Per malocchio s'intende la capacità di procurare, volontariamente o involontariamente, danni di varia entità a cose o persone attraverso una sorta di "energia negativa", energia che viene gettata (il termine jettatura deriva dal napoletano jettare, ovvero: gettare) attraverso lo sguardo, da cui la parola malocchio. Benché non sia solo l'occhio "malvagio" a qualificare una persona quale jettatore, difatti vi è tutta una serie di caratteristiche che ne formano un vero e proprio stereotipo: dall'abito al modo di camminare o di guardare le persone, dal colore dei capelli alla conformazione del viso e al disporsi delle rughe su di esso, dalla gracile costituzione fisica all'atteggiamento troppo ossequioso verso gli altri, e così via. L'origine della superstizione legata al malocchio sembra perdersi nell'antichità; già nell'Antico Testamento se ne fa menzione, così come nella cultura romana in cui il tema del fascinum (così chiamavano il malocchio) era universalmente diffuso. In passato il malocchio ha ispirato anche la letteratura come il racconto La patente di Luigi Pirandello, tratto dalle Novelle per un anno, oppure Jettatura di Théophile Gautier. Nel risalire ancora il corso del tempo troviamo interi trattati sulla jettatura ad opera di autori meridionali quali la Cicalata sul fascino volgarmente detto jettatura (Napoli 1787) di Nicola Valletta o i Capricci sulla jettatura (Napoli 1815) di G.L. Marugj; sebbene da questo argomento non fossero estranei vari autori stranieri: oltre al già citato Gautier, di jettatura ne parla Stendhal descrivendo la curiosa figura di Nicola Valletta, mentre Alexandre Dumas padre dedica ben quattro capitoli del Corricolo alla figura di uno jettatore, a Berlino nel 1910 viene pubblicato un trattato in due volumi di S. Seligman, Der böse Blick und Verwandtes, riguardo molte superstizioni ed in particolar modo il malocchio, infine un altro celebre trattato è quello di F. Elworthy, The Evil Eye, edito a Londra nel 1895.
Dal punto di vista geografico la credenza in un influsso negativo capace di arrecare gravi danni a persone o cose è ampiamente diffuso con varie denominazioni: evil eye nei paesi anglofoni, ayin horeh in ebraico, droch shuil in Scozia, mauvais oeil in Francia, böse Blick in Germania e ayin harsha in arabo.
Diversissimi sono i rimedi annoverati per la neutralizzazione del malocchio e una particolare attenzione va riservata all'uso delle corna, sia come oggetto materiale che come gesto. Le corna fin dall'antichità greca e romana avevano la particolare funzione di proteggere dagli spiriti avversi e propiziare fecondità e benessere; questa funzione sembrerebbe derivare dalla loro forma appuntita che agirebbe da mezzo di difesa, benché vi sia una seconda ipotesi che postula una differente rappresentazione simbolica: le corna indicherebbero il vigore sessuale dell'animale, in particolar modo della sessualità maschile a cui l'antica cultura contadina attribuiva un fortissimo potere energetico, tanto fecondativo quanto apotropaico (ovvero: che procura l'allontanamento del male). Infatti la rappresentazione figurativa del membro maschile era largamente utilizzata nella società dell'antica Roma come amuleto: il fascinum oltre a tradursi, come già è stato detto, con malocchio indicava un amuleto in forma di fallo, in metallo o in corallo rosso, che si appendeva al collo contro la jettatura. Le formule e i riti atti all'annientamento del malocchio divergono spesso da una località all'altra, nel Salento la masciàra individua lu nfàscinu tramite un recipiente pieno d'acqua posto sulla testa del "paziente" in cui viene versato dell'olio, se quest'olio si addensa al centro formando la figura di un occhio vi è certamente stata una jettatura e l'occhio va accecato colpendolo con dei granelli di sale; altri metodi prevedono l'utilizzo di chicchi di grano per scoprire il sesso dello jettatore e la gravità del malocchio. A Roma, invece, tra i rimedi si consiglia di bollire dodici rane vive in una pentola di ferro battuto con acqua di pozzo, una volta bollite si deve passare l'acqua al setaccio e farla raffreddare; con questa, poi, bisogna sciacquarsi gli occhi.
