Domanda: esiste una sinistra del paranormale? Non mi sono fatto prendere la mano dalla febbre elettorale che riduce tutto ad un gioco di sigle. Né voglio proporre una nuova versione del divertimento preferito dai settimanali durante l'estate, chiedendovi se la pranoterapia o l'astrologia sono di destra o di sinistra. Quello che pongo è un quesito più importante, di carattere culturale. Esiste in una parte significativa dell'intellighenzia di sinistra una tendenza a difendere posizioni di tipo antiscientifico quando non irrazionalistico? Io ritengo di sì e penso che in queste settimane se ne sia avuta un'ulteriore riprova nel dibattito aperto sulla vendita dei medicinali omeopatici in farmacia. Mi hanno colpito, in particolare l'atteggiamento assunto dal quotidiano Il Manifesto e dal deputato/sociologo Luigi Manconi, che si sono schierati "contro la lobby delle case farmaceutiche" per difendere il diritto di curarsi come meglio si crede.
Due obiezioni a margine, prima di entrare nel cuore della questione. La prima è che sorprende che non ci si renda conto che, così come esiste una lobby delle case farmaceutiche ne esiste un'altra, altrettanto potente, collegata alle aziende che producono medicinali omeopatici. Una seconda annotazione è che il presunto diritto di curarsi come meglio si crede ha senso solo in relazione a farmaci o terapie la cui efficacia sia stata comprovata secondo standard precisi, univoci e pubblici. Questa regola, semplice ma fondamentale, non può mai essere trasgredita se si vuole tutelare il vero diritto alla salute dei cittadini, che è quello di non essere ingannati con prodotti inutili, quando non dannosi. Vorrei, giunto a questo punto, cercare di inquadrare il fenomeno
in una prospettiva più generale. Credo che quella tendenza di parte della sinistra a farsi portatrice di istanze antiscientifiche o irrazionalistiche di cui parlavo prima sia dovuta ad alcune concause. Cercherò di presentare cinque fondamentali "credenze di sfondo" che la caratterizzano.
Addio alla Ragione occidentale
Abbandonata la prospettiva di una modifica radicale del modello di produzione e scambio capitalista, di marca storicamente occidentale, si va alla ricerca di un'alternativa culturale che consenta, perlomeno, una prospettiva di liberazione a livello individuale. Il rifiuto dell'occidente diventa rifiuto dell'idea di Ragione che ha consentito quel tipo di sviluppo. Ad essa viene contrapposta una visione "altra" nella quale trova spazio tutto ciò che si definisce alternativo: medicine alternative, mitologie alternative, credenze religiose inconsuete e nuove. Tutto ciò, purtroppo, senza individuare con precisione nuovi criteri, per quanto deboli o suscettibili di modifica, di verità, ma semplicemente definendosi in opposizione.
Lo spazio del fondamentalismo
In quest'ottica si spiega anche la nascita di una sorta di fondamentalismo ecologista che contesta lo sviluppo dei moderni sistemi capitalistici individuandone le contraddizioni e sottolineando i rischi che questo provoca per l'ambiente. Il rifiuto della tecnologia, della centralità in termini di risorse intellettuali ed economiche che sono destinate al suo aggiornamento è una delle conseguenze di questa posizione. Che, benché legittima, rischia di sottovalutare i reali effetti benefici, in termini di qualità e quantità della vita, che lo sviluppo tecnologico ha assicurato a miliardi di persone.
Farmaci e medicine: sì, purché alternativi
Un accanimento particolare è riservato all'ambito della scienza che concerne la salvaguardia della salute: medicina e farmacologia. Questo per due ragioni. La prima è che la medicina, rispetto ad altre discipline, è meno "scientifica", nel senso della capacità di fornire risposte univoche e generalizzabili, poiché ha un oggetto di studio complesso il cui comportamento è caratterizzato da un numero di variabili molto alto. La seconda è che, al contrario, proprio in quest'ambito, il grande pubblico vuole ricevere le risposte più precise. Il risultato è che, invece di criticare le case farmaceutiche perché, anche loro, mettono in vendita medicinali di nessuna utilità concreta e non investono abbastanza in ricerca, viene alimentata una credenza nelle terapie alternative che non hanno alcun reale riscontro sperimentale.
Spazio all'antiproibizionismo
Questa sembra essere, quindi, l'ideologia di sfondo: che ad ognuno sia permesso di credere e fare ciò che ritiene più giusto. Indubbiamente la posizione è suggestiva e si concilia assai bene con le nostre esigenze di salvaguardia della libertà e dell'autonomia dei singoli. Purtroppo, però, non ha alcun senso pratico, se intesa in senso assoluto. Ciò che, a detta dei suoi stessi critici, caratterizza il nostro modello di sviluppo e quindi il comportamento di ognuno dei suoi membri è, infatti, la necessità di individuare limiti di azione e compatibilità. Non considererei, in questo senso, eccessivamente restrittivo un criterio che, per esempio, vietasse la vendita di prodotti sulla cui efficacia non abbiamo conferme definitive o che proibisse l'esercizio di pratiche terapeutiche da soggetti non autorizzati sulla base di precisi controlli.
La magia è popolare?
Un'ultima ragione che spiega questa deriva irrazionalistica può essere ritrovata nella convinzione che la magia sia una forma di conoscenza popolare contrapposta al sapere ufficiale. Si tratta in questo caso di un importante malinteso. In realtà, a prescindere da valutazioni sulla sua efficacia, la magia è una forma di approccio al reale assolutamente antidemocratica. Ciò riguarda sia la sua pratica, riservata a pochi eletti, sia le sue procedure, segrete ed inaccessibili ai profani, cioè tutti gli altri.
Quel che maggiormente sorprende in questo atteggiamento è la sua distanza da un'importante tradizione storica ed intellettuale che ha visto la sinistra guardare la scienza come un ambito il cui sviluppo potesse portare reali benefici a tutti i cittadini, proiettando nel contempo un immagine dell'uomo come artefice di progresso e libero dalla schiavitù di potenze misteriose.
Gli argomenti che ho sviluppato mi consentono di concludere che non è, in quest'ambito, ragionevole proporre una tolleranza priva di un criterio di valutazione e di critica. II rischio è che siano i più deboli o i più disinformati a pagarne le conseguenze.
Lorenzo Montali
è segretario del Cicap
Questi interventi, che riguardano alcune notizie non proprio freschissime, erano stati preparali alcuni mesi fa, tuttavia, per evitare ogni tipo di coinvolgimento in discussioni politiche in periodo di campagna elettorale, avevamo pensato di rimandarne la pubblicazione ad elezioni terminate.