Dimenticare Darwin di Giuseppe Sermonti, pubblicato in Italia prima nel 1998 e nuovamente nel 2003, è stato giustamente ignorato dalla nostra critica letteraria e scientifica, ma sembra aver recentemente "sfondato" negli ambienti creazionisti degli Stati Uniti, dove è stato tradotto in inglese nientemeno che dal Discovery Institute, il think-tank dei creazionisti aderenti al movimento del "Disegno Intelligente" (Intelligent Design, o ID). Sembra appropriato perciò a questo punto dare al libro un'occhiata critica più approfondita.
Sermonti è, come molti sapranno, un ex-professore di genetica alle Università di Perugia e Palermo che, dagli anni Settanta, ha pubblicato una serie di libri e articoli anti-evoluzionistici che ne hanno fatto il paladino dei creazionisti italiani. Sermonti però rifiuta categoricamente l'appellativo:
"Per le riserve che nutro nei confronti dell'Evoluzionismo sono stato accusato di essere un "creazionista". Non lo sono: se me lo si permette, aspirerei soltanto a essere una creatura" (p. 10).
Purtroppo per lui, l'etichetta gli calza a pennello. Sermonti non è accusato di essere un creazionista semplicemente per via delle sue "riserve nei confronti dell'Evoluzionismo": ci sono infatti opponenti della teoria evoluzionistica corrente, che nessuno si sogna di chiamare creazionisti, perché mantengono le loro obiezioni nell'ambito scientifico e non si appellano a presunte spiegazioni soprannaturali. Sermonti, invece, è un creazionista a pieno titolo, e Dimenticare Darwin ne epitomizza le ragioni: la critica sermontiana all'evoluzionismo moderno è in larga parte basata su vecchie e trite obiezioni dei creazionisti americani e argomenti spesso patentemente falsi, è farcita di espliciti richiami religiosi, e mira a sostituire l'approccio scientifico verso la natura con una forma di contemplativo misticismo teistico in cui "perché così l'ha fatto Dio, e basta" è una legittima risposta all'umana curiosità sulla natura.
La copertina del libro riproduce un'illustrazione di Escher rappresentante un nastro che avvolgendosi su se stesso forma l'immagine vuota d'una testa femminile. È un'immagine azzeccata: non solo Dimenticare Darwin vuole convincere il lettore della preminenza della forma biologica sulla funzione (un punto chiave della filosofia anti-darwiniana di Sermonti), ma il libro stesso è in pratica un esercizio di stile il cui contenuto fattuale e scientifico non è che un pensiero secondario.
Sermonti chiaramente si diletta nella sua prosa lussureggiante e nell'uso pretenzioso di arcaismi, a scapito dei puri e semplici fatti, che sono selezionati, distorti e talvolta inventati di sana pianta per soddisfare fini retorici. Apprendiamo così dal libro vere e proprie bufale scientifiche, presentate come solide prove: che, secondo la teoria evoluzionistica, il DNA deve essere termodinamicamente isolato dall'ambiente; che le uniche piante con stecchi e foglie sono le angiosperme; che nel periodo Cambriano sono apparsi tutti i phyla animali, dai protozoi ai cordati; che non si conoscono forme fossili di transizione tra i mammiferi terrestri e i cetacei (per citarne solo alcune). Persino i traduttori creazionisti americani si sono sentiti in dovere di correggere alcuni degli errori più grossolani, che è tutto dire. Al costante abuso dei fatti che traspare dalle pagine del libro, il lettore con una minima istruzione scientifica biologica fa in fretta a passare dallo sconcerto all'irritazione.
A prescindere comunque dalle basi "fantabiologiche" dei ragionamenti sermontiani, il messaggio del libro è abbastanza semplice. Come la maggior parte degli aderenti allo "strutturalismo biologico", Sermonti ritiene che le forme biologiche siano attribuibili più a forze intrinseche, a leggi naturali "profonde" che agli effetti effimeri, incostanti ed imprevedibili della selezione naturale su componenti materiali come geni e molecole. È importante notare che, tra i vari concetti anti- o semplicemente non-darwiniani emersi negli anni, lo strutturalismo è probabilmente uno di quelli che si sono dimostrati più durevoli e produttivi. In un certo senso, da un punto di vista qualitativamente (se non quantitativamente) significativo, idee strutturaliste sono già entrate a far parte della teoria evoluzionistica corrente, in particolare per quanto certi aspetti della morfometria e della biologia evoluzionistica dello sviluppo (evo-devo). Purtoppo, Sermonti apertamente rifiuta gli aspetti più scientificamente utili ed empiricamente verificabili delle teorie strutturaliste (come per esempio quelli sostenuti da Brian Goodwin) in favore di ipotesi vitalistiche e misticheggianti, se non francamente supernaturali. In questo contesto, perciò, Sermonti si allinea decisamente più con ciarlatani e pseudo-scienziati come Rupert Sheldrake, e con vari creazionisti, che con qualunque scienziato, anti-darwiniano che sia.
