Recentemente si è fatto molto parlare di un “santone” indiano che, a detta sua, vivrebbe da 74 anni senza toccare acqua né cibo[1]. L’arzillo vecchietto, che a vederlo ricorda tanto i fachiri malefici dei romanzi di Salgari, non è che l’ultimo di una lunga serie.
Tornando indietro al 1949, troviamo un certo Bruno Gröning che imperversava nella Germania appena uscita dalla guerra. Era nato a Danzica nel 1906, giunto profugo in Renania dopo la divisione della Germania, scarsamente istruito, con un passato di scaricatore di porto; anche il suo aspetto lasciava a desiderare: malvestito, i capelli ispidi ed arruffati e la barba sempre lunga, gli occhi febbricitanti e spiritati, un linguaggio rozzo e sgrammaticato.
Come avesse fatto un tomo simile ad affermarsi come guaritore non si sa. Sta di fatto che, nel 1949, il quotidiano Rheinische Post di Düsseldorf parlava di quattromila malati accampati nelle vicinanze di casa sua ad attendere le sue apparizioni al balcone, in pieno stile dittatoriale, davanti all’adunata oceanica dei proseliti.
Ufficialmente Gröning non accettava compensi in denaro, del resto sosteneva di nutrirsi solamente con tre fragole ogni otto giorni, cosa che nella Germania affamata del tempo aveva sicuramente i suoi lati positivi. Aveva un certo numero di assistenti che lo seguivano fedelmente, ovviamente senza compenso, incaricati di leggere e catalogare i 50 telegrammi, le 200 raccomandate e le 2000 lettere che ogni giorno congestionavano l’ufficio postale locale, e di rimandare indietro tutto il denaro che arrivava (cosa che sinceramente sembra molto improbabile).
Le sue apparizioni si svolgevano così: i malati si ammassavano nel cortile e nella piazza vicina a casa sua e attendevano con infinita pazienza l’arrivo del “santone” che finalmente faceva la sua comparsa ad effetto. Per cinque minuti egli non parlava e si limitava a fissare la folla coi suoi occhi da Rasputin, quindi esordiva con una tecnica superlativamente abile. “È nel mio potere aiutare soltanto quelli che sono pronti a ritrovare la fede. Il dieci per cento dei presenti è segnato: niente da fare, sono incalliti nel vizio ed è bene che se ne vadano. Ma gli altri, che hanno fede, ritroveranno la salute. Chi di voi ha dei dolori? (i malati alzavano la mano). Voi che avete la fede e cercate la guarigione, ecco che l’avrete e sarete felici per sempre”.
A questo punto si scatenava il delirio: chi gridava di essere guarito dai crampi, chi affermava aver riacquistato la vista, insomma il solito corollario di queste esibizioni.
Siccome i malati lo reclamavano da tutta la Germania, dovette cominciare a viaggiare. Annunciò allora che aveva infuso il suo potere nel cortile di casa, sarebbe stato sufficiente per i malati ammassarsi in quel luogo per guarire anche in assenza del “santone”.
Bruno Gröning morì a Parigi nel 1959, ma tuttora esistono i suoi seguaci, che hanno un sito tradotto in parecchie lingue[2], e affermano di essere presenti in tutto il mondo... Nel sito ci sono i resoconti di oltre 200 “guarigioni miracolose” ottenute sia da Gröning stesso, sia da suoi adepti in grado di sintonizzarsi con la sua “energia guaritrice” anche decenni dopo la sua morte.
Tornando indietro al 1949, troviamo un certo Bruno Gröning che imperversava nella Germania appena uscita dalla guerra. Era nato a Danzica nel 1906, giunto profugo in Renania dopo la divisione della Germania, scarsamente istruito, con un passato di scaricatore di porto; anche il suo aspetto lasciava a desiderare: malvestito, i capelli ispidi ed arruffati e la barba sempre lunga, gli occhi febbricitanti e spiritati, un linguaggio rozzo e sgrammaticato.
Come avesse fatto un tomo simile ad affermarsi come guaritore non si sa. Sta di fatto che, nel 1949, il quotidiano Rheinische Post di Düsseldorf parlava di quattromila malati accampati nelle vicinanze di casa sua ad attendere le sue apparizioni al balcone, in pieno stile dittatoriale, davanti all’adunata oceanica dei proseliti.
Ufficialmente Gröning non accettava compensi in denaro, del resto sosteneva di nutrirsi solamente con tre fragole ogni otto giorni, cosa che nella Germania affamata del tempo aveva sicuramente i suoi lati positivi. Aveva un certo numero di assistenti che lo seguivano fedelmente, ovviamente senza compenso, incaricati di leggere e catalogare i 50 telegrammi, le 200 raccomandate e le 2000 lettere che ogni giorno congestionavano l’ufficio postale locale, e di rimandare indietro tutto il denaro che arrivava (cosa che sinceramente sembra molto improbabile).
Le sue apparizioni si svolgevano così: i malati si ammassavano nel cortile e nella piazza vicina a casa sua e attendevano con infinita pazienza l’arrivo del “santone” che finalmente faceva la sua comparsa ad effetto. Per cinque minuti egli non parlava e si limitava a fissare la folla coi suoi occhi da Rasputin, quindi esordiva con una tecnica superlativamente abile. “È nel mio potere aiutare soltanto quelli che sono pronti a ritrovare la fede. Il dieci per cento dei presenti è segnato: niente da fare, sono incalliti nel vizio ed è bene che se ne vadano. Ma gli altri, che hanno fede, ritroveranno la salute. Chi di voi ha dei dolori? (i malati alzavano la mano). Voi che avete la fede e cercate la guarigione, ecco che l’avrete e sarete felici per sempre”.
A questo punto si scatenava il delirio: chi gridava di essere guarito dai crampi, chi affermava aver riacquistato la vista, insomma il solito corollario di queste esibizioni.
Siccome i malati lo reclamavano da tutta la Germania, dovette cominciare a viaggiare. Annunciò allora che aveva infuso il suo potere nel cortile di casa, sarebbe stato sufficiente per i malati ammassarsi in quel luogo per guarire anche in assenza del “santone”.
Bruno Gröning morì a Parigi nel 1959, ma tuttora esistono i suoi seguaci, che hanno un sito tradotto in parecchie lingue[2], e affermano di essere presenti in tutto il mondo... Nel sito ci sono i resoconti di oltre 200 “guarigioni miracolose” ottenute sia da Gröning stesso, sia da suoi adepti in grado di sintonizzarsi con la sua “energia guaritrice” anche decenni dopo la sua morte.