "cuore di cielo puro" sono tutti ingenui creduloni o hanno avuto qualche forma di rivelazione? D'altro canto, parafrasando il paradosso di Fermi sugli extraterrestri, se il mondo è pieno di santoni in grado di fare miracoli dove sono finiti tutti quanti? Possibile che gli eventi miracolosi avvengano sempre lontano dagli sguardi degli scettici? Ma forse Tsuda e gli altri guru sono veramente gli eredi di una tradizione antica: quella dei Cerretani, i venditori "d'ogli cotti" medioevali che compravano la polenta dai contadini e la coloravano per rivenderla sotto forma di farmaco miracoloso o elisir di lunga vita. E forse non erano il fascino del medicastro o il colore improbabile, ma proprio il sapore familiare della polenta a convincere il compratore. Una specie di rustica madeleine proustiana. Ognuno, in fondo, ha il diritto di provare nostalgia di un, magari immaginario, tempo perduto.
N.d.A. Dal 1974 studio discipline psicofisiche orientali basate sulla fisiologia occulta dei Chakra, di Kundalini, del Chi. Dal 1996 al 1998 ho partecipato al progetto "Misteries of the World", diretto da Vasily Kalitsis, insieme a esperti tibetani, indiani, giapponesi, cinesi, nativi americani e occidentali, di tecniche, a volte definite esoteriche che prevedono l'esercizio di poteri paranormali o al limite del paranormale: viaggi astrali, telepatia, pranoterapia. Ho avuto modo di esaminare documenti particolari e, credo, inediti come un'edizione settecentesca del Sogno di Polifilo con annotazioni massoniche e un video sulle danze sacre praticate dai seguaci di Bagwan Sri Rajineesh nell'Ashram di Poona. Un'esperienza che mi ha lasciato una serie di dubbi che cercherò di esprimere attraverso l'analisi delle origini del Tai ch'i chuan e delle opere di Itsuo Tsuda. Nell'articolo ho citato solo dati verificabili su internet o su pubblicazioni reperibili nelle normali librerie. Ci tengo a precisare che ho un'esperienza diretta dello Yoga (Hata, Kundalini e yoga tibetano)del Tai ch'i chuan (forma antica dello stile Yang), delle tecniche diffuse da Tsuda (che ritengo per certi versi valide) e di alcune delle tecniche usate dagli allievi di Gurdjieff.
Paolo Proietti Email: [email protected] www.daoyin.altervista.org
Le discipline psicofisiche orientali, caratterizzate dall'integrazione di esercizi fisici, pratiche respiratorie e tecniche di concentrazione mentale, sono note in Occidente da centinaia di anni. Il primo tentativo di studio scientifico dello Yoga sembra sia stato fatto da Françoise Bernier (1620-1688) medico del Gran Mogol, mentre la ginnastica terapeutica cinese,con il nome di Cong Fou, fu introdotta in Europa grazie al gesuita Jean Joseph Marie Amiot (1718-1793). Basta confrontare le belle illustrazioni di Amiot con gli esercizi della ginnastica svedese ideata da Henrik Ling (1776-1883) per capire l'importanza che le discipline orientali ebbero nell'evoluzione dell'educazione fisica occidentale. Ling, studente all'università di Copenaghen, era riuscito a guarire da una paresi ad un braccio grazie alla pratica della scherma "francese". In seguito a quest'episodio, probabilmente,si cominciarono ad inserire nella ginnastica medica esercizi e pratiche un tempo riservate ai militari di professione. Le arti marziali orientali, nella forma oggi conosciuta, sono state introdotte di recente. In passato non si faceva nessuna differenza tra le tecniche di combattimento occidentali ed orientali: si usavano i termini lotta, boxe o scherma seguiti dall'indicazione del paese d'origine: il Judo era la lotta giapponese così come il Savate era il pugilato francese. In coincidenza con la diffusione delle filosofie new age decine di antiche discipline psicofisiche e "arti marziali" sono introdotte ogni anno in Europa,come se improvvisamente l'oriente avesse deciso di rivelarci ciò che ci aveva tenuto nascosto in migliaia di anni di scambi economici e culturali. Il termine "arte", usato per indicare le tecniche di combattimento, è ingannevole, trattandosi, in origine, di un insieme d'esercizi, consigli pratici e strategie a uso dei militari, delle forze di polizia e dei lottatori professionisti. La tecnica di combattimento più praticata dagli adepti new age è il tai ch'i chuan o taiji quan. Probabilmente è antica e marziale quanto il football che, facendo parte dell'addestramento dei soldati romani un gioco con la palla, potrebbe a ragione essere definito millenaria arte marziale europea. Tai ch'i può essere tradotto