Per esempio, Sermonti si avventura nella biologia molecolare dello sviluppo embrionale con l'intento esplicito di dimostrare che i geni non hanno niente a che fare con la differenziazione morfologica. Questa è una delle più recenti invenzioni dei creazionisti, che sperano così di falsificare la fondamentale intuizione di Darwin che l'evoluzione è causata dalla riproduzione differenziale dei componenti ereditari degli organismi (quelli che oggi chiamiamo genotipi) in base agli effetti selettivi dell'ambiente sui fenotipi (le manifestazioni fisiche dei genotipi nella morfologia e funzioni biologiche). Sermonti descrive studi che dimostrano che un gene (chiamato "pax 6") coinvolto nella formazione dell'occhio dei mammiferi può sostituire la funzione del gene equivalente nel moscerino della frutta, e conclude trionfalmente che pertanto le differenze morfologiche tra l'occhio dei mammiferi e quello delle mosche non può essere di origine genetica. Quello che Sermonti non dice (o forse, non sa), è che gli scienziati hanno identificato un'intera cascata di geni (alcuni noti, altri no) che sono regolati dal gene pax 6, e che sono coinvolti nella formazione dell'occhio. In altre parole, non esiste un gene dell'occhio, ma un intero programma genetico che determina lo sviluppo e la morfologia oculare, e il pax 6 è solo uno dei componenti iniziali, la "chiave d'avviamento" della cascata di attivazione genica. Sono le differenze nel programma, nella struttura e nell'espressione temporale e quantitativa dei vari componenti della cascata, che determinano la struttura dell'occhio. Ai componenti genetici e molecolari che i biologi dello sviluppo continuano a individuare come gli elementi causali diretti della differenziazione embrionale, Sermonti invece preferisce sostituire quelli che, senza imbarazzo alcuno, chiama "metaforici campi morfici". Qui, come in quasi tutti gli altri dettagli scientifici del libro, Sermonti vende fumo, o, per usare una metafora più appropriata, soffia fumo negli occhi del lettore inaccorto.
Le fantasie creazioniste di Sermonti devono essere messe in prospettiva, perché sono profondamente diverse dalla ovvia, ma quasi innocente ignoranza biologica e dalle semplicistiche visioni scientifiche di Zichichi, e dai programmi apertamente politico-religiosi dei creazionisti americani. Sermonti ha abdicato il suo ruolo di scienziato da decenni, rinunciando apertamente sia a capire che a spiegare come funziona la Natura. Al contrario, il suo scopo è convincere i suoi lettori che la natura è profondamente inaccessibile alla ragione umana, e in fondo inesplicabile. L'obiettivo finale è quindi la scienza stessa. A partire dal suo libro Il Crepuscolo dello Scientismo del 1970, Sermonti si è impegnato in una vera e propria battaglia anti-scientifica e anti-razionalista. Per Sermonti, lo scopo della scienza moderna è di "violentare la natura", estorcerne i segreti e distruggerne la poesia. Dalle pagine del mensile astrologico Astra, con cui ha una collaborazione regolare, Sermonti si appella ad un'"altra scienza" in cui il paranormale, il sovrannaturale e quasi ogni sorta di pseudoscienza sono considerate accettabili, in nome di anti-materialistici e post-modernistici principi new age.
In una lettera aperta sulla rivista di biologia della quale è editore, Sermonti elogia l'approccio "paranormale" alla scienza di Sheldrake, e si augura che esso possa generare "un'aura incantata e magica di cui il mondo moderno è gravemente carente". Autore di diversi libri ed articoli di critica letteraria delle fiabe, l'aspirazione ultima di Sermonti sembra essere proprio di vivere lui stesso nelle favole. Se la realtà dei fatti non si conforma al suo desiderio, Sermonti se la crea su misura. Uno degli associati del Discovery Institute si complimenta con Sermonti per il suo stile letterario, dicendo: "Uno che credesse nella reincarnazione, direbbe che Sermonti in una vita precedente fosse un poeta". La cosa veramente difficile da credere è che, solo qualche decennio fa, Sermonti sia stato uno scienziato.
