L’estate è il tempo dei cerchi nel grano e rovistando nel mio archivio digitale, un po’ per fare ordine e un po’ per riprendere questioni cerchiologiche del passato, con grande sorpresa ho ritrovato dei bizzarri appunti che mi ero annotato dopo una cena trascorsa con un sensitivo quasi quindici anni fa. Li ho rimessi in ordine, penso che possano fornire degli spunti di riflessione interessanti: non parleremo di cerchi nel grano ma di cerchi magici.
Qualche settimana fa mi telefona il signor Carlo: «Salve, ho un amico che è straordinario, ha i poteri, vorrei che vincesse il premio di James Randi da 1 milione di euro».
«Bene, che cosa fa?» gli dico a mia volta.
Carlo: «Fa tante cose, ma quelle più sbalorditive le fa con le carte... prevede le carte che escono, fa delle cose impossibili con le carte».
Carlo, che non avevo mai conosciuto e incontrato di persona, dopo quella prima telefonata continua a chiamarmi insistentemente fino a quando decido di dargli soddisfazione prendendo appuntamento per una sera in cui avremmo cenato insieme io, Carlo, il sensitivo e un loro amico comune.
Gli chiarisco che il mio interesse è quello di farmi un’idea più precisa della situazione in un contesto conviviale come una cena; se poi durante il nostro incontro si manifesterà qualcuna delle capacità prospettate, meglio ancora, ma gli spiego che non è quello il mio obiettivo. Voglio solo conoscere la persona e non metterla in difficoltà; un sensitivo deve poter essere libero di agire.
Entriamo nel ristorante dove i gestori stravedono per il sensitivo e ci sediamo a un tavolo circolare.
Attorno al nostro cerchio continuano ad alternarsi i gestori, la mamma di uno dei gestori, il cameriere; insomma capisco che attorno al sensitivo c’è una cerchia di persone, ognuna con il suo aneddoto paranormale e misterioso da raccontare, che vede il sensitivo come protagonista.
La cena è ottima, la compagnia è interessante, ognuno ha qualcosa da dire e soprattutto il sensitivo ha parecchio da raccontare, è lui il centro del cerchio.
Dopo la cena, Carlo cerca di invitare il sensitivo a fare qualche gioco, ma il sensitivo lo bacchetta in maniera non seriosa: «i miei, non sono giochi», gli spiega.
Finalmente sul tavolo viene portato un mazzo di carte, tutto nuovo, ancora da scartare. Tergiversano un po’, fino a quando il mazzo arriva nelle mie mani e io tiro fuori le carte dall’involucro di plastica.
Il sensitivo prende le carte, le mescola... sono io il primo da sbalordire.
Mi dice: «Prendi una carta, non guardarla, a che numero civico abiti? Come? Il 141? Dunque... 1 più 1 fa 2, il 2 sta nel 4 due volte, noi siamo 4, e poi questo e poi quest’altro... tu hai in mano un 2 di quadri!»
Sollevo la carta, è proprio un 2 di quadri!
Tutte le persone, me compreso, rimangono assolutamente sbalordite, esterrefatte. «Ma come ha fatto?» ci si chiede, è impossibile quello che abbiamo visto con i nostri occhi.
Da quel momento in avanti il vortice di esperimenti paranormali comincia a prendere corpo, al nostro tavolo si aggiungono altre tre signore, il nostro cerchio continua ad allargarsi e a riempirsi di anomalie, nulla è più normale al suo interno.
A un certo punto però succede una cosa strana, decido anch’io di creare la mia anomalia.
Il sensitivo mescola le carte, le dispone in ordine casuale a dorso in su davanti ad una delle tre signore e le dice «Signora, scelga la carta che vuole!». «Proprio quella che voglio?» replica la signora. «Sì, quella che vuole e la tenga lì senza guardarla» conferma il sensitivo.
La signora prende una delle carte del mazzo e la tiene coperta sul tavolo davanti a sé senza guardarla.
A questo punto entro in scena io esclamando al sensitivo «ho avuto un’intuizione, posso dirti che carta ha in mano la signora?», lui mi dice «sì certo, dimmelo in un orecchio».
Mi avvicino e gli sussurro in un orecchio il numero e il seme della carta, il sensitivo si stupisce e mi invita a rivelare alla signora la carta da me prevista.
E così io, in modo fermo e deciso, recito con enfasi la mia previsione: «Signora, lei ha in mano un 4 di fiori!»
La signora scopre lentamente la carta che è proprio un 4 di fiori!
Tutti mi guardano sbigottiti, «ma come diavolo hai fatto?» mi chiedono.
