Sotto la lente di Massimo Polidoro sono finite questa volta le "strane morti" dei divi del nostro tempo: da Jim Morrison a Bruce Lee, da Luigi Tenco a Elvis Presley, da Marilyn Monroe a John Lennon, da Pier Paolo Pasolini a Kurt Cobain. Otto personaggi che hanno segnato la storia del costume, della musica e del cinema, tutti deceduti in circostanze spesso poco chiare.
Elvis era morto sul serio o aveva finto un decesso per poter vivere finalmente tranquillo e lontano dai riflettori? È vero che Bruce Lee, il re delle arti marziali, fu ucciso da un sicario della mafia cinese con un colpo segreto di kung fu? Marilyn Monroe è stata davvero avvelenata perché aveva una relazione con John F. Kennedy che, se fosse divenuta pubblica, avrebbe potuto rovinare la carriera del presidente? E ancora, Pier Paolo Pasolini è morto per una violenta discussione fra omosessuali o è rimasto vittima di un agguato organizzato da chi voleva dargli una lezione? È possibile che il cantante Luigi Tenco si sia tolto la vita perché la sua canzone era stata squalificata a San Remo? L'autore si chiede allora se un mito non diventi tale proprio a causa del modo in cui muore. Scomparire al culmine della celebrità e in maniera inaspettata ispira nel pubblico la sensazione che ciò "non sia giusto", e che un personaggio del genere "non possa" morire così. La scomparsa di una celebrità, di un personaggio che ha dettato uno stile e incarnato un'epoca, diventa così terreno fertile per il fiorire delle storie più disparate. Si è pronti a credere a chiunque e a qualunque cosa se questo permette di credere che non si è trattato di una morte naturale ma che, piuttosto, dietro il decesso si nasconda chissà quale mistero.
E la fantasia si spinge addirittura al punto di "inventare" la morte di una celebrità quando è ancora in vita. C'è chi per anni ha creduto che Paul McCartney fosse deceduto in un incidente d'auto nel 1966 e che, per non compromettere la carriera dei Beatles, allora al culmine, un sosia con identico talento artistico ne avesse segretamente preso il posto. Tormentati dal senso di colpa per questo terribile segreto, gli altri membri del gruppo avrebbero allora preso a disseminare i loro dischi di indizi che rivelavano la verità ai loro fan.
Polidoro va allora più a fondo di queste "morti celebri" con lo stile che lo contraddistingue, quello di un investigatore scrupoloso con la passione per il mistero. E lo fa partendo proprio dal racconto della vita dei divi. Vite spesso irregolari, puntellate di difficoltà e dense di angosce, che si concludono prematuramente per una banale overdose o un colpo di pistola alla tempia. Con il racconto della loro vita, le celebrità sono spogliate dell'aura impressa dalla fama e si mostrano come sono, uomini e donne con i propri problemi, i propri difetti e i propri limiti. La loro storia getta quindi una luce nuova anche su una fine discussa e chiacchierata, diventando per Polidoro un vero e proprio strumento di indagine per capire la morte, darle e un senso e, forse, accettarla. L'autore scopre allora che, contrariamente a quanto dichiarato nel titolo, Elvis Presley è morto per davvero. Per Marilyn Monroe è più probabile la tesi del suicidio, mentre dietro la morte di John Lennon c'è solo la follia assassina di uno psicopatico e non un oscuro complotto per eliminare un "ribelle" divenuto troppo scomodo per l'establishment americano. La fine più controversa resta invece quella di Pasolini: contrariamente a quanto stabilito dall'ultimo processo, sembra più probabile che a ucciderlo non sia stato il solo Pino Pelosi, quanto piuttosto un gruppo di persone che avevano deciso di fargli pagare la sua diversità e le sue prese di posizione politiche.
Elvis era morto sul serio o aveva finto un decesso per poter vivere finalmente tranquillo e lontano dai riflettori? È vero che Bruce Lee, il re delle arti marziali, fu ucciso da un sicario della mafia cinese con un colpo segreto di kung fu? Marilyn Monroe è stata davvero avvelenata perché aveva una relazione con John F. Kennedy che, se fosse divenuta pubblica, avrebbe potuto rovinare la carriera del presidente? E ancora, Pier Paolo Pasolini è morto per una violenta discussione fra omosessuali o è rimasto vittima di un agguato organizzato da chi voleva dargli una lezione? È possibile che il cantante Luigi Tenco si sia tolto la vita perché la sua canzone era stata squalificata a San Remo? L'autore si chiede allora se un mito non diventi tale proprio a causa del modo in cui muore. Scomparire al culmine della celebrità e in maniera inaspettata ispira nel pubblico la sensazione che ciò "non sia giusto", e che un personaggio del genere "non possa" morire così. La scomparsa di una celebrità, di un personaggio che ha dettato uno stile e incarnato un'epoca, diventa così terreno fertile per il fiorire delle storie più disparate. Si è pronti a credere a chiunque e a qualunque cosa se questo permette di credere che non si è trattato di una morte naturale ma che, piuttosto, dietro il decesso si nasconda chissà quale mistero.
E la fantasia si spinge addirittura al punto di "inventare" la morte di una celebrità quando è ancora in vita. C'è chi per anni ha creduto che Paul McCartney fosse deceduto in un incidente d'auto nel 1966 e che, per non compromettere la carriera dei Beatles, allora al culmine, un sosia con identico talento artistico ne avesse segretamente preso il posto. Tormentati dal senso di colpa per questo terribile segreto, gli altri membri del gruppo avrebbero allora preso a disseminare i loro dischi di indizi che rivelavano la verità ai loro fan.
Polidoro va allora più a fondo di queste "morti celebri" con lo stile che lo contraddistingue, quello di un investigatore scrupoloso con la passione per il mistero. E lo fa partendo proprio dal racconto della vita dei divi. Vite spesso irregolari, puntellate di difficoltà e dense di angosce, che si concludono prematuramente per una banale overdose o un colpo di pistola alla tempia. Con il racconto della loro vita, le celebrità sono spogliate dell'aura impressa dalla fama e si mostrano come sono, uomini e donne con i propri problemi, i propri difetti e i propri limiti. La loro storia getta quindi una luce nuova anche su una fine discussa e chiacchierata, diventando per Polidoro un vero e proprio strumento di indagine per capire la morte, darle e un senso e, forse, accettarla. L'autore scopre allora che, contrariamente a quanto dichiarato nel titolo, Elvis Presley è morto per davvero. Per Marilyn Monroe è più probabile la tesi del suicidio, mentre dietro la morte di John Lennon c'è solo la follia assassina di uno psicopatico e non un oscuro complotto per eliminare un "ribelle" divenuto troppo scomodo per l'establishment americano. La fine più controversa resta invece quella di Pasolini: contrariamente a quanto stabilito dall'ultimo processo, sembra più probabile che a ucciderlo non sia stato il solo Pino Pelosi, quanto piuttosto un gruppo di persone che avevano deciso di fargli pagare la sua diversità e le sue prese di posizione politiche.