A una quindicina di chilometri da Torino, lungo la strada che conduce verso la Val di Susa, si trova una montagna, di forma vagamente piramidale e alta 1.150 metri, che per secoli ha scatenato ogni tipo di speculazione, al punto da meritarsi il titolo di monte più misterioso d'Italia. Si tratta del monte Musinè, che in piemontese significa "asinello".
Le leggende che nacquero dalle popolazioni vissute per secoli a ridosso del monte non sono diverse da quelle di qualunque altro villaggio di montagna: tutte parlano di entità malefiche, streghe, demoni, lupi mannari… La più originale accenna a un carro volante e incandescente guidato da Erode, condannato per l'eternità a sorvolare il monte. Un'altra leggenda parla di una grotta maledetta dove, ogni Primo Maggio, si darebbero appuntamento streghe e negromanti. Insieme, festeggerebbero il sorgere delle forze del male in un infernale sabba orgiastico. In una delle versioni più fantasiose di questa storia, si dice che nella grotta (che nessuno ha mai trovato) avrebbe dimorato per secoli uno stregone, protetto da un drago. Almeno fino all'arrivo di un giovane contadino locale, Gualtiero, che riuscì a metterli in fuga e a liberare il monte dalla loro nefasta presenza.
Leggende a parte, l'unica certezza che abbiamo è la presenza delle "coppelle", una serie di buche scavate nella pietra dalle popolazioni neolitiche che hanno abitato la zona. Alcuni ritengono di vedere delle forme geometriche nella disposizione delle coppe, forse addirittura la riproduzione delle costellazioni che gli antichi vedevano sopra di sé. Un antico planetario che serviva agli antichi per leggervi i giusti momenti della semina e del raccolto? Forse una sorta di "messaggio" per qualcuno che veniva dall'alto? O magari servivano per raccogliere l'acqua piovana o come contenitori per il cibo? Nessuno lo sa, ma le ricerche degli archeologi continuano. Peccato solo che la pietra non parli. «In epoche remotissime il Musinè era un vulcano attivo» scrive la giornalista torinese Giuditta Dembech. Secondo la studiosa, che al monte ha dedicato due libri, il Musinè sarebbe cavo e al suo interno potrebbe nascondere una base di UFO. «La vegetazione attecchisce solo fino a una certa altezza, dopodiché si estende una fascia totalmente brulla. Per un motivo che nessuno riesce a spiegare, le giovani piante muoiono una dopo l'altra. Secondo alcuni, la causa di questo mistero va ricercata proprio all'interno della montagna, dove gli extraterrestri hanno una base segreta». Sarebbe a causa delle loro manovre e dello sprigionarsi di radioattività, dunque, che la zona è rimasta brulla ed è spesso preda di incendi.
Nei libri della Dembech si racconta anche di un clamoroso avvistamento preistorico la cui cronaca è stata graffita migliaia di anni fa su un lastrone di pietra alto un metro e mezzo. «Sono in molti ormai che asseriscono senz'ombra di dubbio che questo graffito rappresenti un vero e proprio attacco dallo spazio» dice la Dembech. «Tre omini levano le braccia verso il cielo, uno di essi pare inginocchiato o comunque reclinato su un lato, un altro ancora è riverso per terra, forse morto (di paura); nel cielo sopra le loro teste sono raffigurati tre Soli di dimensioni diverse di cui uno solo è un disco mentre gli altri due sono tracciati soltanto con metà della corona: un po' come se un bambino volesse disegnare un disco volante…»
C'è anche la possibilità che il disegno rappresenti una raffigurazione delle tre fasi solari: l'alba e il tramonto, con il Sole tagliato in due dall'orizzonte, e il mezzogiorno con il disco completo. Gli omini sarebbero in adorazione del sole. Attacco alieno o meno, sono in tanti a ritenere che intorno al Musinè gli avvistamenti di UFO siano più frequenti che in altre zone. Ma non è solo questo a donare un'aura di mistero alla montagna. Secondo Oberto Airaudi, guida spirituale del gruppo esoterico di Damanhur, la Terra sarebbe attraversata nel suo sottosuolo da "linee di energia" che rappresenterebbero «il tessuto nervoso del pianeta terra». Il Musinè sarebbe non solo attraversato da queste linee ma sarebbe addirittura un punto "radiante". Dice Airaudi: «È l'unico punto in Europa che io conosca, dove ci sia un affioramento importante. Per questo e per altri motivi, il Musinè non potrà mai avere una vegetazione regolare. Più intenso è il campo energetico, meno erba e piante ci saranno».
