Dei vari sensitivi che esaminai in Italia per il programma di Piero Angela, Indagine critica sulla parapsicologia , quattro erano rabdomanti, cioè persone che sostenevano di poter individuare l'acqua utilizzando vari strumenti.
Le prove si sarebbero tenute su un terreno nei pressi di Formello, vicino a Roma. Io avevo precedentemente preparato un progetto, che tenni ben nascosto fino all'ultimo, in cui si prevedeva che tre tubi, seguendo un particolare percorso, sarebbero stati sotterrati sotto circa 50 centimetri di terra, all'interno di un'area di 10 metri quadrati (vedi figura 1). A questo punto, andavano stilate alcune regole alle quali tutti i rabdomanti si sarebbero dovuti attenere e che avrebbero dovuto sottoscrivere prima di iniziare gli esperimenti. Ci furono circa tre giorni di discussioni, poiché ogni rabdomante presentava necessità particolari e diverse da quelle degli altri, ma alla fine tutti fummo d'accordo sui seguenti punti:
1) ogni rabdomante dichiarava di sentirsi in grado di effettuare la prova nel giorno e alle condizioni stabilite;
2) ognuno dichiarava di poter individuare dell'acqua corrente a una velocità minima di 5 litri al secondo in un tubo di 8 centimetri di diametro seppellito sotto 50 centimetri di terra;
3) si chiarì che la presenza di persone scettiche e di una troupe televisiva non avrebbe rappresentato una forma di interferenza;
4) ogni rabdomante avrebbe percorso, prima di cominciare, l'area sede della prova per escludere la presenza di corsi d'acqua sotterranea, eliminando in questo modo una possibile fonte di disturbo con le prove;
5) come preliminare, ogni rabdomante avrebbe dimostrato di poter individuare la presenza di acqua corrente in un tubo non sotterrato;
6) l'obiettivo della prova fu chiaramente indicato essere l'individuazione dell'esatto percorso dell'acqua nei tubi sotterranei, scuse o razionalizzazioni non sarebbero state considerate accettabili;
7) ogni rabdomante avrebbe posizionato un numero compreso tra 10 e 100 bandierine lungo il percorso individuato, ogni bandierina avrebbe dovuto trovarsi entro un'area di circa 20 centimetri rispetto al tubo sotterrato; perché la prova fosse considerata valida, i partecipanti dovevano aver piazzato almeno due terzi delle bandierine lungo il giusto percorso dell'acqua, e avrebbero dovuto individuare tali percorsi almeno in due prove su tre.
Accettai di consegnare il mio assegno, che all'epoca era di 10.000 dollari e che fu dato in custodia a un avvocato presente, a chiunque avesse superato la prova rispettando le condizioni descritte.
Il primo contendente, Giorgio Fontana, ci aveva mostrato la sera prima la sua abilità nel poter individuare corsi d'acqua sulle mappe di un atlante e ci aveva messi a conoscenza dell'esistenza di un enorme corso petrolifero che, partendo dalla Groenlandia, passava per l'Inghilterra, attraversava la Francia, l'Italia e arrivava in Tunisia. Proprio i tunisini, ci spiegò il signor Fontana, avevano scoperto il petrolio e lo stavano "rubando" a tutti gli altri Paesi.
Il signor Fontana si serviva per le sue esplorazioni di un comune pendolino. Iniziò dunque a passeggiare lungo il terreno piantando le sue bandierine dove riteneva si trovasse il tubo con l'acqua. Estraendo a caso, avevamo deciso che sarebbe stato utilizzato per primo il percorso C (vedi figura 2). Il signor Fontana, individuò un percorso quasi retto, che partiva dai rubinetti che mandavano l'acqua e arrivava al raccoglitore finale dell'acqua; percorso che assomigliava molto da vicino a B! Avevo deciso di usare un simile percorso, semplice e diretto, per mostrare che non sarebbe stata indicata da nessuno la distanza più breve tra i due punti di rifornimento e raccolta acqua. Non avevo previsto che qualcuno ci avrebbe provato e, sebbene pensi che il quasi successo del signor Fontana dipenda qui più dall'ingenuità che non da un tentativo di imbroglio, rappresentò per me un'importante lezione. Nonostante ciò, il percorso individuato dal signor Fontana, fu completamente sbagliato. Solo una bandierina su 30 si trovava nei limiti.
Successivamente, disegnò un percorso a zig zag che avrebbe dovuto corrispondere all'acqua corrente nel tubo C. Questa volta, solo 2 bandierine su 32 si trovavano nel posto giusto. Alla fine, il terzo percorso scelto a caso, risultò essere nuovamente il B, ma il signor Fontana si disse stanco e non volle continuare le prove; gli spiegammo che perché l'esperimento fosse considerato valido avrebbe dovuto fare almeno tre tentativi. A questo punto, ci disse che avremmo potuto utilizzare il primo percorso da lui individuato e farlo contare anche come terza prova. Il percorso indicato era sì quasi giusto, ma il signor Fontana si era rifiutato di individuarlo veramente per rabdomanzia e aveva semplicemente tirato a indovinare. Ad ogni modo, di quel percorso iniziale solo 6 bandierine su 30 si trovavano entro i limiti richiesti e la prova del signor Fontana fu quindi considerata non riuscita.
