Il gioco consiste nell’indovinare le uscite pari o dispari di cinque dadi: l’equivalente semplificato di compilare una schedina o fare una puntata alla roulette. L’esito? I peggioramenti (“minor numero di dadi indovinati dopo il gesto portasfortuna rispetto a prima”) sono stati del 40%, un risultato in linea con quanto atteso in base al puro caso (38% circa).
L'ESPERIMENTO
Durante la Giornata Anti Superstizione si è parlato spesso di sfortuna e della possibilità di attirarla o di scacciarla tramite i riti superstiziosi che la tradizione ha tramandato. Ma è possibile misurare in qualche modo la sfortuna? Noi ci abbiamo provato, e abbiamo coinvolto i partecipanti alla Giornata in un piccolo esperimento per verificare se davvero alcuni gesti sono in grado di attirare la sfortuna su chi li compie.
Il nostro “misuratore di sfortuna” era costituito da una semplice prova: indovinare l'esito del lancio di 5 dadi di diverso colore, indicando se su ciascun dado sarebbe uscito un numero pari o dispari. I partecipanti avevano a disposizione una schedina su cui indicare le proprie previsioni, il risultato del lancio, e il numero di previsioni esatte effettuate. Di solito il numero di dadi indovinati è compreso tra 2 e 3; un en plein di 5 dadi indica una previsione molto fortunata, mentre indovinare uno o addirittura nessun dado è un risultato al di sotto della media.
Nel contesto della giornata antisuperstizione, il nostro obiettivo era quello di misurare se i riti cosiddetti "portasfortuna" avessero veramente un effetto negativo sul numero di dadi indovinati. Abbiamo quindi chiesto a tutti i partecipanti di ripetere le previsioni dopo aver compiuto uno o più riti portatori di sfortuna, come rovesciare del sale, passare sotto una scala, o incrociare delle posate. Se veramente queste azioni attirassero il fato avverso su chi le compie, il numero di previsioni azzeccate dovrebbe scendere in misura apprezzabile.
Come è facile immaginare, il peggioramento di un singolo giocatore non dimostra in alcun modo l'efficacia delle superstizioni: chiunque provi a ripetere a casa l'esperimento, senza compiere alcun gesto superstizioso, otterrà ad ogni predizione un numero differente di dadi indovinati. I risultati ottenuti diventano significativi quando il numero dei partecipanti è abbastanza alto.
Utilizzando le leggi delle probabilità, è possibile calcolare che cosa ci attendiamo dal caso eseguendo 2 predizioni sul lancio di 5 dadi: senza alcun influsso nefasto esterno nel 37.7% dei casi il numero di dadi azzeccati si abbasserà per puro caso. In maniera simmetrica, nel 37,7% dei casi il numero di previsioni esatte aumenterà; infine, nel 24,6% dei casi si otterrà lo stesso risultato nel primo e nel secondo lancio di dadi.
La legge dei grandi numeri ci dice che al crescere delle prove eseguite l'esito finale si avvicina sempre di più alle percentuali attese. Piccole differenze in più o in meno sono naturalmente possibili e anzi probabili; forti scostamenti dai risultati previsti sono invece eventi rari, che possono far pensare una qualche causa esterna che alteri i risultati: i nostri riti superstiziosi, o più prosaicamente qualche errore nella realizzazione dell'esperimento.
I RISULTATI
Ma come è andato il nostro esperimento? Quali risultati abbiamo raccolto? Grazie all’impegno dei gruppi locali di Liguria, Piemonte, Lombardia, Veneto, Trentino Alto Adige, Toscana e Marche, in tutta Italia hanno partecipato 205 persone. Dopo avere eseguito i riti superstiziosi, 71 hanno visto aumentare il numero di dadi indovinati, 52 hanno ottenuto lo stesso risultato, e 82 hanno peggiorato. Il numero di peggioramenti atteso in base al caso era di 77, corrispondente alla percentuale del 37,7% : 5 persone "sfortunate" in più non sono imputabili all'effetto negativo dei riti compiuti, ma solamente ad una normale oscillazione casuale (come confermato dai test statistici). Il nostro semplice esperimento non ha quindi evidenziato alcun peggioramento significativo imputabile all’aver sfidato la sorte. Come previsto, il 60% delle persone, pur avendo compiuto i gesti “portasfortuna” ha visto i propri risultati migliorare o restare invariati.
Si è trattato di poco più di un gioco, e come ogni esperimento è migliorabile: per esempio mettendo dei premi in palio per chi indovina il maggior numero di dadi si aumenterebbe il senso di “fortuna” associato all’esito dei lanci, e qualche superstizioso obietterà che comunque la sfortuna non si può manifestare in condizioni artificiali. Ma forse, almeno per quanto riguarda i dadi, anche la sfortuna sembra essere cieca.