Sermonti è, come molti sapranno, un ex-professore di genetica alle Università di Perugia e Palermo che, dagli anni Settanta, ha pubblicato una serie di libri e articoli anti-evoluzionistici che ne hanno fatto il paladino dei creazionisti italiani. Sermonti però rifiuta categoricamente l'appellativo:
"Per le riserve che nutro nei confronti dell'Evoluzionismo sono stato accusato di essere un "creazionista". Non lo sono: se me lo si permette, aspirerei soltanto a essere una creatura" (p. 10).
Purtroppo per lui, l'etichetta gli calza a pennello. Sermonti non è accusato di essere un creazionista semplicemente per via delle sue "riserve nei confronti dell'Evoluzionismo": ci sono infatti opponenti della teoria evoluzionistica corrente, che nessuno si sogna di chiamare creazionisti, perché mantengono le loro obiezioni nell'ambito scientifico e non si appellano a presunte spiegazioni soprannaturali. Sermonti, invece, è un creazionista a pieno titolo, e Dimenticare Darwin ne epitomizza le ragioni: la critica sermontiana all'evoluzionismo moderno è in larga parte basata su vecchie e trite obiezioni dei creazionisti americani e argomenti spesso patentemente falsi, è farcita di espliciti richiami religiosi, e mira a sostituire l'approccio scientifico verso la natura con una forma di contemplativo misticismo teistico in cui "perché così l'ha fatto Dio, e basta" è una legittima risposta all'umana curiosità sulla natura.
La copertina del libro riproduce un'illustrazione di Escher rappresentante un nastro che avvolgendosi su se stesso forma l'immagine vuota d'una testa femminile. È un'immagine azzeccata: non solo Dimenticare Darwin vuole convincere il lettore della preminenza della forma biologica sulla funzione (un punto chiave della filosofia anti-darwiniana di Sermonti), ma il libro stesso è in pratica un esercizio di stile il cui contenuto fattuale e scientifico non è che un pensiero secondario.
Sermonti chiaramente si diletta nella sua prosa lussureggiante e nell'uso pretenzioso di arcaismi, a scapito dei puri e semplici fatti, che sono selezionati, distorti e talvolta inventati di sana pianta per soddisfare fini retorici. Apprendiamo così dal libro vere e proprie bufale scientifiche, presentate come solide prove: che, secondo la teoria evoluzionistica, il DNA deve essere termodinamicamente isolato dall'ambiente; che le uniche piante con stecchi e foglie sono le angiosperme; che nel periodo Cambriano sono apparsi tutti i phyla animali, dai protozoi ai cordati; che non si conoscono forme fossili di transizione tra i mammiferi terrestri e i cetacei (per citarne solo alcune). Persino i traduttori creazionisti americani si sono sentiti in dovere di correggere alcuni degli errori più grossolani, che è tutto dire. Al costante abuso dei fatti che traspare dalle pagine del libro, il lettore con una minima istruzione scientifica biologica fa in fretta a passare dallo sconcerto all'irritazione.
A prescindere comunque dalle basi "fantabiologiche" dei ragionamenti sermontiani, il messaggio del libro è abbastanza semplice. Come la maggior parte degli aderenti allo "strutturalismo biologico", Sermonti ritiene che le forme biologiche siano attribuibili più a forze intrinseche, a leggi naturali "profonde" che agli effetti effimeri, incostanti ed imprevedibili della selezione naturale su componenti materiali come geni e molecole. È importante notare che, tra i vari concetti anti- o semplicemente non-darwiniani emersi negli anni, lo strutturalismo è probabilmente uno di quelli che si sono dimostrati più durevoli e produttivi. In un certo senso, da un punto di vista qualitativamente (se non quantitativamente) significativo, idee strutturaliste sono già entrate a far parte della teoria evoluzionistica corrente, in particolare per quanto certi aspetti della morfometria e della biologia evoluzionistica dello sviluppo (evo-devo). Purtoppo, Sermonti apertamente rifiuta gli aspetti più scientificamente utili ed empiricamente verificabili delle teorie strutturaliste (come per esempio quelli sostenuti da Brian Goodwin) in favore di ipotesi vitalistiche e misticheggianti, se non francamente supernaturali. In questo contesto, perciò, Sermonti si allinea decisamente più con ciarlatani e pseudo-scienziati come Rupert Sheldrake, e con vari creazionisti, che con qualunque scienziato, anti-darwiniano che sia.