con fondamento supremo o suprema armonia e chuan significa pugno. Non esiste un solo documento precedente al XIX secolo che lo citi. I maestri di cui abbiamo notizie verificabili risultano essere nati tra il XIX e il XX secolo. È lecito supporre che sia una creazione di quelle società segrete ottocentesche, di ispirazione taoista(chiamate "pugno armonioso", "pugno dell'armonia e della concordia" o nomi simili) che si unirono nel movimento xenofobo e anticristiano dei Boxer. I Boxer si addestravano all'uso delle armi antiche (ormai in disuso anche nell'esercito cinese) e si sottoponevano a particolari forme d'allenamento psicofisico che avrebbero dovuto renderli immuni ai colpi d'arma da fuoco. Dopo aver distrutto alcune missioni cristiane, nel giugno del 1900 presero d'assalto il palazzo delle "legazioni straniere" di Pechino, difeso da 500 soldati americani, francesi, italiani, russi, tedeschi. Quando, dopo 55 giorni, una forza multinazionale di 16.000 uomini giunse a Pechino (dando inizio ad una sanguinosa repressione) i Boxer erano ormai stanchi e demoralizzati: la superiorità tecnica, strategica e fisica dei bersaglieri e dei marines assediati era stata schiacciante. Alcuni decenni dopo, il maestro Chen Man Ch'ing creò un esercizio formato da 37 posizioni (ridotte poi a 24) legate tra loro in una specie di danza morbida e salutare simile probabilmente,ad alcune delle tecniche ottocentesche dei boxer. Era il tai ch'i chuan che, in seguito entrò a far parte del programma di educazione fisica varato dal governo comunista. Non esiste alcuna documentazione, a parte i racconti orali o le leggende citate nei testi, che dimostri una diversa origine dell'attuale tai ch'i chuan. Probabilmente si tratta di un valido esercizio di ginnastica medica creato dai cinesi contemporanei. Il fatto che sia pubblicizzato come antichissima ed efficace arte marziale dipende, credo, da esigenze di mercato. Il consumatore new age preferisce acquistare "prodotti" provenienti da culture lontane nel tempo e nello spazio. È per questo motivo che i nuovi guru fanno spesso ricorso a piccole bugie, mezze verità o balle colossali riciclando teorie provenienti dall'induismo e dall'esoterismo d'ispirazione neoplatonica, spacciando per nuove discipline conosciute da secoli o addirittura definendo antiche ed orientali tecniche nate in Occidente nel XX secolo. Itsuo Tsuda(1914-1984) è uno dei nuovi guru. Un fenomeno in lenta, ma costante crescita. Tsuda, gran conoscitore dell'occidente, è intelligente e ironico. Nei suoi scritti lo Zen, le arti marziali giapponesi, il "movimento rigeneratore" (la tecnica di "autoguarigione" che ha tentato di diffondere in Europa) e diversi fenomeni extrasensoriali, ci vengono spiegati con frequenti citazioni di autori occidentali: dai sociologi Marcel Mauss e Marcel Granet ai premi Nobel per la fisica Werner Heisenbergh e Wolfang Pauli, da Newton e Richard Wagner fino ad arrivare ad Einstein ed al discusso medico francese Alexis Carrel. Alla fine concetti e teorie lontanissimi dalla nostra cultura come il Kotodama o lo Yuki finiscono per sembrarci familiari. Casualmente ho scoperto che molte pagine di uno dei suoi libri migliori sono copiate da Le radici del caso di Arthur Koestler, pubblicato nel 1971. Difficile parlare di coincidenze. A pagina 55 dell'edizione italiana del suo libro, ad esempio, Koestler, parlando dei rapporti tra scienza e parapsicologia, descrive così il neutrino:
«La sua esistenza fu predetta nel 1930 da Wolfang Pauli su fondamenti puramente teorici, ma non fu che nel 1956, più di venticinque anni dopo, che i veri neutrini (...) furono catturati in laboratorio... Un neutrino non ha praticamente nessuna proprietà fisica: non ha massa, non ha carica elettrica, non ha campo magnetico. (...) Di conseguenza un neutrino irradiato dalla Via Lattea, o magari da qualche altra galassia, viaggiando alla velocità della luce può attraversare completamente il corpo solido della Terra come se fosse puro spazio vuoto». Anche Tsuda parla dei rapporti tra scienza e parapsicologia e così descrive il neutrino: «La sua esistenza era stata teorizzata nel 1930 da Wolfang Pauli, ma si sono dovuti attendere 25 anni perché venisse provata. Non ha virtualmente alcuna proprietà fisica: né massa né carica elettrica né campo magnetico. Un neutrino che proviene da una lontana nebulosa, può attraversare alla velocità della luce il globo terrestre da una parte all'altra senza incontrare resistenza».