Io abbozzo qualcosa del tipo «non lo so, non so nemmeno io, è stata un’intuizione... forse la sua vicinanza (indicando il sensitivo) mi ha donato dei poteri temporanei.»
Il sensitivo non ci può credere, vuole sapere anche lui come ho fatto.
Gli ripeto le stesse parole pronunciate prima, anche io ho quindi prodotto il mio fenomeno paranormale, la mia anomalia.
La serata continua con altri giochi, il cerchio di carte, con le carte e nelle carte è ben solido.
Devo andare, saluto tutti mentre nel cerchio continuano a prodursi altre anomalie.
Il sensitivo mi saluta e mi chiede ancora una volta come io abbia fatto a indovinare il 4 di fiori, non riesce proprio a capacitarsi. Aggiunge che mi vuole rivedere, mi vuole fare le carte la prossima volta. Ringrazio gentilmente e saluto.
Carlo mi accompagna fuori, vuole sapere come è andata esattamente.
«Sei sicuro di volerlo sapere?» gli chiedo. «Certo» replica, ma io sono riluttante. Lui insiste così tanto che alla fine gli dico quello che penso del suo amico e cioè che è una splendida persona, brillante, ma che quello che fa non è paranormale.
E lui: «È da più di trent’anni che mi stupisce con quelle cose! Ma come fa? Fa delle cose impossibili!»
Gli replico «Anch’io l’ho fatto, ho indovinato esattamente la carta che la signora aveva scelto di sua spontanea volontà, senza aver mai toccato il mazzo e senza nemmeno averlo mescolato! E inoltre l’amico sensitivo non ha capito come io abbia fatto». Siccome Carlo insiste e vuole saperne di più, allora mi decido, gli racconto quello che fa il suo amico e come lo fa. La sua reazione segue come da manuale «E allora quando invece tre anni fa ha ricordato a memoria l’intera sequenza di carte dopo averle mescolate, come ha fatto?»
A questo punto mi convinco che Carlo non ha davvero voglia di capire, ma piuttosto di credere ciecamente nei presunti poteri del suo amico. E capisco che se anche Carlo si convincesse realmente che il sensitivo fa dei giochi di prestigio con le carte, nessuno sarebbe in grado di far cambiare idea né a lui né con ogni probabilità a tutti gli amici del tavolo circolare, sugli eventi paranormali che ruotano intorno al sensitivo.
E così Carlo ritorna nel suo cerchio, io sono fuori dal cerchio e mi avvio, un po’ più sconsolato, verso casa.
Venerdì 7 novembre 2003
Qualche settimana fa mi telefona il signor Carlo: «Salve, ho un amico che è straordinario, ha i poteri, vorrei che vincesse il premio di James Randi da 1 milione di euro».
«Bene, che cosa fa?» gli dico a mia volta.
Carlo: «Fa tante cose, ma quelle più sbalorditive le fa con le carte... prevede le carte che escono, fa delle cose impossibili con le carte».
Carlo, che non avevo mai conosciuto e incontrato di persona, dopo quella prima telefonata continua a chiamarmi insistentemente fino a quando decido di dargli soddisfazione prendendo appuntamento per una sera in cui avremmo cenato insieme io, Carlo, il sensitivo e un loro amico comune.
Gli chiarisco che il mio interesse è quello di farmi un’idea più precisa della situazione in un contesto conviviale come una cena; se poi durante il nostro incontro si manifesterà qualcuna delle capacità prospettate, meglio ancora, ma gli spiego che non è quello il mio obiettivo. Voglio solo conoscere la persona e non metterla in difficoltà; un sensitivo deve poter essere libero di agire.
Entriamo nel ristorante dove i gestori stravedono per il sensitivo e ci sediamo a un tavolo circolare.
Attorno al nostro cerchio continuano ad alternarsi i gestori, la mamma di uno dei gestori, il cameriere; insomma capisco che attorno al sensitivo c’è una cerchia di persone, ognuna con il suo aneddoto paranormale e misterioso da raccontare, che vede il sensitivo come protagonista.
La cena è ottima, la compagnia è interessante, ognuno ha qualcosa da dire e soprattutto il sensitivo ha parecchio da raccontare, è lui il centro del cerchio.
Dopo la cena, Carlo cerca di invitare il sensitivo a fare qualche gioco, ma il sensitivo lo bacchetta in maniera non seriosa: «i miei, non sono giochi», gli spiega.
Finalmente sul tavolo viene portato un mazzo di carte, tutto nuovo, ancora da scartare. Tergiversano un po’, fino a quando il mazzo arriva nelle mie mani e io tiro fuori le carte dall’involucro di plastica.