L'ESPERIMENTO
Durante la Giornata Anti Superstizione si è parlato spesso di sfortuna e della possibilità di attirarla o di scacciarla tramite i riti superstiziosi che la tradizione ha tramandato. Ma è possibile misurare in qualche modo la sfortuna? Noi ci abbiamo provato, e abbiamo coinvolto i partecipanti alla Giornata in un piccolo esperimento per verificare se davvero alcuni gesti sono in grado di attirare la sfortuna su chi li compie.
Il nostro “misuratore di sfortuna” era costituito da una semplice prova: indovinare l'esito del lancio di 5 dadi di diverso colore, indicando se su ciascun dado sarebbe uscito un numero pari o dispari. I partecipanti avevano a disposizione una schedina su cui indicare le proprie previsioni, il risultato del lancio, e il numero di previsioni esatte effettuate. Di solito il numero di dadi indovinati è compreso tra 2 e 3; un en plein di 5 dadi indica una previsione molto fortunata, mentre indovinare uno o addirittura nessun dado è un risultato al di sotto della media.
Nel contesto della giornata antisuperstizione, il nostro obiettivo era quello di misurare se i riti cosiddetti "portasfortuna" avessero veramente un effetto negativo sul numero di dadi indovinati. Abbiamo quindi chiesto a tutti i partecipanti di ripetere le previsioni dopo aver compiuto uno o più riti portatori di sfortuna, come rovesciare del sale, passare sotto una scala, o incrociare delle posate. Se veramente queste azioni attirassero il fato avverso su chi le compie, il numero di previsioni azzeccate dovrebbe scendere in misura apprezzabile.
Come è facile immaginare, il peggioramento di un singolo giocatore non dimostra in alcun modo l'efficacia delle superstizioni: chiunque provi a ripetere a casa l'esperimento, senza compiere alcun gesto superstizioso, otterrà ad ogni predizione un numero differente di dadi indovinati. I risultati ottenuti diventano significativi quando il numero dei partecipanti è abbastanza alto.
Utilizzando le leggi delle probabilità, è possibile calcolare che cosa ci attendiamo dal caso eseguendo 2 predizioni sul lancio di 5 dadi: senza alcun influsso nefasto esterno nel 37.7% dei casi il numero di dadi azzeccati si abbasserà per puro caso. In maniera simmetrica, nel 37,7% dei casi il numero di previsioni esatte aumenterà; infine, nel 24,6% dei casi si otterrà lo stesso risultato nel primo e nel secondo lancio di dadi.
La legge dei grandi numeri ci dice che al crescere delle prove eseguite l'esito finale si avvicina sempre di più alle percentuali attese. Piccole differenze in più o in meno sono naturalmente possibili e anzi probabili; forti scostamenti dai risultati previsti sono invece eventi rari, che possono far pensare una qualche causa esterna che alteri i risultati: i nostri riti superstiziosi, o più prosaicamente qualche errore nella realizzazione dell'esperimento.
I RISULTATI
Ma come è andato il nostro esperimento? Quali risultati abbiamo raccolto? Grazie all’impegno dei gruppi locali di Liguria, Piemonte, Lombardia, Veneto, Trentino Alto Adige, Toscana e Marche, in tutta Italia hanno partecipato 205 persone. Dopo avere eseguito i riti superstiziosi, 71 hanno visto aumentare il numero di dadi indovinati, 52 hanno ottenuto lo stesso risultato, e 82 hanno peggiorato. Il numero di peggioramenti atteso in base al caso era di 77, corrispondente alla percentuale del 37,7% : 5 persone "sfortunate" in più non sono imputabili all'effetto negativo dei riti compiuti, ma solamente ad una normale oscillazione casuale (come confermato dai test statistici). Il nostro semplice esperimento non ha quindi evidenziato alcun peggioramento significativo imputabile all’aver sfidato la sorte. Come previsto, il 60% delle persone, pur avendo compiuto i gesti “portasfortuna” ha visto i propri risultati migliorare o restare invariati.
Si è trattato di poco più di un gioco, e come ogni esperimento è migliorabile: per esempio mettendo dei premi in palio per chi indovina il maggior numero di dadi si aumenterebbe il senso di “fortuna” associato all’esito dei lanci, e qualche superstizioso obietterà che comunque la sfortuna non si può manifestare in condizioni artificiali. Ma forse, almeno per quanto riguarda i dadi, anche la sfortuna sembra essere cieca.