Il maestro giapponese ha avuto l'accortezza di cambiare un paio di parole o di invertirne l'ordine, ma i due brani si assomigliano come gemelli separati in culla. Nella terza di copertina dei suoi libri si legge che intende "diffondere il movimento rigeneratore e le proprie idee sul ki". Vuole in altre parole mettere sul mercato già saturo della new age una nuova antica disciplina psicofisica e per farlo prende le idee di un intellettuale europeo e vi aggiunge un pizzico di saggezza dell'estremo oriente. Tsuda lo nega più volte, ma aspira chiaramente a diventare un guru e decide di rivolgersi alla fetta di mercato più ambita, quella del mondo delle professioni. I lettori dei suoi libri e i partecipanti agli stage di movimento rigeneratore sono medici, giornalisti, attori, danzatori. Persone dotate di buona cultura e discreta disponibilità economica. A loro si rivolge Tsuda quando copia Koestler. Cerca di rassicurarle. Dà ad intendere di avere un qualche genere di rapporto con gli ambienti universitari e di conoscere gli studi sulla fisica subatomica e sulla parapsicologia per dare alle proprie teorie una parvenza di scientificità. È un atteggiamento poco corretto, ma comprensibile: il mercato collegato alle tecniche psicofisiche orientali è immenso. Accanto alle fonti dirette di guadagno (i corsi, gli stage, le conferenze) c'è un fiorentissimo indotto rappresentato da libri, riviste, audiovisivi, capi d'abbigliamento, strumenti musicali e gadget di ogni genere. Le strategie di mercato dei moderni guru sono identiche a quelle dei rivenditori d'auto o dei commercianti di dentifrici e saponette:
- Si individua il target, ovvero quei settori della società ai quali tentare di vendere il prodotto.
- Si mette in opera una strategia di seduzione vantandone le caratteristiche, mostrandone effetti, veri o presunti ed utilizzando personaggi particolarmente fotogenici per pubblicizzarlo.
- Si lega il consumatore al prodotto con il processo detto di fidelizzazione che consiste nel far credere all'utente di far parte di un più o meno ristretto gruppo di fortunati per convincerlo ad acquistare sempre nuovi e spesso inutili aggiornamenti. Nella prefazione ad un altro libro di Tsudaun giornalista della Tribune de Genève identificato con le iniziali D.W. scrive: «L'autore ha attinto la sua filosofia dal Giappone tradizionale, a fianco del Maestro Ueshiba (...) e del Maestro Noguchi fondatore del movimento rigeneratore. Due discipline che diffonde da dieci anni in Europa. (...) Questo orientale ha colto le pecche del sistema occidentale, ma anche i suoi pregi, in modo così sottile da essere convinto che un vero cambiamento non possa avere inizio che dall'Europa cartesiana. "Penso dunque sono"? Tsuda propone un modo di essere completamente diverso: sette libri da leggere per non pensare più».
