La voglia di ragionare e di capire non è, forse, un bene così raro come talvolta ci viene da pensare guardando "Misteri" o "Miracoli" in televisione; sono forse solo le opportunità e gli strumenti che difettano.
Su iniziativa di un'insegnante all'IPSSCT "V. Bosso" (un Istituto Professionale di Torino), il 12 maggio ho organizzato un incontro con una classe della sua scuola dal titolo Crederci o no? Cosa è scienza e cosa non lo è. L'idea era combattere la faciloneria con la quale questi ragazzi accettano molte cose, dall'astrologia alle più subdole teorie pseudoscientifiche, non ultimo il panico per l'elettrosmog. Fisica e scienze naturali sono le Cenerentola del loro programma di studi, e non c'è modo nelle poche ore a disposizione degli insegnanti di dare anche una semplice idea del metodo scientifico; già tanto se capiscono qualcosa di come funziona la natura. Una chiacchierata di un paio d'ore su come funziona lo studio della natura, cioè la scienza, può forse essere utile. Per prendere, come si dice, due piccioni con una fava, come esempio pratico scelgo l'astrologia.
La "scaletta" della chiacchierata, articolata in tre punti, è semplice, e lascia ampio spazio alle domande ed agli interventi dei ragazzi. Voglio cercare di non fornire risposte troppo preconfezionate, in modo da passare l'idea che il punto non è credere o non credere ma "andare a vedere".
I ragazzi (sono in realtà quasi tutte ragazze) sono una ventina, del penultimo anno.
Il primo punto è capire su cosa si fonda l'astrologia. Parto in quarta con una mappa del cielo, per frenare subito vedendo le facce attonite... la struttura del sistema solare e come noi vediamo i pianeti contro lo sfondo delle "stelle fisse" non è proprio familiare. Marcia indietro, gessetti colorati e grandi cerchi alla lavagna. Ad occhio e croce mi seguono, quindi andiamo avanti. Sollevo le solite obiezioni alla fondatezza scientifica dell'astrologia, la precessione degli equinozi, il tredicesimo segno, l'attrazione gravitazionale della levatrice che, alla nascita, è maggiore dell'influsso di qualunque pianeta... mi pare che capiscano, almeno il senso generale.
"Allora, vi ho convinto che l'oroscopo non funziona?" Coro di "sì!"
"Eh, no, non basta! Solo perché non riusciamo a capire come funziona diciamo che è una cavolata? Nessuno di noi ha idee ben precise sulla coagulazione termica delle proteine, eppure l'uovo sodo ci piace e sappiamo tutti cucinarne uno. Per cui, cerchiamo di capire se l'astrologia funziona davvero facendo un esperimento scientifico. Se scopriremo che funziona, cercheremo di capire anche come e vincere un premio Nobel."
Come funziona la ricerca scientifica? Mi aiuto con uno schema alla lavagna. Si tratta di cercare di estrarre dalla teoria (L'astrologia) una predizione "quantitativa" che possa essere attaccata sperimentalmente. Come tutti sappiamo, una teoria che non fornisce predizioni falsificabili non ci interessa: non è scientifica punto e basta. L'astrologia, se correttamente impostata, ha valore predittivo ed è quindi falsificabile (a meno di razionalizzazioni a posteriori).
Ma prima di procedere, che attenzioni dobbiamo avere perché il nostro esperimento sia "scientifico"? Mostro una trasparenza, e vado avanti:
- Devo usare un protocollo "cieco", in modo da non lasciarmi ingannare dalle mie convinzioni;
- Devo scegliere in anticipo i criteri per decidere l'esito favorevole o meno dell'esperimento, per evitare i pericoli delle argomentazioni a posteriori;
- Devo usare un metodo statistico ed un campione di controllo, per evidenziare il fenomeno che sto cercando sul "fondo" di tutti gli altri possibili fenomeni.
- Devo "randomizzare" il campione (scusate la parola) per ridurre al minimo effetti sistematici diversi da quello cercato.
L'esperimento è quello suggerito da Carlo Genzo sul n. 31 di Scienza & Paranormale. Tra gli oroscopi pubblicati su una rivista il giorno precedente, privati dell'indicazione del segno zodiacale corrispondente ("protocollo cieco") ed opportunamente mescolati ("randomizzazione") ogni ragazzo (il maggior numero possibile, metodo statistico) deve scegliere quello che meglio corrisponde alla giornata effettivamente trascorsa. Se il numero di volte in cui il segno zodiacale della persona corrisponde a quello della previsione astrologica è significativamente più grande di quello attribuibile a pura casualità (1 su 12, 8.3%), avremo una evidenza sperimentale della validità dell'astrologia (criterio stabilito a priori).
Procediamo con l'esperimento con il risultato (su cui in fondo contavo...) di una sola previsione su 19 correttamente associata al segno zodiacale.
Si pone ora il problema del perché tanta gente ci creda, e perché talvolta sembrino funzionare. La ragione è che, di solito, le predizioni degli astrologi non hanno alcun vero valore predittivo.
Leggiamo alcuni profili astrologici che mi sono procurato ed enuncio (aiutato da un'altra trasparenza) cinque regole per fare un buon oroscopo:
- Rispondere ad un bisogno di chi ascolta. Chi legge un oroscopo "vuole" credere!
- Fare previsioni generiche; ci pensa chi ascolta ad assegnare un significato.
- Dare un ritratto con tratti contrapposti, in cui chi ascolta si possa riconoscere dando maggiore importanza ad un aspetto piuttosto che ad un altro: "Sei una persona mite, ma che sa essere aggressiva quando serve"
- Fare molte previsioni, qualcuna sarà certamente azzeccata, e solo quelle saranno ricordate.
- Inventare a posteriori spiegazioni astruse per giustificare i fallimenti.
Ne approfitto per parlare brevemente dei metodi usati da veggenti e dai medium; mi diffondo anche un po' (da profano, ma mi sono un pochino preparato...) su come il cervello "riempie" i buchi nei ricordi, su come nel riportare un fatto accadutoci spesso lo "coloriamo" o lo adattiamo involontariamente agli stereotipi che ci siamo costruiti, sul "confirmation bias".
Rimane, come speravo, ampio spazio per domande e discussione, che non si fanno aspettare.
Gli UFO, i fantasmi, una ragazza mi chiede persino perché si dice che le suore portano sfortuna. Colgo l'occasione di una domanda e mi dilungo un po' sulle leggende metropolitane (sono il mio pallino...). Ovviamente, suggerisco il sito web del CICAP come punto di partenza per documentarsi su questi argomenti "controversi"
Il bilancio dell'incontro è molto positivo: i ragazzi sono stati molto attenti, interessati e disponibili. La loro insegnante è soddisfatta, ed anche a me sembra di aver passato il messaggio: non bersi qualunque cosa e farsi spesso domande, senza ascoltare una sola campana. Come diceva Piero Angela, non credere ma cercare di capire. Anche se... Quando è ormai ora di chiudere, la domanda arriva: "sì, ma lei di che segno è?"
Hanno poi giurato che era solo uno scherzo... spero non abbiano solo avuto pietà per la faccia che devo aver fatto.
Stefano Bagnasco
ricercatore presso il Dip. di Fisica Sperimentale,
Università di Torino