Fu poi la volta del professor Lino Borga, un signore entusiasta, effervescente e chiacchierone. Dichiarò di sentirsi già il premio in tasca e ci avvisò che ci avrebbe dato una lezioncina. Si scusò anche in anticipo per doversi prendere i miei soldi. Utilizzava un attrezzo che non avevo mai visto prima: due bastoni rigidi, legati a un'estremità per formare una "V" e tenuti alle altre estremità in mano da lui.
Il primo percorso che disegnò, nel tentativo di individuare il tubo B, non si avvicinò mai al bersaglio. Quando fu scelto il tubo A, Borga decise di ripetere il percorso disegnato per primo e, per essere sicuro, lo disegnò nuovamente spostando e rispostando, a volte di pochi centimetri, ogni bandierina. Ancora una volta, questo percorso non intersecava nemmeno quello giusto. Per la terza prova, Borga disegnò un percorso che andava in senso inverso rispetto al reale scorrimento dell'acqua e che incrociò due volte per caso il percorso giusto. Ma la cosa più interessante della prova del professor Borga è un'altra: negli ultimi minuti dell'ultima prova, ci eravamo accorti che l'acqua del contenitore di rifornimento era finita! Osservate la mappa (vedi figura 3): tra i due punti indicati da una stella non c'era assolutamente acqua che scorreva nel tubo. Nonostante ciò, il professor Borga continuò a posizionare in punti ben precisi (ma sbagliati) le sue bandierine. Quando gli facemmo notare che l'acqua stava per "esaurirsi" (quando, in realtà, aveva già smesso di scorrere), il professor Borga esclamò che ciò lo si poteva vedere dai suoi movimenti. Infatti, appena giunse al termine del suo percorso, i suoi bastoni rallentarono il movimento come in risposta al rallentare del flusso dell'acqua. Ciò induce a sospettare che la rabdomanzia sia più probabilmente il risultato dell'immaginazione e di movimenti involontari, piuttosto che una risposta all'acqua o ad altre sostanze.
Toccò poi al signor Stanziola, allievo del professor Borga, che probabilmente pensò lo volessimo imbrogliare. Infatti, quando gli chiedemmo di mostrare come si muoveva il suo bastone di fronte a un tubo in cui scorreva apertamente dell'acqua, non ottenne alcun risultato. Fermammo qui la prova, poiché il bastone non faceva nemmeno il minimo movimento di fronte a un flusso ben visibile di acqua corrente. Forse, il signor Stanziola pensava che non ci sarebbe stata acqua corrente nel percorso ma, come possono testimoniare i tecnici presenti, l'acqua scorreva copiosa, anche oltre i 5 litri al minuto richiesti.
Ultimo fu Vittorio Senatore, un giovanotto che usava un bastone rotto al centro in modo da renderlo flessibile. Il signor Senatore cominciò a camminare lungo il terreno a occhi chiusi, come in stato di trance. Diverse volte il bastone gli scappò di mano, come se avesse vita propria; nonostante ciò, fallì nell'individuare il percorso B, disegnando un percorso sbagliato e seguendo la direzione inversa a quella in cui scorreva l'acqua (vedi figura 4). Poiché non avevamo più tempo a disposizione e stavamo terminando anche l'acqua, ebbe la possibilità di fare una sola prova, ma si disse convinto che essa sarebbe bastata per mantenere salda la sua reputazione. Infatti, Fontana, Borga e Senatore si dichiararono convinti di aver superato al 100 per cento le prove ed erano tutti sicuri di aver vinto il premio.
Poiché non era stato permesso loro di conferire l'uno con l'altro al termine di ogni prova, non solo non avevano idea di aver fallito, ma in due avevano affermato che non esistevano corsi sotterranei d'acqua sul posto, e gli altri due avevano invece detto che dell'acqua scorreva anche se il percorso indicato da uno era discordante rispetto a quello indicato dall'altro (vedi figura 5).
Non mi dilungherò in dettagli circa le discussioni che sorsero al termine delle prove, quando ci recammo in un ristorante locale dove la nostra tavola fu allietata da un numero imprecisato di bottiglie di vino.È sufficiente sottolineare come la nostra prova non abbia in alcun modo dimostrato la realtà della rabdomanzia; nonostante ciò, i rabdomanti, dopo un'attenta valutazione degli eventi di quel giorno, si trovarono d'accordo nel dare la colpa del proprio fallimento a qualche strana influenza presente sul posto: cos'altro poteva essere, visto che nessuno di loro aveva mai fallito prima!