Ma cosa ne pensano gli esperti di tutte queste ipotesi così suggestive? «Si tratta di idee che possono certo suggestionare l'uomo della strada, ma che non hanno credibilità scientifica» dice Marco Innocenti, segretario dell'Ordine dei geologi del Piemonte. «Il Musinè non è affatto un antico vulcano né tantomeno è cavo al suo interno. Se la sua superficie è brulla – fenomeno peraltro tipico della zona – dipende dal fatto che le rocce affiorano dal suolo, sottraendo spazio al terreno necessario ad alimentare le piante. Poi, in realtà, di vegetazione sul monte ce n'è, ma non tanta quanta potrebbe essercene se ci fosse più terra».
Anche quella delle "linee di energia" nel sottosuolo è un'ipotesi scartata dagli scienziati. «È qualcosa di molto curioso», commenta Stefano Bagnasco, fisico all'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e componente del CICAP . «C'è chi dice che la Terra sarebbe attraversata da queste fantomatiche linee, che alcuni chiamano linee di Hartmann dal nome del loro "inventore"; si dice ad esempio che lungo queste linee avvengano preferenzialmente le migrazioni degli uccelli, oppure che all'incrocio di due di esse si formerebbero "nodi" capaci addirittura di provocare serie malattie. Eppure, non sembra esistere nessuno strumento in grado di rilevare o misurare in maniera oggettiva tali linee: che ci siano lo sappiamo solo perché lo dicono alcune persone che affermano di "sentirle", come i rabdomanti sentirebbero l'acqua. Però dovrebbero dimostrare di essere in grado di farlo in modo riproducibile, cosa che finora hanno accuratamente evitato. Un po' poco per fondare una nuova scienza».
E che dire dei tanti avvistamenti UFO? «Un semplice sguardo ai numeri della casistica piemontese permette di concludere che non ci sono più avvistamenti sopra o intorno al Musinè di quanti ce ne siano in qualunque altra parte d'Italia» dice Edoardo Russo, presidente del Centro Italiano Studi Ufologici. «È però vero, come mi raccontava un cronista de La Stampa, che se in redazione arrivava la telefonata di uno che aveva visto un UFO a Moncalieri, veniva di solito cestinata; se invece arrivava dalla Valsusa, ecco che scattava il tipico meccanismo della "notizia che chiama notizia", con l'inevitabile trafiletto-tappabuchi intitolato: "Un altro UFO sul Musinè". Il Musinè, insomma, è diventato un po' il Triangolo delle Bermude subalpino: come ogni incidente aereo o navale avvenuto nell'Atlantico a nord dell'equatore è stato poco a poco "spostato" dagli autori di certi libri e collocato nel famigerato Triangolo, così la Montagna degli Ufo ha poco a poco "calamitato" gli avvistamenti di quasi tutta la Valle di Susa».
E non solo gli avvistamenti, pare. Il Musinè e i suoi dintorni, infatti, sono stati a lungo oggetti di scherzi tra "bande" rivali di appassionati del mistero. Un esempio è il "Mostro di via Macedonia" (vedi box), un altro le impronte dello yeti sulla neve del monte, realizzate ad arte da un giornalista in cerca di scoop. Un'altra ancora quella dell'extraterrestre eremita di 256 anni, la cui foto con una barbona finta fu pubblicata da un giornale locale. Ma il caso più clamoroso riguarda forse proprio il "menhir" che si trova sul Musinè.
«Quei disegni sulla roccia, scambiati da qualcuno per dischi volanti, sono un falso» dice Russo. «Sappiamo benissimo chi li ha fatti e quando. Sono stati realizzati nei tardi anni '70, proprio per prendere in giro i cultori di misteri locali che ovunque volevano vedere "graffiti ufologici"». E a giudicare dagli effetti, si può dunque dire che i burloni sono riusciti benissimo nel loro intento.
C'è un ultimo enigma, però, che riguarda questo monte e una misteriosa lapide di metallo comparsa sempre negli anni '70 sulla vetta. Vi si leggeva un messaggio sibillino: «Qui è l'una antenna dei 7 punti elettrodinamici che dal proprio nucleo incandescente vivo la terra tutta respira emette vita». Seguiva un elenco di personalità "magiche" che opererebbero attraverso il monte, da Gesù Cristo a Gandhi, e si chiudeva con un invito: «Pensaci intensamente 3 minuti. Pensiero è costruzione». Un messaggio in codice per iniziati? I deliri di qualche fanatico New Age? Non si sa. Sta di fatto che, di lì a poco, la lapide è stata tolta e nessuno l'ha più rivista.
