Per fortuna tutto è andato per il meglio: nella notte fra il 27 e il 28 maggio 2017 ho realizzato con successo l’opera nel grano di cui avevo scritto nell’articolo pubblicato su Query 29. Insieme a un team di 22 amici, nella località di Scalenghe in provincia di Torino, presso un campo gentilmente concesso dell’azienda agricola del signor Piero Odetto, abbiamo creato una formazione nel grano assimilabile a un fiore a 17 petali dal diametro di circa 140 metri.
Ciascun petalo prevedeva la creazione di una sequenza di tre rombi posizionati al suo interno e allineati in senso radiale e infine di un ultimo rombo posizionato esternamente, sulla punta del petalo stesso.
Avevo annunciato che avrei codificato nel disegno ben cinque frasi di senso compiuto, che sarebbero state le chiavi per aprire cinque casseforti digitali per raggiungere il tesoro e vincere la sfida enigmistica. Svelerò in questo articolo come ottenere la prima delle cinque chiavi, ricordando che questa prima frase è una citazione a un’opera d’arte molto famosa del passato.
Guardando ciascun petalo si può notare che i tre rombi interni più quello esterno non sono completamente appiattiti; immaginando ogni rombo come una coppia di triangoli è possibile associare il valore binario “0” ai triangoli con vegetazione appiattita e il valore binario “1” a quelli rappresentati da vegetazione in posizione eretta.
In base a questa associazione e partendo dal triangolo più interno di ciascun petalo è possibile dunque ricavare 17 sequenze di 8 bit.
Partendo ad esempio dal petalo verticale in alto nel disegno ecco la ricostruzione delle 17 stringhe binarie:
Ciascuna sequenza può a sua volta essere trasformata nel corrispondente carattere alfabetico utilizzando delle tabelle di conversione ASCII[1] o anche tramite dei siti[2] internet che possono essere d’aiuto in questi casi.
Se convertiamo pertanto la prima sequenza binaria (“01101111”), vediamo che corrisponde alla lettera “o”, la seconda invece alla lettera “t”; continuando in questo modo si possono ottenere i 17 caratteri che vanno a comporre la stringa: “otacircle.Thisisn”.
Leggendo il tutto a partire dalla “T” è facile ricostruire la prima chiave nascosta nel cerchio di Scalenghe 2017, “Thisisnotacircle.”, la cui traduzione in italiano potrebbe suonare in questo modo: “Questononèuncerchio.” La lettera “T” si trova in un settore identificato da un ulteriore triangolo che marca la lettera iniziale della frase e che è disegnato in una corona vicino al centro della formazione.
“Thisisnotacircle.” è una citazione che allude al famoso dipinto Il tradimento delle immagini[3] di René Magritte, realizzato dal pittore belga intorno al 1928 in cui è raffigurata una pipa[4] con la didascalia in basso “Ceci n’est pas une pipe.”
Magritte nel suo dipinto ci mostra una pipa ma allo stesso tempo nella didascalia nega quello che mostra, mettendo così lo spettatore di fronte a un paradosso che dovrebbe indurlo a riflettere sulla superficialità con cui guardiamo le cose che ci circondano. È una pipa reale quella che si vede nel dipinto oppure no?
Il mio cerchio “Questononèuncerchio.” nasce come provocazione artistica rivolta ai believer, che non sono solo fruitori di queste opere, ma allo stesso tempo anche inconsapevoli artisti ed esponenti dell’ultramoderno surrealismo dei cerchi nel grano; utilizzano infatti queste forme misteriose per dare libero sfogo ai propri pensieri, parole e associazioni di immagini “in assenza di qualsiasi controllo esercitato dalla ragione, al di fuori di ogni preoccupazione estetica e morale”, per riprendere le parole del primo Manifesto surrealista del 1924. È un cerchio genuino quello che si vede nelle fotografie oppure no? Che cosa vuol dire genuino? Un’opera nel grano realizzata dagli uomini è genuina oppure no?
Ma questa è solo la partenza della sfida enigmistica che contiene l’opera di Scalenghe, quali saranno le altre quattro chiavi da decifrare contenute all’interno del cerchio? Chi volesse degli aiuti può far riferimento ad alcuni indizi che sto pubblicando[5],[6] sulle mie pagine Facebook avendo cura di scaricare il file[7] che consente di partecipare attivamente alla caccia al tesoro.
Non mi rimane dunque che ringraziare in chiusura il signor Piero Odetto che ha concesso la tela per quest’opera e infine tutti gli amici circlemaker che mi hanno aiutato nella realizzazione: Mariolina Aimone, Simone Angioni, Stefano Bardelli, Dario Castelli, Davide Dal Pos, Nicolas D'Amore, Laura Galvani, Antonio Ghidoni, Carla Gilardi, Ennio Legrottaglie, Federico Lino, Lisa Marchioretto, Monica Mautino, Marco Morocutti, Alessandra Pandolfi, Chiara Pasquini, Luciano Passuello, Riccardo Rampini, Rodolfo Rolando, Andrea Telatin, Gianfranco Trucci, Dino Zuliani.
