Ho letto la seconda versione della storia degli organi rubati, quella a cui avete dedicato la copertina del n. 57 di S&P, e l'ho trovata davvero singolare.
Perché davvero mi sembra impossibile che qualcuno possa credere a una storia del genere. Il protagonista si sveglia in una vasca piena di ghiaccio e non si muove. Nel mondo normale chiunque si trovi nell'acqua gelida cerca di uscirne subito.
Il protagonista ha subito un trapianto e non si accorge subito di niente. Di più, ha un tubo che gli esce dal corpo ma se ne accorge solo dopo che qualcuno al telefono glielo dice.
Per finire si apprende che al tizio hanno sottratto non uno ma tutti e due i reni. Nel mondo normale il tizio sarebbe già morto.
Se per molte leggende metropolitane ci può essere il dubbio che siano vere in assenza di una qualche verifica in questo caso davvero nessun dubbio può esistere e la verifica si può fare all'istante.
Piergiorgio Minoli
I ricordi del rebirthing
Oggi è sabato 11 giugno 2005, il giorno prima del referendum "sulla Vita", come si dice in giro. Ho appena parlato con una mia cara amica che non vedevo da molto tempo, e ho appena scoperto che non andrà a votare perché lei è contraria alla fecondazione artificiale. Fino qui niente di male, è un suo diritto ed è libera di credere ciò che vuole.
Ciò che però mi ha colpito è la ragione per cui ha tale visione. Perché grazie al rebirthing lei si è ricordata fino al momento in cui era un piccolissimo embrione di pochissime cellule, ha rivissuto, grazie alla "terapia", le sensazioni, tutta l'evoluzione, il fatto che non voleva uscire dal grembo materno, ecc... Esperienze concrete a suo dire. Per tale ragione non è disposta a permettere che altri esseri viventi subiscano torture mentre sono piccoli e indifesi come è stata lei, che la vita venga colpita e che nascano bambini senza l'unione dell'energia maschile e femminile.
Quando ho sentito questo mi sono subito ritirato in un diplomatico, "certo, capisco". E cosa potevo dire? Per lei questa cosa è fondamento della sua vita, potevo dirle che uno, se messo in certe condizioni, (neanche tanto straordinarie) può credere di ricordare qualsiasi cosa? Che il nostro cervello può facilmente emulare esperienze anche senza compierle direttamente (vedi i sogni)? Avrei messo in crisi una parte della sua vita, della sua "terapia" che le ha permesso di superare momenti difficili e critici di tale vita... Tuttavia mi chiedo: se persone così divengono la maggioranza e impongo la loro visione, o la impongono da minoranza attaverso, ad esempio, l'astensione o simili stratagemmi, che mondo ci aspetta? Ma la domanda è retorica: basta guardare poco indietro nella storia per sapere di che mondo parliamo.
Giacomo Dorigo, Venezia
La rediviva
Alla risposta del professor Frova dal titolo "47: morto che parla" nel n. 60 di S&P vorrei aggiungere due osservazioni:
1) a cavallo fra '800 e '900 mia nonna Margherita Meneghetti, la cui figlia era mia madre, era soprannominata a Ravenna "la rediviva", perché fu un caso clamoroso di morte apparente, in quanto "rinacque" quando era già sul letto di morte, con tutti gli addobbi funebri del caso pronta per il funerale. Come si sa l'accertamento della morte allora era incerto. Tuttavia, nessuno parlò di resurrezione, perché tutti compresero che era un caso di morte apparente, non del tutto infrequente all'epoca. Evidentemente, la gente era allora più razionale di adesso con queste ondate successive di irrazionalità.
2) Mi preme poi rilevare come, sulla presunta immortalità, la grandissima maggioranza delle persone anche colte non si renda conto che una vita eterna - sia pure spirituale - diventerebbe la più gran noia, la nausea eterna, perché necessariamente porterebbe a rivivere gli stessi stati d'animo (o d'anima, se si vuole) infinite volte, il che è l'unico modo per far diventare nauseabondo, anzi una terribile tortura, qualsiasi stato del nostro sentire indipendentemente dalla qualità ottima o pessima di quella condizione spirituale (beatitudini o infernali orrori). Dal mio punto di vista le filosofie e/o ideologie che promettono la vita eterna non mi danno speranza, ma la peggiore, la più orribile delle prospettive e quindi, anche solo per questo (ma ci sono ben altre ragioni), le rifiuto decisamente.
Prof. Carlo Ballardini, Ravenna