Per esempio, Sermonti si avventura nella biologia molecolare dello sviluppo embrionale con l'intento esplicito di dimostrare che i geni non hanno niente a che fare con la differenziazione morfologica. Questa è una delle più recenti invenzioni dei creazionisti, che sperano così di falsificare la fondamentale intuizione di Darwin che l'evoluzione è causata dalla riproduzione differenziale dei componenti ereditari degli organismi (quelli che oggi chiamiamo genotipi) in base agli effetti selettivi dell'ambiente sui fenotipi (le manifestazioni fisiche dei genotipi nella morfologia e funzioni biologiche). Sermonti descrive studi che dimostrano che un gene (chiamato "pax 6") coinvolto nella formazione dell'occhio dei mammiferi può sostituire la funzione del gene equivalente nel moscerino della frutta, e conclude trionfalmente che pertanto le differenze morfologiche tra l'occhio dei mammiferi e quello delle mosche non può essere di origine genetica. Quello che Sermonti non dice (o forse, non sa), è che gli scienziati hanno identificato un'intera cascata di geni (alcuni noti, altri no) che sono regolati dal gene pax 6, e che sono coinvolti nella formazione dell'occhio. In altre parole, non esiste un gene dell'occhio, ma un intero programma genetico che determina lo sviluppo e la morfologia oculare, e il pax 6 è solo uno dei componenti iniziali, la "chiave d'avviamento" della cascata di attivazione genica. Sono le differenze nel programma, nella struttura e nell'espressione temporale e quantitativa dei vari componenti della cascata, che determinano la struttura dell'occhio. Ai componenti genetici e molecolari che i biologi dello sviluppo continuano a individuare come gli elementi causali diretti della differenziazione embrionale, Sermonti invece preferisce sostituire quelli che, senza imbarazzo alcuno, chiama "metaforici campi morfici". Qui, come in quasi tutti gli altri dettagli scientifici del libro, Sermonti vende fumo, o, per usare una metafora più appropriata, soffia fumo negli occhi del lettore inaccorto.
Le fantasie creazioniste di Sermonti devono essere messe in prospettiva, perché sono profondamente diverse dalla ovvia, ma quasi innocente ignoranza biologica e dalle semplicistiche visioni scientifiche di Zichichi, e dai programmi apertamente politico-religiosi dei creazionisti americani. Sermonti ha abdicato il suo ruolo di scienziato da decenni, rinunciando apertamente sia a capire che a spiegare come funziona la Natura. Al contrario, il suo scopo è convincere i suoi lettori che la natura è profondamente inaccessibile alla ragione umana, e in fondo inesplicabile. L'obiettivo finale è quindi la scienza stessa. A partire dal suo libro Il Crepuscolo dello Scientismo del 1970, Sermonti si è impegnato in una vera e propria battaglia anti-scientifica e anti-razionalista. Per Sermonti, lo scopo della scienza moderna è di "violentare la natura", estorcerne i segreti e distruggerne la poesia. Dalle pagine del mensile astrologico Astra, con cui ha una collaborazione regolare, Sermonti si appella ad un'"altra scienza" in cui il paranormale, il sovrannaturale e quasi ogni sorta di pseudoscienza sono considerate accettabili, in nome di anti-materialistici e post-modernistici principi new age.
In una lettera aperta sulla rivista di biologia della quale è editore, Sermonti elogia l'approccio "paranormale" alla scienza di Sheldrake, e si augura che esso possa generare "un'aura incantata e magica di cui il mondo moderno è gravemente carente". Autore di diversi libri ed articoli di critica letteraria delle fiabe, l'aspirazione ultima di Sermonti sembra essere proprio di vivere lui stesso nelle favole. Se la realtà dei fatti non si conforma al suo desiderio, Sermonti se la crea su misura. Uno degli associati del Discovery Institute si complimenta con Sermonti per il suo stile letterario, dicendo: "Uno che credesse nella reincarnazione, direbbe che Sermonti in una vita precedente fosse un poeta". La cosa veramente difficile da credere è che, solo qualche decennio fa, Sermonti sia stato uno scienziato.