Massimo Polidoro
Pubblicato in origine su Focus n. 159 (2005). Si ringrazia l'editore per la gentile concessione.
Le leggende che nacquero dalle popolazioni vissute per secoli a ridosso del monte non sono diverse da quelle di qualunque altro villaggio di montagna: tutte parlano di entità malefiche, streghe, demoni, lupi mannari… La più originale accenna a un carro volante e incandescente guidato da Erode, condannato per l'eternità a sorvolare il monte. Un'altra leggenda parla di una grotta maledetta dove, ogni Primo Maggio, si darebbero appuntamento streghe e negromanti. Insieme, festeggerebbero il sorgere delle forze del male in un infernale sabba orgiastico. In una delle versioni più fantasiose di questa storia, si dice che nella grotta (che nessuno ha mai trovato) avrebbe dimorato per secoli uno stregone, protetto da un drago. Almeno fino all'arrivo di un giovane contadino locale, Gualtiero, che riuscì a metterli in fuga e a liberare il monte dalla loro nefasta presenza.
Leggende a parte, l'unica certezza che abbiamo è la presenza delle "coppelle", una serie di buche scavate nella pietra dalle popolazioni neolitiche che hanno abitato la zona. Alcuni ritengono di vedere delle forme geometriche nella disposizione delle coppe, forse addirittura la riproduzione delle costellazioni che gli antichi vedevano sopra di sé. Un antico planetario che serviva agli antichi per leggervi i giusti momenti della semina e del raccolto? Forse una sorta di "messaggio" per qualcuno che veniva dall'alto? O magari servivano per raccogliere l'acqua piovana o come contenitori per il cibo? Nessuno lo sa, ma le ricerche degli archeologi continuano. Peccato solo che la pietra non parli. «In epoche remotissime il Musinè era un vulcano attivo» scrive la giornalista torinese Giuditta Dembech. Secondo la studiosa, che al monte ha dedicato due libri, il Musinè sarebbe cavo e al suo interno potrebbe nascondere una base di UFO. «La vegetazione attecchisce solo fino a una certa altezza, dopodiché si estende una fascia totalmente brulla. Per un motivo che nessuno riesce a spiegare, le giovani piante muoiono una dopo l'altra. Secondo alcuni, la causa di questo mistero va ricercata proprio all'interno della montagna, dove gli extraterrestri hanno una base segreta». Sarebbe a causa delle loro manovre e dello sprigionarsi di radioattività, dunque, che la zona è rimasta brulla ed è spesso preda di incendi.
Nei libri della Dembech si racconta anche di un clamoroso avvistamento preistorico la cui cronaca è stata graffita migliaia di anni fa su un lastrone di pietra alto un metro e mezzo. «Sono in molti ormai che asseriscono senz'ombra di dubbio che questo graffito rappresenti un vero e proprio attacco dallo spazio» dice la Dembech. «Tre omini levano le braccia verso il cielo, uno di essi pare inginocchiato o comunque reclinato su un lato, un altro ancora è riverso per terra, forse morto (di paura); nel cielo sopra le loro teste sono raffigurati tre Soli di dimensioni diverse di cui uno solo è un disco mentre gli altri due sono tracciati soltanto con metà della corona: un po' come se un bambino volesse disegnare un disco volante…»
Monti misteriosi
Nel Piemonte abbondano le montagne "misteriose". A Bellino (CN) si trova un monte chiamato Rocca Senghi, dove si trova un enorme blocco monolitico che emerge come incastrato nel ripido versante: secondo le leggende locali ce l'avrebbe incastrato il Creatore per dare una lezione a Satana. A Canobbio (VB) è invece il "Monte Verità", sede di una comunità utopistica fondata nel 1889 a cui fecero visita artisti e filosofi di ogni genere, dallo scrittore James Joyce allo psicanalista Carl Gustav Jung. Sui monti intorno a Graglia (BI), doveva invece sorgere un grandioso "Sacro Monte" che mirava alla ricostruzione dei Luoghi Santi; don Velotti ne iniziò i lavori nel 1616, ma il progetto fu annullato quando morì otto anni dopo. Un altro Monte Sacro è invece a Valperga (TO), dove re Arduino, che guarì da una grave malattia in seguito a un sogno in cui vide la Madonna, fece costruire il santuario di Santa Maria de Pulchromonte, oggi un convento francescano. Sul Monte Ciabergia, sovrastante il Parco naturale dei Laghi di Avigliana, infine, si trova il cosiddetto "bosco dei megaliti", massi di notevoli dimensioni disposti accanto ai tronchi di pino silvestre, probabilmente per antiche attività di culto.