Il sensitivo prende le carte, le mescola... sono io il primo da sbalordire.
Mi dice: «Prendi una carta, non guardarla, a che numero civico abiti? Come? Il 141? Dunque... 1 più 1 fa 2, il 2 sta nel 4 due volte, noi siamo 4, e poi questo e poi quest’altro... tu hai in mano un 2 di quadri!»
Sollevo la carta, è proprio un 2 di quadri!
Tutte le persone, me compreso, rimangono assolutamente sbalordite, esterrefatte. «Ma come ha fatto?» ci si chiede, è impossibile quello che abbiamo visto con i nostri occhi.
Da quel momento in avanti il vortice di esperimenti paranormali comincia a prendere corpo, al nostro tavolo si aggiungono altre tre signore, il nostro cerchio continua ad allargarsi e a riempirsi di anomalie, nulla è più normale al suo interno.
A un certo punto però succede una cosa strana, decido anch’io di creare la mia anomalia.
Il sensitivo mescola le carte, le dispone in ordine casuale a dorso in su davanti ad una delle tre signore e le dice «Signora, scelga la carta che vuole!». «Proprio quella che voglio?» replica la signora. «Sì, quella che vuole e la tenga lì senza guardarla» conferma il sensitivo.
La signora prende una delle carte del mazzo e la tiene coperta sul tavolo davanti a sé senza guardarla.
A questo punto entro in scena io esclamando al sensitivo «ho avuto un’intuizione, posso dirti che carta ha in mano la signora?», lui mi dice «sì certo, dimmelo in un orecchio».
Mi avvicino e gli sussurro in un orecchio il numero e il seme della carta, il sensitivo si stupisce e mi invita a rivelare alla signora la carta da me prevista.
E così io, in modo fermo e deciso, recito con enfasi la mia previsione: «Signora, lei ha in mano un 4 di fiori!»
La signora scopre lentamente la carta che è proprio un 4 di fiori!
Tutti mi guardano sbigottiti, «ma come diavolo hai fatto?» mi chiedono.
Io abbozzo qualcosa del tipo «non lo so, non so nemmeno io, è stata un’intuizione... forse la sua vicinanza (indicando il sensitivo) mi ha donato dei poteri temporanei.»
Il sensitivo non ci può credere, vuole sapere anche lui come ho fatto.
Gli ripeto le stesse parole pronunciate prima, anche io ho quindi prodotto il mio fenomeno paranormale, la mia anomalia.
La serata continua con altri giochi, il cerchio di carte, con le carte e nelle carte è ben solido.
Devo andare, saluto tutti mentre nel cerchio continuano a prodursi altre anomalie.
Il sensitivo mi saluta e mi chiede ancora una volta come io abbia fatto a indovinare il 4 di fiori, non riesce proprio a capacitarsi. Aggiunge che mi vuole rivedere, mi vuole fare le carte la prossima volta. Ringrazio gentilmente e saluto.
Carlo mi accompagna fuori, vuole sapere come è andata esattamente.
«Sei sicuro di volerlo sapere?» gli chiedo. «Certo» replica, ma io sono riluttante. Lui insiste così tanto che alla fine gli dico quello che penso del suo amico e cioè che è una splendida persona, brillante, ma che quello che fa non è paranormale.
E lui: «È da più di trent’anni che mi stupisce con quelle cose! Ma come fa? Fa delle cose impossibili!»
Gli replico «Anch’io l’ho fatto, ho indovinato esattamente la carta che la signora aveva scelto di sua spontanea volontà, senza aver mai toccato il mazzo e senza nemmeno averlo mescolato! E inoltre l’amico sensitivo non ha capito come io abbia fatto». Siccome Carlo insiste e vuole saperne di più, allora mi decido, gli racconto quello che fa il suo amico e come lo fa. La sua reazione segue come da manuale «E allora quando invece tre anni fa ha ricordato a memoria l’intera sequenza di carte dopo averle mescolate, come ha fatto?»
A questo punto mi convinco che Carlo non ha davvero voglia di capire, ma piuttosto di credere ciecamente nei presunti poteri del suo amico. E capisco che se anche Carlo si convincesse realmente che il sensitivo fa dei giochi di prestigio con le carte, nessuno sarebbe in grado di far cambiare idea né a lui né con ogni probabilità a tutti gli amici del tavolo circolare, sugli eventi paranormali che ruotano intorno al sensitivo.
E così Carlo ritorna nel suo cerchio, io sono fuori dal cerchio e mi avvio, un po’ più sconsolato, verso casa.