Ciascun petalo prevedeva la creazione di una sequenza di tre rombi posizionati al suo interno e allineati in senso radiale e infine di un ultimo rombo posizionato esternamente, sulla punta del petalo stesso.
Avevo annunciato che avrei codificato nel disegno ben cinque frasi di senso compiuto, che sarebbero state le chiavi per aprire cinque casseforti digitali per raggiungere il tesoro e vincere la sfida enigmistica. Svelerò in questo articolo come ottenere la prima delle cinque chiavi, ricordando che questa prima frase è una citazione a un’opera d’arte molto famosa del passato.
Guardando ciascun petalo si può notare che i tre rombi interni più quello esterno non sono completamente appiattiti; immaginando ogni rombo come una coppia di triangoli è possibile associare il valore binario “0” ai triangoli con vegetazione appiattita e il valore binario “1” a quelli rappresentati da vegetazione in posizione eretta.
In base a questa associazione e partendo dal triangolo più interno di ciascun petalo è possibile dunque ricavare 17 sequenze di 8 bit.
Partendo ad esempio dal petalo verticale in alto nel disegno ecco la ricostruzione delle 17 stringhe binarie:
01101111
01110100
01100001
01100011
01101001
01110010
01100011
01101100
01100101
00101110
01010100
01101000
01101001
01110011
01101001
01110011
01101110
Ciascuna sequenza può a sua volta essere trasformata nel corrispondente carattere alfabetico utilizzando delle tabelle di conversione ASCII[1] o anche tramite dei siti[2] internet che possono essere d’aiuto in questi casi.
Se convertiamo pertanto la prima sequenza binaria (“01101111”), vediamo che corrisponde alla lettera “o”, la seconda invece alla lettera “t”; continuando in questo modo si possono ottenere i 17 caratteri che vanno a comporre la stringa: “otacircle.Thisisn”.
Leggendo il tutto a partire dalla “T” è facile ricostruire la prima chiave nascosta nel cerchio di Scalenghe 2017, “Thisisnotacircle.”, la cui traduzione in italiano potrebbe suonare in questo modo: “Questononèuncerchio.” La lettera “T” si trova in un settore identificato da un ulteriore triangolo che marca la lettera iniziale della frase e che è disegnato in una corona vicino al centro della formazione.
“Thisisnotacircle.” è una citazione che allude al famoso dipinto Il tradimento delle immagini[3] di René Magritte, realizzato dal pittore belga intorno al 1928 in cui è raffigurata una pipa[4] con la didascalia in basso “Ceci n’est pas une pipe.”
Magritte nel suo dipinto ci mostra una pipa ma allo stesso tempo nella didascalia nega quello che mostra, mettendo così lo spettatore di fronte a un paradosso che dovrebbe indurlo a riflettere sulla superficialità con cui guardiamo le cose che ci circondano. È una pipa reale quella che si vede nel dipinto oppure no?
Il mio cerchio “Questononèuncerchio.” nasce come provocazione artistica rivolta ai believer, che non sono solo fruitori di queste opere, ma allo stesso tempo anche inconsapevoli artisti ed esponenti dell’ultramoderno surrealismo dei cerchi nel grano; utilizzano infatti queste forme misteriose per dare libero sfogo ai propri pensieri, parole e associazioni di immagini “in assenza di qualsiasi controllo esercitato dalla ragione, al di fuori di ogni preoccupazione estetica e morale”, per riprendere le parole del primo Manifesto surrealista del 1924. È un cerchio genuino quello che si vede nelle fotografie oppure no? Che cosa vuol dire genuino? Un’opera nel grano realizzata dagli uomini è genuina oppure no?
Ma questa è solo la partenza della sfida enigmistica che contiene l’opera di Scalenghe, quali saranno le altre quattro chiavi da decifrare contenute all’interno del cerchio? Chi volesse degli aiuti può far riferimento ad alcuni indizi che sto pubblicando[5],[6] sulle mie pagine Facebook avendo cura di scaricare il file[7] che consente di partecipare attivamente alla caccia al tesoro.
Non mi rimane dunque che ringraziare in chiusura il signor Piero Odetto che ha concesso la tela per quest’opera e infine tutti gli amici circlemaker che mi hanno aiutato nella realizzazione: Mariolina Aimone, Simone Angioni, Stefano Bardelli, Dario Castelli, Davide Dal Pos, Nicolas D'Amore, Laura Galvani, Antonio Ghidoni, Carla Gilardi, Ennio Legrottaglie, Federico Lino, Lisa Marchioretto, Monica Mautino, Marco Morocutti, Alessandra Pandolfi, Chiara Pasquini, Luciano Passuello, Riccardo Rampini, Rodolfo Rolando, Andrea Telatin, Gianfranco Trucci, Dino Zuliani.