Alla base di questa superstizione vi è un ragionamento erroneo definito post hoc propter hoc (dal latino: dopo ciò a causa di ciò) il quale si fonda su una correlazione impropria tra più fatti, così come avviene nella maggioranza delle superstizioni e dei comportamenti irrazionali; ad esempio, il giocatore che prima di una partita compie dei gesti particolari e senza scopo pratico solo perché li aveva casualmente compiuti prima di una gara in cui si era dimostrato particolarmente brillante. Secondo P. Brugger e collaboratori del Dipartimento di Psichiatria del Medical Center di San Diego, USA e del Dipartimento di Psicologia dell'Università di Victoria , Canada, questi comportamenti sarebbero frutto di lievi attività anomale dei neuroni come nel caso dell'epilessia dell'ippocampo (da notare che non si tratta dell'epilessia comunemente conosciuta con convulsioni e perdita di coscienza ma di una condizione rara e misurabile solitamente solo con delle analisi), anomalie che rendono persone apparentemente sane molto più propense all'eccesso di credenza nell'irrazionale. D'altronde queste anomalie da sole non spiegano la larghissima diffusione di superstizioni quali il malocchio: è soprattutto la cultura il nodo centrale in questi fenomeni, un ambiente culturale in cui tutto è permeato dalla magia è l'humus perfetto per il loro sviluppo: per gli Azande, una popolazione del Centro Africa la cui vita quotidiana è scandita dalla magia, è naturale supporre che un granaio roso dalle termiti schiacci una persona non per casualità (la zona è infestata di questi insetti e molte persone cercano refrigerio sotto i granai) ma perché vi è intervenuta la stregoneria. Ma ancora non è chiaro un altro aspetto del problema , ovvero come è possibile che questa falsa credenza permanga anche in società cosiddette "razionali" come quella occidentale. L'ipotesi proposta da Danilo Mainardi, docente di ecologia comportamentale all'Università "Ca' Foscari" di Venezia, è che la libera speculazione ed il pensiero astratto siano determinanti tanto nell'evoluzione delle conoscenze scientifiche, quanto nel favorire i comportamenti irrazionali. Inoltre, sempre secondo Mainardi, lo spazio che la nostra mente dedica all'irrazionale ha la funzione, entro certi limiti, di permettere all'uomo di affrontare la "caducità delle cose umane" contro la quale la razionalità spesso si dimostra poco efficace, ma attraversato un certo confine questo atteggiamento non può che essere deleterio e portare a comportamenti che, nel tentativo di assecondare la propria irrazionalità, si dimostrano estremamente dannosi: effettuare una brusca frenata per evitare la strada appena attraversata da un gatto nero non ci scansa dalla "mala sorte" ma di certo ci può esporre ad un tamponamento.
Particolare, però, è l'efficacia reale di questa superstizione, la quale può creare una suggestione così intensa da indurre, chi vi crede, a divenire vittima involontaria di disgrazie e occasioni negative, infatti secondo l'antropologo Alfonso Di Nola: "La fede nella iettatura rende iettato, perché essa determina un indebolimento delle proprie capacità di presenza e di autocontrollo". In conclusione il malocchio è una superstizione originata e nutrita dalla cultura popolare, sostenuta da processi psicologici e biologici e, probabilmente, retaggio dei nostri cugini primati per i quali il fastidio di essere fissati deriverebbe dai meccanismi con cui si stabiliscono dominanze e sottomissioni.
Crescenzo Pinto
Per saperne di piu:
Dal punto di vista geografico la credenza in un influsso negativo capace di arrecare gravi danni a persone o cose è ampiamente diffuso con varie denominazioni: evil eye nei paesi anglofoni, ayin horeh in ebraico, droch shuil in Scozia, mauvais oeil in Francia, böse Blick in Germania e ayin harsha in arabo.
Diversissimi sono i rimedi annoverati per la neutralizzazione del malocchio e una particolare attenzione va riservata all'uso delle corna, sia come oggetto materiale che come gesto. Le corna fin dall'antichità greca e romana avevano la particolare funzione di proteggere dagli spiriti avversi e propiziare fecondità e benessere; questa funzione sembrerebbe derivare dalla loro forma appuntita che agirebbe da mezzo di difesa, benché vi sia una seconda ipotesi che postula una differente rappresentazione simbolica: le corna indicherebbero il vigore sessuale dell'animale, in particolar modo della sessualità maschile a cui l'antica cultura contadina attribuiva un fortissimo potere energetico, tanto fecondativo quanto apotropaico (ovvero: che procura l'allontanamento del male). Infatti la rappresentazione figurativa del membro maschile era largamente utilizzata nella società dell'antica Roma come amuleto: il fascinum oltre a tradursi, come già è stato detto, con malocchio indicava un amuleto in forma di fallo, in metallo o in corallo rosso, che si appendeva al collo contro la jettatura. Le formule e i riti atti all'annientamento del malocchio divergono spesso da una località all'altra, nel Salento la masciàra individua lu nfàscinu tramite un recipiente pieno d'acqua posto sulla testa del "paziente" in cui viene versato dell'olio, se quest'olio si addensa al centro formando la figura di un occhio vi è certamente stata una jettatura e l'occhio va accecato colpendolo con dei granelli di sale; altri metodi prevedono l'utilizzo di chicchi di grano per scoprire il sesso dello jettatore e la gravità del malocchio. A Roma, invece, tra i rimedi si consiglia di bollire dodici rane vive in una pentola di ferro battuto con acqua di pozzo, una volta bollite si deve passare l'acqua al setaccio e farla raffreddare; con questa, poi, bisogna sciacquarsi gli occhi.
