Il professor Massimo Ferri dell'Università di Bologna ci ha scritto una mail in cui presenta alcune precise osservazioni critiche all'articolo di Giorgio Ferrari sulla "salita in discesa" di Ariccia pubblicato sul numero 73 di S&P. Il professor Ferri ha inviato il suo intervento anche sulla lista Forum del CICAP suscitando un'interessante discussione su questo tema. D'accordo con lui, abbiamo chiesto a Gianni Comoretto di sintetizzare questo dibattito online a beneficio di tutti i lettori di S&P proprio partendo dal suo contributo. Per ragioni di spazio, in questo numero non possiamo pubblicare altre lettere, ma voi continuate a scrivere a [email protected]. La rubrica delle lettere ritornerà nella sua formula tradizionale dal prossimo numero.
Le salite in discesa, quelle strade in cui l'acqua e gli oggetti sembrano andare in salita, sono un affascinante fenomeno, di cui si parla ad esempio nell'Enciclopedia del CICAP (www.cicap.org/new/articolo.php?id=100247 ). In un recente articolo di S&P (n. 73, p. 10) Giorgio Ferrari riporta le misure fatte sulla strada di Ariccia (RM), con una bolla. A riguardo un lettore, Massimo Ferri, ci scrive: «Una livella non misura una pendenza geometrica, cioè da che parte stia la maggiore o minore quota sul livello del mare; misura solo da che parte tira, in quel punto, la forza di gravità. Per fortuna di solito le due cose coincidono! Ma in questo caso si sarebbe dovuto proprio smascherare (o constatare) una pretesa "anomalia gravitazionale". È del tutto naturale che il liquido all'interno della livella si comporti come l'acqua versata dai poco ecologici turisti, quindi l'esperimento non dice proprio niente! Per questo solidarizzo con l'indifferente interlocutore di cui parla l'autore». L'intervento, che Ferri ha inviato anche nel forum del CICAP, ha suscitato una valanga di risposte. Naturalmente Ferri ha ragione, non c'è differenza tra l'acqua dentro una livella e quella che "scende in salita". Entrambe sentono le stesse forze, gravitazionali o meno. Luigi Garlaschelli infatti risponde: «La storia delle salite stregate è vecchia, e fui io a scrivere alcuni articoli su S&P anni fa, dopo avere esaminato quella di Montagnana (TN), con una bolla. L'obiezione ci venne fatta subito, e io ripetei le misurazioni, questa volta con un teodolite. Troverà copia dell'articolo su Investigatori dell'occulto, Ed. Avverbi. Il punto della nuova sperimentazione fu che si misurava il dislivello della strada, che risultò opposto a quello apparente, con un teodolite posto lontano dal tratto incriminato. Sempre stando lontano dal tratto, venne confrontato il parallelismo di due fili a piombo, uno sul tratto, l'altro lontano dal tratto (erano paralleli, quindi sembrava da escludere una deviazione della direzione della forza di gravità nel tratto incriminato)».
Ma c'è un punto più sottile, che in tutte queste discussioni risulta sempre trascurato. Come definiamo una salita? Ci immaginiamo intuitivamente come un percorso che si allontana dal centro della Terra. E soprattutto ci immaginiamo di poter percepire la verticale in modo assoluto, come qualcosa di fisico, diretto. Nessuna delle due assunzioni è vera. Nel seguito della sua lettera Ferri definisce la verticale come la perpendicolare al livello del mare. Ma cos'è il mare se non una enorme livella, anch'essa fatta d'acqua? Di fatto la verticale è definita come la direzione della forza di gravità. Siccome ci sono piccole anomalie, la definizione riguarda una gravità media, che comunque include la forza centrifuga dovuta alla rotazione terrestre. Ci sono piccole deviazioni locali, e deviazioni più consistenti su scala regionale, per cui ci si riferisce a una sorta di Terra media, il cosiddetto geoide di riferimento (che, come tutte le convenzioni, non è neppure unico, ogni nazione ha definito il suo, anche se le differenze sono piccole). Le stesse coordinate geografiche sono definite rispetto a questo geoide: la latitudine è l'angolo tra il piano dell'equatore e la verticale rispetto al geoide, non, come ci insegnano a scuola, l'angolo rispetto al centro della Terra. Per chiarezza, parlerò quindi in questo articolo di verticale come direzione della forza di gravità, e di verticale media come perpendicolare al geoide di riferimento (e quindi come direzione della gravità media).
Riguardo al secondo punto, Garlaschelli dice: «la bolla funziona come gli organi interni del nostro orecchio, che, insieme ai muscoli, ci danno le informazioni propiocettive sulla nostra posizione rispetto all'ambiente ("frame"). Il fatto che la bolla ci indichi una pendenza opposta a quella percepita visivamente, ci dice comunque che vi è un contrasto tra gli indizi visivi e quelli propiocettivi. È del resto ben noto da esperimenti di psicologia della percezione che gli indizi visivi hanno importanza preponderante nella percezione della nostra posizione rispetto al frame. Per esempio in una stanza inclinata, o accanto a forti pendenza, la nostra percezione del piano orizzontale è distorto nella direzione dell'inclinazione. Così, in generale, una discesa sembrerà meno in discesa, e una salita meno in salita. E io aggiungo: ma noi siamo abituati a pensare a "alto" e "basso" come concetti assoluti. Come ci rifiutiamo, tutti, di immaginarci le persone che stanno agli antipodi come sono, a testa in "giù", così ci immaginiamo che se ci fosse una forza di gravità laterale, questa attirerebbe le cose in modo "anomalo", ma noi continueremmo a percepire correttamente il "basso" come se questa forza non esistesse. In altre parole, se ci fosse un'anomalia gravitazionale che sposta in modo consistente la direzione della verticale, noi non ce ne accorgeremmo. La sensazione di alto e basso sarebbero sempre nella direzione della nuova verticale, non di quella media, e l'acqua andrebbe "dalla parte giusta". Se vediamo andare l'acqua "dalla parte sbagliata" vuol dire che c'è qualcosa (illusione ottica, campo tachio-prana-acquatico) che agisce sull'acqua ma non sul nostro corpo, e quindi qualcosa che non è una forza simile alla gravità». Comunque la discussione si è rapidamente spostata su come verificare che ad Ariccia la verticale locale sia effettivamente uguale a quella media. La prima proposta è stata quella di usare un GPS. In effetti il GPS permette di misurare l'altitudine geografica riferendosi a una rete di satelliti artificiali, quindi rispetto al geoide geometrico. Un buon GPS da escursionismo permette di apprezzare una decina di metri di dislivello, che però non è sufficiente ai nostri scopi, e un GPS differenziale professionale è uno strumento caro e difficile da usare. Utilizzare un altimetro barometrico ci riporta al punto di partenza, in quanto anche l'atmosfera segue la gravità, è un altro tipo di bolla. La soluzione più ovvia è quella di riferirsi alle stelle fisse. Un sestante misura l'altezza di una stella con pochi primi d'arco di accuratezza, cioè con una precisione decine di volte maggiore di quella della pendenza della strada, riferendola alla verticale del luogo (inclusa quindi la gravità anomala). Qualsiasi buon programma di astronomia ci fornisce l'altezza prevista di una stella alle coordinate geografiche del luogo (che possiamo ricavare da una cartina o da Google), e quindi riferita al geoide standard. Se le due altezze sono uguali anche le due verticali, media e locale, sono le stesse, e quindi la bolla misura correttamente la direzione della salita. La discussione è proseguita riguardo ai dettagli della misura e si è conclusa con l'impegno ad effettuare queste misure in un prossimo futuro. Vi terremo informati.