Nel Piemonte abbondano le montagne "misteriose". A Bellino (CN) si trova un monte chiamato Rocca Senghi, dove si trova un enorme blocco monolitico che emerge come incastrato nel ripido versante: secondo le leggende locali ce l'avrebbe incastrato il Creatore per dare una lezione a Satana. A Canobbio (VB) è invece il "Monte Verità", sede di una comunità utopistica fondata nel 1889 a cui fecero visita artisti e filosofi di ogni genere, dallo scrittore James Joyce allo psicanalista Carl Gustav Jung. Sui monti intorno a Graglia (BI), doveva invece sorgere un grandioso "Sacro Monte" che mirava alla ricostruzione dei Luoghi Santi; don Velotti ne iniziò i lavori nel 1616, ma il progetto fu annullato quando morì otto anni dopo. Un altro Monte Sacro è invece a Valperga (TO), dove re Arduino, che guarì da una grave malattia in seguito a un sogno in cui vide la Madonna, fece costruire il santuario di Santa Maria de Pulchromonte, oggi un convento francescano. Sul Monte Ciabergia, sovrastante il Parco naturale dei Laghi di Avigliana, infine, si trova il cosiddetto "bosco dei megaliti", massi di notevoli dimensioni disposti accanto ai tronchi di pino silvestre, probabilmente per antiche attività di culto.
C'è anche la possibilità che il disegno rappresenti una raffigurazione delle tre fasi solari: l'alba e il tramonto, con il Sole tagliato in due dall'orizzonte, e il mezzogiorno con il disco completo. Gli omini sarebbero in adorazione del sole. Attacco alieno o meno, sono in tanti a ritenere che intorno al Musinè gli avvistamenti di UFO siano più frequenti che in altre zone. Ma non è solo questo a donare un'aura di mistero alla montagna. Secondo Oberto Airaudi, guida spirituale del gruppo esoterico di Damanhur, la Terra sarebbe attraversata nel suo sottosuolo da "linee di energia" che rappresenterebbero «il tessuto nervoso del pianeta terra». Il Musinè sarebbe non solo attraversato da queste linee ma sarebbe addirittura un punto "radiante". Dice Airaudi: «È l'unico punto in Europa che io conosca, dove ci sia un affioramento importante. Per questo e per altri motivi, il Musinè non potrà mai avere una vegetazione regolare. Più intenso è il campo energetico, meno erba e piante ci saranno».
Ma cosa ne pensano gli esperti di tutte queste ipotesi così suggestive? «Si tratta di idee che possono certo suggestionare l'uomo della strada, ma che non hanno credibilità scientifica» dice Marco Innocenti, segretario dell'Ordine dei geologi del Piemonte. «Il Musinè non è affatto un antico vulcano né tantomeno è cavo al suo interno. Se la sua superficie è brulla – fenomeno peraltro tipico della zona – dipende dal fatto che le rocce affiorano dal suolo, sottraendo spazio al terreno necessario ad alimentare le piante. Poi, in realtà, di vegetazione sul monte ce n'è, ma non tanta quanta potrebbe essercene se ci fosse più terra».
Anche quella delle "linee di energia" nel sottosuolo è un'ipotesi scartata dagli scienziati. «È qualcosa di molto curioso», commenta Stefano Bagnasco, fisico all'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e componente del CICAP . «C'è chi dice che la Terra sarebbe attraversata da queste fantomatiche linee, che alcuni chiamano linee di Hartmann dal nome del loro "inventore"; si dice ad esempio che lungo queste linee avvengano preferenzialmente le migrazioni degli uccelli, oppure che all'incrocio di due di esse si formerebbero "nodi" capaci addirittura di provocare serie malattie. Eppure, non sembra esistere nessuno strumento in grado di rilevare o misurare in maniera oggettiva tali linee: che ci siano lo sappiamo solo perché lo dicono alcune persone che affermano di "sentirle", come i rabdomanti sentirebbero l'acqua. Però dovrebbero dimostrare di essere in grado di farlo in modo riproducibile, cosa che finora hanno accuratamente evitato. Un po' poco per fondare una nuova scienza».