Alla base di questa superstizione vi è un ragionamento erroneo definito post hoc propter hoc (dal latino: dopo ciò a causa di ciò) il quale si fonda su una correlazione impropria tra più fatti, così come avviene nella maggioranza delle superstizioni e dei comportamenti irrazionali; ad esempio, il giocatore che prima di una partita compie dei gesti particolari e senza scopo pratico solo perché li aveva casualmente compiuti prima di una gara in cui si era dimostrato particolarmente brillante. Secondo P. Brugger e collaboratori del Dipartimento di Psichiatria del Medical Center di San Diego, USA e del Dipartimento di Psicologia dell'Università di Victoria , Canada, questi comportamenti sarebbero frutto di lievi attività anomale dei neuroni come nel caso dell'epilessia dell'ippocampo (da notare che non si tratta dell'epilessia comunemente conosciuta con convulsioni e perdita di coscienza ma di una condizione rara e misurabile solitamente solo con delle analisi), anomalie che rendono persone apparentemente sane molto più propense all'eccesso di credenza nell'irrazionale. D'altronde queste anomalie da sole non spiegano la larghissima diffusione di superstizioni quali il malocchio: è soprattutto la cultura il nodo centrale in questi fenomeni, un ambiente culturale in cui tutto è permeato dalla magia è l'humus perfetto per il loro sviluppo: per gli Azande, una popolazione del Centro Africa la cui vita quotidiana è scandita dalla magia, è naturale supporre che un granaio roso dalle termiti schiacci una persona non per casualità (la zona è infestata di questi insetti e molte persone cercano refrigerio sotto i granai) ma perché vi è intervenuta la stregoneria. Ma ancora non è chiaro un altro aspetto del problema , ovvero come è possibile che questa falsa credenza permanga anche in società cosiddette "razionali" come quella occidentale. L'ipotesi proposta da Danilo Mainardi, docente di ecologia comportamentale all'Università "Ca' Foscari" di Venezia, è che la libera speculazione ed il pensiero astratto siano determinanti tanto nell'evoluzione delle conoscenze scientifiche, quanto nel favorire i comportamenti irrazionali. Inoltre, sempre secondo Mainardi, lo spazio che la nostra mente dedica all'irrazionale ha la funzione, entro certi limiti, di permettere all'uomo di affrontare la "caducità delle cose umane" contro la quale la razionalità spesso si dimostra poco efficace, ma attraversato un certo confine questo atteggiamento non può che essere deleterio e portare a comportamenti che, nel tentativo di assecondare la propria irrazionalità, si dimostrano estremamente dannosi: effettuare una brusca frenata per evitare la strada appena attraversata da un gatto nero non ci scansa dalla "mala sorte" ma di certo ci può esporre ad un tamponamento.
Particolare, però, è l'efficacia reale di questa superstizione, la quale può creare una suggestione così intensa da indurre, chi vi crede, a divenire vittima involontaria di disgrazie e occasioni negative, infatti secondo l'antropologo Alfonso Di Nola: "La fede nella iettatura rende iettato, perché essa determina un indebolimento delle proprie capacità di presenza e di autocontrollo". In conclusione il malocchio è una superstizione originata e nutrita dalla cultura popolare, sostenuta da processi psicologici e biologici e, probabilmente, retaggio dei nostri cugini primati per i quali il fastidio di essere fissati deriverebbe dai meccanismi con cui si stabiliscono dominanze e sottomissioni.
Crescenzo Pinto
Per saperne di piu:
- Di Nola, Alfonso M. 2000. Lo specchio e l'olio. Le superstizioni degli italiani, Bari: Laterza Edizioni.
- Evans-Pritchard, Edward E. 2002. Stregoneria, oracoli e magia tra gli Azande, Milano: Raffaello Cortina Editore.
- Zocchi, Alessandro. 2001. "Psicologia della superstizione. Perché si mantengono e si perpetuano i comportamenti inutili?". Scienza & Paranormale (IX) 40: pp. 36-41.
- Morocutti, Marco. 2002. "Dietro le quinte della magia". Quark (II) 15: pp. 104-108.
- La pagina dello Skeptic's Dictionary dedicata al malocchio (in inglese).
- Sempre dal dizionario scettico, ma sul post hoc (in inglese).
- Osservatorio: occhio al malocchio
- Da Folk(in)italia, sito gestito dal C.R.C. (Centro per la Ricerca e la Conservazione delle tradizioni popolari di Nocera Superiore, Salerno).
- Sito romano dedicato ad alcuni rimedi popolari , tra cui quelli per il malocchio o occhiaticcio.
- Sezione sulle tradizioni magiche da un sito sulla cultura del Salento.