Nemmeno queste sono teorie nuove. Le ritroviamo in un libro di Julius Evola Rivolta contro il mondo moderno pubblicato in Italiano nel 1934 e in tedesco nel 1935. Del resto le filosofie new age, antirazionaliste e "antidarwiniane" si richiamano alle idee di un gruppo di intellettuali del primo Novecento: la nuova era di cui si parla è quella che nascerà dalle rovine del mondo attuale. Siamo, infatti, nel Kali Yuga. Solo pochi eletti, riscoprendo la saggezza degli antichi, potranno vedere l'alba della nuova era... Non ho strumenti per dire se questa teoria sia scientificamente attendibile. Penso però che le bugie grandi e piccole su cui si basa il mercato delle millenarie discipline psicofisiche e della new age in generale, siano motivate dal desiderio inconscio del consumatore di far parte di quella schiera di eletti. Il prodotto new age deve provenire dal passato remoto, dall'antico Oriente o dall'America precolombiana, ma al tempo stesso deve risultare "familiare" affinché il consumatore abbia l'illusione non di imparare, ma di ricordare cose che non sapeva di sapere. Cose che appartenevano al patrimonio comune dell'umanità, ma sarebbero state perdute insieme a misteriose civiltà scomparse. Cose di cui gli "scientismi", come li chiama Gabriele La Porta, negherebbero l'esistenza per ottusità o per l'appartenenza a qualche straordinario complotto giudeocristiano... Goethe scriveva: «Molta fede scarso pensiero». Se si pone la questione in termini di conflitto tra spirito e materia, tra fede e scienza è difficile fare una precisa scelta di campo. È in questa zona grigia che prosperano i guru contemporanei: le generazioni di artisti ed intellettuali affascinati da Gurdjieff, da Osho, da Sai Baba, gli tsudiani che si rotolano per terra alla ricerca del "cuore di cielo puro" sono tutti ingenui creduloni o hanno avuto qualche forma di rivelazione? D'altro canto, parafrasando il paradosso di Fermi sugli extraterrestri, se il mondo è pieno di santoni in grado di fare miracoli dove sono finiti tutti quanti? Possibile che gli eventi miracolosi avvengano sempre lontano dagli sguardi degli scettici? Ma forse Tsuda e gli altri guru sono veramente gli eredi di una tradizione antica: quella dei Cerretani, i venditori "d'ogli cotti" medioevali che compravano la polenta dai contadini e la coloravano per rivenderla sotto forma di farmaco miracoloso o elisir di lunga vita. E forse non erano il fascino del medicastro o il colore improbabile, ma proprio il sapore familiare della polenta a convincere il compratore. Una specie di rustica madeleine proustiana. Ognuno, in fondo, ha il diritto di provare nostalgia di un, magari immaginario, tempo perduto.
N.d.A. Dal 1974 studio discipline psicofisiche orientali basate sulla fisiologia occulta dei Chakra, di Kundalini, del Chi. Dal 1996 al 1998 ho partecipato al progetto "Misteries of the World", diretto da Vasily Kalitsis, insieme a esperti tibetani, indiani, giapponesi, cinesi, nativi americani e occidentali, di tecniche, a volte definite esoteriche che prevedono l'esercizio di poteri paranormali o al limite del paranormale: viaggi astrali, telepatia, pranoterapia. Ho avuto modo di esaminare documenti particolari e, credo, inediti come un'edizione settecentesca del Sogno di Polifilo con annotazioni massoniche e un video sulle danze sacre praticate dai seguaci di Bagwan Sri Rajineesh nell'Ashram di Poona. Un'esperienza che mi ha lasciato una serie di dubbi che cercherò di esprimere attraverso l'analisi delle origini del Tai ch'i chuan e delle opere di Itsuo Tsuda. Nell'articolo ho citato solo dati verificabili su internet o su pubblicazioni reperibili nelle normali librerie. Ci tengo a precisare che ho un'esperienza diretta dello Yoga (Hata, Kundalini e yoga tibetano)del Tai ch'i chuan (forma antica dello stile Yang), delle tecniche diffuse da Tsuda (che ritengo per certi versi valide) e di alcune delle tecniche usate dagli allievi di Gurdjieff.
Paolo Proietti Email: [email protected] www.daoyin.altervista.org