Venezia. I gruppi della Casa delle Libertà hanno presentato al Consiglio Regionale Veneto un progetto di legge per riconoscere e disciplinare la pratica delle medicine alternative. "La medicina "non convenzionale" e le relative terapie sono una pratica ormai notevolmente diffusa anche in Veneto - afferma Vittoriano Mazzon (Forza Italia), primo firmatario della proposta - ma manca un riconoscimento normativo e un preciso status giuridico delle professionalità degli operatori".
Il progetto di legge stabilisce di riconoscere le seguenti pratiche di medicina "non convenzionale": agopuntura, fitoterapia, omeopatia, omotossicologia, medicina antroposofica, medicina tradizionale cinese, medicina ayurvedica, osteopatia, chiropratica, naturopatia, shiatsu, riflessologia.
Il testo legislativo presentato stabilisce i criteri per il riconoscimento degli istituti formativi abilitati a rilasciare il titolo che consentirà di effettuare terapie "non convenzionali", mentre il percorso di formazione viene fissato in due anni per i laureati in medicina e chirurgia e cinque per gli operatori e si concluderà con un esame di idoneità e l'iscrizione in un apposito registro.
Le attività del settore verranno coordinate e controllate da una commissione regionale della quale faranno parte rappresentanti degli Ordini dei Medici e dei Farmacisti, delle Università venete, delle organizzazioni di tutela dei consumatori e degli stessi operatori nel campo della medicina alternativa.
Il Veneto vuole evidentemente seguire l'esempio della Regione Piemonte che, con la legge regionale n. 25 del 24 ottobre 2002 ha regolamentato le "medicine non convenzionali". La legge piemontese aveva oltretutto incontrato l'appoggio dell'Ordine Regionale dei Medici, motivato dalla constatazione che tali pratiche sono sempre più diffuse tra il pubblico e sempre più prescritte e dalla necessità che esse siano esercitate soltanto da medici laureati.
Le motivazioni che stanno alla base di entrambi i provvedimenti legislativi destano perplessità e seria preoccupazione. Riconoscere una pratica medica semplicemente perché è popolare rappresenta un atto di estrema irrazionalità. Con la stessa logica si potrebbe riconoscere l'astrologia, la magia o qualunque altra ciarlataneria purché sufficientemente diffusa. Il riconoscimento legislativo, inoltre, indurrà molti ad avvicinarsi alle medicine alternative, credendo che esse siano anche riconosciute scientificamente, alimentando in tal modo un pericoloso circolo vizioso.