I crop circle sono un fenomeno incredibile. Chi lo segue in maniera superficiale, oppure non è molto addentro, stenta a comprenderne le mille sfaccettature e i paradossi logici che continua a proporci, fin dalle prime formazioni documentate intorno al 1980.
Chi invece per caso o per scelta si avvicina incuriosito al bordo del cerchio per esplorarlo, finisce per essere risucchiato da un vortice di storie, eventi, persone, leggende e miti che lasciano indubbiamente un segno. È un vortice che conduce diritto alla scoperta della natura complessa dell’animo umano.
I crop circle sono un enorme palco circolare che vede alternarsi da decenni diversi artisti in momenti differenti. Ognuno esegue il proprio numero ma c’è chi resta e chi scompare. C’è chi porta novità e chi ricicla numeri obsoleti. Per tutti c’è sempre spazio sulla pista e c’è sempre un nuovo pubblico pronto ad applaudire. C’è chi resta e chi scompare ma l’impianto circolare è lì ben fermo e ancorato con solide radici. Un tempio persistente, un tempio che dura nel tempo, un tempio costituito da esili templi temporanei fatti di vegetazione appiattita al suolo. Arte o burle, credenti o circlemaker (creatori di cerchi): c’è veramente un confine fra gli elementi in gioco? E se sì, qual è? Viaggiando in cerchio si è inesorabilmente costretti a tornare sui propri passi, e così, in un perverso gioco circolare, tutti gli elementi continuano a sovrapporsi e a mescolarsi fra di loro rendendo il mistero ancora più inestricabile. Paradossalmente, ciò che può essere chiaro se osservato di notte, col chiarore del giorno invece diventa molto oscuro.
Ma allora è possibile dipanare in qualche modo questa matassa di corda così ingarbugliata? Forse, ma per farlo bisogna che ognuno carichi in spalla i propri strumenti.
Benvenuti signore e signori, quella che sto per indicarvi è la tramline[1] di ingresso al campo. È un regalo che voglio fare contravvenendo alla prima regola del circlemaker. Sto per svelare un segreto che potrete custodire e usare per le vostre riflessioni sui cerchi. Sto per raccontare la vera storia di un cerchio nel grano e delle relative reazioni della comunità planetaria dei believer.
Chi invece per caso o per scelta si avvicina incuriosito al bordo del cerchio per esplorarlo, finisce per essere risucchiato da un vortice di storie, eventi, persone, leggende e miti che lasciano indubbiamente un segno. È un vortice che conduce diritto alla scoperta della natura complessa dell’animo umano.
I crop circle sono un enorme palco circolare che vede alternarsi da decenni diversi artisti in momenti differenti. Ognuno esegue il proprio numero ma c’è chi resta e chi scompare. C’è chi porta novità e chi ricicla numeri obsoleti. Per tutti c’è sempre spazio sulla pista e c’è sempre un nuovo pubblico pronto ad applaudire. C’è chi resta e chi scompare ma l’impianto circolare è lì ben fermo e ancorato con solide radici. Un tempio persistente, un tempio che dura nel tempo, un tempio costituito da esili templi temporanei fatti di vegetazione appiattita al suolo. Arte o burle, credenti o circlemaker (creatori di cerchi): c’è veramente un confine fra gli elementi in gioco? E se sì, qual è? Viaggiando in cerchio si è inesorabilmente costretti a tornare sui propri passi, e così, in un perverso gioco circolare, tutti gli elementi continuano a sovrapporsi e a mescolarsi fra di loro rendendo il mistero ancora più inestricabile. Paradossalmente, ciò che può essere chiaro se osservato di notte, col chiarore del giorno invece diventa molto oscuro.
Ma allora è possibile dipanare in qualche modo questa matassa di corda così ingarbugliata? Forse, ma per farlo bisogna che ognuno carichi in spalla i propri strumenti.
Benvenuti signore e signori, quella che sto per indicarvi è la tramline[1] di ingresso al campo. È un regalo che voglio fare contravvenendo alla prima regola del circlemaker. Sto per svelare un segreto che potrete custodire e usare per le vostre riflessioni sui cerchi. Sto per raccontare la vera storia di un cerchio nel grano e delle relative reazioni della comunità planetaria dei believer.
Note
1) Alla lettera: “rotaia del tram”. Le tramline sono le linee di vegetazione appiattita che attraversano normalmente i campi a coppia e tutte parallele le une alle altre. Vengono create appositamente da chi si occupa della coltivazione dei campi e utilizzate per il passaggio delle ruote dei mezzi agricoli.