E che dire dei tanti avvistamenti UFO? «Un semplice sguardo ai numeri della casistica piemontese permette di concludere che non ci sono più avvistamenti sopra o intorno al Musinè di quanti ce ne siano in qualunque altra parte d'Italia» dice Edoardo Russo, presidente del Centro Italiano Studi Ufologici. «È però vero, come mi raccontava un cronista de La Stampa, che se in redazione arrivava la telefonata di uno che aveva visto un UFO a Moncalieri, veniva di solito cestinata; se invece arrivava dalla Valsusa, ecco che scattava il tipico meccanismo della "notizia che chiama notizia", con l'inevitabile trafiletto-tappabuchi intitolato: "Un altro UFO sul Musinè". Il Musinè, insomma, è diventato un po' il Triangolo delle Bermude subalpino: come ogni incidente aereo o navale avvenuto nell'Atlantico a nord dell'equatore è stato poco a poco "spostato" dagli autori di certi libri e collocato nel famigerato Triangolo, così la Montagna degli Ufo ha poco a poco "calamitato" gli avvistamenti di quasi tutta la Valle di Susa».
Lo spettro di Brocken
Sul Musinè qualcuno ha fotografato anche misteriose ombre con l'aureola. Spettri luminosi? Entità extraterrestri? «Si tratta di un curioso effetto ottico che si verifica quando un soggetto ha il sole alle spalle e una spessa coltre nebbiosa di fronte» spiega il fisico Silvano Fuso, componente del CICAP. «In queste condizioni il soggetto può osservare la propria ombra proiettata in cielo sulla nebbia. La cosa curiosa è che l'ombra appare circondata da una specie di aureola che riproduce i colori dell'arcobaleno, un fenomeno di diffrazione della luce». È un evento raro, ma lo può ottenere chiunque si trovi nella posizione giusta, come ha fatto Maurizio Casti di Cuneo, autore della foto riprodotta in basso.
Sul Musinè qualcuno ha fotografato anche misteriose ombre con l'aureola. Spettri luminosi? Entità extraterrestri? «Si tratta di un curioso effetto ottico che si verifica quando un soggetto ha il sole alle spalle e una spessa coltre nebbiosa di fronte» spiega il fisico Silvano Fuso, componente del CICAP. «In queste condizioni il soggetto può osservare la propria ombra proiettata in cielo sulla nebbia. La cosa curiosa è che l'ombra appare circondata da una specie di aureola che riproduce i colori dell'arcobaleno, un fenomeno di diffrazione della luce». È un evento raro, ma lo può ottenere chiunque si trovi nella posizione giusta, come ha fatto Maurizio Casti di Cuneo, autore della foto riprodotta in basso.
E non solo gli avvistamenti, pare. Il Musinè e i suoi dintorni, infatti, sono stati a lungo oggetti di scherzi tra "bande" rivali di appassionati del mistero. Un esempio è il "Mostro di via Macedonia" (vedi box), un altro le impronte dello yeti sulla neve del monte, realizzate ad arte da un giornalista in cerca di scoop. Un'altra ancora quella dell'extraterrestre eremita di 256 anni, la cui foto con una barbona finta fu pubblicata da un giornale locale. Ma il caso più clamoroso riguarda forse proprio il "menhir" che si trova sul Musinè.
«Quei disegni sulla roccia, scambiati da qualcuno per dischi volanti, sono un falso» dice Russo. «Sappiamo benissimo chi li ha fatti e quando. Sono stati realizzati nei tardi anni '70, proprio per prendere in giro i cultori di misteri locali che ovunque volevano vedere "graffiti ufologici"». E a giudicare dagli effetti, si può dunque dire che i burloni sono riusciti benissimo nel loro intento.
C'è un ultimo enigma, però, che riguarda questo monte e una misteriosa lapide di metallo comparsa sempre negli anni '70 sulla vetta. Vi si leggeva un messaggio sibillino: «Qui è l'una antenna dei 7 punti elettrodinamici che dal proprio nucleo incandescente vivo la terra tutta respira emette vita». Seguiva un elenco di personalità "magiche" che opererebbero attraverso il monte, da Gesù Cristo a Gandhi, e si chiudeva con un invito: «Pensaci intensamente 3 minuti. Pensiero è costruzione». Un messaggio in codice per iniziati? I deliri di qualche fanatico New Age? Non si sa. Sta di fatto che, di lì a poco, la lapide è stata tolta e nessuno l'ha più rivista.
Massimo Polidoro
Pubblicato in origine su Focus n. 159 (2005). Si ringrazia l'editore per la gentile concessione.
Per saperne di più:
- Dembech G., Il Musinè, Torino: Edizioni l'Ariete.
- Capello E., L'altro Musinè, Grugliasco (TO): Edizioni Arti Grafiche San Rocco.