E' difficile cancellare dalla mente l'immagine cinematografica dello scienziato pazzo, in lite con il mondo e di pochissimi scrupoli morali. Indubbiamente la scienza non ha avuto esclusivamente risvolti positivi (pensiamo alla bomba atomica…), nonostante il rapporto benefici/inconvenienti sia senza ombra di dubbio e ampiamente a suo favore. Ecco spiegato il perché di una certa palese diffidenza e demonizzazione della scienza. Tale allarmismo è ingiustificato, e si fonda solo sulla preoccupazione che la scienza e la tecnologia possano sfuggire al controllo dell'uomo.
Negli ultimi cinquant'anni, da quando Crick e Watson hanno descritto i segreti più nascosti della cellula proponendo l'attuale modello del DNA, un'ennesima disciplina scientifica (dopo la fisica nucleare, per esempio) è salita agli onori della cronaca popolare e, conseguentemente, a quelli della facile polemica: l'ingegneria genetica. La possibilità di manipolare il patrimonio genetico di un organismo, animale e vegetale, stimola la fantasia morbosa di giornalisti e scrittori, le paure più ancestrali della gente comune, e l'istinto censore di molti politici digiuni di scienza. Di che si tratta in realtà?
L'ingegneria genetica è l'insieme delle tecniche che consentono la modificazione delle caratteristiche genetiche degli organismi viventi. Il patrimonio genetico di un individuo (magari una pianta di fagioli) contiene tutte le informazioni che permettono di descriverne le caratteristiche trasmissibili per ereditarietà, quali colore dei capelli, degli occhi e della pelle, statura, ecc.; queste informazioni sono codificate nelle sequenze nucleotidiche di una lunghissima molecola, il DNA. Le biotecnologie consistono nell'utilizzazione di organismi viventi, modificati geneticamente, per produrre quantità commerciali di prodotti e sostanze utili all'uomo, oppure per migliorare le caratteristiche di piante e animali. E' possibile per esempio convincere batteri, muffe e lieviti a produrre farmaci. Le biotecnologie consentiranno quindi di ottenere farmaci più puri, sicuri e a basso costo. Non solo, consentiranno di migliorare le caratteristiche di resistenza di animali e piante, per esempio incrementando le resistenze naturali a determinati parassiti, a vantaggio dell'agricoltura che potrà evitare o limitare l'uso di fertilizzanti, anticrittogamici o insetticidi, senza dubbio ben più dannosi.
Il primo farmaco a essere prodotto attraverso le biotecnologie fu l'insulina umana, nel 1979, un ormone indispensabile nel controllo e cura del diabete, in precedenza estratto dal pancreas di animali macellati. Attualmente sono oltre 100 i farmaci biotecnologici studiati nei vari centri di ricerca, numero senza dubbio destinato a crescere.
Oltre a farmaci, varietà di cereali e ortaggi sono stati creati per aumentare la produttività di un'agricoltura mondiale che deve produrre cibo per miliardi di persone. Eppure si ha una grande paura delle biotecnologie. Perché? La risposta è probabilmente complessa e articolata, ma si può riassumere dicendo che si ha paura soprattutto di quanto non si conosce. E purtroppo la gente comune, della scienza, ha una conoscenza sempre più vaga e approssimata.
Per saperne di piu:
Negli ultimi cinquant'anni, da quando Crick e Watson hanno descritto i segreti più nascosti della cellula proponendo l'attuale modello del DNA, un'ennesima disciplina scientifica (dopo la fisica nucleare, per esempio) è salita agli onori della cronaca popolare e, conseguentemente, a quelli della facile polemica: l'ingegneria genetica. La possibilità di manipolare il patrimonio genetico di un organismo, animale e vegetale, stimola la fantasia morbosa di giornalisti e scrittori, le paure più ancestrali della gente comune, e l'istinto censore di molti politici digiuni di scienza. Di che si tratta in realtà?
L'ingegneria genetica è l'insieme delle tecniche che consentono la modificazione delle caratteristiche genetiche degli organismi viventi. Il patrimonio genetico di un individuo (magari una pianta di fagioli) contiene tutte le informazioni che permettono di descriverne le caratteristiche trasmissibili per ereditarietà, quali colore dei capelli, degli occhi e della pelle, statura, ecc.; queste informazioni sono codificate nelle sequenze nucleotidiche di una lunghissima molecola, il DNA. Le biotecnologie consistono nell'utilizzazione di organismi viventi, modificati geneticamente, per produrre quantità commerciali di prodotti e sostanze utili all'uomo, oppure per migliorare le caratteristiche di piante e animali. E' possibile per esempio convincere batteri, muffe e lieviti a produrre farmaci. Le biotecnologie consentiranno quindi di ottenere farmaci più puri, sicuri e a basso costo. Non solo, consentiranno di migliorare le caratteristiche di resistenza di animali e piante, per esempio incrementando le resistenze naturali a determinati parassiti, a vantaggio dell'agricoltura che potrà evitare o limitare l'uso di fertilizzanti, anticrittogamici o insetticidi, senza dubbio ben più dannosi.
Il primo farmaco a essere prodotto attraverso le biotecnologie fu l'insulina umana, nel 1979, un ormone indispensabile nel controllo e cura del diabete, in precedenza estratto dal pancreas di animali macellati. Attualmente sono oltre 100 i farmaci biotecnologici studiati nei vari centri di ricerca, numero senza dubbio destinato a crescere.
Oltre a farmaci, varietà di cereali e ortaggi sono stati creati per aumentare la produttività di un'agricoltura mondiale che deve produrre cibo per miliardi di persone. Eppure si ha una grande paura delle biotecnologie. Perché? La risposta è probabilmente complessa e articolata, ma si può riassumere dicendo che si ha paura soprattutto di quanto non si conosce. E purtroppo la gente comune, della scienza, ha una conoscenza sempre più vaga e approssimata.
Per saperne di piu:
- Conzelmann Claus. Il genio nella bottiglia. Storia, meraviglie (e rischi) delle biotecnologie. Sansoni editore.1989.
- Barton H. John. Brevettare la vita. Le Scienze n. 273. 1991.
- Castelfranchi, Yuri. X-Life: guida alle piante e agli animali transgenici. Avverbi: 1999.
- Gasser S. Charles, Fraley T. Robert. Colture transgeniche. Le Scienze n. 288. 1992
- Alberghina Lilia e Lotti Marina, a cura di. Biotecnologie. Quaderni delle Scienze n. 106. 1999.
- http://utenti.fastnet.it/utenti/marinelli/bioet/